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Maurizio Donzelli / Paola Pezzi
Meccaniche della Meraviglia presenta la terza tappa espositiva di “UNA GENERAZIONE DI MEZZO”, progetto pluriennale dedicato all’arte contemporanea bresciana, con la bipersonale “Spellbound” dedicata agli artisti Maurizio Donzelli e Paola Pezzi.
Comunicato stampa
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L’Associazione Meccaniche della Meraviglia presenta la terza tappa espositiva di “Una Generazione di Mezzo” - progetto pluriennale dedicato all’arte contemporanea bresciana - con l’esposizione “Spellbound” dedicata agli artisti bresciani Maurizio Donzelli (1958) e Paola Pezzi (1963). Una doppia personale con due curatori, il torinese Alberto Fiz per Donzelli e il romano Marco Tonelli per Pezzi, articolata negli spazi del Palazzo Martinengo Cesaresco a Brescia.
“Spellbound”, “incantato”, “ammaliato”: con questo termine, utilizzato da Alfred Hitchcock nel film omonimo del 1945 - in italiano fu chiamato "Io ti salverò" - si fa allusione agli stati psico-emotivi dei due protagonisti, ovvero l’uomo interpretato da Gregory Peck (John Ballantine) affetto da amnesia in seguito ad un trauma e il personaggio della dottoressa Constance Peterson, interpretata da Ingrid Bergman, psicoanalista incantata dall’amore. Un uomo e una donna il cui primo incontro è un evidente colpo di fulmine per entrambi, costruito filmicamente in una sequenza di campi/controcampi molto “magica” e romantica. Con questo termine, nel progetto espositivo che vede in dialogo Maurizio Donzelli e Paola Pezzi nell’estate 2023, si vuole così alludere sia a quell'incantamento che il riguardante ha nei confronti dell'opera sia all'incontro tra due artisti che hanno provato a lasciarsi incantare vicendevolmente dalle loro rispettive indagini visuali. Una sequenza di opere che si incastonano e rispecchiano anche fondendosi nel percorso in mostra, chiamando il pubblico a un’immersione visiva intensa e seducendone lo sguardo. Anche il progetto grafico in mostra, elaborato dagli studenti del terzo anno della scuola di Grafica dell'Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia, coordinati da Francesca Rosina e Massimo Tantardini, sintetizza il concetto curatoriale e il dialogo artistico.
Maurizio Donzelli si interroga sull’inizio del processo iconico e sulle modalità dello sguardo, andando a cercare nell’ornamentale i ricami e i filamenti della nostra stratificata geografia culturale e filosofica. Le sue opere sono enigmi di immagini latenti che affiorano e si immergono nelle stratificazioni del colore e del segno, attivatori del patrimonio iconico di ciascun riguardante: opere come laboratori, capaci di generare una efflorescenza di immagini che l’una sull’altra s’intrecciano, tra lontani echi e latenti principi iconici. La sua opera potrebbe così rappresentare il valore dello spazio come geografia e sconfinamento dello sguardo. Per la mostra “Spellbound” l’artista presenta vari cicli di lavori: i “Drawings”, gli “Arazzi”, i “Mirror”, gli “O”, i “Notturni”, le “Girandole” e i “Lux Drawing”. Una panoramica di tutta la sua poetica, volta a costituire una vera e propria antologica.
Paola Pezzi è l’alchimista dei materiali: oggetti di uso comune, scarti e rimanenze di materie povere e dimenticate nelle sue mani diventano rigogliosi oggetti plastici che affiorano dalle pareti. Le metamorfosi della materia raccontate dalle sue opere nascono dall’incontro tra la sapienza del gesto manuale, la lentezza della sapiente composizione concettuale e la poetica, ancestrale componente femminile evocata dalla tessitura e dall’intreccio che predominano nella prassi compositiva del suo lavoro. La sua opera potrebbe rappresentare il percorso della materia come gesto e traccia del fare. Nell’esposizione presenta un percorso dagli anni 80/90, con le opere primigenie nate dalla terra, procedendo verso le varie scoperte negli anni fino ad oggi. Una sorta di campionario, attraverso famiglie di opere, ricreate proprio per questo luogo.
La mostra “Spellbound”, fa parte di un progetto più amplio che ha avuto inizio nel 2021 con la grande e importante retrospettiva di Albano Morandi che è anche l’ideatore del progetto “Una Generazione di Mezzo”: nelle sale del Palazzo Martinengo Cesaresco, la mostra raccontava quarant’anni della ricerca dell’artista salodiano con alcune installazioni site-specific.
