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Massimiliano Luschi / Giorgio Mori – Pittura di tradizione tra Toscana e Lombardia
Come si intuisce dal titolo, si tratta di una rassegna dedicata a due rappresentanti di spicco della pittura figurativa italiana; il primo, espressione della grande tradizione toscana, e il secondo espressione della rinomata tradizione lombarda con riferimento al Chiarismo e ai loro epigoni
Comunicato stampa
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Sabato 2 novembre, alle ore 18,30, presso l'auditorium della Rocca Municipale di Borgonovo verrà inaugurata la mostra “Massimiliano Luschi e Giorgio Mori, pittura di tradizione tra Toscana e Lombardia”.
Come si intuisce dal titolo, si tratta di una rassegna dedicata a due rappresentanti di spicco della pittura figurativa italiana, il primo espressione della grande tradizione toscana, quella che dai Macchiaioli giunge fino ai nostri giorni passando attraverso la pittura labronica e il secondo espressione della rinomata tradizione lombarda con particolare riferimento al Chiarismo e ai suoi epigoni.
Massimiliano Luschi: nato a Livorno, dove anche attualmente vive e lavora, Massimiliano Luschi è un artista fortemente lagato alla tradizione della sua terra, alla storia dei Macchiaioli e dei Post-Macchiaioli, alla pittura “Labronica” e ai suoi massimi esponenti. Nè potrebbe essere altrimenti, considerato che Massimiliano è figlio d'arte. Il padre, infatti, è Masaniello Luschi, uno dei più affermati pittori livornesi del secondo novecento, autore, tra l'altro, dell'Ultima Cena del Duomo di Livorno e di altri innumerevoli capolavori conservati in musei, pubbliche raccolte e prestigiose collezioni private. Così, dopo aver frequentato la Scuola di Belle Arti do Pisa, Massimiliano ha potuto seguire i preziosi insegnamenti paterni, affinarsi nella tecnica, apprendere i segreti di un mestiere unico e affascinante.
Quando, nel 1995, a soli 64 anni, il padre muore, il testimone passa al figlio, suo allievo prediletto, anche lui innamorato del territorio toscano, della Maremma, delle marine dell'Ardenza e del Romito fino alla quiete pace e al raccoglimento dei tramagli di Calambrone. Quasi per un fatto genetico che si tramanda di generazione in generazione, l'arte “Labronica” continua perciò a vivere e prosperare rinnovando un tipo di pittura nato nel lontano 1855 con i pittori della “Macchia” guidati e rappresentati dal grande livornese Giovanni Fattori.
Agli insegnamenti paterni, il figlio Massimiliano è sempre rimasto fedele, senza tentare, come hanno fatto in molti anche a Livorno, voli pindarici verso l’ignoto, senza avventurarsi in ricerche assurde e forzate alla ricerca del “nuovo a tutti i costi”.
Anche in questa mostra, dunque, ritroveremo le tematiche e i soggetti cari al nostro artista e tipici di tutta la grande tradizione pittorica toscana.
Giorgio Mori: veneto di nascita, ma cremonese d'adozione (Mori vive a Cremona fin da bambino) è un artista dal lungo curriculum e dal passato prestigioso: ha fatto parte del gruppo “Chiarista” con Umberto Lilloni, Adriano di Spilimbergo e Pio Semeghini, è stato, per oltre un trentennio, docente di “figura” presso l'Istituto d'Arte “Leonardo” di Cremona ed ha tenuto prestigiose mostre in spazi pubblici e privati di tutta Italia. Ormai da molti anni la figura femminile è la protagonista unica e assoluta dei suoi lavori, ma non la diva, la star, la donna fredda e distaccata dalla realtà, al contrario la sua donna è quella della quotidianità, la madre con il bambino in grembo, quella che si specchia o si spoglia, che legge o si riposa. Non mancano poi le sue famose ballerine colte nei momenti di svago e riposo: mentre si cambiano o si truccano, in amichevoli conversazioni, mentre provano qualche passo particolarmente difficile. In Giorgio Mori, dunque, la donna si eleva a simbolo e sostanza dell'esistenza, diventa elemento fondamentale e indispensabile del vivere quotidiano, icona di bellezza e armonia che si proietta oltre il tempo. Sempre, in queste opere, è dominante il tema della luce che è il motivo centrale di tutta la sua produzione artistica. La ricerca della luce e del colore tonale, del colore visto in funzione della luce è sempre stata la grande sfida di Giorgio Mori fin dagli anni 50 quando, insieme agli amici Chiaristi, cercava di portare l'attenzione di critici e intellettuali non tanto sulle motivazioni più o meno autentiche del “fare pittura” quanto piuttosto sulla “pittura” stessa e sui suoi linguaggi estetici.
L'incontro con le opere di questo maestro è sempre qualcosa di unico e straordinario.
