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Maura Biava
Maura Biava, artista italiana che vive e lavora in Olanda, torna al MCZ. Protagonista di una residenza al MCZ in collaborazione con Galleria Alessandro De March, presenta i lavori realizzati all’interno di un’installazione a cura di Marco Tagliafierro.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Museo Carlo Zauli è lieto di presentare, nell'ambito della propria ricerca sulla ceramica contemporanea, il lavoro di Maura Biava, artista italiana che vive e lavora in Olanda.
Protagonista di una residenza al MCZ in collaborazione con Galleria Alessandro De March, Maura presenterà il lavoro in ceramica realizzato sotto la supervisione tecnica di Aida Bertozzi, il 14 settembre alle ore 17,00, all’interno di un’installazione allestita nella sala dei forni del museo, a cura di Marco Tagliafierro.
A seguire, alle 18,30 l'artista dialogherà con Matteo Zauli e la studentessa Elena Hamerski del corso per curatori, il nuovo progetto didattico MCZ sviluppato in collaborazione con Accademia di Belle Arti Bologna, con un breve intervento conclusivo di Marco Tagliafierro.
In collaborazione con Galleria Alessandro De March
Il talk rientra nel calendario delle Avventure nello Spazio, in collaborazione con Associazione Amici della Ceramica e del Mic, e all’interno del progetto Corso per Curatori, in collaborazione con Accademia di Belle Arti Bologna
Premessa
Le recenti scoperte della fisica quantistica rivelano una realtà dell’universo sorprendente. Da esse emerge che l’universo non è solo costituito da materia ed energia, ma soprattutto da informazione. Questa informazione, come rilevato dalla scoperta dell’entaglement, connette tutte le cose e si trasmette anche a distanze intergalattiche in modo istantaneo. Essa costituisce un campo informazionale, definito in epoche antiche dalla cultura indiana “Campo Akashico”: tale concetto di campo è utilizzato ora in fisica quantistica e da famosi filosofi della scienza, quali Ervin Laszlo (Budapest, 1932), il quale sull’argomento ha scritto molti libri. Laszlo sostiene che tale campo in determinate situazioni informa gli individui che sono disposti e sensibili a recepirlo, fornendo loro delle intuizioni che li pongono in sintonia ed armonia con l’ambiente con cui vengono in contatto. Si tratta della sincronicità di cui parlava Jung, per cui le informazioni che caratterizzano un determinato ambiente, non avvertibili dalla maggior parte delle persone, vengono invece percepite da individui particolarmente sensibili che le raccolgono e si mettono in sintonia con esse. E’ ciò che è successo a Maura Biava (Reggio Emilia, 1970) a Faenza quando ha concepito l’installazione ora in mostra.
Scrive Marco Tagliafierro, curatore della mostra:
L’ellisse di rotazione o ellissoide è una superfice ottenuta facendo ruotare un’ellisse intorno a un suo asse. L’ellissoide è l’unica superfice quadrica (ovvero una superficie corrispondente al luogo dei punti dello spazio le cui coordinate cartesiane soddisfano un’equazione di secondo grado) caratterizzata da una superfice chiusa e dal fatto che una qualsiasi sezione piana dell’ellisse è ancora un’ellisse. Un segno contenuto nel suo stesso segno, esso è principio immanente; attraverso la mediazione dell’artista il segno in questione risuona nel sensibile. Il ricorso dell’artista alla matematica rende il suo lavoro una mascheratura razionalizzata dell’emotivo? No, anzi, la bellezza di una formula matematica, a prescindere dalla sua traducibilità in senso plastico mira a sollecitare la capacità di sentire una nuova intelligenza emotiva. Maura Biava cerca la vitalità sensibile della forma e ne dilata la pelle nello spazio. La forma agisce sui sentimenti tramite la strada diretta della percezione sensitiva e così influenza il nostro stato biologico. Uno spazio vitale pienamente fiducioso nella propria intelligenza emotiva. Così la sua geometria esatta è, per lei, un mezzo di analisi psicologica e comportamentale. Applica i principi della logica formale e le leggi matematiche, in particolare quelle relative ai procedimenti metodologici. Ma, pur nella fermezza della tensione per le scienze, Maura Biava non è una fanatica ne una mistica intransigente. La sua arte si mantiene umanistica. Una splendida spirale è per esempio uno dei risultati della traduzione di formule matematiche ibridate in identità plastiche che ha caratterizzato il suo percorso di ricerca. Non parlerei di psicologia della forma ma di fenomenologia della visione. L’opera agisce sull’apparato psicofisico percettivo e non solo sul piano psicologico e culturale dello spettatore. La sua operazione intende implicare significati simbolici ma al tempo stesso darsi come dato immediato della percezione; così riesce a consentire sia una percezione intellettiva sia una percezione emotiva, c’è un interscambio tra i dati matematici (che si danno come modello) e la pura emotività di queste forme geometriche elementari che corrispondono alla regolarità delle forme del mondo organico.
