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Martino Turotti – Antologica. Vaghe nuvole in luce
La mostra dal titolo Martino Turotti. Antologica. Vaghe nuvole in luce è stata commisionata dalla signora Graziella Calzavacca e dal marito Angelo Baronchelli, inventore della AB, un gruppo industriale che costruisce impianti per produrre energia alternativa, ovvero cogenerazione in stretto rapporto al pensiero della ecosostenibilità. La figura di un mecenate lungimirante, capace di investire nell’arte, nella cultura, di valorizzare, di riscoprire il patrimonio artistico e umano del proprio territorio è sempre più difficile da incontrare. La signora Calzavacca è giunta allo scrivente attraverso il pittore Martino Turotti, e anche tramite l’artista Piero Almeoni. Questo fa piacere.
Comunicato stampa
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“nuvole riflesse come anime gemelle, metafore della grazia e dell’innocenza, nella loro trasparenza, mutevolezza, impapabili, volatili e passeggere…”
Martino Turotti è “senza alcuna esitazione, il pittore più popolare di questa Orzinuovi fine secolo… chiamato e conosciuto tra gli amici con il nomignolo di «Pala»”, o più precisamente èl Pala.
La mostra dal titolo Martino Turotti. Antologica. Vaghe nuvole in luce è stata commisionata dalla signora Graziella Calzavacca e dal marito Angelo Baronchelli, inventore della AB, un gruppo industriale che costruisce impianti per produrre energia alternativa, ovvero cogenerazione in stretto rapporto al pensiero della ecosostenibilità. La figura di un mecenate lungimirante, capace di investire nell’arte, nella cultura, di valorizzare, di riscoprire il patrimonio artistico e umano del proprio territorio è sempre più difficile da incontrare. La signora Calzavacca è giunta allo scrivente attraverso il pittore Martino Turotti, e anche tramite l’artista Piero Almeoni. Questo fa piacere.
Gli eventi non nascono da sé se non collaudati in precedenza e studiati con minuzia, come un campo non dà buon raccolto senza la preparazione: il supporto e l’ausilio arrivavano dal Sindaco di Villachiara, Elvio Bertoletti, dall’Amministrazione Comunale di Villachiara (Brescia) e dal Museo Martinengo Villagana s.r.l., una tra le più belle location di tutto il territorio, e non solo, che ha ospitato L’osservanza del decoro, 2008; L’ingres de l’Asipret a Vilaciara di Francesco Perini, 2010; Vlastimil Košvanec. Oblita imago, 2011 e ora, tocca a Martino Turotti immergersi nella contea, nel paesaggio naturale che poco tempo fa ha stupito e meravigliato una decina di giornalisti tedeschi, olandesi e norvegesi.
Il filo che univa Turotti, Almeoni e il curatore, sembrava essersi riattivato per l’imperitura amicizia. Mancavano alcuni dispositivi per un percorso che avrebbe manifestato un’intesa concettuale e spazio-temporale. Era il porsi in modo esclusivo tra passato e presente e fra arti sorelle effigiandone, in tal modo, l’identità per un’immagine rinnovabile.
Ogni mostra è come un racconto che si scrive, e l’idea, la concezione della fabula sull’intreccio è stata quella di abbinare ai dipinti di Turotti, dinamica del soggetto, un’opera antica ed una contemporanea concettuale, appartenenti alla medesima matrice territoriale. Data la continuità storica, a questo punto due erano gli artisti in gioco: da una parte Alessandro Bonvicino detto il Moretto (Brescia 1498-1554), La Madonna in trono col Bambino e i santi Domenico, Giuseppe, Vincenzo Ferrer, Lucia e un committente, 1525 – 1530, attualmente ubicata presso la Chiesa di S. Domenico, del Presidio Ospedaliero di Orzinuovi; dall’altra un’opera dal titolo L’Anima, 1992, di Piero Almeoni fra gli artisti più avveduti e ingegnosi nel panorama delle arti visive contemporanee. Un vero scoop, una notizia esclusiva, il Moretto a Villagana…?
Giunta l’autorizzazione per il Moretto da parte del Direttore Generale Dr. Danilo Gariboldi, dell’Azienda Ospedaliera “M. Mellini” di Chiari, e la supervisione dell’ Arch. Dott.ssa Marisa Marchesi, Area Gestione Risorse Logistiche, non si sono fatti attendere, dopo una procedura con progetto scientifico, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali di Roma e la Soprintendezna di Mantova, Brescia e Cremona con pareri favorevoli al prestito. Un grazie spetta alla Soprintentente Dott.ssa Giovanna Paolozzi Strozzi e alla funzionaria, responsabile dell’Ufficio mostre e competente del territorio Dott.ssa Renata Casarin.