Come si intuisce dal titolo, si tratta di una rassegna dedicata a due rappresentanti di spicco della pittura figurativa italiana, il primo espressione della grande tradizione toscana, quella che dai Macchiaioli giunge fino ai nostri giorni passando attraverso la pittura labronica e il secondo espressione della rinomata tradizione lombarda con particolare riferimento al Chiarismo e ai suoi epigoni.
Massimiliano Luschi: nato a Livorno, dove anche attualmente vive e lavora, Massimiliano Luschi è un artista fortemente lagato alla tradizione della sua terra, alla storia dei Macchiaioli e dei Post-Macchiaioli, alla pittura “Labronica” e ai suoi massimi esponenti. Nè potrebbe essere altrimenti, considerato che Massimiliano è figlio d'arte. Il padre, infatti, è Masaniello Luschi, uno dei più affermati pittori livornesi del secondo novecento, autore, tra l'altro, dell'Ultima Cena del Duomo di Livorno e di altri innumerevoli capolavori conservati in musei, pubbliche raccolte e prestigiose collezioni private. Così, dopo aver frequentato la Scuola di Belle Arti do Pisa, Massimiliano ha potuto seguire i preziosi insegnamenti paterni, affinarsi nella tecnica, apprendere i segreti di un mestiere unico e affascinante.
Quando, nel 1995, a soli 64 anni, il padre muore, il testimone passa al figlio, suo allievo prediletto, anche lui innamorato del territorio toscano, della Maremma, delle marine dell'Ardenza e del Romito fino alla quiete pace e al raccoglimento dei tramagli di Calambrone. Quasi per un fatto genetico che si tramanda di generazione in generazione, l'arte “Labronica” continua perciò a vivere e prosperare rinnovando un tipo di pittura nato nel lontano 1855 con i pittori della “Macchia” guidati e rappresentati dal grande livornese Giovanni Fattori.
Agli insegnamenti paterni, il figlio Massimiliano è sempre rimasto fedele, senza tentare, come hanno fatto in molti anche a Livorno, voli pindarici verso l’ignoto, senza avventurarsi in ricerche assurde e forzate alla ricerca del “nuovo a tutti i costi”.
Anche in questa mostra, dunque, ritroveremo le tematiche e i soggetti cari al nostro artista e tipici di tutta la grande tradizione pittorica toscana.
Giorgio Mori: veneto di nascita, ma cremonese d'adozione (Mori vive a Cremona fin da bambino) è un artista dal lungo curriculum e dal passato prestigioso: ha fatto parte del gruppo “Chiarista” con Umberto Lilloni, Adriano di Spilimbergo e Pio Semeghini, è stato, per oltre un trentennio, docente di “figura” presso l'Istituto d'Arte “Leonardo” di Cremona ed ha tenuto prestigiose mostre in spazi pubblici e privati di tutta Italia. Ormai da molti anni la figura femminile è la protagonista unica e assoluta dei suoi lavori, ma non la diva, la star, la donna fredda e distaccata dalla realtà, al contrario la sua donna è quella della quotidianità, la madre con il bambino in grembo, quella che si specchia o si spoglia, che legge o si riposa. Non mancano poi le sue famose ballerine colte nei momenti di svago e riposo: mentre si cambiano o si truccano, in amichevoli conversazioni, mentre provano qualche passo particolarmente difficile. In Giorgio Mori, dunque, la donna si eleva a simbolo e sostanza dell'esistenza, diventa elemento fondamentale e indispensabile del vivere quotidiano, icona di bellezza e armonia che si proietta oltre il tempo. Sempre, in queste opere, è dominante il tema della luce che è il motivo centrale di tutta la sua produzione artistica. La ricerca della luce e del colore tonale, del colore visto in funzione della luce è sempre stata la grande sfida di Giorgio Mori fin dagli anni 50 quando, insieme agli amici Chiaristi, cercava di portare l'attenzione di critici e intellettuali non tanto sulle motivazioni più o meno autentiche del “fare pittura” quanto piuttosto sulla “pittura” stessa e sui suoi linguaggi estetici.
L'incontro con le opere di questo maestro è sempre qualcosa di unico e straordinario.
02
novembre 2013
Massimiliano Luschi / Giorgio Mori – Pittura di tradizione tra Toscana e Lombardia
Dal 02 al 10 novembre 2013
arte contemporanea
Location
GALLERIA STUDIO C
Piacenza, Via Giovanni Campesio, 39, (Piacenza)
Piacenza, Via Giovanni Campesio, 39, (Piacenza)
Orario di apertura
sabato e domenica dalle 10 alle 12,30 e dalle 16 alle 19. Negli altri giorni solo per appuntamento. Tel. 0523861811
Vernissage
2 Novembre 2013, h 18,30
Autore
Curatore