Descrizione del progetto:
Una forma ideale, in via di definizione, si riconosce in un segno esistente in natura. L’ellissoide espresso da Maura Biava, grazie al confronto e alla cooperazione con la ceramista Aida Bertozzi, significa la traduzione su un piano tangibile dell’idea vissuta dalla Biava. L’artista riscontra nella dimensione sensibile ciò che esperisce su un piano ideale. L’ellissoide si scopre anguria. L’artista è tramite tra l’idea ed il segno contingente. Non a caso la specie di anguria più diffusa tra quelle commestibili si chiama “ Anguria di Faenza”.
Come si presenta la mostra:
“Abstract Fauna #2” ellissoidi-angurie sono disposte sul pavimento di quella stanza del laboratorio Zauli che ospitò e tuttora conserva i forni che contribuirono al manifestarsi del genio di Carlo Zauli. Queste forme sono adagiate su sopporti in cotone reciclato intrecciato a mano. Alle pareti, come sfondamenti verso dimensioni spazio temporali altre, sono collocate altre immagini, sia statiche, sia in movimento, che contestualizzano questo ultimo lavoro di Maura Biava e lo raccordano ancor più saldamente ai motivi costituenti la poetica della Biava.
Afferma la ceramista Aida Bertozzi a proposito della collaborazione con Maura Biava:
Il lavoro realizzato insieme a Maura Biava è eseguito tramite stampi direttamente all’interno delle angurie vere, con un’argilla refrattaria di colore rosso cipria cotta a 1000 gradi. Fin da subito si è instaurata con l’artista una grande affinità fatta di stima e fiducia reciproca, che ci ha portato dopo pochi giorni alla realizzazione delle sculture. Maura è per me una persona speciale dotata di intensa sensibilità, che riesce a trasmettere anche alle sue sculture.
Il punto di vista di Matteo Zauli a proposito del progetto realizzato da Maura Biava in collaborazione con Aida Bertozzi presso il Museo Carlo Zauli:
Ciò che amiamo di più del rapporto con gli artisti contemporanei è come la profondità del loro pensiero entra nel contesto ceramico che caratterizza il nostro territorio. In questo modo la pratica ceramica e l’opera che ne deriva nascono e vengono considerate da una prospettiva ogni volta inedita, che ci arricchisce inevitabilmente e giustifica la vocazione didattica che ci anima. Tutto ciò aderisce perfettamente all’esperienza vissuta nella realizzazione del progetto di Maura Biava. Le riflessioni scientifiche che sono alla base delle opere nate nei nostri laboratori e che hanno dato vita ad un lavoro così sensibilmente e pienamente ceramico sono la conferma di quanto l’argilla possa esaltarsi nel doppio registro intellettuale e materico. In questo la discreta presenza di Maura Biava ha aderito perfettamente al modello che da sempre desideriamo trovare nel nostro percorso.
