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Maurizio Galimberti – Sequenze
personale di Maurizio Galimberti che presenta una serie di immagini e mosaici fotografici dedicati a New York e Venezia.
Comunicato stampa
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Sabato 6 novembre presso la Galleria Colonna sarà inaugurata la mostra "Sequenze", personale di Maurizio Galimberti che presenta una serie di immagini e mosaici fotografici dedicati a New York e Venezia.
Artista di fama internazionale, Galimberti ha fatto della polaroid il proprio strumento espressivo, affascinato da un mezzo che consente di tradurre in immagine l’istante, senza la mediazione dello sviluppo in camera oscura. La fotografia tuttavia non è per lui una forma di documentazione, ma seduzione dello sguardo, traduzione di un’idea, in qualche modo vicina al fare pittorico.
La polaroid accompagna Galimberti dal 1991 lungo tutto il suo percorso, che parte dalla singola immagine per arrivare al mosaico fotografico, prima focalizzato sulle persone (con i foto-ritratti dedicati a divi del cinema e a personaggi famosi), poi sulle architetture. La tecnica del mosaico è concepita come un puzzle di polaroid che rispondono ad un ritmo preciso, ideato dall’artista come esito del rapporto visivo ed emozionale con la realtà: ogni fotografia ha una doppia valenza, come singolo frammento e come parte di un'immagine ulteriore, data dall’unione di tutte le altre. Il ritmo della visione diventa così più importante della mera rappresentazione e invita lo spettatore ad un ruolo attivo nella costruzione dell’immagine.
Il lavoro che Galimberti ha dedicato - nel 2006 e nel 2007 - a due città-icona come New York e Venezia si configura come il complesso ritratto di un contesto spaziale ed umano, in cui la fotografia rincorre le linee architettoniche che definiscono il carattere di ciascuna delle due città e ne amplifica il portato simbolico grazie all’integrazione con particolari rubati al quotidiano, passeggiando senza meta.
Attraverso il suo particolare racconto per immagini, l’artista riesce a cogliere l’atmosfera di ognuna della due città, le linee di forza che ne governano il paesaggio, il ritmo che i dettagli architettonici impongono alla visione. New York è naturalmente una città verticale, scandita dagli elementi lineari dati dai grattacieli e da angolazioni uniche, capaci di far danzare lo sguardo verso il blu del cielo, accarezzato da una selva di vetro e cemento. Quella che Galimberti ci restituisce è una “città che sale”, in cui i simboli architettonici sono perfettamente integrati ai dettagli significanti nascosti nelle pieghe del quotidiano: la città è in perenne movimento e il paesaggio che ne deriva si fa quasi segno astratto, tradotto in una visione verticale scandita dagli equilibri marcati tra pieni e vuoti.
Venezia è invece profondamente diversa da New York: se per la metropoli americana la linearità geometrica e il rapporto con il cielo risultano caratterizzanti, a Venezia predominano il legame con la laguna e i percorsi labirintici. Per questo Galimberti ha scelto di immortalare la città quasi esclusivamente dall’acqua. Nelle immagini veneziane, il tempo sembra essersi fermato, cristallizzando la città - sospesa tra oriente e occidente - in un costante rollio. Particolari di singole esistenze quotidiane sono posti accanto a visioni di palazzi storici, nel tentativo di attribuire ad ogni elemento pari valore, contro l’indifferenza degli oggetti e delle architetture. Mai come nel caso di Venezia, le polaroid ricomposte nei mosaici frammentano l’immagine come fossero increspature sull’acqua.
Attraverso la scomposizione e la ricomposizione, Galimberti elabora un rapporto confidenziale con i luoghi che percorre, fatto di osservazione paziente e grande maestria nella rielaborazione di tracciati emozionali e cognitivi, che diventano paesaggi nuovi.
Nelle fotografie singole ritroviamo una ricerca attentissima rivolta al colore e alla resa liquida dell’immagine, portata avanti con grande perizia da Galimberti, che utilizza la tecnica del frottage per “guidare” gli agenti chimici nella rapida fase di sviluppo della polaroid, spostando gli acidi con sapienza, a formare righe, contorni, effetti di movimento e colorazioni particolari. Le immagini così ottenute portano in se stesse la manualità sapiente dell’artista e il suo rapporto diretto con la materia fotografica.
