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Matjaž Prešeren – Storie veneziane
Tanto le sue fotografie industriali risultano assemblate con meticolosità, così queste del fare ricerca sono imprevedibili, disimpegnate, in una parola, assurde nella loro non-intenzionalità
Comunicato stampa
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Matjaž Prešeren è un fotografo sloveno che trova gradevole continuare a scattare, oltre che per lavoro, per diletto, per piacere suo e dei suoi amici. Tanto le sue fotografie industriali risultano assemblate con meticolosità, così queste del fare ricerca sono imprevedibili, disimpegnate, in una parola, assurde nella loro non-intenzionalità.
Nel suo operato ci sono linee semantiche che si intrecciano in spirali morbide ed evanescenti, oniriche e trasognate, viste sempre come attraverso uno specchio.
Egli è, potremmo dire, un favolista che sa molto bene descrivere sulla carta sensibile un racconto assemblato con un gioco inesauribile di creatività e invenzione.
Le sue scene sono realizzate in un bianco e nero rigorosissimo con una scelta di una luce tagliente, di sapore nordico. Ci restituiscono immagini caratterizzate da un forte controllo compositivo e formale, attraversate da interessanti suggestioni metafisiche.
Quando è il paesaggio ad essere il soggetto della ripresa, i personaggi che ne fanno parte sono in posizioni ed atteggiamenti da colti sul fatto, diventando, a loro insaputa, gli attori di una commedia incompiuta, il cui tema incoerente è il pretesto.
Se poi si aggiunge al disimpegno dello scatto il magistrale ritocco, con il programma applicativo foto-grafico, il risultato che ne deriva è facilmente immaginabile: fotografie scherzose, sorprendenti, accattivanti, dove la banalità del quotidiano viene riscattato da un forte senso di ironia e humor.
Una ragazza che cammina tra le umide calli veneziane; due giovani, riprese di fronte, sotto un porticato che si affaccia nel penetrante mare istriano; un sinuoso corpo visto dì spalle così da scoprire un sedere appoggiato su una umile sedia rinvenuta nelle colline del Goriziano.
Anche i nudi sono storia nella storia: studi attenti sulla forma e sul rapporto fra corpo e ambiente. Figure di donne convenzionalmente belle, dagli sguardi dolci inquietanti o ammiccanti. Sfuggenti e solitari.
Esse erano là? A noi non è dato di sapere ma, a queste condizioni. di certo la fotografia si avvicina parecchio al linguaggio della pittura in quanto non è la trascrizione della realtà ma un mezzo per creare delle immagini un po’ surrealistiche, vagamente stravaganti, in ogni caso dense di una rifinitura poetica.
Qui si lavora con la spiritualità (dell’arte) irrazionale che rende le cose leggere e trasparenti. I luoghi magici dialogano con le emozioni dell’eros; le atmosfere angeliche non entrano in antitesi con alcuni particolari di taglio feticistico; la peculiare natura del territorio non rifiuta a priori alcune alterazioni rese possibili grazie a un sapiente utilizzo del software adeguato. Tutte queste affascinanti sollecitazioni ci inducono al preambolo di qualcosa che si disporrà nella messa in scena in una modalità distesa tra il gioioso, il sorprendente e -perché no- l’eccitante.
Prešeren ci indica un possibile universo da percorrere mentalmente: quello descritto dalla geometria, dalla linearità, dallo stile, dalla purezza del segno, oltre il quale c’è solo confusione.
Tutto è confezionato in una continua invenzione visiva: ogni vista serve da base stilistica per quello che seguirà. L’immagine si fa dialogo. Deve essere tale. Se no è la fine.
Alessio Curto
Nel suo operato ci sono linee semantiche che si intrecciano in spirali morbide ed evanescenti, oniriche e trasognate, viste sempre come attraverso uno specchio.
Egli è, potremmo dire, un favolista che sa molto bene descrivere sulla carta sensibile un racconto assemblato con un gioco inesauribile di creatività e invenzione.
Le sue scene sono realizzate in un bianco e nero rigorosissimo con una scelta di una luce tagliente, di sapore nordico. Ci restituiscono immagini caratterizzate da un forte controllo compositivo e formale, attraversate da interessanti suggestioni metafisiche.
Quando è il paesaggio ad essere il soggetto della ripresa, i personaggi che ne fanno parte sono in posizioni ed atteggiamenti da colti sul fatto, diventando, a loro insaputa, gli attori di una commedia incompiuta, il cui tema incoerente è il pretesto.
Se poi si aggiunge al disimpegno dello scatto il magistrale ritocco, con il programma applicativo foto-grafico, il risultato che ne deriva è facilmente immaginabile: fotografie scherzose, sorprendenti, accattivanti, dove la banalità del quotidiano viene riscattato da un forte senso di ironia e humor.
Una ragazza che cammina tra le umide calli veneziane; due giovani, riprese di fronte, sotto un porticato che si affaccia nel penetrante mare istriano; un sinuoso corpo visto dì spalle così da scoprire un sedere appoggiato su una umile sedia rinvenuta nelle colline del Goriziano.
Anche i nudi sono storia nella storia: studi attenti sulla forma e sul rapporto fra corpo e ambiente. Figure di donne convenzionalmente belle, dagli sguardi dolci inquietanti o ammiccanti. Sfuggenti e solitari.
Esse erano là? A noi non è dato di sapere ma, a queste condizioni. di certo la fotografia si avvicina parecchio al linguaggio della pittura in quanto non è la trascrizione della realtà ma un mezzo per creare delle immagini un po’ surrealistiche, vagamente stravaganti, in ogni caso dense di una rifinitura poetica.
Qui si lavora con la spiritualità (dell’arte) irrazionale che rende le cose leggere e trasparenti. I luoghi magici dialogano con le emozioni dell’eros; le atmosfere angeliche non entrano in antitesi con alcuni particolari di taglio feticistico; la peculiare natura del territorio non rifiuta a priori alcune alterazioni rese possibili grazie a un sapiente utilizzo del software adeguato. Tutte queste affascinanti sollecitazioni ci inducono al preambolo di qualcosa che si disporrà nella messa in scena in una modalità distesa tra il gioioso, il sorprendente e -perché no- l’eccitante.
Prešeren ci indica un possibile universo da percorrere mentalmente: quello descritto dalla geometria, dalla linearità, dallo stile, dalla purezza del segno, oltre il quale c’è solo confusione.
Tutto è confezionato in una continua invenzione visiva: ogni vista serve da base stilistica per quello che seguirà. L’immagine si fa dialogo. Deve essere tale. Se no è la fine.
Alessio Curto
05
novembre 2008
Matjaž Prešeren – Storie veneziane
Dal 05 al 19 novembre 2008
fotografia
Location
MARTINARTE
Torino, Corso Siracusa, 24a, (Torino)
Torino, Corso Siracusa, 24a, (Torino)
Orario di apertura
lun 15.30–19.30, mar-giov 10–12.30 / 15.30-22, mer-ven 10–12.30 / 15.30–19.30
Vernissage
5 Novembre 2008, ore 18.30
Sito web
www.matjaz-preseren.com
Autore