Protagonista di una residenza al MCZ in collaborazione con Galleria Alessandro De March, Maura presenterà il lavoro in ceramica realizzato sotto la supervisione tecnica di Aida Bertozzi, il 14 settembre alle ore 17,00, all’interno di un’installazione allestita nella sala dei forni del museo, a cura di Marco Tagliafierro.
A seguire, alle 18,30 l'artista dialogherà con Matteo Zauli e la studentessa Elena Hamerski del corso per curatori, il nuovo progetto didattico MCZ sviluppato in collaborazione con Accademia di Belle Arti Bologna, con un breve intervento conclusivo di Marco Tagliafierro.
In collaborazione con Galleria Alessandro De March
Il talk rientra nel calendario delle Avventure nello Spazio, in collaborazione con Associazione Amici della Ceramica e del Mic, e all’interno del progetto Corso per Curatori, in collaborazione con Accademia di Belle Arti Bologna
Premessa
Le recenti scoperte della fisica quantistica rivelano una realtà dell’universo sorprendente. Da esse emerge che l’universo non è solo costituito da materia ed energia, ma soprattutto da informazione. Questa informazione, come rilevato dalla scoperta dell’entaglement, connette tutte le cose e si trasmette anche a distanze intergalattiche in modo istantaneo. Essa costituisce un campo informazionale, definito in epoche antiche dalla cultura indiana “Campo Akashico”: tale concetto di campo è utilizzato ora in fisica quantistica e da famosi filosofi della scienza, quali Ervin Laszlo (Budapest, 1932), il quale sull’argomento ha scritto molti libri. Laszlo sostiene che tale campo in determinate situazioni informa gli individui che sono disposti e sensibili a recepirlo, fornendo loro delle intuizioni che li pongono in sintonia ed armonia con l’ambiente con cui vengono in contatto. Si tratta della sincronicità di cui parlava Jung, per cui le informazioni che caratterizzano un determinato ambiente, non avvertibili dalla maggior parte delle persone, vengono invece percepite da individui particolarmente sensibili che le raccolgono e si mettono in sintonia con esse. E’ ciò che è successo a Maura Biava (Reggio Emilia, 1970) a Faenza quando ha concepito l’installazione ora in mostra.
Scrive Marco Tagliafierro, curatore della mostra:
L’ellisse di rotazione o ellissoide è una superfice ottenuta facendo ruotare un’ellisse intorno a un suo asse. L’ellissoide è l’unica superfice quadrica (ovvero una superficie corrispondente al luogo dei punti dello spazio le cui coordinate cartesiane soddisfano un’equazione di secondo grado) caratterizzata da una superfice chiusa e dal fatto che una qualsiasi sezione piana dell’ellisse è ancora un’ellisse. Un segno contenuto nel suo stesso segno, esso è principio immanente; attraverso la mediazione dell’artista il segno in questione risuona nel sensibile. Il ricorso dell’artista alla matematica rende il suo lavoro una mascheratura razionalizzata dell’emotivo? No, anzi, la bellezza di una formula matematica, a prescindere dalla sua traducibilità in senso plastico mira a sollecitare la capacità di sentire una nuova intelligenza emotiva. Maura Biava cerca la vitalità sensibile della forma e ne dilata la pelle nello spazio. La forma agisce sui sentimenti tramite la strada diretta della percezione sensitiva e così influenza il nostro stato biologico. Uno spazio vitale pienamente fiducioso nella propria intelligenza emotiva. Così la sua geometria esatta è, per lei, un mezzo di analisi psicologica e comportamentale. Applica i principi della logica formale e le leggi matematiche, in particolare quelle relative ai procedimenti metodologici. Ma, pur nella fermezza della tensione per le scienze, Maura Biava non è una fanatica ne una mistica intransigente. La sua arte si mantiene umanistica. Una splendida spirale è per esempio uno dei risultati della traduzione di formule matematiche ibridate in identità plastiche che ha caratterizzato il suo percorso di ricerca. Non parlerei di psicologia della forma ma di fenomenologia della visione. L’opera agisce sull’apparato psicofisico percettivo e non solo sul piano psicologico e culturale dello spettatore. La sua operazione intende implicare significati simbolici ma al tempo stesso darsi come dato immediato della percezione; così riesce a consentire sia una percezione intellettiva sia una percezione emotiva, c’è un interscambio tra i dati matematici (che si danno come modello) e la pura emotività di queste forme geometriche elementari che corrispondono alla regolarità delle forme del mondo organico.
