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Matia Chincarini – 8+2+6
3 lavori che rappresentano la ricerca dell’artista degli ultimi anni per segnare i passi che l’hanno portato al lavoro attuale. Il titolo è elencativo di un numero di opere che segnano tappe differenti, ma che seguono la stessa linea concettuale.
Comunicato stampa
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La Galleria d'arte DORO presenta nel suo spazio espositivo il percorso artistico di Matia Chincarini che va dal 2004 al 2008.
3 lavori che rappresentano la ricerca dell'artista degli ultimi anni per segnare i passi che l'hanno portato al lavoro attuale.
Il titolo è elencativo di un numero di opere che segnano tappe differenti, ma che seguono la stessa linea concettuale.
(8) Sacchi alchemici: il corpo e la sua dimensione simbolica. Sono corpi nudi sottratti all’effimero del contemporaneo
e proposti come fonti di coscienza. Una stella collocata vicino al cuore o alla gola, sulla fronte, ci comunica
immediatamente l’apertura simbolica al mondo di quel corpo. Non vittime della storia ma forze di consapevolezza.
Sono pellegrini erranti, corpi che si muovono nel mondo ognuno con un proprio sacco. Nella psicanalisi questo simboleggia
l’inconscio, il luogo nel quale rinchiudiamo i nostri dolori, e che, a seconda della pesantezza, ci permette o meno una certa
mobilità nella vita. I sacchi di Matia sono sacchi alchemici, dei calderoni, crogiuoli per la trasformazione nella dualistica
presenza dell’oro o dell’argento, di sole e luna. Ogni corpo si trova costretto a pose scultoree di adattamento a questi destini
esistenziali indotti da processi alchemici.
Il fiore ricamato presente sulle stoffe proviene da un tatuaggio sul corpo dell’artista.
(2) Divine: La voce della Callas eleva lo spirito.
I mezzi del video e del ricamo, in dialogo tra loro, incarnano la pittura in questo e nel successivo lavoro.
Un gesto rituale che accompagna la crescita spirituale. Un gesto inutile quanto prezioso. Chi non ha mai passato
il tempo a compiere gesti ripetitivi e catartici?
Il movimento senza senso attraverso la sua plasticità spettrale toglie il tempo. Il suo preziosismo lo rende lirico.
Il ricamo e la seta, mascherandosi da pittura, cristallizzano il momento metafisico.
(6) Notre Dame des Fleurs: Trae ispirazione dall’opera omonima dello scrittore J. Genet. I personaggi del suo libro sono assassini che come tali vengono santificati. Egli li purifica attraverso una visione, nella quale vede uscire fiori e ricami dai loro corpi.
Un video mostra un corpo che si trasforma ingerendo un fiore rosso ed espellendolo bianco.
In un quadro troviamo il disegno di un teschio di Leonardo stampato manualmente con un processo di transfert su seta indiana preziosamente decorata.
In altri quadri i volti degli indios, incontrati da Strauss nei suoi viaggi più umani che antropologici. Ultimi primitivi che per
identificarsi si dipingono il corpo. Pittura come segno che l’artista trasforma in altra materia simbolica.
3 lavori che rappresentano la ricerca dell'artista degli ultimi anni per segnare i passi che l'hanno portato al lavoro attuale.
Il titolo è elencativo di un numero di opere che segnano tappe differenti, ma che seguono la stessa linea concettuale.
(8) Sacchi alchemici: il corpo e la sua dimensione simbolica. Sono corpi nudi sottratti all’effimero del contemporaneo
e proposti come fonti di coscienza. Una stella collocata vicino al cuore o alla gola, sulla fronte, ci comunica
immediatamente l’apertura simbolica al mondo di quel corpo. Non vittime della storia ma forze di consapevolezza.
Sono pellegrini erranti, corpi che si muovono nel mondo ognuno con un proprio sacco. Nella psicanalisi questo simboleggia
l’inconscio, il luogo nel quale rinchiudiamo i nostri dolori, e che, a seconda della pesantezza, ci permette o meno una certa
mobilità nella vita. I sacchi di Matia sono sacchi alchemici, dei calderoni, crogiuoli per la trasformazione nella dualistica
presenza dell’oro o dell’argento, di sole e luna. Ogni corpo si trova costretto a pose scultoree di adattamento a questi destini
esistenziali indotti da processi alchemici.
Il fiore ricamato presente sulle stoffe proviene da un tatuaggio sul corpo dell’artista.
(2) Divine: La voce della Callas eleva lo spirito.
I mezzi del video e del ricamo, in dialogo tra loro, incarnano la pittura in questo e nel successivo lavoro.
Un gesto rituale che accompagna la crescita spirituale. Un gesto inutile quanto prezioso. Chi non ha mai passato
il tempo a compiere gesti ripetitivi e catartici?
Il movimento senza senso attraverso la sua plasticità spettrale toglie il tempo. Il suo preziosismo lo rende lirico.
Il ricamo e la seta, mascherandosi da pittura, cristallizzano il momento metafisico.
(6) Notre Dame des Fleurs: Trae ispirazione dall’opera omonima dello scrittore J. Genet. I personaggi del suo libro sono assassini che come tali vengono santificati. Egli li purifica attraverso una visione, nella quale vede uscire fiori e ricami dai loro corpi.
Un video mostra un corpo che si trasforma ingerendo un fiore rosso ed espellendolo bianco.
In un quadro troviamo il disegno di un teschio di Leonardo stampato manualmente con un processo di transfert su seta indiana preziosamente decorata.
In altri quadri i volti degli indios, incontrati da Strauss nei suoi viaggi più umani che antropologici. Ultimi primitivi che per
identificarsi si dipingono il corpo. Pittura come segno che l’artista trasforma in altra materia simbolica.
03
marzo 2009
Matia Chincarini – 8+2+6
Dal 03 al 25 marzo 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE DORO
Verona, Via Don Enrico Tazzoli, 6/b, (Verona)
Verona, Via Don Enrico Tazzoli, 6/b, (Verona)
Orario di apertura
Dal martedì al sabato dalle 15 alle 19 (in altri orari su appuntamento)
Vernissage
6 Marzo 2009, ore 18
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