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Martina Steckholzer – Preferisco mantenere le cose ruvide in superficie
Quartz Studio è lieto di presentare la prima personale a Torino dell’artista Martina Steckholzer (Vipiteno, 1974) a cura di Lisa Parola. L’artista altoatesina, viennese d’adozione, ha realizzato per l’occasione una serie di nuovi lavori liberamente ispirati alla pratica artistica di Carol Rama.
Comunicato stampa
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Martedì 14 settembre, alle ore 18:00 Quartz Studio è lieto di presentare Preferisco mantenere le cose ruvide in superficie, la prima personale a Torino dell’artista Martina Steckholzer (Vipiteno, Italia, 1974) a cura di Lisa Parola. L’artista altoatesina, viennese d’adozione, ha realizzato per l’occasione una serie di nuovi lavori liberamente ispirati alla pratica artistica di Carol Rama (Torino, 1918 - 2015), la cui casa-studio si trova a pochi passi da Quartz, nel quartiere Vanchiglia.
La pittura di Martina Steckholzer si muove nel regno dell’impalpabile, dell'inconscio e dell’infra-ordinario, in una cornice sempre percorsa da un procedere sapiente e segreto che si costruisce attraverso una relazione narrativa mai definitivamente conclusa, tra sé e ciò che dipinge, tra ciò che è dipinto e chi guarda. Preferisco mantenere le cose ruvide in superficie, dichiara l’artista. Descrivendo le sue tecniche di produzione, Steckholzer sottolinea le ‘cose ruvide’. Ho di fronte due lavori dell’artista Virginia (2005) e Postures (2017) – scrive la curatrice. Li osservo, li confronto con altri lavori e mi perdo nelle tracce malferme come nelle forme di colore. Provo a ripercorre gli stessi gesti del ‘fare’ dell’artista che si sviluppa come una partecipazione poetica alla pittura, intesa come azione concreta che accompagna il pensiero e non lo lascia più. Guardo le inedite entità oscillanti che si compongono in grumi pulviscolari, quasi ‘atomici’. Osservo quegli spazi con una sorta di angoscia leggera, una silenziosa pensosità, una profondità intima. Ripercorro le disgiunzioni, le improvvise fughe celate da una pluralità di punti di colore, la poliedricità sfaccettata di paradigmi disgiunti e ricorrenti. Sprofondo in un linguaggio magico dove la sintesi del gesto è il muovere lento del pensiero, un posarsi illuminando, un cadere piano in un'atmosfera sospesa e colma di malinconie. Anche quando mi soffermo sulle opere più geometriche, ritrovo un fare mai imposto, piuttosto una forma che si apre allo spazio dove l’ordine pare minacciato dal disordine.
Martina Steckholzer non dipinge la realtà, ma un ricordo, un’eco, una distanza di questa. I volti e le geometrie che vediamo non si interrogano sulla loro esistenza, esistono solo nella vibrazione del colore e appaiono in un tempo che non è quello reale, piuttosto è un tempo della precarietà, la testimonianza visiva di un’irreversibile caducità dell’esistente. Il tempo dell’artista è infatti sempre istante, labile e assoluto. Un tempo che scompone spazi, volti e animali con colori che si stendono acquosi, ma intensi nelle gradazioni di verdi, di marroni e di azzurri, capaci anche di violente punte di rosso, di giallo o arancio solare o di un verde intenso, per poi cadere nel nero. La sfida dell’artista è suggerire immagini evocatrici di un fare che riempie il pensiero. I suoi lavori, quelli più astratti come più quelli figurativi, sono mossi dall’urgenza di far sprofondare il pensiero nell’immagine e di far riapparire il pensiero dall’evidenza dell’immagine. La pittura di Martina Steckholzer è anche una pittura ossessionata dalle tracce che la pittura lascia, testimonianza del gesto, fisicità veloce, uno slegare. L’essenzialità della sua pittura si dà su un campo ampio, bianco o bianco sporco, dove la forma o la figura si accampa e dà testimonianza di sé. Un mondo impalpabile che si colloca in bilico tra l'immensità del possibile e la scelta libera, ma determinata, di stare sulla soglia compiuta dell’altrove.
