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Maurizio Battaglia – Epigono
“Una ricerca da pasticcione, intuitiva, simpatica, incoerente, se vogliamo completamente campata per aria, disintegrabile criticamente”, così Maurizio Battaglia, in un appunto di qualche tempo fa, definiva l’atteggiamento mentale che lo ha portato alla realizzazione di alcune opere
Comunicato stampa
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Epigono
“Una ricerca da pasticcione, intuitiva, simpatica, incoerente, se vogliamo completamente campata per aria, disintegrabile criticamente”, così Maurizio Battaglia, in un appunto di qualche tempo fa, definiva l’atteggiamento mentale che lo ha portato alla realizzazione di alcune opere che ruotano attorno al pittore tardo quattrocentesco Giovanni Bellini. Non è l’unica volta, questa di Bellini, che l’artista si è dedicato a qualcosa che sembra apparentemente portarlo lontano dal tempo in cui vive, spostando il baricentro della sua ricerca addirittura di qualche secolo: due fatti storici di importanza epocale e così distanti tra loro come la battaglia di Montecassino e quella di Stalingrado sono altri “soggetti” su cui Maurizio ha speso più di qualche anno della sua vita.
E’ invece tutta dedicata a Paul Cezanne l’ultima serie di lavori che ha realizzato, frutto di mesi di riflessioni e divagazioni, di una frequentazione continuativa del grande artista francese. Pochi i riferimenti iniziali: le “lettere”, il ricordo di un viaggio ad Aix e dintorni (dove Maurizio ebbe la possibilità di vedere dal vivo la montagna S.te Victoire), le molte foto di Emile Barnard (una su tutte: quella in cui Cezanne è ritratto stravaccato a terra, con gli occhi chiusi) e alcuni particolari dei dipinti a cui lo storico dell’arte attribuirebbe probabilmente scarsa importanza. Dunque, per un periodo molto lungo, l’artista si limita a prendere appunti e a disegnare: libere associazioni, analogie, coincidenze autobiografiche, ma anche “sensazioni e presagi” lo guidano in un percorso di progressivo avvicinamento al suo soggetto, una specie di strategia di accerchiamento che si compie necessariamente attraverso un lavoro svolto su piani diversi. Capita perciò che, in tutto questo divagare, l’indizio principale, l’indicazione di una linea da percorrere possa derivare dall’acquisto, più o meno casuale, di un semplice mazzo di carte da poker: il volto del re di quadri ricorda a Maurizio il viso di Cezanne. Così tutte le opere di questa serie (sia che l’artista utilizzi il ferro, il legno o il velluto) riconducono ad un’unica dimensione: quella di una regalità, una nobiltà, un’aristocraticità dello spirito più o meno connessa alla figura di Paul Cezanne, ma ormai anche completamente autonoma e aperta a nuove possibilità di lettura.
Ecco allora che l’impressione di inattualità che le opere di Maurizio possono suscitare ad un primo sguardo (per questa sua predisposizione a confrontarsi con il passato, ad identificarsi e a perdersi emotivamente in esso) viene subito smentita e ribaltata. Pensare che il passato non sia semplicemente qualcosa da citare o da sorpassare, ma che possa essere vissuto come un “generatore di attività”, un sistema di segni, informazioni, immagini da riciclare, ricombinare e “manipolare per essere poi rimessi in scena” (Bourriaud), è un attitudine mentale che proietta un artista nel vivo della ricerca più attuale.
L’epigonismo, inteso in questo modo, è certamente un aspetto fondamentale della post-modernità in cui viviamo.(Davide Ferri, novembre 2004)
Maurizio Battaglia (Cesena, 1971) vive a Cesena e lavora a Montecodruzzo. Principali mostre personali e collettive: 2004, Stop and go, Laboratorio dell'imperfetto, Gambettola; 2003, Gemine Muse, Istituto D'Arte Forlì; 2002 - Stalingrado, Sala esposizioni Accademia di Macerata; 200, Da molto lontano, Saletta esposizioni Progetto Giovani, Forlì; 2000, Arti Visive 3, Palazzo Ducale, Genova; 2000, Officina 2000, Mole Vanvitelliana, Ancona.
