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Massimo Martini – Maioliche d’uso. Quando un architetto sperimenta la dimensione dell’artigiano
Gli oggetti esposti non sono e non vogliono essere sculture ceramiche…siamo nel solco di una tradizione fra le più antiche e identificative del mediterraneo, con una stranezza derivante dal fatto che un architetto, da solo, cambiando appena di stanza nel suo studio, si illude di essere chi non è
Comunicato stampa
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Gli oggetti esposti non sono e non vogliono essere sculture ceramiche, quella specifica produzione degli studi d’arte che si affaccia da tempo nelle gallerie e nei musei avendo rifiutato il vincolo una materia / una tradizione. Si tratta piuttosto di oggetti d’uso, nell’evidenza figurativa della maiolica italiana e nella dimensione fattuale di una bottega artigiana che smalta, dipinge e cuoce forme ormai archetipe, non rivisitate dal moderno design. Siamo nel solco di una tradizione fra le più antiche e identificative dell’intero mediterraneo, con una stranezza derivante dal fatto che un architetto, da solo, cambiando appena di stanza nel suo studio, si illude di essere chi non è.
Questo architetto non potrà mai essere un artigiano non solo per una diversa conoscenza della storia e una mano abituata a disegnare case, ma anche perché lui coltiva un sincero pregiudizio verso le tradizioni in genere. E ciò perché le tradizioni altro non sono che un insieme di regole (e di segni) chiamati a definire identità di comodo (un tempo per governare piccole collettività, ora come puro complemento agli antichi sapori). Un antico e glorioso tessuto connettivo, oggi consunto e strattonato di qua e di là.
Dunque nello scarto figurativo fra due mondi non conciliabili, nella nevrosi di voler sperimentare proprio, solo e dentro questo angusto spazio anomalo, sta la principale fonte di ispirazione. Cui si aggiunge la lunga frequentazione e una vera infatuazione per la civiltà del fare artigiano di Grottaglie dove, negli anni ’86-‘89, l’autore allestisce mostre e installazioni nell’ambito dell’iniziativa La ceramica nel quartiere delle ceramiche, da cui il libro Grottaglie come Altrove, 1990, ed. Kappa, Roma.
Massimo Martini è uno dei componenti del Grau di Roma. Con l’occasione, nel corso della mostra, verranno presentate anche le iniziative (libri, mostre, ecc…) che lo studio sta avviando nella rilettura e nella riflessione di oltre cinquanta anni del proprio lavoro.
Questo architetto non potrà mai essere un artigiano non solo per una diversa conoscenza della storia e una mano abituata a disegnare case, ma anche perché lui coltiva un sincero pregiudizio verso le tradizioni in genere. E ciò perché le tradizioni altro non sono che un insieme di regole (e di segni) chiamati a definire identità di comodo (un tempo per governare piccole collettività, ora come puro complemento agli antichi sapori). Un antico e glorioso tessuto connettivo, oggi consunto e strattonato di qua e di là.
Dunque nello scarto figurativo fra due mondi non conciliabili, nella nevrosi di voler sperimentare proprio, solo e dentro questo angusto spazio anomalo, sta la principale fonte di ispirazione. Cui si aggiunge la lunga frequentazione e una vera infatuazione per la civiltà del fare artigiano di Grottaglie dove, negli anni ’86-‘89, l’autore allestisce mostre e installazioni nell’ambito dell’iniziativa La ceramica nel quartiere delle ceramiche, da cui il libro Grottaglie come Altrove, 1990, ed. Kappa, Roma.
Massimo Martini è uno dei componenti del Grau di Roma. Con l’occasione, nel corso della mostra, verranno presentate anche le iniziative (libri, mostre, ecc…) che lo studio sta avviando nella rilettura e nella riflessione di oltre cinquanta anni del proprio lavoro.
05
dicembre 2016
Massimo Martini – Maioliche d’uso. Quando un architetto sperimenta la dimensione dell’artigiano
Dal 05 al 23 dicembre 2016
arti decorative e industriali
Location
AOCF58 – GALLERIA BRUNO LISI
Roma, Via Flaminia, 58, (Roma)
Roma, Via Flaminia, 58, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì ore 17.00 - 19.30 (chiuso sabato e festivi)
Vernissage
5 Dicembre 2016, ore 18.00
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