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Massimo Livadiotti – Re-Bus
L’ attività di Livadiotti – scrive Gabriele perretta in catalogo –
“proviene da una pittura che ha sempre privilegiato un lavoro di
memoria, attraversando gli anni bui del post-modernismo con l’intenzione
di conciliare l’elemento del passato e della storia con una conoscenza
ricostruttiva della pittura d’immagine”.
Le opere in mostra – una decina di dipinti di piccolo formato, veri e
propri rebus carichi di mistero – “hanno una piacevolezza che,
all’intenzione archeologica un elemento ironico”: frammenti di sculture
classiche sono collocati accanto a mobili moderni, grandi dipinti posati
sulla riva di uno stagno, sci da neve poggiati ad un albero in una
foresta tropicale, un’auto americana ferma alle falde di un ghiacciaio.
Sparse qua e là le lettere tipiche dei rebus, che possono aiutarci a
risolvere l’enigma.
“Il rebus di Livadiotti – continua Perretta – è un atto di coraggio e
una provocazione sul senso della lingua. In un momento in cui l’arte
dell’establishment si è globalizzata tendendo a
un’internazionalizzazione dell’Emporio più che della lingua, Livadiotti
col rebus pone la peculiarità dell’italiano. Ironicamente, chi vuole
interagire con questo tipo di rebus deve farlo usando concretamente la
lingua italiana e non con l’inglese. Anzi magari può farsi aiutare dal
latino…… La pittura nel contemporaneo non ha altra possibilità che
quella di mettersi in gioco…. Si è avvicinata al gioco, considerandolo
così come lo considerava Nietzsche. Egli diceva che il gioco del bambino
e dell’artista “diviene concetto chiave dell’universo” e quindi, per
paradosso, la pittura potrebbe “tendere ad essere metafora cosmica”.
Massimo Livadiotti – Re-Bus
Monopoli, Via Giuseppe Mazzini, 49, (Bari)