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Matteo Massagrande – Dalla voce di una conchiglia
Massagrande dipinge le luci, i rumori, i sapori di ciò che lo circonda, di tutto ciò che può toccare, annusare, respirare, mettere in tasca, in testa, nel cuore. Non dipinge mai temi lontani dai suoi sensi e per lui nel mondo tutto è collegato: le luci, gli odori, i tempi. Li tiene con sé e dipingendo li ritrova in un quadro, e noi con lui
Comunicato stampa
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Massagrande dipinge le luci, i rumori, i sapori di ciò che lo circonda, di tutto ciò che può toccare,
annusare, respirare, mettere in tasca, in testa, nel cuore. Non dipinge mai temi lontani dai suoi sensi e per lui nel mondo tutto è collegato: le luci, gli odori, i tempi. Li tiene con sé e dipingendo li ritrova in un quadro, e noi con lui.
Abituato ad immagini che abbagliano e stordiscono, davanti alle opere di Massagrande l’osservatore si stupisce di provare quella sorta di commossa leggerezza che coglie quando si è a contatto con le stanze più intime di sé. Matteo Massagrande è in grado di trasfondere emozione pura nelle sue tele, che spaziano dal figurativo alla natura morta, al paesaggio. Matteo ha avuto la fortuna - o la condanna - di sentire sin da bambino il trascorrere del tempo, dei decenni: era palpabile sui muri, nelle pietre, nelle stanze delle case in cui ha trascorso la sua infanzia.
Un mondo caratterizzato dalle luci che vi penetravano e che le animavano, così come al
tempo era collegato anche il paesaggio circostante. Queste luci, questo saper stare solo
con se stesso in un ambiente che dialoga con lui, ha formato anche la sua personalità. Sono queste le stanze vuote e i paesaggi dei suoi quadri, insieme alle altre case della sua vita, le case del quotidiano, quelle reali e quelle idealizzate.
A questi suoi temi si sono aggiunti i paesaggi dell’Ungheria, in cui l’artista a trent’anni ha
ritrovato tutte le cose già familiari. Qui ha imparato che può essere diversa la dimensione
attraverso la quale viene intuito lo spazio: un ungherese - racconta Matteo - ama dire “io vivo dentro il paesaggio, non ce l’ho solo davanti”. Massagrande dipinge come se veramente ci fosse
dentro. In Ungheria gli alberi a volte sono blu; magari per cinque minuti, per uno strano gioco di luce, lo sono davvero.
E Matteo ha imparato a conoscere l’alfabeto segreto di quel paesaggio, per poterlo leggere e poi trasferirlo nelle sue opere. Ha imparato a far vivere nei suoi quadri i suoi ricordi di quel mondo, per farci vedere il blu o il verde, di cui forse non ti accorgeresti mai.
Le tele di Massagrande instaurano un dialogo intimo con l’animo di ciascuno, perché sanno intrecciare nella loro sapiente tessitura cromatica il fremito della vita e il sospiro
della poesia.
Nota biografica
Matteo Massagrande è nato a Padova nel 1959. Si avvicina giovanissimo alla pittura e approfondisce le sue conoscenze artistiche studiando le antiche tecniche di pittura e i grandi maestri del passato. Inizia a esporre nel 1973 a Treviso, a cui seguiranno numerose mostre collettive e prestigiosi concorsi. Nel 1974 incontra per la prima volta Giovanni Barbisan, da cui apprende le tecniche dell’incisione e con il quale instaura una profonda amicizia. Il pittore Luigi Tito, conosciuto a Venezia nel 1975, lo invita alla Scuola Libera del Nudo dell’Istituto d’Arte. Fondamentale incontro per la pittura di Massagrande, gli trasmette l’importanza della materia nell’opera pittorica.
Nel 1976 conosce Cadorin che decide fin dal primo incontro, vedendo le sue opere, di fargli da insegnante. La prima lezione, prova di umiltà nei confronti dell’arte, si risolve nel come puntare la matita. Le successive lezioni, invece, vengono dedicate alla tempera all’uovo quattrocentesca, che ancora oggi fa parte del patrimonio tecnico di Massagrande. Nel 1977 incontra Giorgio De Chirico, che lo incoraggia a proseguire nello sviluppo delle grandi tecniche pittoriche.