Percorsi unici nel loro genere appositamente scaturiti dall'incontro con il Palazzo e le sue emergenze architettoniche e decorative.
A completare il progetto, la presenza di curatori non bresciani e con i quali gli artisti dialogano per la prima volta, per portare a Brescia nuove voci critiche capaci di creare nuove sinergie e scambi.
E’ questo il format vincente di “Una Generazione di Mezzo”, giunto al suo terzo anno che vede, per la prima volta negli ambienti di Palazzo Martinengo Cesaresco, luogo da sempre vocato alla presentazione di artisti bresciani che si sono particolarmente messi in evidenza nel panorama artistico nazionale e internazionale, la presentazione al pubblico di cinque personalità artistiche bresciane la cui ricerca ha letteralmente attraversato i due secoli, continuando tutt’oggi a produrre opere di peculiare interesse che bene evidenziano le direzioni e il senso del lavoro artistico di una vera e propria “generazione di mezzo”.
Le mostre sono concepite, dopo il “solo” di Morandi nel 2021 che ha inaugurato il progetto, come dialoghi a due voci che fanno emergere in modo pregnante gli scambi estetici e linguistici tra i due artisti, conducendo il pubblico in un percorso affascinante tra le eccellenze artistiche della città.
Critici d'arte contemporanea, appositamente selezionati da Ilaria Bignotti e provenienti dal territorio extra locale, affiancano il coordinamento curatoriale di Ilaria Bignotti e Camilla Remondina dando un apporto scientifico e culturale importante e nuovo: proprio perché appartenenti ad altre scuole curatoriali ed esperienze espositive, portano a Brescia e al suo patrimonio contemporaneo un valore aggiunto, uno sguardo ulteriore, una nuova sensibilità, creando per gli artisti e i visitatori altre opportunità di approfondimento e dialogo.
Ad oggi, il pubblico ha risposto in modo straordinario, sono migliaia i visitatori che, tanto nella mostra monografica di Albano Morandi quanto nella doppia esposizione personale di Armida Gandini e Gabriele Picco del 2022, si sono riversati nelle sale del Palazzo.
Ogni mostra è accompagnata da una preziosa monografia, realizzata grazie al supporto di Fondazione Brescia Musei ed edita da Skira, nota casa editrice specializzata in arte e cultura, che analizza in maniera completa l’intera produzione di questi artisti, fornendo oltre che un’occasione di approfondimento per appassionati anche uno strumento scientifico per studiosi.
“Spellbound”, “incantato”, “ammaliato”: con questo termine, utilizzato da Alfred Hitchcock nel film omonimo del 1945 - in italiano fu chiamato "Io ti salverò" - si fa allusione agli stati psico-emotivi dei due protagonisti, ovvero l’uomo interpretato da Gregory Peck (John Ballantine) affetto da amnesia in seguito ad un trauma e il personaggio della dottoressa Constance Peterson, interpretata da Ingrid Bergman, psicoanalista incantata dall’amore. Un uomo e una donna il cui primo incontro è un evidente colpo di fulmine per entrambi, costruito filmicamente in una sequenza di campi/controcampi molto “magica” e romantica. Con questo termine, nel progetto espositivo che vede in dialogo Maurizio Donzelli e Paola Pezzi nell’estate 2023, si vuole così alludere sia a quell'incantamento che il riguardante ha nei confronti dell'opera sia all'incontro tra due artisti che hanno provato a lasciarsi incantare vicendevolmente dalle loro rispettive indagini visuali. Una sequenza di opere che si incastonano e rispecchiano anche fondendosi nel percorso in mostra, chiamando il pubblico a un’immersione visiva intensa e seducendone lo sguardo. Anche il progetto grafico in mostra, elaborato dagli studenti del terzo anno della scuola di Grafica dell'Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia, coordinati da Francesca Rosina e Massimo Tantardini, sintetizza il concetto curatoriale e il dialogo artistico.
Maurizio Donzelli si interroga sull’inizio del processo iconico e sulle modalità dello sguardo, andando a cercare nell’ornamentale i ricami e i filamenti della nostra stratificata geografia culturale e filosofica. Le sue opere sono enigmi di immagini latenti che affiorano e si immergono nelle stratificazioni del colore e del segno, attivatori del patrimonio iconico di ciascun riguardante: opere come laboratori, capaci di generare una efflorescenza di immagini che l’una sull’altra s’intrecciano, tra lontani echi e latenti principi iconici. La sua opera potrebbe così rappresentare il valore dello spazio come geografia e sconfinamento dello sguardo. Per la mostra “Spellbound” l’artista presenta vari cicli di lavori: i “Drawings”, gli “Arazzi”, i “Mirror”, gli “O”, i “Notturni”, le “Girandole” e i “Lux Drawing”. Una panoramica di tutta la sua poetica, volta a costituire una vera e propria antologica.
