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Massimo Baldini – Italia Revisited. Campionario per immagini
La mostra fotografica Italia Revisited. Campionario per immagini di Massimo Baldini, a cura di Claudio Marra presenta 86 fotografie a colori, insieme all’omonimo libro d’artista, che rappresentano un’indagine dell’autore sul paesaggio italiano contemporaneo.
Comunicato stampa
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Dal 29 settembre all’8 ottobre, nella Sala Cavazza del Complesso del Baraccano, nel quartiere Santo Stefano, a Bologna, apre la mostra fotografica Italia Revisited. Campionario per immagini di Massimo Baldini, a cura di Claudio Marra. Esposte 86 fotografie a colori, insieme all’omonimo libro d’artista, che rappresentano un’indagine dell’autore sul paesaggio italiano contemporaneo.
Alla metà degli anni Ottanta il Viaggio in Italia di un gruppo di fotografi capitanati da Luigi Ghirri ha rivoluzionato l’iconografia del paesaggio nel nostro paese, liberandola dal vecchio modello-cartolina. Trascorso un quarantennio, siamo di fronte a una nuova radicale trasformazione. Ai tempi di Ghirri era da poco iniziata la transizione del sistema produttivo italiano dalle grandi fabbriche postbelliche – il triangolo industriale al nord, le cattedrali nel deserto al sud – alle imprese piccole e piccolissime disseminate nei distretti industriali e nelle zone artigianali, ma anche dietro casa, sotto casa o addosso alla casa, come un tempo capitava a chiese e cappelle.
In questo paesaggio ormai interamente segnato dalla pervasività della produzione è sbiadita ogni separatezza tra diversi ambiti di vita: teatri che somigliano a stabilimenti, abitazioni che somigliano a cimiteri che somigliano a scuole, chiese che somigliano a ristoranti che somigliano a centri direzionali che somigliano a bunker. E poi cortili che sconfinano in piazzali di carico, zone residenziali che sconfinano in sterpaglie, aree industriali che sconfinano in campi coltivati. È uno scenario segmentato da strade, autostrade, guardrail, binari, viadotti, canali di scolo; scandito da torri, campanili, ciminiere, piloni, tralicci, gru; maculato da spianate, parcheggi, cave, cumuli di materiali da costruzione, detriti; imbrattato da ogni sorta di superfetazioni edilizie e imbellettato da stravaganze di archistar locali. Ma ogni tanto, sorprendenti pietre rare: guizzi di creatività, lampi di ironia, magnifiche incongruenze.
Una commistione inestricabile in cui anche l’arte, che in passato era confinata in una dimensione sacrale, fuori dall’ordinario, è diventata un elemento onnipresente della vita ordinaria. Manufatti «artistici» di vario tipo, spesso contaminati dal kitsch ma a volte difficilmente distinguibili da quelli considerati autentici, popolano hotel, bar, piazze, cortili, giardini. Ecco allora che il paralume di una lampada dialoga con la cupola del Brunelleschi, il David di Michelangelo sorveglia uno sportello bancomat, un bronzo di Riace garantisce la segnalazione di Tripadvisor, il decoratore di una pizzeria cita Edvard Munch.
Italia Revisited sollecita in noi un nuovo sguardo, al contempo partecipe e disincantato. Il paese dei nonni e dei bisnonni, che innumerevoli mostre e libri fotografici continuano a proporci con nostalgia e vagheggiamento, non esiste più. Non serve figurarcelo come un mondo fatato cui attingere grazie a fotografie «poetiche» che obliterano la realtà. Se vorremo salvare la grande bellezza italiana dovremo prima osservare lucidamente cosa è diventata e poi, se ne saremo capaci, reinventarla.
Massimo Baldini si è laureato in Sociologia economica all’Università di Firenze. Dopo aver lavorato a lungo in campo editoriale, si è dedicato esclusivamente alla fotografia. Tra le sue mostre personali: Italianité, Parigi, Maison de l’Italie, 2017; A Tour not so Grand, Bologna, Fondazione Carlo Gajani, 2018; White Noise, Milano, Galleria Made4Art, 2022. In volume ha pubblicato Gli Italiani, con testi scelti da Claudio Giunta, Bologna, Il Mulino, 2019.
