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Mathilde ter Heijne – Qo akti?
Mathilde ter Heijne analizza, evitando ogni sentimentalismo, temi legati a identità, a sensibilità e a stati psicologi “border line”, a una percezione di sé tale da generare situazioni irrisolvibili e conflitti interiori capaci di condurre a comportamenti estremi.
Comunicato stampa
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Dal 26 febbraio al 19 marzo 2004 Viafarini presenta la nuova installazione di Mathilde ter Heijne, artista olandese residente a Berlino
Mathilde ter Heijne analizza, evitando ogni sentimentalismo, temi legati a identità, a sensibilità e a stati psicologi “border line”, a una percezione di sé tale da generare situazioni irrisolvibili e conflitti interiori capaci di condurre a comportamenti estremi; in particolare in diversi lavori l’artista ha affrontato il tema del sacrificio e dell’autosacrificio femminile, contribuendo a rintracciare una vera e propria tradizione in questo senso. La sua opera si rifà, in molti casi, a biografie femminili; le figure che compaiono nelle opere sono rappresentate dall’artista stessa e/o da un suo doppio.
La ricerca documentaria, antropologica, sociologica e la prospettiva storica che caratterizzano alcune delle sue opere non implicare mai l’abbandono del riferimento al presente e alle problematiche più attuali; in realtà l’identità di cui l’artista si fa carico non è soltanto un’identità individuale, ma collettiva.
E’ questo il caso di Qo akti?, la videoinstallazione presentata in Viafarini.
L’opera fa riferimento alla figura di Simone Weil, scrittrice e pensatrice francese mistica e rivoluzionaria che attraversa la propria epoca portandosi dentro una folgorante capacità di pensiero raggiunta attraverso una sofferenza autoinflitta e un annullamento di sé e delle proprie esigenze, fino alla morte per estenuazione avvenuta nel 1943, a 34 anni. Fa inoltre riferimento a una scenografia di Liliana Cavani per un film mai realizzato su Simone Weil.
Mathilde ter Heijne realizza alcune immagini video riguardanti momenti e attività diversi della vita di Simone Weil (insegnare e scrivere; impegnarsi in lavoro fisico a costo di sottoporsi a sforzi al di sopra delle proprie possibilità; alimentarsi scarsamente; religiosità; capacità di comunicare e stare vicino a persone di ambienti diversi, lotta per gli ideali), e rivisita la trama del film facendola tradurre in un linguaggio artificiale chiamato Glosa, una vera e propria lingua, potenzialmente universale ed estremamente semplice, nata, nello stesso periodo in cui Weil era attiva, nell’ utopistico intento di portare conoscenza e illuminazione alle genti. Nelle immagini è possibile rintracciare una serie di riferimenti cinematografici. Nei momenti in cui le immagini si dissolvono, sugli schermi appare la traduzione dei testi. L’artista stessa impersona la figura di Simone Weil, rappresentando così, al contempo, la figura dell’artista per eccellenza: ossia la figura di colei nel cui lavoro confluiscono e si fondono stimoli diversi, e di colei che, nel ruolo di artista, vorrebbe influire sulla realtà.
Mathilde ter Heijne analizza, evitando ogni sentimentalismo, temi legati a identità, a sensibilità e a stati psicologi “border line”, a una percezione di sé tale da generare situazioni irrisolvibili e conflitti interiori capaci di condurre a comportamenti estremi; in particolare in diversi lavori l’artista ha affrontato il tema del sacrificio e dell’autosacrificio femminile, contribuendo a rintracciare una vera e propria tradizione in questo senso. La sua opera si rifà, in molti casi, a biografie femminili; le figure che compaiono nelle opere sono rappresentate dall’artista stessa e/o da un suo doppio.
La ricerca documentaria, antropologica, sociologica e la prospettiva storica che caratterizzano alcune delle sue opere non implicare mai l’abbandono del riferimento al presente e alle problematiche più attuali; in realtà l’identità di cui l’artista si fa carico non è soltanto un’identità individuale, ma collettiva.
E’ questo il caso di Qo akti?, la videoinstallazione presentata in Viafarini.
L’opera fa riferimento alla figura di Simone Weil, scrittrice e pensatrice francese mistica e rivoluzionaria che attraversa la propria epoca portandosi dentro una folgorante capacità di pensiero raggiunta attraverso una sofferenza autoinflitta e un annullamento di sé e delle proprie esigenze, fino alla morte per estenuazione avvenuta nel 1943, a 34 anni. Fa inoltre riferimento a una scenografia di Liliana Cavani per un film mai realizzato su Simone Weil.
Mathilde ter Heijne realizza alcune immagini video riguardanti momenti e attività diversi della vita di Simone Weil (insegnare e scrivere; impegnarsi in lavoro fisico a costo di sottoporsi a sforzi al di sopra delle proprie possibilità; alimentarsi scarsamente; religiosità; capacità di comunicare e stare vicino a persone di ambienti diversi, lotta per gli ideali), e rivisita la trama del film facendola tradurre in un linguaggio artificiale chiamato Glosa, una vera e propria lingua, potenzialmente universale ed estremamente semplice, nata, nello stesso periodo in cui Weil era attiva, nell’ utopistico intento di portare conoscenza e illuminazione alle genti. Nelle immagini è possibile rintracciare una serie di riferimenti cinematografici. Nei momenti in cui le immagini si dissolvono, sugli schermi appare la traduzione dei testi. L’artista stessa impersona la figura di Simone Weil, rappresentando così, al contempo, la figura dell’artista per eccellenza: ossia la figura di colei nel cui lavoro confluiscono e si fondono stimoli diversi, e di colei che, nel ruolo di artista, vorrebbe influire sulla realtà.
26
febbraio 2004
Mathilde ter Heijne – Qo akti?
Dal 26 febbraio al 19 marzo 2004
arte contemporanea
Location
VIR – VIAFARINI IN RESIDENCE
Milano, Via Carlo Farini, 35, (Milano)
Milano, Via Carlo Farini, 35, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato ore 15-19
Vernissage
26 Febbraio 2004, ore 18