Artista di fama internazionale, Galimberti ha fatto della polaroid il proprio strumento espressivo, affascinato da un mezzo che consente di tradurre in immagine l’istante, senza la mediazione dello sviluppo in camera oscura. La fotografia tuttavia non è per lui una forma di documentazione, ma seduzione dello sguardo, traduzione di un’idea, in qualche modo vicina al fare pittorico.
La polaroid accompagna Galimberti dal 1991 lungo tutto il suo percorso, che parte dalla singola immagine per arrivare al mosaico fotografico, prima focalizzato sulle persone (con i foto-ritratti dedicati a divi del cinema e a personaggi famosi), poi sulle architetture. La tecnica del mosaico è concepita come un puzzle di polaroid che rispondono ad un ritmo preciso, ideato dall’artista come esito del rapporto visivo ed emozionale con la realtà: ogni fotografia ha una doppia valenza, come singolo frammento e come parte di un'immagine ulteriore, data dall’unione di tutte le altre. Il ritmo della visione diventa così più importante della mera rappresentazione e invita lo spettatore ad un ruolo attivo nella costruzione dell’immagine.
Il lavoro che Galimberti ha dedicato - nel 2006 e nel 2007 - a due città-icona come New York e Venezia si configura come il complesso ritratto di un contesto spaziale ed umano, in cui la fotografia rincorre le linee architettoniche che definiscono il carattere di ciascuna delle due città e ne amplifica il portato simbolico grazie all’integrazione con particolari rubati al quotidiano, passeggiando senza meta.
Attraverso il suo particolare racconto per immagini, l’artista riesce a cogliere l’atmosfera di ognuna della due città, le linee di forza che ne governano il paesaggio, il ritmo che i dettagli architettonici impongono alla visione. New York è naturalmente una città verticale, scandita dagli elementi lineari dati dai grattacieli e da angolazioni uniche, capaci di far danzare lo sguardo verso il blu del cielo, accarezzato da una selva di vetro e cemento. Quella che Galimberti ci restituisce è una “città che sale”, in cui i simboli architettonici sono perfettamente integrati ai dettagli significanti nascosti nelle pieghe del quotidiano: la città è in perenne movimento e il paesaggio che ne deriva si fa quasi segno astratto, tradotto in una visione verticale scandita dagli equilibri marcati tra pieni e vuoti.
Venezia è invece profondamente diversa da New York: se per la metropoli americana la linearità geometrica e il rapporto con il cielo risultano caratterizzanti, a Venezia predominano il legame con la laguna e i percorsi labirintici. Per questo Galimberti ha scelto di immortalare la città quasi esclusivamente dall’acqua. Nelle immagini veneziane, il tempo sembra essersi fermato, cristallizzando la città - sospesa tra oriente e occidente - in un costante rollio. Particolari di singole esistenze quotidiane sono posti accanto a visioni di palazzi storici, nel tentativo di attribuire ad ogni elemento pari valore, contro l’indifferenza degli oggetti e delle architetture. Mai come nel caso di Venezia, le polaroid ricomposte nei mosaici frammentano l’immagine come fossero increspature sull’acqua.
Attraverso la scomposizione e la ricomposizione, Galimberti elabora un rapporto confidenziale con i luoghi che percorre, fatto di osservazione paziente e grande maestria nella rielaborazione di tracciati emozionali e cognitivi, che diventano paesaggi nuovi.
Nelle fotografie singole ritroviamo una ricerca attentissima rivolta al colore e alla resa liquida dell’immagine, portata avanti con grande perizia da Galimberti, che utilizza la tecnica del frottage per “guidare” gli agenti chimici nella rapida fase di sviluppo della polaroid, spostando gli acidi con sapienza, a formare righe, contorni, effetti di movimento e colorazioni particolari. Le immagini così ottenute portano in se stesse la manualità sapiente dell’artista e il suo rapporto diretto con la materia fotografica.
06
novembre 2010
Maurizio Galimberti – Sequenze
Dal 06 al 27 novembre 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA COLONNA
Bresso, Via Aldo Villa, 41, (Milano)
Bresso, Via Aldo Villa, 41, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato, dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30.
apertura straordinaria anche domenica 7 novembre.
Vernissage
6 Novembre 2010, ore 18
Ufficio stampa
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Autore
Curatore