Compie diversi viaggi di studio negli Stati Uniti, in Belgio, Germania e Olanda. A Parigi nel 1985
frequenta Orfeo Tamburi, da cui impara ad amare le visioni delle città, ma anche ad evitare la tentazione di ripetere troppe volte lo stesso soggetto. Nel 1986 realizza un ciclo di affreschi e dipinti in un palazzo storico di Londra.
Nel 1993 sposa Angela e l’Ungheria, paese di origine della moglie, diventa per Massagrande una
seconda patria; nel 1994 viene pubblicata una monografia con la quale si chiude simbolicamente
il periodo della pittura giovanile. Inizia a frequentare annualmente “Hajósi Alkotótábor”, il
Campus Internazionale d’Arte di Hajós (Ungheria) dove, oltre a dipingere insieme ad affermati
artisti dei paesi dell’Est, insegna a molti giovani studenti di diverse Accademie d’Arte.
Nel 2002 inizia a elaborare nuove tecniche e conduce studi approfonditi sulla materia e sulla luce, caratteristiche inconfondibili della sua pittura. Nel 2007 oltre cento lavori sono esposti in una ampia rassegna che il Comune di Padova
gli ha dedicato presso il Museo al Santo. Nel 2009 una mostra di sue opere, allestita nella Esedra di Levante di Villa Manin a Passariano, rende omaggio al paesaggio ungherese e si accosta alle tele degli Impressionisti esposti a Villa Manin nella grande mostra “L’età di Courbet e Monet”, curata
da Marco Goldin. Presentato da Vittorio Sgarbi, nel 2011 è presente alla 54a Biennale d’Arte di Venezia, presso il Padiglione Italia, nella sede di Villa Contarini, mentre la Albemarle Gallery di
Londra gli dedica una importante mostra personale.
2104- Inviatato dal curatore Marco Goldin, ad esporre in collaterale alla mostra di “Vermer”
Palazzo Fava -BolognaC
Vive a Padova e divide la sua attività tra lo studio padovano e quello di Hajós in Ungheria.
annusare, respirare, mettere in tasca, in testa, nel cuore. Non dipinge mai temi lontani dai suoi sensi e per lui nel mondo tutto è collegato: le luci, gli odori, i tempi. Li tiene con sé e dipingendo li ritrova in un quadro, e noi con lui.
Abituato ad immagini che abbagliano e stordiscono, davanti alle opere di Massagrande l’osservatore si stupisce di provare quella sorta di commossa leggerezza che coglie quando si è a contatto con le stanze più intime di sé. Matteo Massagrande è in grado di trasfondere emozione pura nelle sue tele, che spaziano dal figurativo alla natura morta, al paesaggio. Matteo ha avuto la fortuna - o la condanna - di sentire sin da bambino il trascorrere del tempo, dei decenni: era palpabile sui muri, nelle pietre, nelle stanze delle case in cui ha trascorso la sua infanzia.
Un mondo caratterizzato dalle luci che vi penetravano e che le animavano, così come al
tempo era collegato anche il paesaggio circostante. Queste luci, questo saper stare solo
con se stesso in un ambiente che dialoga con lui, ha formato anche la sua personalità. Sono queste le stanze vuote e i paesaggi dei suoi quadri, insieme alle altre case della sua vita, le case del quotidiano, quelle reali e quelle idealizzate.
A questi suoi temi si sono aggiunti i paesaggi dell’Ungheria, in cui l’artista a trent’anni ha
ritrovato tutte le cose già familiari. Qui ha imparato che può essere diversa la dimensione
attraverso la quale viene intuito lo spazio: un ungherese - racconta Matteo - ama dire “io vivo dentro il paesaggio, non ce l’ho solo davanti”. Massagrande dipinge come se veramente ci fosse
dentro. In Ungheria gli alberi a volte sono blu; magari per cinque minuti, per uno strano gioco di luce, lo sono davvero.
