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Matteo Pagani – Cantico delle creature
La mostra Cantico delle creature si articola in una serie di tele su cui figure infantili, ricche di riferimenti alla storia della pittura e dell’immagine, sono ritagliate su bianco, come nelle foto da studio. Esposti una dozzina di tele di piccole e medie dimensioni, campionario di gioventù.
Comunicato stampa
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Galleria Rubin apre il 2011 con la personale di Matteo Pagani (Scandiano, Reggio Emilia, 1979). La mostra Cantico delle creature si articola in una serie di tele su cui figure infantili, ricche di riferimenti alla storia della pittura e dell'immagine, sono ritagliate su un neutralissimo fondo bianco, come nelle foto da studio. Sono mostrate di fronte accompagnate da elementi scelti nel corredo personale e volte a sottolineare l'unicità del soggetto, pur nella presentazione asettica e omogenea. Si tratta di un'antologia di figli di amici e personaggi di famiglia, quindi ben conosciuti all'autore per le loro scelte nell'abbigliamento, nel gioco e negli atteggiamenti. Il Cantico delle creature è uno sguardo affettuoso e riconoscente che l'autore rivolge al suo contesto più immediato.
Volti appiattiti e dall''espressione ambigua su corpi irrigiditi in una posa ieratica, affondano le radici nel genere più classico del ritratto proponendo una fusione con lo stile pubblicitario. I riferimenti della pittura di Matteo Pagani sono molteplici, dai volti dei santi delle pale d’altare (genere nel quale si è peraltro cimentato e di cui è in corso una mostra al Museo Diocesano di Reggio Emilia), ai dipinti prerinascimentali, passando per un realismo nordico, che muove infine verso il Ritorno all’ordine di Antonio Donghi e Achille Funi e alla Nuova Oggettività di Christian Schad. Senza dimenticare però i contemporanei. È un lavoro che non trova riscontri tra i colleghi suoi coetanei ma che è assimilabile a quello di due fotografi che fanno grande uso dell’elaborazione digitale, la tedesca Loretta Lux e l’olandese Ruud van Empel. Entrambi ritraggono bambini e giovani in pose e situazioni di forte artificiosità.
Quelle di Pagani sono anche composizioni enigmatiche e il titolo gioca con l’immagine, attinge alla cultura popolare (proverbi), alla liturgia cristiana e alla letteratura. Come, ad esempio, nell’opera Ofelia, in cui rappresenta il personaggio shakespeariano con le fattezze di bambina che sta imparando a nuotare. La nettezza compositiva, enfatizzata dalla luce, ha basi classiche e riferimenti nell'immediato passato.
In mostra una dozzina di tele di piccole e medie dimensioni, campionario di gioventù omologata che affida ad abiti e giocattoli il compito di raccontare la sua storia .
Matteo Pagani. Nato a Scandiano (RE) nel 1979. Diplomato in pittura all’Accademia di belle arti di Bologna. Nello stesso istituto si è specializzato in pittura di Arte sacra. Vive e lavora a Salvaterra di Casalgrande (RE).
Volti appiattiti e dall''espressione ambigua su corpi irrigiditi in una posa ieratica, affondano le radici nel genere più classico del ritratto proponendo una fusione con lo stile pubblicitario. I riferimenti della pittura di Matteo Pagani sono molteplici, dai volti dei santi delle pale d’altare (genere nel quale si è peraltro cimentato e di cui è in corso una mostra al Museo Diocesano di Reggio Emilia), ai dipinti prerinascimentali, passando per un realismo nordico, che muove infine verso il Ritorno all’ordine di Antonio Donghi e Achille Funi e alla Nuova Oggettività di Christian Schad. Senza dimenticare però i contemporanei. È un lavoro che non trova riscontri tra i colleghi suoi coetanei ma che è assimilabile a quello di due fotografi che fanno grande uso dell’elaborazione digitale, la tedesca Loretta Lux e l’olandese Ruud van Empel. Entrambi ritraggono bambini e giovani in pose e situazioni di forte artificiosità.
Quelle di Pagani sono anche composizioni enigmatiche e il titolo gioca con l’immagine, attinge alla cultura popolare (proverbi), alla liturgia cristiana e alla letteratura. Come, ad esempio, nell’opera Ofelia, in cui rappresenta il personaggio shakespeariano con le fattezze di bambina che sta imparando a nuotare. La nettezza compositiva, enfatizzata dalla luce, ha basi classiche e riferimenti nell'immediato passato.
In mostra una dozzina di tele di piccole e medie dimensioni, campionario di gioventù omologata che affida ad abiti e giocattoli il compito di raccontare la sua storia .
Matteo Pagani. Nato a Scandiano (RE) nel 1979. Diplomato in pittura all’Accademia di belle arti di Bologna. Nello stesso istituto si è specializzato in pittura di Arte sacra. Vive e lavora a Salvaterra di Casalgrande (RE).
17
febbraio 2011
Matteo Pagani – Cantico delle creature
Dal 17 febbraio al 31 marzo 2011
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
GALLERIA RUBIN
Milano, Via Santa Marta, 10, (Milano)
Milano, Via Santa Marta, 10, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 14.30 - 19.30. Chiuso il lunedì. Aperto su appuntamento
Vernissage
17 Febbraio 2011, ore 19.00
Autore