Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Mathilde Rosier – Impersonal Empire, The Buds
Mathilde Rosier espone un video e dipinti a olio che indagano il tema del linguaggio e del volto “strumenti – come afferma la stessa artista – che permettono la comunicazione della nostra vita nella società ma non intervengono nel senso profondo della nostra esistenza che definisce il vivere”.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Galleria Raffaella Cortese ha il piacere di annunciare la terza personale di Mathilde Rosier in contemporanea alla sua partecipazione a Metamorfosi, mostra collettiva a cura di Chus Martínez al Castello di Rivoli (5 marzo – 24 giugno 2018), e alla presentazione del progetto espositivo Figures of Climax of the Impersonal Empire alla Fondazione Guido Lodovico Luzzatto, storica dimora del noto letterato e critico d’arte milanese (13 marzo – 6 maggio).
La ricerca di Rosier è focalizzata sulla creazione di ambienti sospesi che permettono a chi li osserva di perdere la percezione dello spazio e del tempo, offrendo un portale di accesso ad altre dimensioni possibili dell’essere e dell’esistere. Seguendo i suoi interessi legati all’esperienza psicologica e fisica di antichi riti e rituali, Rosier riunisce nella sua produzione artistica pittura, performance, musica e video, ed evoca un viaggio tra regni che si avvicinano all’inconscio, ma che restano anche legati al consapevole.
L’artista francese realizza in occasione della mostra un video ed espone dipinti a olio su tela, sviluppando alcuni temi già in parte presenti nella sua ricerca artistica. La figura umana, l’intimità dello spazio, la pittura e il video sono parte di una “macchina corale” volta ad affinare la sensibilità di ciò che consideriamo realtà. L’intento fondante è quello di accompagnarci in uno spazio della contemplazione dove il tempo si dilata per il confronto con le grandi tele esposte, un luogo “appartato” e di silenzio ove poter meditare. Come scrive l’artista stessa nel testo che accompagna la mostra “[...] dovremmo guardare i dipinti come al cinema, seduti, dimenticando il nostro corpo e prendendoci molto tempo [...]”.
Il video che apre la mostra nasce da una performance realizzata pochi giorni prima il vernissage: due ballerini di valzer indossano costumi realizzati dall’artista e danzano nello spazio della galleria cancellando ripetutamente lettere e segni creati sul pavimento. Il pubblico è cosi partecipe di una nascita, un germogliare di un possibile linguaggio e quindi di una possibile nuova realtà, ancora però troppo giovane per essere codificata. Questa danza introduce all’installazione dei recenti lavori pittorici della serie Blind Swim nella quale figure visionarie, poste all’interno di portali, vivono una condizione differente dalla nostra: un’atmosfera fluida e in mutamento invita infatti alla meditazione e, come ha affermato la stessa Rosier, “La pittura, quando “agisce” [...] taglia la funzione incessante del linguaggio nella nostra mente sempre inquieta. Crea un po’ di silenzio. È come un paesaggio dopo una lunga camminata. Ci fa dimenticare la nostra storia e il nostro volto. E’ una sorta di gioia che ci fa esultare e intuire qualcosa di profondo in noi stessi”. Il linguaggio e il volto sono strumenti che permettono la comunicazione e la funzionalità della nostra vita nella nostra società, ma non intervengono nel senso profondo dell’esistenza che definisce il vivere. Lasciando i volti quasi cancellati o mai definitivi e permettendo anche la libertà di posizionare le gure capovolte, quindi svincolate da regole e consuetudini, Rosier ci invita a liberare la nostra “vista funzionale” per recuperare una “vista primordiale”.
Possiamo “comprendere” ciò che stiamo osservando solo quando rinunciamo alla volontà di interpretare, attitudine che si lega agli Haiku giapponesi e ai Koan tanto affini alla poetica di Rosier, dove la semplicità e la concisione delle impressioni garantisce profondità e perfezione. L’interpretazione è, in questo senso, considerata una gabbia descrittiva che nuoce all’intento ultimo di sospendere il linguaggio.
Mathilde Rosier è nata a Parigi nel 1973. Vive e lavora in Borgogna, Francia. Di recente i suoi lavori e le sue performance sono state ospitati a: Fondazione Luzzatto, Milano (2018); Castello di Rivoli, Torino (2018), Razem Pamoja Foundation, Cracovia (2017); Der Tank Institut Kunst, Basilea (2016); Razem Pamoja Foundation, Cracovia (2015); Fiorucci Art Trust, Stromboli (2015); Galleria d’Arte Moderna, Milano (2014); Kunstverein Dortmund (2012); Kunstverein Hannover (2012); Kunstpalais Erlangen (2011); Camden Arts Centre, Londra (2011); Museum Abteiberg Mönchengladbach (2011); Musée Jeu de Paume, Parigi (2010); Serpentine Gallery, Londra (2009). Parteciperà alla quinta edizione della Biennale Gherdëina, Ortisei, Val Gardenia (2018).
