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Massimo Pennacchini – Still Tango Life
Il magico connubio tra il pennello e la danza ha stregato l’artista che lo fa rivivere sulla tela partecipando questo stato d’animo all’osservatore dell’opera d’arte che ne diviene protagonista e completa con la sua immaginazione le suggestioni evocatrici del quadro
Comunicato stampa
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Massimo Pennacchini:
Il pittore del tango
Il magico connubio tra il pennello e la danza ha stregato l’artista che lo fa rivivere sulla tela partecipando questo stato d’animo all’osservatore dell’opera d’arte che ne diviene protagonista e completa con la sua immaginazione le suggestioni evocatrici del quadro
Un’analisi non superficiale delle opere di Massimo Pennacchini consente di apprezzare il percorso di maturazione artistica sviluppato in questi anni recenti che hanno portato l’artista a consolidarsi sulla scena internazionale: da New York a Londra, da Buenos Aires a Venezia, passando per Roma, Cortina d’Ampezzo, Costa Smeralda e altre vetrine di grande prestigio e rilievo per un artista emergente. Un percorso in cui l'opera pittorica, con i suoi metatemi, è consacrata a livello di tappa imprescindibile, unica, originale nella convergenza verso il Tema assoluto della sua opera pittorica: quello della danza, determinante per vedergli ormai unanimemente tributato il titolo prestigioso di Maestro del tango.
Nella serie Tango, la disposizione degli spazi ruota attorno a un evento: la coppia - persona. L'assenza di suggestioni trasversali contribuisce a creare continui rimandi fra i vari percorsi intervallati dalle aperture dello spazio vuoto che proietta ulteriore luce verso l'incrocio visuale costituito dall'opera che segue. Un gioco di assonanze e richiami sapiente, giocato su chiaroscuri e monocromatismi, oppure su contrasti cromatici volutamente ricercati per produrre (come con gli imprevedibili tocchi di rosso) effetti di armonia e dinamismo che contribuiscono a creare un unicum fra le opere singole di ogni mostra- esibizione.
Tango, dunque, come simbolo della vita, del suo fluire inarrestabile e del suo eterno metafisico dilemma: essere o apparire? Non è certo una coincidenza che il principale crocevia internazionale degli States - e non solo – abbia ospitato un emergente artista italiano per proporre il tema del Tango, così ricco di stimoli creativi, da segnare la produzione recente del maestro, divenendo un filo conduttore della sua opera, come suggerisce il catalogo delle Opere, recentemente pubblicato in italiano e in inglese: il magico connubio tra il pennello e la danza ha stregato l’artista e ha fatto sì che sia ormai conosciuto come il pittore del tango, titolo che risale alla sua consacrazione ufficiale con l'esposizione del 2001 nella prestigiosa galleria romana L'Indicatore.
Miguel Angel Zotto, il più celebre dei tangheri viventi, figlio d’arte e della tradizione più autentica delle fumose Milongas di Buenos Aires, si è letteralmente emozionato davanti alla suggestione evocatrice, alla capacità di rendere non una situazione, una scena o un movimento ma addirittura un’emozione, tanto da tributare stima e amicizia, non formale e di maniera, all’unico pittore che, a suo parere: “ha saputo penetrare ed esprimere l’anima del Tango”.
Dopo una ormai lunga esperienza che ha portato l'artista a confrontarsi con vari soggetti e tecniche, dalle nature morte ai paesaggi, dall'acquarello all'olio, la parabola creativa giunge oggi a uno snodo cruciale dal quale va emergendo una compiuta personalità artistica. Non “nature morte”, però, termine che Penacchini letteralmente disdegna, ma una finestra sul mondo circostante, formata dall’antitesi dinamica: intereni/esterni. Frammenti di paesaggi e dettagli di realtà, segnati da uno stile disincantato che tutto accoglie e nulla rifiuta per non imporre un mondo ideale, ma il mondo. Così come è.
Tra le più recenti proposte, dopo gli interni-esterni, le figure, il tango, appaiono nel suggestivo studio-atelier dell’artista, immerso nel verde intenso dei Castelli Romani ma illuminato dalle solarità mediterranee che hanno intrigato già prima di lui tutti i grandi maestri del Grand Tour, anche i lavori della nuova serie di “interni urbani” che esprimono il disagio della vita contemporanea, particolarmente adatti a manifestare, quasi profeticamente, le insanabili contraddizioni di una metropoli come New York.
Recensioni della sua opera sono apparse su quotidiani nazionali e riviste specializzate di grande prestigio tra cui Firma, Charm, Arte. Secondo la lezione dei maestri del Novecento, che si sono sempre confrontati con l’industria culturale attraverso la grafica d’arte, Pennacchini ha realizzato originali creazioni per manifesti, libri, calendari, performances. A Pennacchini è stato dedicato anche un catalogo sistematico della produzione recente.
Dopo aver ballato il tango sulla Grande Mela il maestro ha ormai spiccato il volo verso orizzonti sempre più ampi per quella definitiva consacrazione internazionale che la sua opera davvero merita.
