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Massimo Gasperini – Architetture analog(ic)he
La mostra illustra un interessante percorso all’interno di tutta la produzione recente dell’architetto Massimo Gasperini a partire dai progetti contenuti nei famosi “Quaderni neri” sino alle recentissime ed inedite realizzazioni tridimensionali in legno sui “fienili”.
Comunicato stampa
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Esposizione Pubblica di Massimo Gasperini presso la Torre Degli Upezzinghi a Calcinaia (Pisa) - La mostra - che permarrà nella Torre dal 30 novembre al 15 dicembre 2019 - è curata da Paolo Grigò ed i testi sono a firma di Pina Melai per conto dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Calcinaia. I contributi fotografici sono di Piero Puntoni.
Pensare che la figura di Massimo Gasperini sia legata esclusivamente allo studio della progettazione architettonica è un concetto limitante e decisamente riduttivo.
Architetto di copiosa esperienza professionale, accademica, editoriale, e di certa notorietà, porge con delicatezza, ma, con forza dirompente, un approccio alle tematiche progettuali che si impone per originalità e ricchezza di contenuti, intrisi spesso di sobrietà provocatoria ed irridente.
Le forme prendono vita dalla elaborazione di una visione concettuale degli spazi e degli ambienti contemporanei, che resta impressa nelle pagine di innumerevoli quadernetti neri in cui si riversano appunti, pensieri, disegni, quotidianità.
È il bagaglio che accompagna il lavoro, prezioso, anticipatorio, sulla carta, di sperimentazioni, soluzioni ardite, memoria dello sviluppo di idee e dei tempi di evoluzione del pensiero.
Le carte dei taccuini restituiscono non solo la conoscenza approfondita delle tecniche progettuali, che a tratti vengono sovvertite, e l’abiliità tecnica del disegno, ma sopratutto una “certa filosofia” nel concepire gli assetti urbani per denunciarne l’alienazione, l’abbandono, i contrasti stridenti.
I modellini architettonici giocano con gli spazi e le dimensioni, si intersecano, si cercano, si compenetrano, si respingono, quasi fossero puzzle o piccoli lego, si ribaltano con l’ardimento di contraddire le leggi della staticità.
Gasperini imprime leggerezza alle forme architettoniche, la leggerezza del pensiero, che si eleva per ricercare soluzioni che diano respiro ad un buon vivere, sollecitando quasi una rigenerazione civile che sappia distaccarsi dal delirio della distruzione e cogliere dai contrasti l’essenza della comunità e della qualità della vita.
I disegni ed i modelli traducono città surreali, suggestive e bizzarre, costruzioni in movimento su piedistalli articolati che richiamano il simbolismo di Dalì, gambe lunghe e fragili che creano un senso di irrealtà e contrastano l’idea dell’assenza di peso con la struttura che le sovrastra.
Città in fuga dal contesto urbano, in fuga da se stesse, immagini che trovano una collocazione ideale negli spazi della Torre Upezzinghi, in verticale, dove le lunghe articolazioni, con evidenti giunture e quasi leggiadre, si elevano verso l’alto per dare forma al desiderio di nuove traduzioni architettoniche: un connubio ideale.
I modelli privilegiano l’uso di materiali contemporanei e dall’altro verso naturali, plastica lavorata dall’industria ed il legno di noce, neppure della migliore pezzatura, profumato e caldo al tatto, quasi a rimarcare, anche qui, l’esistenza di un contrasto.
I prototipi danno vita agli edifici urbani immaginati nei quaderni neri, scomposti in innumerevoli parti, che prese di per sè assurgono ad oggetti di design: un tetto che può tramutarsi in recipiente, un cappello che adorna in modo ironico un famoso ritratto esposto agli Uffizi che diviene oggetto di arredo, lampada di uso quotidiano, piccole stecche che alludono a bacchette per il cibo.
Il tutto scomposto, assemblaggio di pezzi che ricercano armonia, un quieto e significativo modo di stare. Inesauribili ed appassionanti gli spunti che la ricerca di Massimo Gasperini presenta, fino a chiedersi se il virtuoso studio di spazi immaginifici conduca ad una traslazione in realtà altrettanto virtuose, ed è quello che l’esposizione in Torre Upezzinghi, che chiude la programmazione 2019, alla fine porge ai visitatori.
