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Matteo Maggio – Corpo del suono
L’idea nasce dalla ricerca personale dell’artista di mettere in relazione l’uomo con l’ambiente e il mondo che lo circonda – scrive Federica Pace – riuscire a farlo dialogare con l’architettura, con le linee che creano lo spazio attraverso un percorso musicale, materiale e spirituale che riconduce ad “un’opera d’arte totale”.
Comunicato stampa
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L’installazione Corpo del suono dell’artista grossetano Matteo Maggio è il primo appuntamento del nuovo ciclo della rassegna SANGALGANOSQUARE, curata dal Prof. Massimo Bignardi, organizzata dalla Cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea del corso di Laurea Specialistica in Storia dell’Arte, sostenuta dal Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, il Prof. Roberto Venuti e patrocinata dal Comune di Siena nell’ambito del programma promosso dall’Assessore alla Cultura Prof. Marcello Flores d’Arcais. Il chiostro di San Galgano, con l’istallazione Corpo del Suono vivrà una nuova dimensione in cui lo spettatore è chiamato a calarsi.
L’idea nasce dalla ricerca personale dell’artista di mettere in relazione l’uomo con l’ambiente e il mondo che lo circonda – scrive Federica Pace – riuscire a farlo dialogare con l’architettura, con le linee che creano lo spazio attraverso un percorso musicale, materiale e spirituale che riconduce ad “un’opera d’arte totale”.
A catturare l’occhio del pubblico è la figura del jazz-man posta al centro della scena che con la sua presenza evocativa ci trasporta in un luogo altro dove la storia del chiostro e quella del musicista si incontrano. Gli schiavi neri, deportati dall'Africa dal 1500 al 1865, vennero in contatto con gli europei giunti a colonizzare le Americhe. Dall'incrocio di forze sotterranee di un popolo considerato istintivo, come gli africani, con l'idealismo occidentale, nato dalla Grecia classica e dal mondo germanico, fiorì una nuova forma culturale basata sulla creatività e istintività conviviale e sull'improvvisazione, vocale e strumentale. In un dialetto africano, infatti, la parola “jasi” significa “vivere ad un ritmo accelerato”. In linea di principio, nel Jazz la figura del creatore della musica e quella del suo esecutore si fondono e si identificano nella figura del solista che improvvisa. Come l’artista, attraverso la percezione della realtà, ricerca una costruzione formale adeguata al proprio suono interiore, così il jazz-man improvvisa la sua musica che nasce direttamente dall’anima e prende forma, divenendo costruzione di un pensiero e ‘corpo del suono’. Per Kandinskij la musica è l’arte per eccellenza che ha saputo portare ad espressione il proprio contenuto interiore, un’arte puramente spirituale: «risulta che la migliore insegnante sia la musica, l’arte che non si è dedicata alla riproduzione dei fenomeni naturali, ma alla espressione dell’animo dell’artista e alla creazione di una vita autonoma attraverso i suoni musicali». Questa risonanza spirituale, questa necessità interiore sono il principio fondamentale di ogni lavoro creativo. Mentre il pittore deve tendere a stabilire un contatto efficace con l’anima umana attraverso il colore, nello spazio del chiostro sarà la musica, ideata dal compositore Simone Maggio, a trasportare lo spettatore in un’atmosfera coinvolgente e visionaria, dove l’esperienza interiore di ciascuno si incontrerà con la storia radicata del luogo. Il jazz-man immerso nei suoi ricordi e nelle sue emozioni darà corpo alla musica che prenderà la forma di un cubo, poliedro regolare, che Platone associa alla Terra “perché è la più immobile e dei corpi la più plasmabile”. In questo modo lo spazio sarà invaso da solidi sospesi nell’aria che rappresentano al tempo stesso il corpo e lo spirito della musica.
L’installazione di Matteo Maggio plasma lo spazio e conduce ad una nuova dimensione, un nuovo grado di libertà interiore dove il tempo è scandito dal suono, una dimensione immediatamente successiva alle tre dello spazio reale. (Federica Pace)
La mostra resterà aperta fino al 23 Ottobre 2010.
Matteo Maggio nasce a Grosseto nel 1983. Nel 2002 si diploma al Liceo Artistico di Grosseto e successivamente, all’Accademia di Belle Arti di Carrara, frequenta i corsi di scultura del marmo con il professor Piergiorgio Balocchi e nel 2006 si laurea con lode. Dal 2004 inizia a partecipare ed esporre a numerose manifestazioni e concorsi in Italia, aggiudicandosi importanti riconoscimenti e premi. Nel settembre 2008 tiene la mostra personale dal titolo Intuizioni nella Galleria Eventi di Grosseto. Nel marzo 2009 vince il concorso di idee promosso dal centro di promozione per la salute “Franco Basaglia” di Arezzo, realizzando il monumento dedicato alle vittime del manicomio. A febbraio del 2010 realizza la scultura Maternità presso la scuola elementare Via Mascagni a Grosseto. Attualmente lavora tra Carrara e Grosseto.