A questo punto anche la poesia entrava in campo con una cernita della magistrale raccolta “Campestri” di Giuseppe Zucchi. La continuità delle forme che accomunava il pittore e il poeta era data dall’immagine delle nuvole riflesse in gran parte delle loro opere. Come anime gemelle, metafore della grazia e dell’innocenza, nella loro trasparenza, mutevolezza, impalpabili e volatili, passeggere, portavano un cambiamento, metonimico, nel pensatoio della rappresentazione. La trasformazione e l’imprevedibilità delle vaghe nuvole in luce, esperite non solo in cielo dal sole adombrato o dalla pallida luna, restituivano la loro perenne metamorfosi, e in essa significati e aspetti figurativi inaspettati. All’interno di aree di concidenza tra un’opera di Alessandro Bonvicino detto il Moretto, i dipinti di Martino Turotti e un’opera di Almeoni, poteva starci la valida essenzialità della germinazione poetica e creativa, il passaggio epocale che dall’apparenza transita alla concezione: dalla pittura di cavalletto all’idea.
Se allora dobbiamo dirla tutta, la pittura di Turotti non poteva essere una specie dell’arte, una categoria, anche perché grazie allo studio e alla ricerca per la conservazione e la diagnostica, sono state riconosciute nuove modalità: i materiali di opere d’arte contemporanee ci hanno fatto prendere coscienza delle tecniche antiche. Ad esempio, chi avrebbe mai immaginato che la pittura gestuale dell’action painting in Occidente avrebbe portato a una rivalutazione della pittura cinese dell’IX secolo.
L’itinerario della mostra si motiva per un bisogno di far conoscere una realtà nel suo insieme, affermando i fondamentali contributi bibliografici e la generosità dei vari collezionisti. Riguardo all’allestimento si è preferito seguire un andamento cronologico e l’evoluzione dell’artista in tre fasi, formazione – contaminazione (Turner/Pollock) - maturità, con una scelta di 124 opere condivise dall’autore. Non mancherà un catalogo della prima antologica di Martino Turotti, curato da Robero Consolandi, con la presentazione di Graziella Calzavacca e le testimonianze di Piero Almeoni, Sergio Scalvenzi e di Costanza Zucchi. Nel catalogo si potrà seguire un percorso iconografico esclusivo, con fotografie dei dipinti di Turotti scattate da Alessia Gatti; vi saranno alcune sorprese e inediti riguardanti il Moretto e altri artisti antichi; sarà edito da La Compagnia della Stampa Massetti Rodella editori di Roccafranca (Brescia).
L’obiettivo della mostra non è solo quello storico artistico o filologico, ma di distinguere i vari stilemi insiti nei dipinti di Turotti e percepire le diversità e le attinenze in un’unica opera di Almeoni, L’Anima, 1992, di istituire dei rapporti con le nuvole scrosciate e i festoni d’agrumi in controluce del Moretto: “le forme del tempo”, e “la vita delle forme” dell’uomo e della natura fluttuavano “forando l’aria” di Martino Turotti e la nitida tavolozza musicale della poesia di Giuseppe Zucchi, del medesimo azzurro cielo.
Roberto Consolandi
Martino Turotti è “senza alcuna esitazione, il pittore più popolare di questa Orzinuovi fine secolo… chiamato e conosciuto tra gli amici con il nomignolo di «Pala»”, o più precisamente èl Pala.
La mostra dal titolo Martino Turotti. Antologica. Vaghe nuvole in luce è stata commisionata dalla signora Graziella Calzavacca e dal marito Angelo Baronchelli, inventore della AB, un gruppo industriale che costruisce impianti per produrre energia alternativa, ovvero cogenerazione in stretto rapporto al pensiero della ecosostenibilità. La figura di un mecenate lungimirante, capace di investire nell’arte, nella cultura, di valorizzare, di riscoprire il patrimonio artistico e umano del proprio territorio è sempre più difficile da incontrare. La signora Calzavacca è giunta allo scrivente attraverso il pittore Martino Turotti, e anche tramite l’artista Piero Almeoni. Questo fa piacere.
Gli eventi non nascono da sé se non collaudati in precedenza e studiati con minuzia, come un campo non dà buon raccolto senza la preparazione: il supporto e l’ausilio arrivavano dal Sindaco di Villachiara, Elvio Bertoletti, dall’Amministrazione Comunale di Villachiara (Brescia) e dal Museo Martinengo Villagana s.r.l., una tra le più belle location di tutto il territorio, e non solo, che ha ospitato L’osservanza del decoro, 2008; L’ingres de l’Asipret a Vilaciara di Francesco Perini, 2010; Vlastimil Košvanec. Oblita imago, 2011 e ora, tocca a Martino Turotti immergersi nella contea, nel paesaggio naturale che poco tempo fa ha stupito e meravigliato una decina di giornalisti tedeschi, olandesi e norvegesi.
Il filo che univa Turotti, Almeoni e il curatore, sembrava essersi riattivato per l’imperitura amicizia. Mancavano alcuni dispositivi per un percorso che avrebbe manifestato un’intesa concettuale e spazio-temporale. Era il porsi in modo esclusivo tra passato e presente e fra arti sorelle effigiandone, in tal modo, l’identità per un’immagine rinnovabile.
