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Maurizio Mantovi – Ex Voto
In occasione del Festivalfilosofia 2012 sulle “cose”, i Magazzini Criminali i ospiteranno la personale di Maurizio Mantovi
Comunicato stampa
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Dentro la superficie
Maurizio Mantovi si diverte da sempre a giocare con la realtà che lo circonda. Riproduce quello che vede e contemporaneamente lo arricchisce di significati. Perciò nei suoi lavori riprende la realtà, ma lo fa solitamente isolando in essa una porzione. Isolando cioè un dettaglio dello spazio apparentemente privo di significato, ma che, dopo che Mantovi vi ha aggiunto numerosi elementi, mostra di possedere un’organizzazione e una struttura. E spesso Mantovi non si accontenta di rimanere in superficie, ma interviene anche in profondità. Va cioè direttamente dentro le superfici bidimensionali sulle quali si concentra. Le opere di Mantovi pertanto non sono delle sculture, ma possiedono ugualmente il dono della tridimensionalità. Sono cioè delle paradossali “superfici dense”.
Il lavoro artistico di Mantovi è cominciato qualche anno fa con la ripresa di pezzi di muro. Apparentemente il muro delle abitazioni è una barriera che impedisce di vedere l’interno, mentre in realtà è un’unione inscindibile di esterno e interno. Dunque ha uno spessore. Pertanto, se lo si guarda bene, contiene un mondo affascinante, uno spettacolo seducente per gli occhi dei passanti. Si tratta di riuscire a leggere i suoi molteplici strati. Perché il muro contiene la stratificazione delle epoche che si sono succedute nel corso del tempo. I molteplici segni che vi si sono depositati costituiscono cioè la memoria delle esperienze vissute. Sono graffiti passati al di là della superficie, per integrarsi profondamente nel muro. Mantovi pertanto ha ripreso questi graffiti e li ha trattati arricchendoli di senso.
Ora mette invece al centro del suo lavoro non più dei muri, ma altre superfici come i pavimenti. Questi però non esprimono soltanto dei significati, ma sono dotati di una particolare identità. Perché sono pavimenti d’artista. In essi cioè è possibile individuare lo stile espresso nel suo lavoro da un determinato artista. Uno stile talmente importante e socialmente riconosciuto da essere diventato una specie di luogo comune. E Mantovi immagina che esso abbia contaminato lo spazio nel quale l’artista ha lavorato. Così come immagina che si sia concentrato in quei contenitori “densi” che egli ha costruito apposta per catturarlo.
Seppure tridimensionali, i lavori di Mantovi sono delle immagini. Da sempre infatti Mantovi legge in modo fotografico la realtà. Questa perciò viene riprodotta, ma soprattutto composta e rielaborata, come consente di fare appunto il medium fotografico. Apparentemente oggi l’immagine sembra essersi indebolita. In realtà, in una situazione di ipertrofia comunicativa come quella contemporanea, con persone che si trasmettono enormi quantità di messaggi e società e culture che si intrecciano sempre più tra loro, l’immagine è l’unica salvezza per chi ha bisogno di comunicare con efficacia. Un’immagine potente può “bucare” lo schermo e imporsi all’attenzione generale, facendo diventare superflue le parole. L’immagine, infatti, è in grado di raccontare autonomamente delle storie. In apparenza, sembra non poter dare uno sviluppo temporale alla narrazione, bloccata com’è nell’istante immobile dello scatto fotografico. In realtà, l’istante fissato dall’immagine può essere una storia condensata, un momento proveniente da un flusso narrativo più ampio che il fruitore viene indotto a ricostruire mentalmente. Un momento che può racchiudere in sé delle forti emozioni. Come succede nelle opere di Mantovi, dove la stratificazione dei segni del tempo sulla superficie ridiventa viva e vitale proprio grazie a quel lavoro di arricchimento e rielaborazione ludica che ne è stato fatto.
