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Massimo Stecchi – Un viaggio A/R
La mostra vuole raccontare un viaggio. Inizia con i maestosi cavalli della serie del “Protocollo equino” per poi spostarsi sui cavalli di fattura etrusca. Prosegue raccontando l’amore sacro tra il figlio e la propria madre, per concludere con un racconto sulle storie drammatiche dei migranti.
Comunicato stampa
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Massimo Stecchi si presenta con importante personale, dal titolo “Un Viaggio A/R”. Importante perchè sottopone ai visitatori che intenderanno visitarla, all’interno dei locali comunali al piano terreno del cinquecentesco Palazzo Patrizi (già Piccolomini), alcune fasi della sua produzione “matura”.
Una mostra che è anche un “bilancio”. Massimo Stecchi viaggia con la mente, per poi tornare puntualmente alla sua amata Siena.
Ed ecco spiegata la presenza in un cospicuo gruppo di opere del cavallo, anzi dei cavalli, perchè quasi sempre numerosi. Un omaggio a Siena e alle sue tradizioni.
Siena è celebre nel mondo anche e soprattutto per la sua Festa secolare.
Parlando di Palio di Siena non dobbiamo mai dimenticare che il protagonista indiscusso è il cavallo. Massimo Stecchi si dedica con originalità ad uno dei soggetti più frequentati nella Storia dell’arte universale, dalle pitture rupestri fino ai giorni nostri.
Maestosi cavalli pettoruti, però “seriali”, ovvero lo stesso soggetto viene più volte rappresentato, ripetuto nella medesima tela con sole varianti cromatiche: ogni cavallo ha un suo carattere e determinate caratteristiche, ecco spiegata la diversa colorazione. “Protocollo equino” è stata intitolata la serie, giocando anche sul significato tutto senese dell’espressione.
Stratificazioni di colori ad indicare lo scorrere inesorabile del tempo. Non una pittura piatta, ma gradevoli effetti di trasparenza, spatolature, pennellate su pennellate; i cavalli accennano perfino ad un movimento, forse ad una danza leggiadra e coordinata.
E poi vi sono le “cancellature”, le “coperture”, elementi della patina del tempo, e in casi più rari le sovrapposizioni, che creano veri e propri “palinsesti” equini.
Dai cavalli robusti l’attenzione si sposta verso altri equini, di gusto antichizzante, di fattura etrusca.
Dunque cavalli da parata, cavalli etruschi, cavalli alati, ma non solo.
Massimo Stecchi attinge a piene mani anche dalla tradizione figurativa senese per la realizzazione della serie dedicata alle donne e alla maternità.
Una Vergine dalla grazia tipicamente senese, elegantemente assisa, sostiene con la mano sinistra un piccolo Gesù, che, depositato un orsacchiotto bianco (elemento “attualizzante”) sul cuscino rosso, si protende sgambettante verso la mano destra della Madre. La composizione è senza alcun dubbio duccesca, ma l’incarnato, ambrato, della Madonna differisce molto da quello impiegato dal capostipite della scuola pittorica senese.
Diverse raffigurazioni di “Maternità”, perfino qualcuna di “Paternità”. La “sacralità” non deriva soltanto dalla eventuale presenza delle aureole dorate. Cosa c’è di più sacro dell’amore tra una madre e suo figlio, o tra un figlio e suo padre?
Una gestualità delle mani studiata nelle opere di questa serie, mani spesso sproporzionate rispetto al contesto, mani eloquenti che parlano all’osservatore.
Un uomo contemporaneo, viene contrapposto ad un Bambino – dalle sembianze di un piccolo senatore romano. Lo stesso bambino moro riappare con altre espressioni o movenze in altre tele, mentre un angelo, in volo, porge una corona di fiori alla “coppia” mistica, ad accentuare la sacralità della scena.
Un’ultima serie ci viene presentata, purtroppo di grande attualità: le peripezie dei migranti, storie di ordinaria disperazione, storie di gente che scappa dal proprio paese natale in cerca di fortuna, ma che troppo spesso trova la morte durante il viaggio. Di quelle immagini strazianti, tutti noi abbiamo gli occhi pieni grazie alla televisione e agli altri mezzi d’informazione; in questo caso, la pittura ferma su tela quelle tragedie umane: il recupero di corpi inanimati, una madre, coperta da un copricapo rosso, che tenta di mettere in salvo i suoi figli, richieste di aiuto per mezzo di energici movimenti delle braccia, il tutto sotto l’indifferenza della società, che si copre il volto per non vedere. Mentre chi specula su questi viaggi della speranza si sta giocando a dadi la vita di tanti innocenti, così come i soldati si giocarono la tunica di Gesù Cristo ai piedi della Croce. Potremmo raggruppare queste opere sotto il titolo “Frammenti di Passione”.
Concludendo. In questa selezione di opere ci sono i cavalli, c’è la Madonna, c’è persino la Vergine miracolosa di Provenzano, raffigurata a mezzobusto, cui viene dedicato, ogni anno, il Palio del 2 luglio.
Lo stesso bambino, recante un palloncino nero, può essere interpretato come una personificazione del Palio, “pazzia e giovinezza” di Siena, o dello stesso ‘oggetto d’arte’ (il pallium) spettante alla contrada che riporta la vittoria nel Campo.