Descrizione del progetto:
Una forma ideale, in via di definizione, si riconosce in un segno esistente in natura. L’ellissoide espresso da Maura Biava, grazie al confronto e alla cooperazione con la ceramista Aida Bertozzi, significa la traduzione su un piano tangibile dell’idea vissuta dalla Biava. L’artista riscontra nella dimensione sensibile ciò che esperisce su un piano ideale. L’ellissoide si scopre anguria. L’artista è tramite tra l’idea ed il segno contingente. Non a caso la specie di anguria più diffusa tra quelle commestibili si chiama “ Anguria di Faenza”.
Come si presenta la mostra:
“Abstract Fauna #2” ellissoidi-angurie sono disposte sul pavimento di quella stanza del laboratorio Zauli che ospitò e tuttora conserva i forni che contribuirono al manifestarsi del genio di Carlo Zauli. Queste forme sono adagiate su sopporti in cotone reciclato intrecciato a mano. Alle pareti, come sfondamenti verso dimensioni spazio temporali altre, sono collocate altre immagini, sia statiche, sia in movimento, che contestualizzano questo ultimo lavoro di Maura Biava e lo raccordano ancor più saldamente ai motivi costituenti la poetica della Biava.
Afferma la ceramista Aida Bertozzi a proposito della collaborazione con Maura Biava:
Il lavoro realizzato insieme a Maura Biava è eseguito tramite stampi direttamente all’interno delle angurie vere, con un’argilla refrattaria di colore rosso cipria cotta a 1000 gradi. Fin da subito si è instaurata con l’artista una grande affinità fatta di stima e fiducia reciproca, che ci ha portato dopo pochi giorni alla realizzazione delle sculture. Maura è per me una persona speciale dotata di intensa sensibilità, che riesce a trasmettere anche alle sue sculture.
Il punto di vista di Matteo Zauli a proposito del progetto realizzato da Maura Biava in collaborazione con Aida Bertozzi presso il Museo Carlo Zauli:
Ciò che amiamo di più del rapporto con gli artisti contemporanei è come la profondità del loro pensiero entra nel contesto ceramico che caratterizza il nostro territorio. In questo modo la pratica ceramica e l’opera che ne deriva nascono e vengono considerate da una prospettiva ogni volta inedita, che ci arricchisce inevitabilmente e giustifica la vocazione didattica che ci anima. Tutto ciò aderisce perfettamente all’esperienza vissuta nella realizzazione del progetto di Maura Biava. Le riflessioni scientifiche che sono alla base delle opere nate nei nostri laboratori e che hanno dato vita ad un lavoro così sensibilmente e pienamente ceramico sono la conferma di quanto l’argilla possa esaltarsi nel doppio registro intellettuale e materico. In questo la discreta presenza di Maura Biava ha aderito perfettamente al modello che da sempre desideriamo trovare nel nostro percorso.
14
settembre 2013
Maura Biava
Dal 14 al 28 settembre 2013
arte contemporanea
Location
MUSEO CARLO ZAULI
Faenza, Via Della Croce, 6, (Ravenna)
Faenza, Via Della Croce, 6, (Ravenna)
Orario di apertura
martedì – sabato: 10.00 / 13.00 oppure su appuntamento
per info e per fissare una visita 339 1544010
Vernissage
14 Settembre 2013, ore 17.00 inaugurazione installazione;
ore 18.00 Maura Biava in conversazione con Marco Tagliafierro, Matteo Zauli ed Elena Hamerski
Autore
Curatore