La ricerca di Rosier è focalizzata sulla creazione di ambienti sospesi che permettono a chi li osserva di perdere la percezione dello spazio e del tempo, offrendo un portale di accesso ad altre dimensioni possibili dell’essere e dell’esistere. Seguendo i suoi interessi legati all’esperienza psicologica e fisica di antichi riti e rituali, Rosier riunisce nella sua produzione artistica pittura, performance, musica e video, ed evoca un viaggio tra regni che si avvicinano all’inconscio, ma che restano anche legati al consapevole.
L’artista francese realizza in occasione della mostra un video ed espone dipinti a olio su tela, sviluppando alcuni temi già in parte presenti nella sua ricerca artistica. La figura umana, l’intimità dello spazio, la pittura e il video sono parte di una “macchina corale” volta ad affinare la sensibilità di ciò che consideriamo realtà. L’intento fondante è quello di accompagnarci in uno spazio della contemplazione dove il tempo si dilata per il confronto con le grandi tele esposte, un luogo “appartato” e di silenzio ove poter meditare. Come scrive l’artista stessa nel testo che accompagna la mostra “[...] dovremmo guardare i dipinti come al cinema, seduti, dimenticando il nostro corpo e prendendoci molto tempo [...]”.
Il video che apre la mostra nasce da una performance realizzata pochi giorni prima il vernissage: due ballerini di valzer indossano costumi realizzati dall’artista e danzano nello spazio della galleria cancellando ripetutamente lettere e segni creati sul pavimento. Il pubblico è cosi partecipe di una nascita, un germogliare di un possibile linguaggio e quindi di una possibile nuova realtà, ancora però troppo giovane per essere codificata. Questa danza introduce all’installazione dei recenti lavori pittorici della serie Blind Swim nella quale figure visionarie, poste all’interno di portali, vivono una condizione differente dalla nostra: un’atmosfera fluida e in mutamento invita infatti alla meditazione e, come ha affermato la stessa Rosier, “La pittura, quando “agisce” [...] taglia la funzione incessante del linguaggio nella nostra mente sempre inquieta. Crea un po’ di silenzio. È come un paesaggio dopo una lunga camminata. Ci fa dimenticare la nostra storia e il nostro volto. E’ una sorta di gioia che ci fa esultare e intuire qualcosa di profondo in noi stessi”. Il linguaggio e il volto sono strumenti che permettono la comunicazione e la funzionalità della nostra vita nella nostra società, ma non intervengono nel senso profondo dell’esistenza che definisce il vivere. Lasciando i volti quasi cancellati o mai definitivi e permettendo anche la libertà di posizionare le gure capovolte, quindi svincolate da regole e consuetudini, Rosier ci invita a liberare la nostra “vista funzionale” per recuperare una “vista primordiale”.
Possiamo “comprendere” ciò che stiamo osservando solo quando rinunciamo alla volontà di interpretare, attitudine che si lega agli Haiku giapponesi e ai Koan tanto affini alla poetica di Rosier, dove la semplicità e la concisione delle impressioni garantisce profondità e perfezione. L’interpretazione è, in questo senso, considerata una gabbia descrittiva che nuoce all’intento ultimo di sospendere il linguaggio.
Mathilde Rosier è nata a Parigi nel 1973. Vive e lavora in Borgogna, Francia. Di recente i suoi lavori e le sue performance sono state ospitati a: Fondazione Luzzatto, Milano (2018); Castello di Rivoli, Torino (2018), Razem Pamoja Foundation, Cracovia (2017); Der Tank Institut Kunst, Basilea (2016); Razem Pamoja Foundation, Cracovia (2015); Fiorucci Art Trust, Stromboli (2015); Galleria d’Arte Moderna, Milano (2014); Kunstverein Dortmund (2012); Kunstverein Hannover (2012); Kunstpalais Erlangen (2011); Camden Arts Centre, Londra (2011); Museum Abteiberg Mönchengladbach (2011); Musée Jeu de Paume, Parigi (2010); Serpentine Gallery, Londra (2009). Parteciperà alla quinta edizione della Biennale Gherdëina, Ortisei, Val Gardenia (2018).
13
marzo 2018
Mathilde Rosier – Impersonal Empire, The Buds
Dal 13 marzo al 05 maggio 2018
arte contemporanea
Location
GALLERIA RAFFAELLA CORTESE
Milano, Via Alessandro Stradella, 1, 4 e 7, (Milano)
Milano, Via Alessandro Stradella, 1, 4 e 7, (Milano)
Orario di apertura
Martedì - sabato 10 - 13 / 15 - 19:30
Vernissage
13 Marzo 2018, h 19 - 21
Autore