E Matteo ha imparato a conoscere l’alfabeto segreto di quel paesaggio, per poterlo leggere e poi trasferirlo nelle sue opere. Ha imparato a far vivere nei suoi quadri i suoi ricordi di quel mondo, per farci vedere il blu o il verde, di cui forse non ti accorgeresti mai.
Le tele di Massagrande instaurano un dialogo intimo con l’animo di ciascuno, perché sanno intrecciare nella loro sapiente tessitura cromatica il fremito della vita e il sospiro
della poesia.
Nota biografica
Matteo Massagrande è nato a Padova nel 1959. Si avvicina giovanissimo alla pittura e approfondisce le sue conoscenze artistiche studiando le antiche tecniche di pittura e i grandi maestri del passato. Inizia a esporre nel 1973 a Treviso, a cui seguiranno numerose mostre collettive e prestigiosi concorsi. Nel 1974 incontra per la prima volta Giovanni Barbisan, da cui apprende le tecniche dell’incisione e con il quale instaura una profonda amicizia. Il pittore Luigi Tito, conosciuto a Venezia nel 1975, lo invita alla Scuola Libera del Nudo dell’Istituto d’Arte. Fondamentale incontro per la pittura di Massagrande, gli trasmette l’importanza della materia nell’opera pittorica.
Nel 1976 conosce Cadorin che decide fin dal primo incontro, vedendo le sue opere, di fargli da insegnante. La prima lezione, prova di umiltà nei confronti dell’arte, si risolve nel come puntare la matita. Le successive lezioni, invece, vengono dedicate alla tempera all’uovo quattrocentesca, che ancora oggi fa parte del patrimonio tecnico di Massagrande. Nel 1977 incontra Giorgio De Chirico, che lo incoraggia a proseguire nello sviluppo delle grandi tecniche pittoriche.
Compie diversi viaggi di studio negli Stati Uniti, in Belgio, Germania e Olanda. A Parigi nel 1985
frequenta Orfeo Tamburi, da cui impara ad amare le visioni delle città, ma anche ad evitare la tentazione di ripetere troppe volte lo stesso soggetto. Nel 1986 realizza un ciclo di affreschi e dipinti in un palazzo storico di Londra.
Nel 1993 sposa Angela e l’Ungheria, paese di origine della moglie, diventa per Massagrande una
seconda patria; nel 1994 viene pubblicata una monografia con la quale si chiude simbolicamente
il periodo della pittura giovanile. Inizia a frequentare annualmente “Hajósi Alkotótábor”, il
Campus Internazionale d’Arte di Hajós (Ungheria) dove, oltre a dipingere insieme ad affermati
artisti dei paesi dell’Est, insegna a molti giovani studenti di diverse Accademie d’Arte.
Nel 2002 inizia a elaborare nuove tecniche e conduce studi approfonditi sulla materia e sulla luce, caratteristiche inconfondibili della sua pittura. Nel 2007 oltre cento lavori sono esposti in una ampia rassegna che il Comune di Padova
gli ha dedicato presso il Museo al Santo. Nel 2009 una mostra di sue opere, allestita nella Esedra di Levante di Villa Manin a Passariano, rende omaggio al paesaggio ungherese e si accosta alle tele degli Impressionisti esposti a Villa Manin nella grande mostra “L’età di Courbet e Monet”, curata
da Marco Goldin. Presentato da Vittorio Sgarbi, nel 2011 è presente alla 54a Biennale d’Arte di Venezia, presso il Padiglione Italia, nella sede di Villa Contarini, mentre la Albemarle Gallery di
Londra gli dedica una importante mostra personale.
2104- Inviatato dal curatore Marco Goldin, ad esporre in collaterale alla mostra di “Vermer”
Palazzo Fava -BolognaC
Vive a Padova e divide la sua attività tra lo studio padovano e quello di Hajós in Ungheria.
07
marzo 2014
Matteo Massagrande – Dalla voce di una conchiglia
Dal 07 al 30 marzo 2014
arte contemporanea
Location
PALAZZO COMUNALE
Cremona, Piazza Del Comune, (Cremona)
Cremona, Piazza Del Comune, (Cremona)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 9:00/ 18. Domenica 10:00 / 17:00
Vernissage
7 Marzo 2014, ore 18
Autore