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Massimo Lovati – Foto-grafica
Open Lab nel sesto appuntamento della sua apertura decide di dedicare una personale all’evolversi di uno dei percorsi di ricerca di Massimo Lovati, l’artista genovese che partendo dalla pittura e dalla grafica approda alla fotografia tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ‘80, rappresentando l’uo
Comunicato stampa
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FOTO-GRAFICA di Massimo Lovati
Open Lab nel sesto appuntamento della sua apertura decide di dedicare una personale all’evolversi di uno dei percorsi di ricerca di Massimo Lovati, l’artista genovese che partendo dalla pittura e dalla grafica approda alla fotografia tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ‘80, rappresentando l’uomo tramite le sue foto-grafie.
C’è l’uomo, infatti, nelle immagini di Lovati: prima dello sport, prima del colore e persino prima del movimento, c’è l’uomo-artista, con il suo sguardo ed il suo atteggiamento verso la cosa osservata e poi c’è l’uomo in quanto essere umano rappresentato direttamente - tramite lo sforzo fisico che sta sostenendo - oppure indirettamente - nella percezione retinica dei corpi in movimento e nella loro rielaborazione nella mente e nella memoria.
E’ sempre comunque la sensibilità artistica di Lovati che si cela dietro l’obbiettivo fotografico delle sue istantanee e dietro la modificazione chimica o digitale delle figure: ogni immagine è una creazione resa unica dalla scelta del momento in cui scattare prima e dall’intervento in fase di postproduzione poi. In alcuni casi, astratto e figurativo convivono mediante la tecnica della dissolvenza; altre volte questi due momenti vengono separati, conducendo la ricerca sui due binari paralleli della realtà e della de-formazione. La sua opera è dunque un processo che parte un attimo prima del momento della creazione (nell’istante in cui si decide di effettuare il clic), si innesca con il caso, proprio come accade durante una performance sportiva, e prosegue secondo la sua originale reinterpretazione figurativa anche dopo lo sviluppo.
Il percorso all’interno di OpenLab inizia, non a caso, con il trittico monocromo “They are coming” in cui alcuni giocatori di Football americano vengono estrapolati con ironia dal loro contesto abituale. Grazie all’assenza di colori, sfondo e rumore il loro gioco appare come una danza, un movimento dai passi lenti e in assenza di gravità: ad un’estremità un giocatore-astronauta, di spalle, osserva una sfera che ricorda più la luna che un pallone.
Seguono scatti fotografici in cui il gesto atletico è colto nel suo momento culminante, o nell’attimo che lo precede, immortalato e accentuato nel suo dinamismo, fino ad evolvere nuovamente in rappresentazioni più statiche, de-contestualizzate mediante il viraggio del colore (sempre usato con connotazione simbolica), impiegato come strumento per esternare la visione dell’artista che proietta il soggetto in una realtà altra, quella atemporale del mito, del ricordo e della soggettività. Così il pallanuotista diviene esso stesso acqua e quindi azzurro, mentre l’acqua si solidifica in materia incandescente che è pesante, spossante, ma anche via alla vittoria e quindi oro. Il nuotatore sul dorso è già immortalato in un mare di gloria che lo rende eterno come una maschera faraonica.
Sulla parete di fondo domina la serie di immagini dedicata alla Formula 1 che ben riassume il percorso, tecnico e mentale, seguito dall’artista: qui la percezione, mutevole all’occhio umano, di un corpo in moto è riprodotta in sequenza, sottraendo progressivamente forma alla fotografia per arrivare al colore puro.
Sport come pre-testo, dunque, per rappresentare il movimento, per studiarne forme e colori e per ricreare rappresentazioni che sono “forme estetiche che racchiudono un’idea del mondo” (G. Lanera) che Lovati va costruendo da tempo, frammento dopo frammento, e che ci dimostra come l’osservazione può mutare lo stato dell’oggetto osservato.
