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Mats Bergquist – Una saga rivelatrice tra Oriente ed Occidente
Una pratica antica e intensamente ascetica distingue il lavoro dell’artista svedese (1960, Stoccolma), con riferimenti espliciti alla cultura di paesi lontani, tra i quali Russia e Cina. Le opere in mostra sono icone contemporanee dalla rappresentazione visiva rarefatta alle estreme conseguenze.
Comunicato stampa
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La mostra “Mats Bergquist. Una saga rivelatrice tra Oriente e Occidente” inaugura la stagione espositiva alla Galleria Antonella Cattani contemporary art.
Una pratica antica e intensamente ascetica distingue il lavoro dell’artista svedese (1960, Stoccolma), con riferimenti espliciti alla cultura di paesi lontani, tra i quali Russia e Cina, dove Bergquist è cresciuto e ha trascorso gran parte della sua gioventù.
La fascinazione per le icone e per la loro storia religiosa e politica così contrastata, gli studi di Zen giapponese intrapresi con rigore e convinzione, seguiti alla frequentazione della Scuola d’Arte in Svezia e dell’Atelier 17 di Hayter a Parigi hanno portato alla creazione di una sua poetica personalissima.
Per Mats Bergquist, che intende la realizzazione di un’opera come un esercizio, una pratica che gli fa percepire quanto sia necessaria l’armonia tra intuizione e creazione, è fondamentale la tecnica artistica alla quale affida il compito di fare da ponte tra i materiali e l’idea stessa.
Le opere in mostra sono icone contemporanee dalla rappresentazione visiva rarefatta alle estreme conseguenze. Delle icone e della loro valenza spirituale rimane il procedimento realizzativo; una pratica sensibile, quella di Bergquist, che prevede supporti in legni pregiati come il pero o il ciliegio, fissati con incastri a coda di rondine senza l’ausilio di chiodi o collanti chimici, secondo i metodi delle tavole medievali, rivestiti poi in tela di lino belga e impregnati di gesso e pigmenti. Le superfici lignee sono infine trattate a mano, sottoposte a un durissimo labor limae per essere domate in forme lievemente concave o convesse, fino alla creazione di una superficie bianca e opaca, a cui l’artista dà vita attraverso l’applicazione di tempera ad encausto.
L’artista genera così un’immagine di intrinseca potenza visiva, tra riferimenti alla filosofia occidentale e orientale e un senso dell’organizzazione spaziale nella quale è possibile leggere la sedimentazione di innumerevoli significati di respiro universale.
In una continua dialettica fra tecniche arcaiche e forme contemporanee l’aniconicità è quasi assoluta; la superficie aggettante o lievemente incavata del supporto conferisce un’anima più vibratile al monocromo assoluto che, come nella tradizione delle icone, sembra serbare la promessa di una rivelazione, accessibile ad ogni sguardo libero e contemplativo.
Una pratica antica e intensamente ascetica distingue il lavoro dell’artista svedese (1960, Stoccolma), con riferimenti espliciti alla cultura di paesi lontani, tra i quali Russia e Cina, dove Bergquist è cresciuto e ha trascorso gran parte della sua gioventù.
La fascinazione per le icone e per la loro storia religiosa e politica così contrastata, gli studi di Zen giapponese intrapresi con rigore e convinzione, seguiti alla frequentazione della Scuola d’Arte in Svezia e dell’Atelier 17 di Hayter a Parigi hanno portato alla creazione di una sua poetica personalissima.
Per Mats Bergquist, che intende la realizzazione di un’opera come un esercizio, una pratica che gli fa percepire quanto sia necessaria l’armonia tra intuizione e creazione, è fondamentale la tecnica artistica alla quale affida il compito di fare da ponte tra i materiali e l’idea stessa.
Le opere in mostra sono icone contemporanee dalla rappresentazione visiva rarefatta alle estreme conseguenze. Delle icone e della loro valenza spirituale rimane il procedimento realizzativo; una pratica sensibile, quella di Bergquist, che prevede supporti in legni pregiati come il pero o il ciliegio, fissati con incastri a coda di rondine senza l’ausilio di chiodi o collanti chimici, secondo i metodi delle tavole medievali, rivestiti poi in tela di lino belga e impregnati di gesso e pigmenti. Le superfici lignee sono infine trattate a mano, sottoposte a un durissimo labor limae per essere domate in forme lievemente concave o convesse, fino alla creazione di una superficie bianca e opaca, a cui l’artista dà vita attraverso l’applicazione di tempera ad encausto.
L’artista genera così un’immagine di intrinseca potenza visiva, tra riferimenti alla filosofia occidentale e orientale e un senso dell’organizzazione spaziale nella quale è possibile leggere la sedimentazione di innumerevoli significati di respiro universale.
In una continua dialettica fra tecniche arcaiche e forme contemporanee l’aniconicità è quasi assoluta; la superficie aggettante o lievemente incavata del supporto conferisce un’anima più vibratile al monocromo assoluto che, come nella tradizione delle icone, sembra serbare la promessa di una rivelazione, accessibile ad ogni sguardo libero e contemplativo.
23
settembre 2022
Mats Bergquist – Una saga rivelatrice tra Oriente ed Occidente
Dal 23 settembre al 15 novembre 2022
arte contemporanea
Location
ANTONELLA CATTANI CONTEMPORARY ART
Bolzano, Rosengartenstrasse, 1a, (Bolzano)
Bolzano, Rosengartenstrasse, 1a, (Bolzano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 10 - 12 e 15.30 - 19
sabato 10-12
Vernissage
23 Settembre 2022, 18:00 - 20:30
Sito web
Ufficio stampa
Antonella Cattani Contemporary Art
Autore