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Maurizio Bonora – Rappresentazioni del mondo di mezzo
Un’interessante selezione di dipinti, sculture e incisioni legate a tematiche mitologiche realizzate dal sessantunenne artista estense nel corso degli ultimi anni.
Comunicato stampa
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"Rappresentazioni del mondo di mezzo" è il titolo che Maurizio Bonora ha scelto per la sua personale aperta fino all’8 febbraio alla Galleria del Carbone di Ferrara, che raccoglie un’interessante selezione di dipinti, sculture e incisioni legate a tematiche mitologiche realizzate dal sessantunenne artista estense nel corso degli ultimi anni. Il "mondo di mezzo" è per Bonora il mondo dell’arte, e le sue opere rappresentano il tentativo di oltrepassare attraverso l’esperienza estetica il mondo reale per tentare una scalata verso ciò che non è rappresentabile. Opere in bilico dunque tra due confini, tra realtà e immaginazione, spazio fisico e spazio metafisico. Nate dalla mente di un saggio filosofo dell’arte. Infatti tutto ciò che Maurizio Bonora crea, è frutto di una meditata, elaborata, profonda riflessione.
Appartata e defilata dalla caotica vita cittadina, la casa-atelier di Maurizio è lo specchio puntuale della sua concezione della vita e dell’arte. Celibe per scelta, questa singolare figura di artista ama stare per interi giorni solo con se stesso, leggere e riflettere. Ama soprattutto la fatica e il piacere di pensare, nella ricercata pace della sua silenziosa dimora autocostruita. L’ampio giardino che circonda la sua fucina artistica è costellato di altere e granulose figure di Penati, di numi tutelari che paiono essersi dati appuntamento lì da epoche lontane: sono le arcaiche creature che hanno preso forma dalla sua anima e dalla sua mente, dotte elucubrazioni a soggetto mitologico rivestite di marmo cementizio.
Come simbolico benvenuto al visitatore, Maurizio ha posto proprio davanti all’antro della sua fucina il guardiano Apollo , pronto a scoccare l’ultimo dardo che condurrà l’umanità verso il pensiero razionale, verso la democrazia e la scienza moderna. Ma ecco poco più in là, in un recinto di pietra che ne accoglie le frantumate spoglie, Apollo incatenato e caduto: é il proliferarsi, attraverso la rottura delle sue membra, del disordine, del caos dionisiaco. Un poco sopraelevata, in un angolo nascosto del popoloso giardino, l’effige di Diana, l’archetipo lunare, enigmatica nella sua ieraticità come la fascinosa testa di Hera, monumentale scultura peloponnesiaca di epoca arcaica.
Infine, superate le quattro muse delle arti, simboleggiate da altrettante mani tese verso il cielo, nel retro della casa, un altissimo totem innalzato in onore delle divinità acquatiche e della musica, Il canto delle Ninfe . Realizzata in occasione di una mostra allestita a Palazzo Bellini di Comacchio, in seguito al rinvenimento di una nave romana, l’opera era stata per l’evento collocata su un basamento in mezzo all’acqua, e dal suo interno provenivano canti femminili di epoca medioevale. Una soluzione scenografica davvero indovinata, che permetteva di cogliere tutta la suggestione delle evanescenti e delicate cromie di questa scultura.
Mitologia e arcaismo hanno contraddistinto la ricerca di Bonora fin dagli esordi. Dopo l’Accademia di Belle Arti di Bologna, alla fine degli anni Sessanta l’artista dà vita a sinuose forme ermafrodite o femminili in terracotta; e poi, negli anni Settanta, ecco nuove superfici lunari, solari, marine e montane erose da grumosità telluriche e materiche, in una suggestiva sintesi di surrealismo e organicismo. Sono nati allora i pastelli su carta delle scatole surreali, poi, all’inizio degli Ottanta, alcune tecniche miste sempre su carta legate al tema della nascita degli elementi, della genesi, dell’apocalisse, delle costellazioni: galassie cromatiche in continua metamorfosi, scontri energetici, fucine di stelle. In seguito la sua ricerca si è rivolta alla fascia astrologica del rinascimentale ciclo dei Mesi di Schifanoia, a Ferrara: ha avuto origine così lo Zodiaco del Principe, un’attendibile e affascinante ipotesi ricostruttiva dei segni zodiacali e dei decani ormai scomparsi dalle pareti del palazzo.
