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Massimo Estero – Il Diario dei Se e dei Ma
Negli abissi della solitudine della propria malattia, l’artista ha ripercorso meandri dell’inconscio e partorito sentimenti ribelli verso una struttura sociale chiusa alle possibilità alternative dei diversi, accecata dalle proprie posizioni corruttibili e corrotte e sorda alle necessità “vere” dei bisognosi e degli “emarginati”
Comunicato stampa
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Il Diario dei Se e dei Ma
E’ cruda l’arte di Massimo Estero, dura come la vita che, spesso inclemente, non gli ha dato tregua nel corso di un boderline esploso negli anni più belli della giovinezza. Negli abissi della solitudine della propria malattia, l’artista ha ripercorso meandri dell’inconscio e partorito sentimenti ribelli verso una struttura sociale chiusa alle possibilità alternative dei diversi,
accecata dalle proprie posizioni corruttibili e corrotte e sorda alle necessità “vere” dei bisognosi e degli “emarginati”.
L’artista, da buon contemporaneo quale è, attraverso la propria arte pittorica, scruta nuove tecniche, riciclando oggetti e materie non più d’uso nel mercato, mescolando con maestria sabbia, sale e colore, utilizzando semi e legni, apponendo su tavolette elementi naturali, facendo si che le basi, ora in legno, in tessuto o in tela fungano da schermo dal quale sporgano in rilievo pensieri, decorazioni, oggetti e colori.
Il surreale si trasforma in reale attraverso forme di pensiero immortalate entro una cornice che
definisce il dominante ed il recessivo. Dominante e recessivo nel colore, ma anche nella materia prima, in cui il dominante, per antonomasia, è l’elemento puro , il recessivo ne è il suo derivato. I cerchi sono concentrici nella pittura di Massimo onde voler inneggiare un anelito di vita e di ottimismo, nonostante le sofferenze rappresentate spesso dalle croci in forma di tau, da chiodi e spilli.
Simboli, tecniche, che ricordano talvolta l’arte dei graffiti, elaborati in uno stile singolare, corredato dall’uso della scrittura che connota l’artista qual sopraffine animo di ribelle diplomatico, ammantato da note di ironia, di cinismo, di drammatico sarcasmo sino a frammenti di vera poesia attraverso i quali dona sfogo al proprio dolore. La potenza della parola trova enfasi dentro la sua opera.
Esprime il modo di sentire di chi prende le distanze da un’esistenza monotona, noiosa, superficiale, destinato pertanto ad essere additato banalmente qual diverso da chiunque non sia in grado di vedere l’altra faccia della realtà. Realtà chiusa come quella geografica dell’artista, nato e vissuto in Sicilia, laddove il piccolo ambiente provinciale è ancor più incline al perbenismo e alle forme di emarginazione che non lasciano spazio ad alcuna forma di pietà.
“Chissu pazzu è” racconta in una sua opera!
Eppure l’arte di Massimo Estero, non è un’arte nostrana, destinata ad essere fatta per una terra
intrisa dalle mille contraddizioni. E’ certo che la passione dell’espressione di pensiero, la vivacità dei colori, il rosso sangue dei quadri
e delle installazioni dipingono il volto della sicilianità dell’artista che, comunque, va anche oltre. Nessun occhio dello spettatore acuto non ometterebbe di cogliere nelle sue opere una vocazione artistica contemporanea tendente ad evidenziare il forte disagio dell’uomo odierno nella sua ansimante ricerca dell’Io al cospetto di un mondo attuale abituato a soddisfare le esigenze di una effimera apparenza .
Qui sta la grandezza simbolica dei quadri di Massimo Estero, il suo riconoscimento internazionale che in altri termini si tramuta nel linguaggio Universale dell’indomabile scoperta dell’EGO.
L’arte di Massimo Estero è.
E’ nel cuore, nell’animo, nella mente.. il suo quadro è anche un libro, la sua poesia è un inno, la sua installazione una forma di divinazione, lo scatto fotografico è un particolare della vita fuggente. E’ tutto ciò che non vi sareste mai aspettato da un artista coi fiocchi, ma da un artista che ha una finezza d’animo ed una sensibilità tale che solo un altro “folle”, forse, sarebbe in grado di comprendere e di narrare.
Discuterne sarebbe un’argomentazione filosofica per l’intellettuale, un mistero all’occhio dell’
ingenuotto, una critica aberrante per il borghesuccio perbenista. E comunque non lascia indifferente. Forse è persino futile cercare a tutti i costi di spiegare il pensiero di un artista contemporaneo che, come Massimo Estero, risulta originale, fuori dai comuni canoni e ci si attende che sia lo spettatore in grado di crearsi il proprio punto di vista, al di fuori di ogni schema forgiato dalla banalità e da ogni sorta di pregiudizio.
