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Massimo Prizzon – Il dada è tratto
Questa mostra è, se ce ne fosse stata la necessità, l’ennesima dimostrazione che la fotografia può oggi essere la vera erede del movimento dada. Intendiamo proprio quella che un tempo – quasi un secolo fa – veniva definita la straight photography, cioè quella fotografia diretta, senza elaborazioni che si contrapponeva allora al pittorialismo.
Comunicato stampa
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Questa mostra è, se ce ne fosse stata la necessità, l’ennesima dimostrazione che la fotografia può oggi essere la vera erede del movimento dada. Intendiamo proprio quella che un tempo – quasi un secolo fa - veniva definita la straight photography, cioè quella fotografia diretta, senza elaborazioni che si contrapponeva allora al pittorialismo.
Quella stessa fotografia, di cui Massimo Prizzon è un esponente, che ancora oggi continua a opporsi a un certo neopittorialismo dilagante per affermare il suo proprio linguaggio, o meglio i suoi propri linguaggi.
Questa mostra, ha però diversi motivi per essere considerata spiazzante. Ad esempio, proprio il fatto di avere lavorato su un ready made particolare come gli straordinari cromatismi delle macchie di vernice sui muri e sui pavimenti della fabbrica rende le immagini realizzate da Prizzon quasi dei quadri informali. Macchie a volte “ridisegnate” dai segni lasciati dal passaggio delle gomme dei mezzi di trasporto.
Questo non significa però che, volendo uscire dalla porta del pittoricismo, queste opere vi rientrino dalla finestra. In realtà, proprio per essere al tempo stesso testimonianza e interpretazione di una realtà visibile, si collocano a pieno titolo in una sorta di neodadaismo fotografico, capace di scovare nella realtà quotidiana tratti di inattesa intensità.
Inattese le fotografie e inatteso lo spazio della mostra, che è proprio la fabbrica di vernici Ex Minerva: un esempio di archeologia industriale all’interno di uno dei contesti più interessanti e dinamici dell’intera area metropolitana milanese: Lambrate.
Massimo Prizzon: prima è stato architetto; poi ha inventato una rivista e si è inventato uomo di marketing per farla funzionare. Poi si è occupato di comunicazione: direct marketing e pubblicità. E nel 2003 ha deciso di cominciare a fare l’unica cosa che avrebbe sempre voluto fare e che aveva fatto sempre solo come passatempo: fotografare. Oggi ha in curriculum dieci mostre – fra personali e collettive – ; ha esposto fra l’altro alla Triennale di Milano, alla Fondazione Corrente e in altre gallerie pubbliche e private, in Italia e all’estero; le sue opere hanno ormai quotazioni di discreto rilievo. Questa è la dodicesima mostra della sua carriera.
Quella stessa fotografia, di cui Massimo Prizzon è un esponente, che ancora oggi continua a opporsi a un certo neopittorialismo dilagante per affermare il suo proprio linguaggio, o meglio i suoi propri linguaggi.
Questa mostra, ha però diversi motivi per essere considerata spiazzante. Ad esempio, proprio il fatto di avere lavorato su un ready made particolare come gli straordinari cromatismi delle macchie di vernice sui muri e sui pavimenti della fabbrica rende le immagini realizzate da Prizzon quasi dei quadri informali. Macchie a volte “ridisegnate” dai segni lasciati dal passaggio delle gomme dei mezzi di trasporto.
Questo non significa però che, volendo uscire dalla porta del pittoricismo, queste opere vi rientrino dalla finestra. In realtà, proprio per essere al tempo stesso testimonianza e interpretazione di una realtà visibile, si collocano a pieno titolo in una sorta di neodadaismo fotografico, capace di scovare nella realtà quotidiana tratti di inattesa intensità.
Inattese le fotografie e inatteso lo spazio della mostra, che è proprio la fabbrica di vernici Ex Minerva: un esempio di archeologia industriale all’interno di uno dei contesti più interessanti e dinamici dell’intera area metropolitana milanese: Lambrate.
Massimo Prizzon: prima è stato architetto; poi ha inventato una rivista e si è inventato uomo di marketing per farla funzionare. Poi si è occupato di comunicazione: direct marketing e pubblicità. E nel 2003 ha deciso di cominciare a fare l’unica cosa che avrebbe sempre voluto fare e che aveva fatto sempre solo come passatempo: fotografare. Oggi ha in curriculum dieci mostre – fra personali e collettive – ; ha esposto fra l’altro alla Triennale di Milano, alla Fondazione Corrente e in altre gallerie pubbliche e private, in Italia e all’estero; le sue opere hanno ormai quotazioni di discreto rilievo. Questa è la dodicesima mostra della sua carriera.
30
marzo 2009
Massimo Prizzon – Il dada è tratto
Dal 30 marzo al 27 aprile 2009
fotografia
Location
EX FABBRICA DI VERNICI MINERVA
Milano, Via Cletto Arrighi, 16, (Milano)
Milano, Via Cletto Arrighi, 16, (Milano)
Orario di apertura
Dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 18.30 oppure su appuntamento
Vernissage
30 Marzo 2009, ore 18.00 – 20.00
Sito web
www.massimoprizzon.it
Autore
Curatore