Martina Steckholzer (Vipiteno, Italy, 1974) vive e lavora a Vienna. La sua pittura dal carattere al contempo documentaristico, decostruttivo e poetico è una sorta d’indagine dei regimi rappresentativi. Nei suoi grandi dipinti l’artista esplora le strutture architettoniche di spazi espositivi e palcoscenici dove ha luogo il dibattito contemporaneo. Ridotti come sono, gli spazi pittorici diventano palchi aperti e indizi documentari intuitivi. Negli acquerelli perlopiù figurativi i pigmenti, la carta e l’acqua reagiscono nell’attimo fuggente per formare superfici vulnerabili. Steckholzer scrive testi frammentari con cui a volte, a seconda del contesto espositivo, accompagna i dipinti. Le sue opere, che fanno parte di collezioni private e pubbliche, sono conosciute a livello internazionale. Fra le personali e le collettive: Engländerbau, Vaduz; MMKK (Museum Moderner Kunst), Klagenfurt; Museion, Bolzano; Galleria Civica, Bressanone; Taxispalais, Innsbruck; Kunstforum, Montafon; Fluc, Vienna, Teatro Stabile (Vereinigte Bühnen Bozen), Bolzano; Landestheater, Salisburgo (mostra permanente); me Collectors Room Berlin, Berlino; Weserburg Museum für Moderne Kunst, Brema; Belvedere 21, Vienna. L’artista è rappresentata da Meyer Kainer, Vienna e Doris Ghetta, Ortisei.
La mostra è stata realizzata con il sostegno di BMKOES Austria - Bundesministerium für Kunst, Kultur, öffentlichen Dienst und Sport.
Nel corso della mostra verrà presentato il libro di Martina Steckholzer, realizzato dall’artista in collaborazione con lo Studio Lupo & Burtscher di Bozen-Bolzano. In occasione della presentazione del libro si terrà una conversazione tra l’artista, la curatrice ed Angelika Burtscher. presso il Goethe-Institut di Torino.
Quartz Studio ringrazia l’artista, la curatrice, Angelika Burtscher e il Goethe-Institut di Torino.
La mostra resterà aperta dal 14 settembre al 23 ottobre 2021, su appuntamento.
La pittura di Martina Steckholzer si muove nel regno dell’impalpabile, dell'inconscio e dell’infra-ordinario, in una cornice sempre percorsa da un procedere sapiente e segreto che si costruisce attraverso una relazione narrativa mai definitivamente conclusa, tra sé e ciò che dipinge, tra ciò che è dipinto e chi guarda. Preferisco mantenere le cose ruvide in superficie, dichiara l’artista. Descrivendo le sue tecniche di produzione, Steckholzer sottolinea le ‘cose ruvide’. Ho di fronte due lavori dell’artista Virginia (2005) e Postures (2017) – scrive la curatrice. Li osservo, li confronto con altri lavori e mi perdo nelle tracce malferme come nelle forme di colore. Provo a ripercorre gli stessi gesti del ‘fare’ dell’artista che si sviluppa come una partecipazione poetica alla pittura, intesa come azione concreta che accompagna il pensiero e non lo lascia più. Guardo le inedite entità oscillanti che si compongono in grumi pulviscolari, quasi ‘atomici’. Osservo quegli spazi con una sorta di angoscia leggera, una silenziosa pensosità, una profondità intima. Ripercorro le disgiunzioni, le improvvise fughe celate da una pluralità di punti di colore, la poliedricità sfaccettata di paradigmi disgiunti e ricorrenti. Sprofondo in un linguaggio magico dove la sintesi del gesto è il muovere lento del pensiero, un posarsi illuminando, un cadere piano in un'atmosfera sospesa e colma di malinconie. Anche quando mi soffermo sulle opere più geometriche, ritrovo un fare mai imposto, piuttosto una forma che si apre allo spazio dove l’ordine pare minacciato dal disordine.
