Stefano Spera attraverso arditi scorci, enfatizzati dalle inconsuete forme delle sue tavole, propone visioni architettoniche talvolta trasfigurate con l'inserimento di immagini di un passato più o meno remoto, esito di una ricerca storica sulla trasformazione urbana della sua città natale. Immagini e luoghi conosciuti e familiari, ma che esibiscono scostamenti dal reale, citazioni e presenze spiazzanti: una rappresentazione che appare verosimile ma è , al contrario, una creazione mentale. Matteo Antonini è più esplicito nelle sue tele: il virtuale, il fantastico, o talvolta il soggetto spurio balzano immediatamente alla vista. Le immagini sono costruite attraverso una visione artificiale, onirica, un universo linguistico ove l'elemento simbolico e quello formale si condensano nell'intento di sviluppare una nuova e differente interpretazione del reale o all'opposto una diversa rappresentazione del virtuale.Dipinti che sembrano contraddire la propria verità, quasi un ibrido, ove l'immagine sembra rimanere aperta, sospesa, come in una fiaba non conclusa.