Paola Pezzi è l’alchimista dei materiali: oggetti di uso comune, scarti e rimanenze di materie povere e dimenticate nelle sue mani diventano rigogliosi oggetti plastici che affiorano dalle pareti. Le metamorfosi della materia raccontate dalle sue opere nascono dall’incontro tra la sapienza del gesto manuale, la lentezza della sapiente composizione concettuale e la poetica, ancestrale componente femminile evocata dalla tessitura e dall’intreccio che predominano nella prassi compositiva del suo lavoro. La sua opera potrebbe rappresentare il percorso della materia come gesto e traccia del fare. Nell’esposizione presenta un percorso dagli anni 80/90, con le opere primigenie nate dalla terra, procedendo verso le varie scoperte negli anni fino ad oggi. Una sorta di campionario, attraverso famiglie di opere, ricreate proprio per questo luogo.
La mostra “Spellbound”, fa parte di un progetto più amplio che ha avuto inizio nel 2021 con la grande e importante retrospettiva di Albano Morandi che è anche l’ideatore del progetto “Una Generazione di Mezzo”: nelle sale del Palazzo Martinengo Cesaresco, la mostra raccontava quarant’anni della ricerca dell’artista salodiano con alcune installazioni site-specific.
Percorsi unici nel loro genere appositamente scaturiti dall'incontro con il Palazzo e le sue emergenze architettoniche e decorative.
A completare il progetto, la presenza di curatori non bresciani e con i quali gli artisti dialogano per la prima volta, per portare a Brescia nuove voci critiche capaci di creare nuove sinergie e scambi.
E’ questo il format vincente di “Una Generazione di Mezzo”, giunto al suo terzo anno che vede, per la prima volta negli ambienti di Palazzo Martinengo Cesaresco, luogo da sempre vocato alla presentazione di artisti bresciani che si sono particolarmente messi in evidenza nel panorama artistico nazionale e internazionale, la presentazione al pubblico di cinque personalità artistiche bresciane la cui ricerca ha letteralmente attraversato i due secoli, continuando tutt’oggi a produrre opere di peculiare interesse che bene evidenziano le direzioni e il senso del lavoro artistico di una vera e propria “generazione di mezzo”.
Le mostre sono concepite, dopo il “solo” di Morandi nel 2021 che ha inaugurato il progetto, come dialoghi a due voci che fanno emergere in modo pregnante gli scambi estetici e linguistici tra i due artisti, conducendo il pubblico in un percorso affascinante tra le eccellenze artistiche della città.
Critici d'arte contemporanea, appositamente selezionati da Ilaria Bignotti e provenienti dal territorio extra locale, affiancano il coordinamento curatoriale di Ilaria Bignotti e Camilla Remondina dando un apporto scientifico e culturale importante e nuovo: proprio perché appartenenti ad altre scuole curatoriali ed esperienze espositive, portano a Brescia e al suo patrimonio contemporaneo un valore aggiunto, uno sguardo ulteriore, una nuova sensibilità, creando per gli artisti e i visitatori altre opportunità di approfondimento e dialogo.
Ad oggi, il pubblico ha risposto in modo straordinario, sono migliaia i visitatori che, tanto nella mostra monografica di Albano Morandi quanto nella doppia esposizione personale di Armida Gandini e Gabriele Picco del 2022, si sono riversati nelle sale del Palazzo.
Ogni mostra è accompagnata da una preziosa monografia, realizzata grazie al supporto di Fondazione Brescia Musei ed edita da Skira, nota casa editrice specializzata in arte e cultura, che analizza in maniera completa l’intera produzione di questi artisti, fornendo oltre che un’occasione di approfondimento per appassionati anche uno strumento scientifico per studiosi.
06
luglio 2023
Maurizio Donzelli / Paola Pezzi
Dal 06 luglio al 03 settembre 2023
arte contemporanea
Location
PALAZZO MARTINENGO
Brescia, Via Dei Musei, 30, (Brescia)
Brescia, Via Dei Musei, 30, (Brescia)
Orario di apertura
venerdì 16.00 - 19.00, sabato e domenica 10.00 - 19.00
Vernissage
6 Luglio 2023, ore 12.00
Sito web
Ufficio stampa
Vera Canevazzi Art Consulting
Autore
Curatore