Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Massimo Stragapede – Vado dove mi portano gli occhi
Mostra personale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il confine russo.
Siamo abituati a definire le cose che ci circondano cercando sempre di trovarne una collocazione precisa. Tutto è di qua o di là. Alcune cose sono bianche e sono di qua, altre sono nere e sono di là. Il confine ci permette di semplificare le cose, quelle che sono al di qua del confine ci sono vicine, quelle che sono al di là sono lontane.
Con la Russia proviamo a fare la stessa cosa. La Russia è Occidente o Oriente? La Russia è democratica o autoritaria? La Russia si è avviata verso la modernizzazione o è ancora post sovietica?
La Russia è un continente. Dai Carpazi al Mar del Giappone, dalla Finlandia alla Cina. E' un paese in cui i volti si sovrappongono. Le sembianze mutano. Un paese che in poco più di un decennio è passato dalle statue di Lenin nelle piazze, alle matrioske con il volto di Putin nei mercatini di Mosca. I colori sono gli stessi, ma la tensione che si nasconde dietro le Zigulì rosse, grigie, bianche è altra. Dai denti d'oro delle vecchine delle cittadine di provincia, alle fuoriserie dorate dei nuovi ricchi di Mosca, si legge il dualismo tra la Russia della capitale e l'altra Russia. Tra Mosca e la sua colonia.
Un Paese che sembrava sull'orlo della capitolazione a Stalingrado, ma che riuscì straordinariamente a riprendersi e a guardare le macerie dall'alto della collina Mamev Kurgan . Un paese che ancora una volta si è risollevato, quando sembrava tutto perduto, patriottismo statolatra e capitalismo sfrenato le hanno permesso di non capitolare.
Se vogliamo provare a capire la Russia dobbiamo necessariamente porci sul confine. Né di qua, né di là. Stare alla frontiera insieme allebabuske ed ai reduci di Stalingrado. Entrare nei condomini-pannelli e farci guidare dal sorriso di una ragazza. Guardare gli uomini con le tute acetate e provare a leggere la marca di vodka della bottiglia che portano sotto il braccio.
Dobbiamo farci contaminare. Da una foto, da un colore, da un bambino che segue un pallone.
Massimo Spinelli
Siamo abituati a definire le cose che ci circondano cercando sempre di trovarne una collocazione precisa. Tutto è di qua o di là. Alcune cose sono bianche e sono di qua, altre sono nere e sono di là. Il confine ci permette di semplificare le cose, quelle che sono al di qua del confine ci sono vicine, quelle che sono al di là sono lontane.
Con la Russia proviamo a fare la stessa cosa. La Russia è Occidente o Oriente? La Russia è democratica o autoritaria? La Russia si è avviata verso la modernizzazione o è ancora post sovietica?
La Russia è un continente. Dai Carpazi al Mar del Giappone, dalla Finlandia alla Cina. E' un paese in cui i volti si sovrappongono. Le sembianze mutano. Un paese che in poco più di un decennio è passato dalle statue di Lenin nelle piazze, alle matrioske con il volto di Putin nei mercatini di Mosca. I colori sono gli stessi, ma la tensione che si nasconde dietro le Zigulì rosse, grigie, bianche è altra. Dai denti d'oro delle vecchine delle cittadine di provincia, alle fuoriserie dorate dei nuovi ricchi di Mosca, si legge il dualismo tra la Russia della capitale e l'altra Russia. Tra Mosca e la sua colonia.
Un Paese che sembrava sull'orlo della capitolazione a Stalingrado, ma che riuscì straordinariamente a riprendersi e a guardare le macerie dall'alto della collina Mamev Kurgan . Un paese che ancora una volta si è risollevato, quando sembrava tutto perduto, patriottismo statolatra e capitalismo sfrenato le hanno permesso di non capitolare.
Se vogliamo provare a capire la Russia dobbiamo necessariamente porci sul confine. Né di qua, né di là. Stare alla frontiera insieme allebabuske ed ai reduci di Stalingrado. Entrare nei condomini-pannelli e farci guidare dal sorriso di una ragazza. Guardare gli uomini con le tute acetate e provare a leggere la marca di vodka della bottiglia che portano sotto il braccio.
Dobbiamo farci contaminare. Da una foto, da un colore, da un bambino che segue un pallone.
Massimo Spinelli
27
marzo 2010
Massimo Stragapede – Vado dove mi portano gli occhi
Dal 27 marzo al 18 aprile 2010
fotografia
Location
PALAZZO DELLA PROVINCIA
Taranto, Via Anfiteatro, 4, (Taranto)
Taranto, Via Anfiteatro, 4, (Taranto)
Orario di apertura
ore 10-12 e 16.30-19
Vernissage
27 Marzo 2010, ore 17.30 Salone di rappresentanza
Autore