Successivamente l’artista ha indagato il tema della musica attraverso i Tarocchi , che hanno da sempre costituito un linguaggio popolare della comunicazione. Tra le opere più recenti di Bonora ci sono poi diverse opere nate per essere collocate in parchi e giardini. "Mi piace l’idea di modellare qualcosa che modelli uno spazio – spiega l’artista -. Trovo che abbia, oltre che un significato estetico, anche un significato etico. Bisogna riappropriarsi della bellezza".
Marialivia
Appartata e defilata dalla caotica vita cittadina, la casa-atelier di Maurizio è lo specchio puntuale della sua concezione della vita e dell’arte. Celibe per scelta, questa singolare figura di artista ama stare per interi giorni solo con se stesso, leggere e riflettere. Ama soprattutto la fatica e il piacere di pensare, nella ricercata pace della sua silenziosa dimora autocostruita. L’ampio giardino che circonda la sua fucina artistica è costellato di altere e granulose figure di Penati, di numi tutelari che paiono essersi dati appuntamento lì da epoche lontane: sono le arcaiche creature che hanno preso forma dalla sua anima e dalla sua mente, dotte elucubrazioni a soggetto mitologico rivestite di marmo cementizio.
Come simbolico benvenuto al visitatore, Maurizio ha posto proprio davanti all’antro della sua fucina il guardiano Apollo , pronto a scoccare l’ultimo dardo che condurrà l’umanità verso il pensiero razionale, verso la democrazia e la scienza moderna. Ma ecco poco più in là, in un recinto di pietra che ne accoglie le frantumate spoglie, Apollo incatenato e caduto: é il proliferarsi, attraverso la rottura delle sue membra, del disordine, del caos dionisiaco. Un poco sopraelevata, in un angolo nascosto del popoloso giardino, l’effige di Diana, l’archetipo lunare, enigmatica nella sua ieraticità come la fascinosa testa di Hera, monumentale scultura peloponnesiaca di epoca arcaica.
Infine, superate le quattro muse delle arti, simboleggiate da altrettante mani tese verso il cielo, nel retro della casa, un altissimo totem innalzato in onore delle divinità acquatiche e della musica, Il canto delle Ninfe . Realizzata in occasione di una mostra allestita a Palazzo Bellini di Comacchio, in seguito al rinvenimento di una nave romana, l’opera era stata per l’evento collocata su un basamento in mezzo all’acqua, e dal suo interno provenivano canti femminili di epoca medioevale. Una soluzione scenografica davvero indovinata, che permetteva di cogliere tutta la suggestione delle evanescenti e delicate cromie di questa scultura.
Mitologia e arcaismo hanno contraddistinto la ricerca di Bonora fin dagli esordi. Dopo l’Accademia di Belle Arti di Bologna, alla fine degli anni Sessanta l’artista dà vita a sinuose forme ermafrodite o femminili in terracotta; e poi, negli anni Settanta, ecco nuove superfici lunari, solari, marine e montane erose da grumosità telluriche e materiche, in una suggestiva sintesi di surrealismo e organicismo. Sono nati allora i pastelli su carta delle scatole surreali, poi, all’inizio degli Ottanta, alcune tecniche miste sempre su carta legate al tema della nascita degli elementi, della genesi, dell’apocalisse, delle costellazioni: galassie cromatiche in continua metamorfosi, scontri energetici, fucine di stelle. In seguito la sua ricerca si è rivolta alla fascia astrologica del rinascimentale ciclo dei Mesi di Schifanoia, a Ferrara: ha avuto origine così lo Zodiaco del Principe, un’attendibile e affascinante ipotesi ricostruttiva dei segni zodiacali e dei decani ormai scomparsi dalle pareti del palazzo.
Successivamente l’artista ha indagato il tema della musica attraverso i Tarocchi , che hanno da sempre costituito un linguaggio popolare della comunicazione. Tra le opere più recenti di Bonora ci sono poi diverse opere nate per essere collocate in parchi e giardini. "Mi piace l’idea di modellare qualcosa che modelli uno spazio – spiega l’artista -. Trovo che abbia, oltre che un significato estetico, anche un significato etico. Bisogna riappropriarsi della bellezza".
Marialivia
17
gennaio 2004
Maurizio Bonora – Rappresentazioni del mondo di mezzo
Dal 17 gennaio al 18 febbraio 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Vernissage
17 Gennaio 2004, ore 18