Vanni Codeluppi
http://www.festivalfilosofia.it/2012/?mod=eventi&id=10509&key=Maurizio+Mantovi%0D%0AEx+voto
Maurizio Mantovi si diverte da sempre a giocare con la realtà che lo circonda. Riproduce quello che vede e contemporaneamente lo arricchisce di significati. Perciò nei suoi lavori riprende la realtà, ma lo fa solitamente isolando in essa una porzione. Isolando cioè un dettaglio dello spazio apparentemente privo di significato, ma che, dopo che Mantovi vi ha aggiunto numerosi elementi, mostra di possedere un’organizzazione e una struttura. E spesso Mantovi non si accontenta di rimanere in superficie, ma interviene anche in profondità. Va cioè direttamente dentro le superfici bidimensionali sulle quali si concentra. Le opere di Mantovi pertanto non sono delle sculture, ma possiedono ugualmente il dono della tridimensionalità. Sono cioè delle paradossali “superfici dense”.
Il lavoro artistico di Mantovi è cominciato qualche anno fa con la ripresa di pezzi di muro. Apparentemente il muro delle abitazioni è una barriera che impedisce di vedere l’interno, mentre in realtà è un’unione inscindibile di esterno e interno. Dunque ha uno spessore. Pertanto, se lo si guarda bene, contiene un mondo affascinante, uno spettacolo seducente per gli occhi dei passanti. Si tratta di riuscire a leggere i suoi molteplici strati. Perché il muro contiene la stratificazione delle epoche che si sono succedute nel corso del tempo. I molteplici segni che vi si sono depositati costituiscono cioè la memoria delle esperienze vissute. Sono graffiti passati al di là della superficie, per integrarsi profondamente nel muro. Mantovi pertanto ha ripreso questi graffiti e li ha trattati arricchendoli di senso.
Ora mette invece al centro del suo lavoro non più dei muri, ma altre superfici come i pavimenti. Questi però non esprimono soltanto dei significati, ma sono dotati di una particolare identità. Perché sono pavimenti d’artista. In essi cioè è possibile individuare lo stile espresso nel suo lavoro da un determinato artista. Uno stile talmente importante e socialmente riconosciuto da essere diventato una specie di luogo comune. E Mantovi immagina che esso abbia contaminato lo spazio nel quale l’artista ha lavorato. Così come immagina che si sia concentrato in quei contenitori “densi” che egli ha costruito apposta per catturarlo.
Seppure tridimensionali, i lavori di Mantovi sono delle immagini. Da sempre infatti Mantovi legge in modo fotografico la realtà. Questa perciò viene riprodotta, ma soprattutto composta e rielaborata, come consente di fare appunto il medium fotografico. Apparentemente oggi l’immagine sembra essersi indebolita. In realtà, in una situazione di ipertrofia comunicativa come quella contemporanea, con persone che si trasmettono enormi quantità di messaggi e società e culture che si intrecciano sempre più tra loro, l’immagine è l’unica salvezza per chi ha bisogno di comunicare con efficacia. Un’immagine potente può “bucare” lo schermo e imporsi all’attenzione generale, facendo diventare superflue le parole. L’immagine, infatti, è in grado di raccontare autonomamente delle storie. In apparenza, sembra non poter dare uno sviluppo temporale alla narrazione, bloccata com’è nell’istante immobile dello scatto fotografico. In realtà, l’istante fissato dall’immagine può essere una storia condensata, un momento proveniente da un flusso narrativo più ampio che il fruitore viene indotto a ricostruire mentalmente. Un momento che può racchiudere in sé delle forti emozioni. Come succede nelle opere di Mantovi, dove la stratificazione dei segni del tempo sulla superficie ridiventa viva e vitale proprio grazie a quel lavoro di arricchimento e rielaborazione ludica che ne è stato fatto.
Vanni Codeluppi
http://www.festivalfilosofia.it/2012/?mod=eventi&id=10509&key=Maurizio+Mantovi%0D%0AEx+voto
14
settembre 2012
Maurizio Mantovi – Ex Voto
Dal 14 settembre al 07 ottobre 2012
arte contemporanea
Location
MAGAZZINI CRIMINALI
Sassuolo, Piazzale Domenico Gazzadi, 4, (Modena)
Sassuolo, Piazzale Domenico Gazzadi, 4, (Modena)
Orario di apertura
Durante il Festivalfilosofia
14-15-16 settembre dalle 9 alle 23
Fino al 7 0ttobre
Sabato e domenica dalle 16 alle 19
per appuntamento: 392 4811485
Vernissage
14 Settembre 2012, alle ore 20
DJ SET FRANKENSTEIN SAUND LAB
In Piazzale Gazzadi, 4/5/6 – Sassuolo Mo
Sito web
www.festivalfilosofia.it
Autore
Curatore