Una mostra che è anche un “bilancio”. Massimo Stecchi viaggia con la mente, per poi tornare puntualmente alla sua amata Siena.
Ed ecco spiegata la presenza in un cospicuo gruppo di opere del cavallo, anzi dei cavalli, perchè quasi sempre numerosi. Un omaggio a Siena e alle sue tradizioni.
Siena è celebre nel mondo anche e soprattutto per la sua Festa secolare.
Parlando di Palio di Siena non dobbiamo mai dimenticare che il protagonista indiscusso è il cavallo. Massimo Stecchi si dedica con originalità ad uno dei soggetti più frequentati nella Storia dell’arte universale, dalle pitture rupestri fino ai giorni nostri.
Maestosi cavalli pettoruti, però “seriali”, ovvero lo stesso soggetto viene più volte rappresentato, ripetuto nella medesima tela con sole varianti cromatiche: ogni cavallo ha un suo carattere e determinate caratteristiche, ecco spiegata la diversa colorazione. “Protocollo equino” è stata intitolata la serie, giocando anche sul significato tutto senese dell’espressione.
Stratificazioni di colori ad indicare lo scorrere inesorabile del tempo. Non una pittura piatta, ma gradevoli effetti di trasparenza, spatolature, pennellate su pennellate; i cavalli accennano perfino ad un movimento, forse ad una danza leggiadra e coordinata.
E poi vi sono le “cancellature”, le “coperture”, elementi della patina del tempo, e in casi più rari le sovrapposizioni, che creano veri e propri “palinsesti” equini.
Dai cavalli robusti l’attenzione si sposta verso altri equini, di gusto antichizzante, di fattura etrusca.
Dunque cavalli da parata, cavalli etruschi, cavalli alati, ma non solo.
Massimo Stecchi attinge a piene mani anche dalla tradizione figurativa senese per la realizzazione della serie dedicata alle donne e alla maternità.
Una Vergine dalla grazia tipicamente senese, elegantemente assisa, sostiene con la mano sinistra un piccolo Gesù, che, depositato un orsacchiotto bianco (elemento “attualizzante”) sul cuscino rosso, si protende sgambettante verso la mano destra della Madre. La composizione è senza alcun dubbio duccesca, ma l’incarnato, ambrato, della Madonna differisce molto da quello impiegato dal capostipite della scuola pittorica senese.
Diverse raffigurazioni di “Maternità”, perfino qualcuna di “Paternità”. La “sacralità” non deriva soltanto dalla eventuale presenza delle aureole dorate. Cosa c’è di più sacro dell’amore tra una madre e suo figlio, o tra un figlio e suo padre?
Una gestualità delle mani studiata nelle opere di questa serie, mani spesso sproporzionate rispetto al contesto, mani eloquenti che parlano all’osservatore.
Un uomo contemporaneo, viene contrapposto ad un Bambino – dalle sembianze di un piccolo senatore romano. Lo stesso bambino moro riappare con altre espressioni o movenze in altre tele, mentre un angelo, in volo, porge una corona di fiori alla “coppia” mistica, ad accentuare la sacralità della scena.
Un’ultima serie ci viene presentata, purtroppo di grande attualità: le peripezie dei migranti, storie di ordinaria disperazione, storie di gente che scappa dal proprio paese natale in cerca di fortuna, ma che troppo spesso trova la morte durante il viaggio. Di quelle immagini strazianti, tutti noi abbiamo gli occhi pieni grazie alla televisione e agli altri mezzi d’informazione; in questo caso, la pittura ferma su tela quelle tragedie umane: il recupero di corpi inanimati, una madre, coperta da un copricapo rosso, che tenta di mettere in salvo i suoi figli, richieste di aiuto per mezzo di energici movimenti delle braccia, il tutto sotto l’indifferenza della società, che si copre il volto per non vedere. Mentre chi specula su questi viaggi della speranza si sta giocando a dadi la vita di tanti innocenti, così come i soldati si giocarono la tunica di Gesù Cristo ai piedi della Croce. Potremmo raggruppare queste opere sotto il titolo “Frammenti di Passione”.
Concludendo. In questa selezione di opere ci sono i cavalli, c’è la Madonna, c’è persino la Vergine miracolosa di Provenzano, raffigurata a mezzobusto, cui viene dedicato, ogni anno, il Palio del 2 luglio.
Lo stesso bambino, recante un palloncino nero, può essere interpretato come una personificazione del Palio, “pazzia e giovinezza” di Siena, o dello stesso ‘oggetto d’arte’ (il pallium) spettante alla contrada che riporta la vittoria nel Campo.
11
ottobre 2018
Massimo Stecchi – Un viaggio A/R
Dall'undici al 29 ottobre 2018
arte contemporanea
Location
BIALE CERRUTI ART GALLERY
Siena, Via Delle Campane, 9, (Siena)
Siena, Via Delle Campane, 9, (Siena)
Orario di apertura
da lunedì a domenica ore 11,30 - 18.30
Vernissage
11 Ottobre 2018, ore 17,30
Autore
Curatore