Martina Steckholzer non dipinge la realtà, ma un ricordo, un’eco, una distanza di questa. I volti e le geometrie che vediamo non si interrogano sulla loro esistenza, esistono solo nella vibrazione del colore e appaiono in un tempo che non è quello reale, piuttosto è un tempo della precarietà, la testimonianza visiva di un’irreversibile caducità dell’esistente. Il tempo dell’artista è infatti sempre istante, labile e assoluto. Un tempo che scompone spazi, volti e animali con colori che si stendono acquosi, ma intensi nelle gradazioni di verdi, di marroni e di azzurri, capaci anche di violente punte di rosso, di giallo o arancio solare o di un verde intenso, per poi cadere nel nero. La sfida dell’artista è suggerire immagini evocatrici di un fare che riempie il pensiero. I suoi lavori, quelli più astratti come più quelli figurativi, sono mossi dall’urgenza di far sprofondare il pensiero nell’immagine e di far riapparire il pensiero dall’evidenza dell’immagine. La pittura di Martina Steckholzer è anche una pittura ossessionata dalle tracce che la pittura lascia, testimonianza del gesto, fisicità veloce, uno slegare. L’essenzialità della sua pittura si dà su un campo ampio, bianco o bianco sporco, dove la forma o la figura si accampa e dà testimonianza di sé. Un mondo impalpabile che si colloca in bilico tra l'immensità del possibile e la scelta libera, ma determinata, di stare sulla soglia compiuta dell’altrove.
Martina Steckholzer (Vipiteno, Italy, 1974) vive e lavora a Vienna. La sua pittura dal carattere al contempo documentaristico, decostruttivo e poetico è una sorta d’indagine dei regimi rappresentativi. Nei suoi grandi dipinti l’artista esplora le strutture architettoniche di spazi espositivi e palcoscenici dove ha luogo il dibattito contemporaneo. Ridotti come sono, gli spazi pittorici diventano palchi aperti e indizi documentari intuitivi. Negli acquerelli perlopiù figurativi i pigmenti, la carta e l’acqua reagiscono nell’attimo fuggente per formare superfici vulnerabili. Steckholzer scrive testi frammentari con cui a volte, a seconda del contesto espositivo, accompagna i dipinti. Le sue opere, che fanno parte di collezioni private e pubbliche, sono conosciute a livello internazionale. Fra le personali e le collettive: Engländerbau, Vaduz; MMKK (Museum Moderner Kunst), Klagenfurt; Museion, Bolzano; Galleria Civica, Bressanone; Taxispalais, Innsbruck; Kunstforum, Montafon; Fluc, Vienna, Teatro Stabile (Vereinigte Bühnen Bozen), Bolzano; Landestheater, Salisburgo (mostra permanente); me Collectors Room Berlin, Berlino; Weserburg Museum für Moderne Kunst, Brema; Belvedere 21, Vienna. L’artista è rappresentata da Meyer Kainer, Vienna e Doris Ghetta, Ortisei.
La mostra è stata realizzata con il sostegno di BMKOES Austria - Bundesministerium für Kunst, Kultur, öffentlichen Dienst und Sport.
Nel corso della mostra verrà presentato il libro di Martina Steckholzer, realizzato dall’artista in collaborazione con lo Studio Lupo & Burtscher di Bozen-Bolzano. In occasione della presentazione del libro si terrà una conversazione tra l’artista, la curatrice ed Angelika Burtscher. presso il Goethe-Institut di Torino.
Quartz Studio ringrazia l’artista, la curatrice, Angelika Burtscher e il Goethe-Institut di Torino.
La mostra resterà aperta dal 14 settembre al 23 ottobre 2021, su appuntamento.
14
settembre 2021
Martina Steckholzer – Preferisco mantenere le cose ruvide in superficie
Dal 14 settembre al 23 ottobre 2021
arte contemporanea
Location
QUARTZ STUDIO
Torino, Via Giulia Di Barolo, 18d, (Torino)
Torino, Via Giulia Di Barolo, 18d, (Torino)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
14 Settembre 2021, h 18:00
Sito web
Editore
Studio Lupo Burtscher, Bozen-Bolzano
Autore
Curatore
Sponsor
Patrocini