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Matteo Cassetta – Il sacrificio di Isacco
Giunta alla sua sedicesima mostra, la casa di Silvia Sfrecola Romani, immersa nel cuore della campagna romana, riapre le porte per un appuntamento all’insegna di arte e convivialità
Comunicato stampa
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Giunta alla sua sedicesima mostra, la casa di Silvia Sfrecola Romani, immersa nel cuore della campagna romana, riapre le porte per un appuntamento all’insegna di arte e convivialità. Come sempre di domenica, in un’atmosfera informale ed amichevole, sorseggiando un buon vino, saranno presentate le opere di Matteo Cassetta, giovane artista di Collegno alla sua prima personale.
Per mettere alla prova Abramo, Dio gli ordinò di offrirgli il proprio figlio Isacco. Costruito un altare, Abramo vi legò il figlio, prese un coltello e lo sollevò su di lui. Ma l’angelo del Signore frenò la sua mano dicendo: “Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato il tuo figlio, il tuo unico figlio”.
Matteo Cassetta, fino a pochi anni fa, dipingeva come si deve, serenamente, per hobby e per passione, Ma la passione, la sua passione personale ed umana, fatta di sofferenza, dolore, angoscia, sarebbe arrivata di lì a poco. Una malattia, inaspettata, crudele, brutale, avrebbe radicalmente cambiato la sua vita. Oggi Matteo può dire di aver vinto la sua battaglia, ma ne è uscito completamente trasformato, come spesso accade in questi casi. Anche la sua pittura è cambiata: di quei giorni, di quei mesi porta tuttora le ferite non ancora rimarginate, le cicatrici ancora fresche, il senso di impotenza ma anche la voglia di ricominciare con una carica ed un’energia prima sconosciute. Matteo, come Isacco, è stato sottratto al suo destino diventando testimone fiero e orgoglioso della propria vicenda personale. La sua pittura ora parla una lingua nuova e racconta la storia di una vita messa a dura prova dalla sofferenza, prostrata dalla malattia, portata senza vergogna né umiliazione ma con la dignità di chi ha il coraggio, nonostante tutto, di guardare negli occhi il proprio destino. Occhi di sfida, non di accettazione, quelli di Matteo: nei suoi irriconoscibili autoritratti risalenti a quel periodo, il volto è una maschera inespressiva, lo sguardo è perso nel vuoto, la bocca serrata, di chi ha deciso di tacere per far parlare il corpo, eloquentemente segnato, provato ma non piegato. Anche la scelta del tema dei tori non è casuale: Matteo li ritrae nell’arena, l’altare cui sono stati o saranno tristemente sacrificati, salvo rare eccezioni, ma anche apparentemente liberi all’aperto, tragicamente soli, come Cristo sul Golgota, in attesa e perfino in accettazione del loro destino. Ed è a Cristo, la cui passione Matteo ora sente più vicina così dolorosamente umana, che il giovane artista dedica il suo ciclo più drammatico: sono immagini crude, feroci, spesso difficili da guardare, in cui senza nessuna concessione alla ‘buona forma’, senza alcuno sconto all’atrocità, il volto del figlio di Dio, ferito, insanguinato, tormentato, dolente, trasfigurato, è l’unico, incontrastato, assoluto protagonista.
silvia sfrecola romani
Per mettere alla prova Abramo, Dio gli ordinò di offrirgli il proprio figlio Isacco. Costruito un altare, Abramo vi legò il figlio, prese un coltello e lo sollevò su di lui. Ma l’angelo del Signore frenò la sua mano dicendo: “Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato il tuo figlio, il tuo unico figlio”.
Matteo Cassetta, fino a pochi anni fa, dipingeva come si deve, serenamente, per hobby e per passione, Ma la passione, la sua passione personale ed umana, fatta di sofferenza, dolore, angoscia, sarebbe arrivata di lì a poco. Una malattia, inaspettata, crudele, brutale, avrebbe radicalmente cambiato la sua vita. Oggi Matteo può dire di aver vinto la sua battaglia, ma ne è uscito completamente trasformato, come spesso accade in questi casi. Anche la sua pittura è cambiata: di quei giorni, di quei mesi porta tuttora le ferite non ancora rimarginate, le cicatrici ancora fresche, il senso di impotenza ma anche la voglia di ricominciare con una carica ed un’energia prima sconosciute. Matteo, come Isacco, è stato sottratto al suo destino diventando testimone fiero e orgoglioso della propria vicenda personale. La sua pittura ora parla una lingua nuova e racconta la storia di una vita messa a dura prova dalla sofferenza, prostrata dalla malattia, portata senza vergogna né umiliazione ma con la dignità di chi ha il coraggio, nonostante tutto, di guardare negli occhi il proprio destino. Occhi di sfida, non di accettazione, quelli di Matteo: nei suoi irriconoscibili autoritratti risalenti a quel periodo, il volto è una maschera inespressiva, lo sguardo è perso nel vuoto, la bocca serrata, di chi ha deciso di tacere per far parlare il corpo, eloquentemente segnato, provato ma non piegato. Anche la scelta del tema dei tori non è casuale: Matteo li ritrae nell’arena, l’altare cui sono stati o saranno tristemente sacrificati, salvo rare eccezioni, ma anche apparentemente liberi all’aperto, tragicamente soli, come Cristo sul Golgota, in attesa e perfino in accettazione del loro destino. Ed è a Cristo, la cui passione Matteo ora sente più vicina così dolorosamente umana, che il giovane artista dedica il suo ciclo più drammatico: sono immagini crude, feroci, spesso difficili da guardare, in cui senza nessuna concessione alla ‘buona forma’, senza alcuno sconto all’atrocità, il volto del figlio di Dio, ferito, insanguinato, tormentato, dolente, trasfigurato, è l’unico, incontrastato, assoluto protagonista.
silvia sfrecola romani
20
marzo 2005
Matteo Cassetta – Il sacrificio di Isacco
Dal 20 marzo al 24 aprile 2005
arte contemporanea
Location
LA CASA DEL CRITICO
Velletri, Via Ceppeta Superiore, 9, (Roma)
Velletri, Via Ceppeta Superiore, 9, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni su appuntamento
Vernissage
20 Marzo 2005, ore 18,30
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