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Matteo Manduzio – Angelica ineffabile armonia
Manduzio cerca di fondere insieme fisicità e spiritualità, mito e realtà, classicità e contemporaneità, sia nei simboli e nei contenuti che nei materiali e negli strumenti, usando sia i mezzi tradizionali, carte antiche, pittura e assemblaggi di oggetti, che le nuove tecnologie come il computer.
Comunicato stampa
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Manduzio cerca di fondere insieme fisicità e spiritualità, mito e realtà, classicità e contemporaneità, sia nei simboli e nei contenuti che nei materiali e negli strumenti, usando sia i mezzi tradizionali, carte antiche, pittura e assemblaggi di oggetti, che le nuove tecnologie come il computer. Come se volesse trovare il punto di incontro tra ragione e immaginazione, l’aldilà e la realtà che ci circonda. La mescolanza di elementi tanto diversi è un compito difficile, altrettanto lo è rendere chiaro il significato dell’opera per i continui riferimenti culturali ai miti, ai testi antichi e alla letteratura. Ma l’elemento colto, la citazione dotta sono sempre sottoposti a un processo di trasformazione, per cui rientrano pienamente nello stile inconfondibile dell’artista. ( Katia Ricci )
La carte di Matteo Manduzio sono costruite per dis-orientare. Il suo testo pittorico si presenta nello stesso tempo come spazio e come tempo, come quieta armonia di forme geometriche e preziosi cromatismi e come movimento. L’equilibrio della “misura” rinascimentale, che costituisce l’elemento di base, l’impianto del suo lavoro, è infatti quasi sempre rotto dall’irrompere di elementi che debordano lo spazio predefinito, lo attraversano, lo tagliano in due, vi si sovrappongono, vi si agganciano con fili di sonagliere, introducono precarietà e ammonimenti, rotture e cuciture, giudizi e saette, voli d’arcangeli e presenze terribili di mamozzi guardiani della soglia. La lettura dell’opera non può quindi prescindere dall’elemento temporale, dal percorso, perché non è possibile coglierla nell’immediatezza del colpo d’occhio. ( Gaetano Cristino )
Perché Manduzio è artista-collezionista-bibliofilo colto, che maneggia libri e carte, che non gli interessano solo per le informazioni che contengono, le conoscenze che incorporano in quanto supporti. Gli interessano tutte le informazioni che l’una e gli altri contengono, anche in quanto materie, oggetti e manufatti. Egli legge, studia e talora smonta quei supporti, quelle “macchine per scrivere e per leggere”. Quindi rimescola e riassembla tutte le informazioni, le nozioni, le parti - quelle materiali e quelle immateriali - e ne ricava nuovi sorprendenti oggetti artistici. Che appaiono come “semplici” meticolose e preziose impaginazioni e invece ribollono di sollecitazioni, di riferimenti simbolici e culturali, di metafore e allusioni a miti e storie lontane, a culture sepolte ma vive, a tecnologie fredde e presenti, che anima e contamina. Insomma, attraverso tutto quello che utilizza per citare finisce con l’eccitare: l’intelligenza e la curiosità, il sapere e l’immaginazione di ciascuno; gli occhi e il gusto per la visione, le visioni. (Guido Pensato)
Manduzio, scriptor incognitus. Del veleno di cui Jorge da Burgos cosparse le pagine del testo illeggibile (da non leggere) sulla vis comica è rimasta qualche traccia luminescente/dorata sulle carte. Antiche, artefatte, ingannevoli all’occhio e al tatto, vaiolose e rigurgitanti di lettere/forme, di testi a-narrativi; documenti monchi che evocano una cultura sapienziale alla quale si accede per gradi, salendo lentamente i gradini della sperimentazione alla ricerca del sé Un lavoro meditativo e meditato a lungo, lento, certosino (ma forse sarebbe meglio dire “benedettino”), in grado di salvare dall’oblio di certi secoli oscuri la cultura, ripiantandone i semi su nuovi terreni fertili concimati di sterco e d’oro, di carte e pergamene rinate a nuova esistenza, ripensate in una nuova funzione. (Francesco Picca)