Elisa Scuto
Open Lab nel sesto appuntamento della sua apertura decide di dedicare una personale all’evolversi di uno dei percorsi di ricerca di Massimo Lovati, l’artista genovese che partendo dalla pittura e dalla grafica approda alla fotografia tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ‘80, rappresentando l’uomo tramite le sue foto-grafie.
C’è l’uomo, infatti, nelle immagini di Lovati: prima dello sport, prima del colore e persino prima del movimento, c’è l’uomo-artista, con il suo sguardo ed il suo atteggiamento verso la cosa osservata e poi c’è l’uomo in quanto essere umano rappresentato direttamente - tramite lo sforzo fisico che sta sostenendo - oppure indirettamente - nella percezione retinica dei corpi in movimento e nella loro rielaborazione nella mente e nella memoria.
E’ sempre comunque la sensibilità artistica di Lovati che si cela dietro l’obbiettivo fotografico delle sue istantanee e dietro la modificazione chimica o digitale delle figure: ogni immagine è una creazione resa unica dalla scelta del momento in cui scattare prima e dall’intervento in fase di postproduzione poi. In alcuni casi, astratto e figurativo convivono mediante la tecnica della dissolvenza; altre volte questi due momenti vengono separati, conducendo la ricerca sui due binari paralleli della realtà e della de-formazione. La sua opera è dunque un processo che parte un attimo prima del momento della creazione (nell’istante in cui si decide di effettuare il clic), si innesca con il caso, proprio come accade durante una performance sportiva, e prosegue secondo la sua originale reinterpretazione figurativa anche dopo lo sviluppo.
Il percorso all’interno di OpenLab inizia, non a caso, con il trittico monocromo “They are coming” in cui alcuni giocatori di Football americano vengono estrapolati con ironia dal loro contesto abituale. Grazie all’assenza di colori, sfondo e rumore il loro gioco appare come una danza, un movimento dai passi lenti e in assenza di gravità: ad un’estremità un giocatore-astronauta, di spalle, osserva una sfera che ricorda più la luna che un pallone.
Seguono scatti fotografici in cui il gesto atletico è colto nel suo momento culminante, o nell’attimo che lo precede, immortalato e accentuato nel suo dinamismo, fino ad evolvere nuovamente in rappresentazioni più statiche, de-contestualizzate mediante il viraggio del colore (sempre usato con connotazione simbolica), impiegato come strumento per esternare la visione dell’artista che proietta il soggetto in una realtà altra, quella atemporale del mito, del ricordo e della soggettività. Così il pallanuotista diviene esso stesso acqua e quindi azzurro, mentre l’acqua si solidifica in materia incandescente che è pesante, spossante, ma anche via alla vittoria e quindi oro. Il nuotatore sul dorso è già immortalato in un mare di gloria che lo rende eterno come una maschera faraonica.
Sulla parete di fondo domina la serie di immagini dedicata alla Formula 1 che ben riassume il percorso, tecnico e mentale, seguito dall’artista: qui la percezione, mutevole all’occhio umano, di un corpo in moto è riprodotta in sequenza, sottraendo progressivamente forma alla fotografia per arrivare al colore puro.
Sport come pre-testo, dunque, per rappresentare il movimento, per studiarne forme e colori e per ricreare rappresentazioni che sono “forme estetiche che racchiudono un’idea del mondo” (G. Lanera) che Lovati va costruendo da tempo, frammento dopo frammento, e che ci dimostra come l’osservazione può mutare lo stato dell’oggetto osservato.
Elisa Scuto
18
aprile 2008
Massimo Lovati – Foto-grafica
Dal 18 aprile al 17 maggio 2008
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
OPENLAB IN COMPAGNIA UNICA
Genova, Vico San Vincenzo, 102/104 r, (Genova)
Genova, Vico San Vincenzo, 102/104 r, (Genova)
Orario di apertura
dal mercoledì al sabato ore 15.30 - 19.30
Vernissage
18 Aprile 2008, ore 18.00
Autore
Curatore