Il pittore del tango
Il magico connubio tra il pennello e la danza ha stregato l’artista che lo fa rivivere sulla tela partecipando questo stato d’animo all’osservatore dell’opera d’arte che ne diviene protagonista e completa con la sua immaginazione le suggestioni evocatrici del quadro
Un’analisi non superficiale delle opere di Massimo Pennacchini consente di apprezzare il percorso di maturazione artistica sviluppato in questi anni recenti che hanno portato l’artista a consolidarsi sulla scena internazionale: da New York a Londra, da Buenos Aires a Venezia, passando per Roma, Cortina d’Ampezzo, Costa Smeralda e altre vetrine di grande prestigio e rilievo per un artista emergente. Un percorso in cui l'opera pittorica, con i suoi metatemi, è consacrata a livello di tappa imprescindibile, unica, originale nella convergenza verso il Tema assoluto della sua opera pittorica: quello della danza, determinante per vedergli ormai unanimemente tributato il titolo prestigioso di Maestro del tango.
Nella serie Tango, la disposizione degli spazi ruota attorno a un evento: la coppia - persona. L'assenza di suggestioni trasversali contribuisce a creare continui rimandi fra i vari percorsi intervallati dalle aperture dello spazio vuoto che proietta ulteriore luce verso l'incrocio visuale costituito dall'opera che segue. Un gioco di assonanze e richiami sapiente, giocato su chiaroscuri e monocromatismi, oppure su contrasti cromatici volutamente ricercati per produrre (come con gli imprevedibili tocchi di rosso) effetti di armonia e dinamismo che contribuiscono a creare un unicum fra le opere singole di ogni mostra- esibizione.
Tango, dunque, come simbolo della vita, del suo fluire inarrestabile e del suo eterno metafisico dilemma: essere o apparire? Non è certo una coincidenza che il principale crocevia internazionale degli States - e non solo – abbia ospitato un emergente artista italiano per proporre il tema del Tango, così ricco di stimoli creativi, da segnare la produzione recente del maestro, divenendo un filo conduttore della sua opera, come suggerisce il catalogo delle Opere, recentemente pubblicato in italiano e in inglese: il magico connubio tra il pennello e la danza ha stregato l’artista e ha fatto sì che sia ormai conosciuto come il pittore del tango, titolo che risale alla sua consacrazione ufficiale con l'esposizione del 2001 nella prestigiosa galleria romana L'Indicatore.
Miguel Angel Zotto, il più celebre dei tangheri viventi, figlio d’arte e della tradizione più autentica delle fumose Milongas di Buenos Aires, si è letteralmente emozionato davanti alla suggestione evocatrice, alla capacità di rendere non una situazione, una scena o un movimento ma addirittura un’emozione, tanto da tributare stima e amicizia, non formale e di maniera, all’unico pittore che, a suo parere: “ha saputo penetrare ed esprimere l’anima del Tango”.
Dopo una ormai lunga esperienza che ha portato l'artista a confrontarsi con vari soggetti e tecniche, dalle nature morte ai paesaggi, dall'acquarello all'olio, la parabola creativa giunge oggi a uno snodo cruciale dal quale va emergendo una compiuta personalità artistica. Non “nature morte”, però, termine che Penacchini letteralmente disdegna, ma una finestra sul mondo circostante, formata dall’antitesi dinamica: intereni/esterni. Frammenti di paesaggi e dettagli di realtà, segnati da uno stile disincantato che tutto accoglie e nulla rifiuta per non imporre un mondo ideale, ma il mondo. Così come è.
Tra le più recenti proposte, dopo gli interni-esterni, le figure, il tango, appaiono nel suggestivo studio-atelier dell’artista, immerso nel verde intenso dei Castelli Romani ma illuminato dalle solarità mediterranee che hanno intrigato già prima di lui tutti i grandi maestri del Grand Tour, anche i lavori della nuova serie di “interni urbani” che esprimono il disagio della vita contemporanea, particolarmente adatti a manifestare, quasi profeticamente, le insanabili contraddizioni di una metropoli come New York.
Recensioni della sua opera sono apparse su quotidiani nazionali e riviste specializzate di grande prestigio tra cui Firma, Charm, Arte. Secondo la lezione dei maestri del Novecento, che si sono sempre confrontati con l’industria culturale attraverso la grafica d’arte, Pennacchini ha realizzato originali creazioni per manifesti, libri, calendari, performances. A Pennacchini è stato dedicato anche un catalogo sistematico della produzione recente.
Dopo aver ballato il tango sulla Grande Mela il maestro ha ormai spiccato il volo verso orizzonti sempre più ampi per quella definitiva consacrazione internazionale che la sua opera davvero merita.
06
novembre 2008
Massimo Pennacchini – Still Tango Life
Dal 06 al 16 novembre 2008
arte contemporanea
Location
PALAZZO M
Latina, Corso Della Repubblica, (Latina)
Latina, Corso Della Repubblica, (Latina)
Orario di apertura
dal lun al ven: 17-20, Sab e dom: 10–13 / 17–20
Vernissage
6 Novembre 2008, ore 17.30
Sito web
www.pennacchini.it
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