Linda Cannilla
E’ cruda l’arte di Massimo Estero, dura come la vita che, spesso inclemente, non gli ha dato tregua nel corso di un boderline esploso negli anni più belli della giovinezza. Negli abissi della solitudine della propria malattia, l’artista ha ripercorso meandri dell’inconscio e partorito sentimenti ribelli verso una struttura sociale chiusa alle possibilità alternative dei diversi,
accecata dalle proprie posizioni corruttibili e corrotte e sorda alle necessità “vere” dei bisognosi e degli “emarginati”.
L’artista, da buon contemporaneo quale è, attraverso la propria arte pittorica, scruta nuove tecniche, riciclando oggetti e materie non più d’uso nel mercato, mescolando con maestria sabbia, sale e colore, utilizzando semi e legni, apponendo su tavolette elementi naturali, facendo si che le basi, ora in legno, in tessuto o in tela fungano da schermo dal quale sporgano in rilievo pensieri, decorazioni, oggetti e colori.
Il surreale si trasforma in reale attraverso forme di pensiero immortalate entro una cornice che
definisce il dominante ed il recessivo. Dominante e recessivo nel colore, ma anche nella materia prima, in cui il dominante, per antonomasia, è l’elemento puro , il recessivo ne è il suo derivato. I cerchi sono concentrici nella pittura di Massimo onde voler inneggiare un anelito di vita e di ottimismo, nonostante le sofferenze rappresentate spesso dalle croci in forma di tau, da chiodi e spilli.
Simboli, tecniche, che ricordano talvolta l’arte dei graffiti, elaborati in uno stile singolare, corredato dall’uso della scrittura che connota l’artista qual sopraffine animo di ribelle diplomatico, ammantato da note di ironia, di cinismo, di drammatico sarcasmo sino a frammenti di vera poesia attraverso i quali dona sfogo al proprio dolore. La potenza della parola trova enfasi dentro la sua opera.
Esprime il modo di sentire di chi prende le distanze da un’esistenza monotona, noiosa, superficiale, destinato pertanto ad essere additato banalmente qual diverso da chiunque non sia in grado di vedere l’altra faccia della realtà. Realtà chiusa come quella geografica dell’artista, nato e vissuto in Sicilia, laddove il piccolo ambiente provinciale è ancor più incline al perbenismo e alle forme di emarginazione che non lasciano spazio ad alcuna forma di pietà.
“Chissu pazzu è” racconta in una sua opera!
Eppure l’arte di Massimo Estero, non è un’arte nostrana, destinata ad essere fatta per una terra
intrisa dalle mille contraddizioni. E’ certo che la passione dell’espressione di pensiero, la vivacità dei colori, il rosso sangue dei quadri
e delle installazioni dipingono il volto della sicilianità dell’artista che, comunque, va anche oltre. Nessun occhio dello spettatore acuto non ometterebbe di cogliere nelle sue opere una vocazione artistica contemporanea tendente ad evidenziare il forte disagio dell’uomo odierno nella sua ansimante ricerca dell’Io al cospetto di un mondo attuale abituato a soddisfare le esigenze di una effimera apparenza .
Qui sta la grandezza simbolica dei quadri di Massimo Estero, il suo riconoscimento internazionale che in altri termini si tramuta nel linguaggio Universale dell’indomabile scoperta dell’EGO.
L’arte di Massimo Estero è.
E’ nel cuore, nell’animo, nella mente.. il suo quadro è anche un libro, la sua poesia è un inno, la sua installazione una forma di divinazione, lo scatto fotografico è un particolare della vita fuggente. E’ tutto ciò che non vi sareste mai aspettato da un artista coi fiocchi, ma da un artista che ha una finezza d’animo ed una sensibilità tale che solo un altro “folle”, forse, sarebbe in grado di comprendere e di narrare.
Discuterne sarebbe un’argomentazione filosofica per l’intellettuale, un mistero all’occhio dell’
ingenuotto, una critica aberrante per il borghesuccio perbenista. E comunque non lascia indifferente. Forse è persino futile cercare a tutti i costi di spiegare il pensiero di un artista contemporaneo che, come Massimo Estero, risulta originale, fuori dai comuni canoni e ci si attende che sia lo spettatore in grado di crearsi il proprio punto di vista, al di fuori di ogni schema forgiato dalla banalità e da ogni sorta di pregiudizio.
Linda Cannilla
08
marzo 2013
Massimo Estero – Il Diario dei Se e dei Ma
Dall'otto al 15 marzo 2013
arte contemporanea
Location
REBA
Catania, Via Antonio Di Sangiuliano, 138, (Catania)
Catania, Via Antonio Di Sangiuliano, 138, (Catania)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30
Vernissage
8 Marzo 2013, ore 21
Autore