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Massimo Fassina – Arte Manifestae
Immagini di un paesaggio decadente ma da cui l’artista trae l’ispirazione. Fassina sceglie con cura le sue scene, scatta su pellicola e riporta l’immagine in digitale, senza post produzione, per non perdere lo spessore e le sfumature di luce.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 14 Febbraio 2014 alle ore 17, ART on STAGE apre le porte della galleria per il fotografo Massimo Fassina, con la mostra Arte Manifestae.
Quello che vediamo sono immagini di segni urbani che senza accorgercene sono parte integrante del paesaggio in cui ci muoviamo, di cui a volte percepiamo la presenza solo in modo sfuggente, come dei murales decorano le strade fino a diventare un segno di abbandono e decadenza.
Massimo mi spiega che in diverse città, soprattutto a Milano, i luoghi adibiti alle affissione sono molto datati e per non rovinare i supporti non viene usato dell'acido per togliere i manifesti vecchi ma vengono coperti da strati di carta velina e poi dai nuovi. In questo modo si crea una stratificazione di immagini che col passare del tempo e con l'usura creano delle visioni.
Proprio in quel momento in cui perdono la funzione di immagine comunicante e di marchio diventano materiale per l'occhio attento del fotografo, che ne coglie la scena particolare e suggestiva.
Il fotografo non crea qualcosa dal nulla, ciò che mette di suo nell'opera è proprio una ricerca visiva, un valore del colore, poi il mezzo tecnologico fa da sé.
Mimmo Rotella negli anni 50 propone i suoi manifesti lacerati, in queste fotografie Fassina riprende l'idea di cogliere l'immagine urbana dei manifesti pubblici ma attraverso il mezzo fotografico.
Le sue immagine non sono mai banali e istintive, studia la luce appropriata, il taglio migliore e non agisce in postproduzione. L'esperienza dell'arte e la profonda conoscenza della fotografia gli permettono di avere l'immagine che desidera senza agire con programmi di grafica. Le foto le scatta su pellicola, perché solo con questa riesce ad ottenere quella plasticità e spessore che il digitale non permette, dopo rifotografa le diapositive in digitale per avere l'immagine definitiva.
I manifesti nascono per una visione rapida, devono attirare l'attenzione, immagini chiare dalle lettura semplice, in queste fotografie si chiede un attenta visione del particolare, un andar a cercare nei vari strati sovrapposti un frammento, un colore, un'emozione. Si colgono ancora frammenti di immagini dalla facile riconoscenza, come una parte di volto di Moira Orfei o un pezzo della celebre fotografia di Doisneau, in ogni immagine cerca di immortalare un'opera d'arte, come un celebre taglio alla Fontana.
Idea e visione sono la base del modo di fotografare di Massimo Fassina e questa attenzione emerge dai suoi scatti poetici.
Fassina si chiede “Posso far rivivere qualcosa che è morto?”, a noi spettatori rimane la risposta.
Massimo Fassina nasce a Vigevano, vive da sempre a Cassolnovo.
Giovanissimo viene notato per la sua propensione al disegno e alla pittura. Studia gli antichi maestri e si appassiona all' Arte in generale. Ha 12 anni quando gli viene regalata dalla Nonna la sua prima macchina fotografica, una polaroid.
L' Amore per questo mezzo e' immediato e non l'abbandonerà più! Sarà socio fondatore del Gruppo Fotoamatori Cassolesi e protagonista nel panorama dei concorsi Fiaf Nazionali ed Internazionali. Negli anni novanta sposta la sua attenzione su una ricerca personale, su una fotografia tematica concettuale e di ricerca, alle coloriture a mano sui più disparati supporti, affianca l'uso del foro stenopeico e si avvia nell'era digitale convivendolo con l'analogico senza tensioni o dubbi. Ritiene da sempre tutto questo un mezzo, il fine rimarrà sempre e solo la Fotografia...
Inaugurazione Sabato 14 Febbario ore 17
Apertura sabato e domenica fino al 22, dalle ore 16 alle 20.