Coordinamento organizzativo:
Irene Biolchini, Cristiana Ferrario, Claudia Gennari, Silvia Giannassi, Sara Manetti, Luca Mansueto, Martina Marolda, Federica Marras, Claudia Mennillo, Ardesia Ognibene, Serena Pacchiani, Federica Pace, Elisa Pacini, Annamaria Restieri, Irene Sbrilli.
L’idea nasce dalla ricerca personale dell’artista di mettere in relazione l’uomo con l’ambiente e il mondo che lo circonda – scrive Federica Pace – riuscire a farlo dialogare con l’architettura, con le linee che creano lo spazio attraverso un percorso musicale, materiale e spirituale che riconduce ad “un’opera d’arte totale”.
A catturare l’occhio del pubblico è la figura del jazz-man posta al centro della scena che con la sua presenza evocativa ci trasporta in un luogo altro dove la storia del chiostro e quella del musicista si incontrano. Gli schiavi neri, deportati dall'Africa dal 1500 al 1865, vennero in contatto con gli europei giunti a colonizzare le Americhe. Dall'incrocio di forze sotterranee di un popolo considerato istintivo, come gli africani, con l'idealismo occidentale, nato dalla Grecia classica e dal mondo germanico, fiorì una nuova forma culturale basata sulla creatività e istintività conviviale e sull'improvvisazione, vocale e strumentale. In un dialetto africano, infatti, la parola “jasi” significa “vivere ad un ritmo accelerato”. In linea di principio, nel Jazz la figura del creatore della musica e quella del suo esecutore si fondono e si identificano nella figura del solista che improvvisa. Come l’artista, attraverso la percezione della realtà, ricerca una costruzione formale adeguata al proprio suono interiore, così il jazz-man improvvisa la sua musica che nasce direttamente dall’anima e prende forma, divenendo costruzione di un pensiero e ‘corpo del suono’. Per Kandinskij la musica è l’arte per eccellenza che ha saputo portare ad espressione il proprio contenuto interiore, un’arte puramente spirituale: «risulta che la migliore insegnante sia la musica, l’arte che non si è dedicata alla riproduzione dei fenomeni naturali, ma alla espressione dell’animo dell’artista e alla creazione di una vita autonoma attraverso i suoni musicali». Questa risonanza spirituale, questa necessità interiore sono il principio fondamentale di ogni lavoro creativo. Mentre il pittore deve tendere a stabilire un contatto efficace con l’anima umana attraverso il colore, nello spazio del chiostro sarà la musica, ideata dal compositore Simone Maggio, a trasportare lo spettatore in un’atmosfera coinvolgente e visionaria, dove l’esperienza interiore di ciascuno si incontrerà con la storia radicata del luogo. Il jazz-man immerso nei suoi ricordi e nelle sue emozioni darà corpo alla musica che prenderà la forma di un cubo, poliedro regolare, che Platone associa alla Terra “perché è la più immobile e dei corpi la più plasmabile”. In questo modo lo spazio sarà invaso da solidi sospesi nell’aria che rappresentano al tempo stesso il corpo e lo spirito della musica.
L’installazione di Matteo Maggio plasma lo spazio e conduce ad una nuova dimensione, un nuovo grado di libertà interiore dove il tempo è scandito dal suono, una dimensione immediatamente successiva alle tre dello spazio reale. (Federica Pace)
La mostra resterà aperta fino al 23 Ottobre 2010.
Matteo Maggio nasce a Grosseto nel 1983. Nel 2002 si diploma al Liceo Artistico di Grosseto e successivamente, all’Accademia di Belle Arti di Carrara, frequenta i corsi di scultura del marmo con il professor Piergiorgio Balocchi e nel 2006 si laurea con lode. Dal 2004 inizia a partecipare ed esporre a numerose manifestazioni e concorsi in Italia, aggiudicandosi importanti riconoscimenti e premi. Nel settembre 2008 tiene la mostra personale dal titolo Intuizioni nella Galleria Eventi di Grosseto. Nel marzo 2009 vince il concorso di idee promosso dal centro di promozione per la salute “Franco Basaglia” di Arezzo, realizzando il monumento dedicato alle vittime del manicomio. A febbraio del 2010 realizza la scultura Maternità presso la scuola elementare Via Mascagni a Grosseto. Attualmente lavora tra Carrara e Grosseto.
Coordinamento organizzativo:
Irene Biolchini, Cristiana Ferrario, Claudia Gennari, Silvia Giannassi, Sara Manetti, Luca Mansueto, Martina Marolda, Federica Marras, Claudia Mennillo, Ardesia Ognibene, Serena Pacchiani, Federica Pace, Elisa Pacini, Annamaria Restieri, Irene Sbrilli.
12
ottobre 2010
Matteo Maggio – Corpo del suono
Dal 12 al 23 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
PALAZZO DI SAN GALGANO – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI – FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA
Siena, Via Roma, 47, (Siena)
Siena, Via Roma, 47, (Siena)
Orario di apertura
orari della Facoltà
Vernissage
12 Ottobre 2010, ore 18.30
Autore
Curatore