e opere di Mattia Ruggeri
hanno la capacità di generare
soglie di meraviglia tra solchi
di materia evanescente e vibrazioni
luminose. Egli non ha mai fretta di
eseguire l’opera, di fi ssarla nel gesto
folgorante del raptus fotografi co,
preferisce assimilare lentamente le
energie che scaturiscono dall’otturatore
aperto come verità non ancora
conosciute. La tentazione costante è
dialogare con le sostanze invisibili
dello spazio, di trasfi gurare la natura
delle cose terrestri nell’essenza
di bagliori illimitati, con una
strategia che si rigenera ogni volta,
senza mai diventare manierismo
tecnico. Così facendo l’atto creativo
vive in una specie di purezza,
di silenzio, di sospensione che prelude
l’im magine fi nale come stato
di grazia irripetibile. Si avverte
solo che è necessario stare ai confi ni
della percezione, dimenticando i
limiti del mondo per smarrirsi e ritrovarsi
dall’altra parte del cosmo.
Claudio Cerritelli