Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Maurizio Barbieri – Reale irreale
Reale Irreale – non è solo una sigla, tema o titolo di una mostra. E’ un blasone. Il motto di un blasone in cui si materializza il disagio di una antinomia, di una duplicità latente e forse insanabile.
Ma si tratta veramente di una antinomia, di una duplicità non componibile?
Quanto di irreale è presente nel reale, quanto di reale è presente nell’irreale?
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Se si osserva minuziosamente, con intensità ossessiva, quasi dolorosa, e non semplicemente si guarda - lo sguardo è superficiale - la realtà, si scopre quanta irrealtà vi è contenuta: una gemma, un fiore, una conchiglia, un cristallo, sono brani di irrealtà imprigionati nell'esistente.
Si direbbe che l'irreale del reale sia l'aspetto nobile, mentale, sublime, l'elemento incorruttibile, adamantino della realtà stessa.
"Di che cosa soffri?
Dell'irreale intatto dentro il reale devastato."
Maurizio, almeno inizialmente, non ha rinunciato a un suo punto di partenza, alla comune matrice dell'oggettività, più periferica, esteriore, e pertanto più visibilmente concreta e tangibile.
La patisce, però; ne soffre la precarietà, la dissociabilità che la rendono deperibile.
Per salvarsi dalla dissoluzione della esteriorità palese, effimera, cerca la struttura, l'impianto più solido che sottende l'apparenza, donde la scelta di porsi nella sfera del substanziale. E' - in ultima istanza - un processo di solidificazione dell'interiorità (substantia) per garantirne la durata.
Vorrei sottolineare un aspetto del suo linguaggio quale è la geometrizzazione del dipinto, frutto del superamento del realismo e del suo antinaturalismo. Il dato più appariscente è l'esasperazione della prospettiva (già adottata, a suo modo, da Van Gogh), elemento che lo conduce ai margini dell'anamorfosi.
L'anamorfosi è indubbiamente uno degli ingredienti del manierismo cinquecentesco, ma altresì del surrealismo.
Pertanto il tragitto pittorico e concettuale di Maurizio mi pare tacciato in tal guisa: reale - irreale - surreale.
Tale trama, che presenta vaghe ma indubbie ascendenze surrealiste, suggerisce una citazione da Carlo Belli, KN, Scheiwiller ed., 1972, che mi pare molto appropriata per la filosofia della figurazione di Maurizio:
"Per il surrealismo, la realtà è superata. Ma quale realtà? E che cosa si intende con questo superamento? Poca cosa, in sostanza.Si tratta della realtà fisica, messa ancora una volta in dubbio come espressione di verità e quindi sacrificata alla psicologia.La pittura surrealista è la figurazione del pensiero umano anziché della natura. E siccome questo nostro pensiero si trova allo stato libero solo quando non è imprigionato dalle leggi della convenzionalità, il sogno a occhi chiusi, o aperti, è l'attimo più propizio per coglierlo nella sua espressione più pura.Così, la realtà altro non sarebbe che un misto di subcosciente inferiore, medio e superiore, intravisto dall'uomo nei rapidi istanti delle sue allucinazioni o durante la catalessi notturna del sonno. E che cosa è questa verità? Quali i suoi attributi?".
L'esteta-scrittore ci pone i suoi interrogativi quanto mai legittimi, ai quali, però, noi ci esimiamo dal rispondere.Rispondere potrebbe essere ominoso, per cui lasciamo il discorso sospeso, la questione aperta. Scrivendo di un artista, dell'arte e della poesia in genere, è prudente non porre mai la parola fine, mai chiudere la porta, per lasciar fluire perennemente il tumulto delle idee e dei progetti. E', questa, una forma di esorcismo che potrebbe garantire l'eternità.
Per chi volesse ulteriori spiegazioni, per chi desiderasse saperne di più circa questa teoria si rimanda a Borges, Il Miracolo segreto, in Finzioni, Einaudi ed., 1978.
Si direbbe che l'irreale del reale sia l'aspetto nobile, mentale, sublime, l'elemento incorruttibile, adamantino della realtà stessa.
"Di che cosa soffri?
Dell'irreale intatto dentro il reale devastato."
Maurizio, almeno inizialmente, non ha rinunciato a un suo punto di partenza, alla comune matrice dell'oggettività, più periferica, esteriore, e pertanto più visibilmente concreta e tangibile.
La patisce, però; ne soffre la precarietà, la dissociabilità che la rendono deperibile.
Per salvarsi dalla dissoluzione della esteriorità palese, effimera, cerca la struttura, l'impianto più solido che sottende l'apparenza, donde la scelta di porsi nella sfera del substanziale. E' - in ultima istanza - un processo di solidificazione dell'interiorità (substantia) per garantirne la durata.
Vorrei sottolineare un aspetto del suo linguaggio quale è la geometrizzazione del dipinto, frutto del superamento del realismo e del suo antinaturalismo. Il dato più appariscente è l'esasperazione della prospettiva (già adottata, a suo modo, da Van Gogh), elemento che lo conduce ai margini dell'anamorfosi.
L'anamorfosi è indubbiamente uno degli ingredienti del manierismo cinquecentesco, ma altresì del surrealismo.
Pertanto il tragitto pittorico e concettuale di Maurizio mi pare tacciato in tal guisa: reale - irreale - surreale.
Tale trama, che presenta vaghe ma indubbie ascendenze surrealiste, suggerisce una citazione da Carlo Belli, KN, Scheiwiller ed., 1972, che mi pare molto appropriata per la filosofia della figurazione di Maurizio:
"Per il surrealismo, la realtà è superata. Ma quale realtà? E che cosa si intende con questo superamento? Poca cosa, in sostanza.Si tratta della realtà fisica, messa ancora una volta in dubbio come espressione di verità e quindi sacrificata alla psicologia.La pittura surrealista è la figurazione del pensiero umano anziché della natura. E siccome questo nostro pensiero si trova allo stato libero solo quando non è imprigionato dalle leggi della convenzionalità, il sogno a occhi chiusi, o aperti, è l'attimo più propizio per coglierlo nella sua espressione più pura.Così, la realtà altro non sarebbe che un misto di subcosciente inferiore, medio e superiore, intravisto dall'uomo nei rapidi istanti delle sue allucinazioni o durante la catalessi notturna del sonno. E che cosa è questa verità? Quali i suoi attributi?".
L'esteta-scrittore ci pone i suoi interrogativi quanto mai legittimi, ai quali, però, noi ci esimiamo dal rispondere.Rispondere potrebbe essere ominoso, per cui lasciamo il discorso sospeso, la questione aperta. Scrivendo di un artista, dell'arte e della poesia in genere, è prudente non porre mai la parola fine, mai chiudere la porta, per lasciar fluire perennemente il tumulto delle idee e dei progetti. E', questa, una forma di esorcismo che potrebbe garantire l'eternità.
Per chi volesse ulteriori spiegazioni, per chi desiderasse saperne di più circa questa teoria si rimanda a Borges, Il Miracolo segreto, in Finzioni, Einaudi ed., 1978.
25
ottobre 2003
Maurizio Barbieri – Reale irreale
Dal 25 ottobre al 12 novembre 2003
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
dal martedì al sabato ore 16.30 - 19.00
chiuso lunedì e festivo
Vernissage
25 Ottobre 2003, ore 17.30