Pina Melai
Pensare che la figura di Massimo Gasperini sia legata esclusivamente allo studio della progettazione architettonica è un concetto limitante e decisamente riduttivo.
Architetto di copiosa esperienza professionale, accademica, editoriale, e di certa notorietà, porge con delicatezza, ma, con forza dirompente, un approccio alle tematiche progettuali che si impone per originalità e ricchezza di contenuti, intrisi spesso di sobrietà provocatoria ed irridente.
Le forme prendono vita dalla elaborazione di una visione concettuale degli spazi e degli ambienti contemporanei, che resta impressa nelle pagine di innumerevoli quadernetti neri in cui si riversano appunti, pensieri, disegni, quotidianità.
È il bagaglio che accompagna il lavoro, prezioso, anticipatorio, sulla carta, di sperimentazioni, soluzioni ardite, memoria dello sviluppo di idee e dei tempi di evoluzione del pensiero.
Le carte dei taccuini restituiscono non solo la conoscenza approfondita delle tecniche progettuali, che a tratti vengono sovvertite, e l’abiliità tecnica del disegno, ma sopratutto una “certa filosofia” nel concepire gli assetti urbani per denunciarne l’alienazione, l’abbandono, i contrasti stridenti.
I modellini architettonici giocano con gli spazi e le dimensioni, si intersecano, si cercano, si compenetrano, si respingono, quasi fossero puzzle o piccoli lego, si ribaltano con l’ardimento di contraddire le leggi della staticità.
Gasperini imprime leggerezza alle forme architettoniche, la leggerezza del pensiero, che si eleva per ricercare soluzioni che diano respiro ad un buon vivere, sollecitando quasi una rigenerazione civile che sappia distaccarsi dal delirio della distruzione e cogliere dai contrasti l’essenza della comunità e della qualità della vita.
I disegni ed i modelli traducono città surreali, suggestive e bizzarre, costruzioni in movimento su piedistalli articolati che richiamano il simbolismo di Dalì, gambe lunghe e fragili che creano un senso di irrealtà e contrastano l’idea dell’assenza di peso con la struttura che le sovrastra.
Città in fuga dal contesto urbano, in fuga da se stesse, immagini che trovano una collocazione ideale negli spazi della Torre Upezzinghi, in verticale, dove le lunghe articolazioni, con evidenti giunture e quasi leggiadre, si elevano verso l’alto per dare forma al desiderio di nuove traduzioni architettoniche: un connubio ideale.
I modelli privilegiano l’uso di materiali contemporanei e dall’altro verso naturali, plastica lavorata dall’industria ed il legno di noce, neppure della migliore pezzatura, profumato e caldo al tatto, quasi a rimarcare, anche qui, l’esistenza di un contrasto.
I prototipi danno vita agli edifici urbani immaginati nei quaderni neri, scomposti in innumerevoli parti, che prese di per sè assurgono ad oggetti di design: un tetto che può tramutarsi in recipiente, un cappello che adorna in modo ironico un famoso ritratto esposto agli Uffizi che diviene oggetto di arredo, lampada di uso quotidiano, piccole stecche che alludono a bacchette per il cibo.
Il tutto scomposto, assemblaggio di pezzi che ricercano armonia, un quieto e significativo modo di stare. Inesauribili ed appassionanti gli spunti che la ricerca di Massimo Gasperini presenta, fino a chiedersi se il virtuoso studio di spazi immaginifici conduca ad una traslazione in realtà altrettanto virtuose, ed è quello che l’esposizione in Torre Upezzinghi, che chiude la programmazione 2019, alla fine porge ai visitatori.
Pina Melai
30
novembre 2019
Massimo Gasperini – Architetture analog(ic)he
Dal 30 novembre al 15 dicembre 2019
architettura
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
TORRE DEGLI UPEZZINGHI
Calcinaia, Via Vittorio Emanuele, (Pisa)
Calcinaia, Via Vittorio Emanuele, (Pisa)
Orario di apertura
Tutti i giorni compresi festivi dalla 17,30 alle 19,30
Vernissage
30 Novembre 2019, h 17,30
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico
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