Parole che incedono nell’aria fino a toccare l’invisibile e Manduzio suggella il tratto che il respiro dell’angelo gli suggerisce. Mescolanze di materia e anima , composizioni, venature di verde e blu, sprazzi di rosso, profili di donne, fertilità di nascita e morte. Eppure ciò che crea Manduzio sembra appartenere alla fluidità, alla leggerezza, sembra che la stessa composizione in pergamena da un momento all’altro possa svanire davanti agli occhi dell’osservatore e ciò sta a dimostrare che nulla è eterno. L’artista ci insegna la caducità delle cose. Egli come l’angelo è messaggero di preghiere e come un poeta-mistico scrive sulle sue opere strappando all’universo vocali, consonanti, linguaggi primordiali e arcaici in un rituale propiziatorio di solarità e positività. ( Rossana Tinelli)
La carte di Matteo Manduzio sono costruite per dis-orientare. Il suo testo pittorico si presenta nello stesso tempo come spazio e come tempo, come quieta armonia di forme geometriche e preziosi cromatismi e come movimento. L’equilibrio della “misura” rinascimentale, che costituisce l’elemento di base, l’impianto del suo lavoro, è infatti quasi sempre rotto dall’irrompere di elementi che debordano lo spazio predefinito, lo attraversano, lo tagliano in due, vi si sovrappongono, vi si agganciano con fili di sonagliere, introducono precarietà e ammonimenti, rotture e cuciture, giudizi e saette, voli d’arcangeli e presenze terribili di mamozzi guardiani della soglia. La lettura dell’opera non può quindi prescindere dall’elemento temporale, dal percorso, perché non è possibile coglierla nell’immediatezza del colpo d’occhio. ( Gaetano Cristino )
Perché Manduzio è artista-collezionista-bibliofilo colto, che maneggia libri e carte, che non gli interessano solo per le informazioni che contengono, le conoscenze che incorporano in quanto supporti. Gli interessano tutte le informazioni che l’una e gli altri contengono, anche in quanto materie, oggetti e manufatti. Egli legge, studia e talora smonta quei supporti, quelle “macchine per scrivere e per leggere”. Quindi rimescola e riassembla tutte le informazioni, le nozioni, le parti - quelle materiali e quelle immateriali - e ne ricava nuovi sorprendenti oggetti artistici. Che appaiono come “semplici” meticolose e preziose impaginazioni e invece ribollono di sollecitazioni, di riferimenti simbolici e culturali, di metafore e allusioni a miti e storie lontane, a culture sepolte ma vive, a tecnologie fredde e presenti, che anima e contamina. Insomma, attraverso tutto quello che utilizza per citare finisce con l’eccitare: l’intelligenza e la curiosità, il sapere e l’immaginazione di ciascuno; gli occhi e il gusto per la visione, le visioni. (Guido Pensato)
Manduzio, scriptor incognitus. Del veleno di cui Jorge da Burgos cosparse le pagine del testo illeggibile (da non leggere) sulla vis comica è rimasta qualche traccia luminescente/dorata sulle carte. Antiche, artefatte, ingannevoli all’occhio e al tatto, vaiolose e rigurgitanti di lettere/forme, di testi a-narrativi; documenti monchi che evocano una cultura sapienziale alla quale si accede per gradi, salendo lentamente i gradini della sperimentazione alla ricerca del sé Un lavoro meditativo e meditato a lungo, lento, certosino (ma forse sarebbe meglio dire “benedettino”), in grado di salvare dall’oblio di certi secoli oscuri la cultura, ripiantandone i semi su nuovi terreni fertili concimati di sterco e d’oro, di carte e pergamene rinate a nuova esistenza, ripensate in una nuova funzione. (Francesco Picca)
Parole che incedono nell’aria fino a toccare l’invisibile e Manduzio suggella il tratto che il respiro dell’angelo gli suggerisce. Mescolanze di materia e anima , composizioni, venature di verde e blu, sprazzi di rosso, profili di donne, fertilità di nascita e morte. Eppure ciò che crea Manduzio sembra appartenere alla fluidità, alla leggerezza, sembra che la stessa composizione in pergamena da un momento all’altro possa svanire davanti agli occhi dell’osservatore e ciò sta a dimostrare che nulla è eterno. L’artista ci insegna la caducità delle cose. Egli come l’angelo è messaggero di preghiere e come un poeta-mistico scrive sulle sue opere strappando all’universo vocali, consonanti, linguaggi primordiali e arcaici in un rituale propiziatorio di solarità e positività. ( Rossana Tinelli)
16
maggio 2009
Matteo Manduzio – Angelica ineffabile armonia
Dal 16 maggio al 03 giugno 2009
arte contemporanea
Location
LA MERLETTAIA
Foggia, Via Arpi, 79, (Foggia)
Foggia, Via Arpi, 79, (Foggia)
Orario di apertura
feriali: 18,00-20,30 festivi: 10,00- 12.30
Vernissage
16 Maggio 2009, ore 19
Autore
Curatore