Ogni mostra è come un racconto che si scrive, e l’idea, la concezione della fabula sull’intreccio è stata quella di abbinare ai dipinti di Turotti, dinamica del soggetto, un’opera antica ed una contemporanea concettuale, appartenenti alla medesima matrice territoriale. Data la continuità storica, a questo punto due erano gli artisti in gioco: da una parte Alessandro Bonvicino detto il Moretto (Brescia 1498-1554), La Madonna in trono col Bambino e i santi Domenico, Giuseppe, Vincenzo Ferrer, Lucia e un committente, 1525 – 1530, attualmente ubicata presso la Chiesa di S. Domenico, del Presidio Ospedaliero di Orzinuovi; dall’altra un’opera dal titolo L’Anima, 1992, di Piero Almeoni fra gli artisti più avveduti e ingegnosi nel panorama delle arti visive contemporanee. Un vero scoop, una notizia esclusiva, il Moretto a Villagana…?
Giunta l’autorizzazione per il Moretto da parte del Direttore Generale Dr. Danilo Gariboldi, dell’Azienda Ospedaliera “M. Mellini” di Chiari, e la supervisione dell’ Arch. Dott.ssa Marisa Marchesi, Area Gestione Risorse Logistiche, non si sono fatti attendere, dopo una procedura con progetto scientifico, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali di Roma e la Soprintendezna di Mantova, Brescia e Cremona con pareri favorevoli al prestito. Un grazie spetta alla Soprintentente Dott.ssa Giovanna Paolozzi Strozzi e alla funzionaria, responsabile dell’Ufficio mostre e competente del territorio Dott.ssa Renata Casarin.
A questo punto anche la poesia entrava in campo con una cernita della magistrale raccolta “Campestri” di Giuseppe Zucchi. La continuità delle forme che accomunava il pittore e il poeta era data dall’immagine delle nuvole riflesse in gran parte delle loro opere. Come anime gemelle, metafore della grazia e dell’innocenza, nella loro trasparenza, mutevolezza, impalpabili e volatili, passeggere, portavano un cambiamento, metonimico, nel pensatoio della rappresentazione. La trasformazione e l’imprevedibilità delle vaghe nuvole in luce, esperite non solo in cielo dal sole adombrato o dalla pallida luna, restituivano la loro perenne metamorfosi, e in essa significati e aspetti figurativi inaspettati. All’interno di aree di concidenza tra un’opera di Alessandro Bonvicino detto il Moretto, i dipinti di Martino Turotti e un’opera di Almeoni, poteva starci la valida essenzialità della germinazione poetica e creativa, il passaggio epocale che dall’apparenza transita alla concezione: dalla pittura di cavalletto all’idea.
Se allora dobbiamo dirla tutta, la pittura di Turotti non poteva essere una specie dell’arte, una categoria, anche perché grazie allo studio e alla ricerca per la conservazione e la diagnostica, sono state riconosciute nuove modalità: i materiali di opere d’arte contemporanee ci hanno fatto prendere coscienza delle tecniche antiche. Ad esempio, chi avrebbe mai immaginato che la pittura gestuale dell’action painting in Occidente avrebbe portato a una rivalutazione della pittura cinese dell’IX secolo.
L’itinerario della mostra si motiva per un bisogno di far conoscere una realtà nel suo insieme, affermando i fondamentali contributi bibliografici e la generosità dei vari collezionisti. Riguardo all’allestimento si è preferito seguire un andamento cronologico e l’evoluzione dell’artista in tre fasi, formazione – contaminazione (Turner/Pollock) - maturità, con una scelta di 124 opere condivise dall’autore. Non mancherà un catalogo della prima antologica di Martino Turotti, curato da Robero Consolandi, con la presentazione di Graziella Calzavacca e le testimonianze di Piero Almeoni, Sergio Scalvenzi e di Costanza Zucchi. Nel catalogo si potrà seguire un percorso iconografico esclusivo, con fotografie dei dipinti di Turotti scattate da Alessia Gatti; vi saranno alcune sorprese e inediti riguardanti il Moretto e altri artisti antichi; sarà edito da La Compagnia della Stampa Massetti Rodella editori di Roccafranca (Brescia).
L’obiettivo della mostra non è solo quello storico artistico o filologico, ma di distinguere i vari stilemi insiti nei dipinti di Turotti e percepire le diversità e le attinenze in un’unica opera di Almeoni, L’Anima, 1992, di istituire dei rapporti con le nuvole scrosciate e i festoni d’agrumi in controluce del Moretto: “le forme del tempo”, e “la vita delle forme” dell’uomo e della natura fluttuavano “forando l’aria” di Martino Turotti e la nitida tavolozza musicale della poesia di Giuseppe Zucchi, del medesimo azzurro cielo.
Roberto Consolandi
22
settembre 2012
Martino Turotti – Antologica. Vaghe nuvole in luce
Dal 22 settembre al 21 ottobre 2012
arte contemporanea
Location
PALAZZO MARTINENGO VILLAGANA – BANCO DI BRESCIA
Villachiara, Corso Martiri della Libertà, (Brescia)
Villachiara, Corso Martiri della Libertà, (Brescia)
Orario di apertura
da giovedì a domenica
09:00 – 12:00 / 15:00 - 19:00
Autore
Curatore