Alla metà degli anni Ottanta il Viaggio in Italia di un gruppo di fotografi capitanati da Luigi Ghirri ha rivoluzionato l’iconografia del paesaggio nel nostro paese, liberandola dal vecchio modello-cartolina. Trascorso un quarantennio, siamo di fronte a una nuova radicale trasformazione. Ai tempi di Ghirri era da poco iniziata la transizione del sistema produttivo italiano dalle grandi fabbriche postbelliche – il triangolo industriale al nord, le cattedrali nel deserto al sud – alle imprese piccole e piccolissime disseminate nei distretti industriali e nelle zone artigianali, ma anche dietro casa, sotto casa o addosso alla casa, come un tempo capitava a chiese e cappelle.
In questo paesaggio ormai interamente segnato dalla pervasività della produzione è sbiadita ogni separatezza tra diversi ambiti di vita: teatri che somigliano a stabilimenti, abitazioni che somigliano a cimiteri che somigliano a scuole, chiese che somigliano a ristoranti che somigliano a centri direzionali che somigliano a bunker. E poi cortili che sconfinano in piazzali di carico, zone residenziali che sconfinano in sterpaglie, aree industriali che sconfinano in campi coltivati. È uno scenario segmentato da strade, autostrade, guardrail, binari, viadotti, canali di scolo; scandito da torri, campanili, ciminiere, piloni, tralicci, gru; maculato da spianate, parcheggi, cave, cumuli di materiali da costruzione, detriti; imbrattato da ogni sorta di superfetazioni edilizie e imbellettato da stravaganze di archistar locali. Ma ogni tanto, sorprendenti pietre rare: guizzi di creatività, lampi di ironia, magnifiche incongruenze.
Una commistione inestricabile in cui anche l’arte, che in passato era confinata in una dimensione sacrale, fuori dall’ordinario, è diventata un elemento onnipresente della vita ordinaria. Manufatti «artistici» di vario tipo, spesso contaminati dal kitsch ma a volte difficilmente distinguibili da quelli considerati autentici, popolano hotel, bar, piazze, cortili, giardini. Ecco allora che il paralume di una lampada dialoga con la cupola del Brunelleschi, il David di Michelangelo sorveglia uno sportello bancomat, un bronzo di Riace garantisce la segnalazione di Tripadvisor, il decoratore di una pizzeria cita Edvard Munch.
Italia Revisited sollecita in noi un nuovo sguardo, al contempo partecipe e disincantato. Il paese dei nonni e dei bisnonni, che innumerevoli mostre e libri fotografici continuano a proporci con nostalgia e vagheggiamento, non esiste più. Non serve figurarcelo come un mondo fatato cui attingere grazie a fotografie «poetiche» che obliterano la realtà. Se vorremo salvare la grande bellezza italiana dovremo prima osservare lucidamente cosa è diventata e poi, se ne saremo capaci, reinventarla.
Massimo Baldini si è laureato in Sociologia economica all’Università di Firenze. Dopo aver lavorato a lungo in campo editoriale, si è dedicato esclusivamente alla fotografia. Tra le sue mostre personali: Italianité, Parigi, Maison de l’Italie, 2017; A Tour not so Grand, Bologna, Fondazione Carlo Gajani, 2018; White Noise, Milano, Galleria Made4Art, 2022. In volume ha pubblicato Gli Italiani, con testi scelti da Claudio Giunta, Bologna, Il Mulino, 2019.
29
settembre 2023
Massimo Baldini – Italia Revisited. Campionario per immagini
Dal 29 settembre all'otto ottobre 2023
fotografia
Location
CENTRO CIVICO BARACCANO
Bologna, Via Santo Stefano, 119, (Bologna)
Bologna, Via Santo Stefano, 119, (Bologna)
Orario di apertura
lunedì-domenica ore 17-20
Vernissage
29 Settembre 2023, 17-20
Sito web
Autore
Curatore