Quello che vediamo sono immagini di segni urbani che senza accorgercene sono parte integrante del paesaggio in cui ci muoviamo, di cui a volte percepiamo la presenza solo in modo sfuggente, come dei murales decorano le strade fino a diventare un segno di abbandono e decadenza.
Massimo mi spiega che in diverse città, soprattutto a Milano, i luoghi adibiti alle affissione sono molto datati e per non rovinare i supporti non viene usato dell'acido per togliere i manifesti vecchi ma vengono coperti da strati di carta velina e poi dai nuovi. In questo modo si crea una stratificazione di immagini che col passare del tempo e con l'usura creano delle visioni.
Proprio in quel momento in cui perdono la funzione di immagine comunicante e di marchio diventano materiale per l'occhio attento del fotografo, che ne coglie la scena particolare e suggestiva.
Il fotografo non crea qualcosa dal nulla, ciò che mette di suo nell'opera è proprio una ricerca visiva, un valore del colore, poi il mezzo tecnologico fa da sé.
Mimmo Rotella negli anni 50 propone i suoi manifesti lacerati, in queste fotografie Fassina riprende l'idea di cogliere l'immagine urbana dei manifesti pubblici ma attraverso il mezzo fotografico.
Le sue immagine non sono mai banali e istintive, studia la luce appropriata, il taglio migliore e non agisce in postproduzione. L'esperienza dell'arte e la profonda conoscenza della fotografia gli permettono di avere l'immagine che desidera senza agire con programmi di grafica. Le foto le scatta su pellicola, perché solo con questa riesce ad ottenere quella plasticità e spessore che il digitale non permette, dopo rifotografa le diapositive in digitale per avere l'immagine definitiva.
I manifesti nascono per una visione rapida, devono attirare l'attenzione, immagini chiare dalle lettura semplice, in queste fotografie si chiede un attenta visione del particolare, un andar a cercare nei vari strati sovrapposti un frammento, un colore, un'emozione. Si colgono ancora frammenti di immagini dalla facile riconoscenza, come una parte di volto di Moira Orfei o un pezzo della celebre fotografia di Doisneau, in ogni immagine cerca di immortalare un'opera d'arte, come un celebre taglio alla Fontana.
Idea e visione sono la base del modo di fotografare di Massimo Fassina e questa attenzione emerge dai suoi scatti poetici.
Fassina si chiede “Posso far rivivere qualcosa che è morto?”, a noi spettatori rimane la risposta.
Massimo Fassina nasce a Vigevano, vive da sempre a Cassolnovo.
Giovanissimo viene notato per la sua propensione al disegno e alla pittura. Studia gli antichi maestri e si appassiona all' Arte in generale. Ha 12 anni quando gli viene regalata dalla Nonna la sua prima macchina fotografica, una polaroid.
L' Amore per questo mezzo e' immediato e non l'abbandonerà più! Sarà socio fondatore del Gruppo Fotoamatori Cassolesi e protagonista nel panorama dei concorsi Fiaf Nazionali ed Internazionali. Negli anni novanta sposta la sua attenzione su una ricerca personale, su una fotografia tematica concettuale e di ricerca, alle coloriture a mano sui più disparati supporti, affianca l'uso del foro stenopeico e si avvia nell'era digitale convivendolo con l'analogico senza tensioni o dubbi. Ritiene da sempre tutto questo un mezzo, il fine rimarrà sempre e solo la Fotografia...
Inaugurazione Sabato 14 Febbario ore 17
Apertura sabato e domenica fino al 22, dalle ore 16 alle 20.
14
febbraio 2015
Massimo Fassina – Arte Manifestae
Dal 14 al 22 febbraio 2015
fotografia
Location
ART ON STAGE
Vigevano, Via Guglielmo Oberdan, 11, (Pavia)
Vigevano, Via Guglielmo Oberdan, 11, (Pavia)
Orario di apertura
Sabato e Domenica dalle 16.00 alle 20.00
Vernissage
14 Febbraio 2015, ore 17.00
Autore
Curatore