“Una ricerca da pasticcione, intuitiva, simpatica, incoerente, se vogliamo completamente campata per aria, disintegrabile criticamente”, così Maurizio Battaglia, in un appunto di qualche tempo fa, definiva l’atteggiamento mentale che lo ha portato alla realizzazione di alcune opere che ruotano attorno al pittore tardo quattrocentesco Giovanni Bellini. Non è l’unica volta, questa di Bellini, che l’artista si è dedicato a qualcosa che sembra apparentemente portarlo lontano dal tempo in cui vive, spostando il baricentro della sua ricerca addirittura di qualche secolo: due fatti storici di importanza epocale e così distanti tra loro come la battaglia di Montecassino e quella di Stalingrado sono altri “soggetti” su cui Maurizio ha speso più di qualche anno della sua vita.
E’ invece tutta dedicata a Paul Cezanne l’ultima serie di lavori che ha realizzato, frutto di mesi di riflessioni e divagazioni, di una frequentazione continuativa del grande artista francese. Pochi i riferimenti iniziali: le “lettere”, il ricordo di un viaggio ad Aix e dintorni (dove Maurizio ebbe la possibilità di vedere dal vivo la montagna S.te Victoire), le molte foto di Emile Barnard (una su tutte: quella in cui Cezanne è ritratto stravaccato a terra, con gli occhi chiusi) e alcuni particolari dei dipinti a cui lo storico dell’arte attribuirebbe probabilmente scarsa importanza. Dunque, per un periodo molto lungo, l’artista si limita a prendere appunti e a disegnare: libere associazioni, analogie, coincidenze autobiografiche, ma anche “sensazioni e presagi” lo guidano in un percorso di progressivo avvicinamento al suo soggetto, una specie di strategia di accerchiamento che si compie necessariamente attraverso un lavoro svolto su piani diversi. Capita perciò che, in tutto questo divagare, l’indizio principale, l’indicazione di una linea da percorrere possa derivare dall’acquisto, più o meno casuale, di un semplice mazzo di carte da poker: il volto del re di quadri ricorda a Maurizio il viso di Cezanne. Così tutte le opere di questa serie (sia che l’artista utilizzi il ferro, il legno o il velluto) riconducono ad un’unica dimensione: quella di una regalità, una nobiltà, un’aristocraticità dello spirito più o meno connessa alla figura di Paul Cezanne, ma ormai anche completamente autonoma e aperta a nuove possibilità di lettura.
Ecco allora che l’impressione di inattualità che le opere di Maurizio possono suscitare ad un primo sguardo (per questa sua predisposizione a confrontarsi con il passato, ad identificarsi e a perdersi emotivamente in esso) viene subito smentita e ribaltata. Pensare che il passato non sia semplicemente qualcosa da citare o da sorpassare, ma che possa essere vissuto come un “generatore di attività”, un sistema di segni, informazioni, immagini da riciclare, ricombinare e “manipolare per essere poi rimessi in scena” (Bourriaud), è un attitudine mentale che proietta un artista nel vivo della ricerca più attuale.
L’epigonismo, inteso in questo modo, è certamente un aspetto fondamentale della post-modernità in cui viviamo.(Davide Ferri, novembre 2004)
Maurizio Battaglia (Cesena, 1971) vive a Cesena e lavora a Montecodruzzo. Principali mostre personali e collettive: 2004, Stop and go, Laboratorio dell'imperfetto, Gambettola; 2003, Gemine Muse, Istituto D'Arte Forlì; 2002 - Stalingrado, Sala esposizioni Accademia di Macerata; 200, Da molto lontano, Saletta esposizioni Progetto Giovani, Forlì; 2000, Arti Visive 3, Palazzo Ducale, Genova; 2000, Officina 2000, Mole Vanvitelliana, Ancona.
13
novembre 2004
Maurizio Battaglia – Epigono
Dal 13 novembre al 04 dicembre 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA DELL’IMMAGINE
Rimini, Via Alessandro Gambalunga, 27, (Rimini)
Rimini, Via Alessandro Gambalunga, 27, (Rimini)
Orario di apertura
9,30-12,30 / 16-19; sabato 10-12; domenica chiuso
Vernissage
13 Novembre 2004, ore 18
Autore