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Maurizio Romani – Istanze trascendenti
Grazie al contributo della Presidenza della Regione Abruzzo, “L’Uovo” riparte, sotto la guida della teatina Maria Cristina Ricciardi, dal Museo d’Arte dello Splendore di Giulianova Alta dove domenica 18 ottobre 2009 inaugurerà “Istanze trascendenti”: personale di arte contemporanea del pittore Maurizio Romani (emiliano d’origine abruzzese).
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il sisma dello scorso 6 aprile ha causato la quasi totale distruzione delle strutture gestite dell’Associazione Teatrale “L’Uovo” (http://www.teatrouovo.it): il Teatro San Filippo de L’Aquila (dopo i costosi restauri già sostenuti in passato) è, infatti, inagibile così come i magazzini, gli uffici, le scenografie e i costumi. La sua attività, però, non si può e non si deve fermare. Così, “L’Uovo”, grazie al contributo della Presidenza della Regione Abruzzo, riparte dal Museo d’Arte dello Splendore di Giulianova Alta dove domenica 18 ottobre 2009 inaugurerà “ISTANZE TRASCENDENTI”: personale di arte contemporanea del pittore Maurizio Romani (emiliano d’origine abruzzese) curata dalla dott.ssa Maria Cristina Ricciardi, che resterà aperta al pubblico fino al 15 novembre 2009 (10:00/13:00 - 16:00/19:00, feriali e festivi - Lunedì chiuso).
Già avviata nel suo iter organizzativo quando alle ore 3.32 il terremoto ha devastato L’Aquila, questa mostra dimostra la volontà de “L’Uovo” di guardare avanti non solo con progettualità nel campo della sperimentazione e del teatro, ma anche con l’entusiasmo e la lungimiranza che l’hanno sempre contraddistinto nel sostenere, oltre i suoi noti programmi teatrali, anche l’esperienza dell’arte contemporanea come strumento di comunicazione. Grazie a tale caparbietà, il Museo d’Arte dello Splendore di Giulianova, sede di una prestigiosa collezione di arte sacra contemporanea, dimostrando grande sensibilità, aprirà i suoi spazi al maestro Maurizio Romani, che presenta al pubblico un suggestivo insieme di grandi dipinti ad olio, eseguiti nel corso del 2009, incentrati sul tema del rapporto con il Sacro.
«Maurizio Romani – ha affermato la dott.ssa Ricciardi che da anni cura per l’Uovo il repertorio delle mostre d’arte– è un eccellente di nature morte e di paesaggi che portano in sé il segno di un’anomalia, di qualcosa di astruso che in natura non esiste e che, come in certi giochi di enigmistica, non si lascia scoprire subito. Bisogna fermarsi, osservarli e ritornarci con lo sguardo più volte. Quasi una provocazione che l’artista ci lancia in questi tempi così tanto frenetici. Gli istanti necessari alla decelerazione, alla sospensione cronologica, si connotano ancora con maggiore intensità nei suoi dipinti di meditazione sacra, carichi di un misticismo che non deriva solo dalla forza della rappresentazione ma da quella profonda tensione tra la realtà evidenziata dalle sue immagini e l’illusione che ne consegue in termini di inattendibilità. In fondo viviamo sempre in una perenne attesa di annunciazione mi ha detto Maurizio, precisandomi il senso delle sue finestre pittoriche. E mi è venuto in mente quanto sosteneva il religioso David Maria Turoldo quando riteneva che i suoi fossero tempi di grande spettacolo, di grandi parate, ma di poche verità, tempi di apparenze più che di apparizioni. Con questo ultimo ed impegnativo ciclo di dipinti, Maurizio Romani ci regala il piacere e la sorpresa di un “accadimento”, di qualcosa che improvvisamente entra nella nostra vita e la riconfigura, aprendoci ad una visione più vasta che salda la nostra storia individuale ad un disegno più grande, ad una complessità che tutti noi ci troviamo a condividere».
Alla mostra si accompagna il 4° numero della Collana editoriale “Rosa mistica”, ideata e diretta da Maria Cristina Ricciardi, edita dalla casa editrice La Frentania, dedicata alla riflessione sul Sacro attraverso il lavoro di artisti contemporanei, legati all’Abruzzo.
In occasione del vernissage, sarà presente l’artista.
Mostra “ISTANZE TRASCENDENTI”
Presentazione della curatrice
IL TEMPO DELLA PIENEZZA
L’esperienza del Sacro nella pittura di Maurizio Romani
di Maria Cristina Ricciardi
Maurizio Romani è un eccellente pittore di nature morte e di paesaggi che portano in sé il segno di una anomalia, di qualcosa di astruso che in natura non esiste e che, come in certi giochi di enigmistica, non si lascia scoprire subito. Bisogna fermarsi e osservarli i suoi lavori, e ritornarci più volte con lo sguardo. Quasi una provocazione che l’artista ci lancia in questi tempi così tanto frenetici. Gli istanti necessari alla decelerazione, alla sospensione cronologica, si connotano ancora con maggiore intensità nei suoi dipinti di meditazione sacra, carichi di un misticismo che non deriva solo dalla forza della rappresentazione ma da quella profonda tensione tra la realtà evidenziata dalle sue immagini e l’illusione che ne consegue in termini di inattendibilità. Ma dove si elude la vita, tra le apparenze del mondo o sulla tela? In realtà non è solo in questi recenti lavori che Romani realizza il proprio sentimento del Sacro, perché nella sua pittura, come nei suoi intensi disegni o nelle incisioni che egli esegue con capzioso scrupolo, tutto è sacro: ciò che è dentro il tempo e ciò che ne sta fuori. E l’uomo ne è il cardine e la soglia, quel limen che è insieme ingresso e confine, territorio di precari equilibrismi, allorquando, delle condizioni invisibili, egli ricerca i segnali e li aspetta, affinché si compia questo continuo manifestarsi del Mistero, così complementare alle vicende della materia. “In fondo viviamo sempre in una perenne attesa di annunciazione” mi ha detto Maurizio, precisandomi il senso delle sue finestre pittoriche, in una delle nostre conversazioni nella sua casa di Giulianova, avamposto di un ”ritorno alle origini”, essendo nato in Emilia da genitori abruzzesi, il papà di Campli e la mamma di Sant Egidio alla Vibrata. E mi viene in mente quanto sosteneva quel rinnovatore del cattolicesimo, che è stato David Maria Turoldo, “coscienza inquieta della Chiesa”, quando riteneva che i suoi fossero “tempi di grande spettacolo, di grandi parate, ma di poche verità, tempi di apparenze più che di apparizioni”.
Maurizio Romani, con questo ultimo ed impegnativo ciclo di opere, di grande dimensione, ci regala il piacere e la sorpresa di un “accadimento”, di qualcosa che improvvisamente entra nella nostra vita, e la riconfigura, aprendoci ad una visione più vasta che salda la nostra storia individuale ad un disegno più grande, ad una complessità che tutti noi ci troviamo a condividere. Il tema dell’ ”apparizione” si palesa attraverso la rappresentazione di una finestra, ritagliata nella luce di un paesaggio che è anche la “stanza” che l’artista, con spiazzamento immaginativo, struttura tra la veduta aerea ed il fondale di una scenografia che è teatro del mondo. La finestra – che trova nell’arte la sua straordinaria metafora – è aperta sull’irrealtà di spazi non possibili alla nostra vista, varchi segnati dalla presenza di creature non carnali, fatte solo di aria e di luce, depositarie di un annuncio che risponde alle nostra ansia di segnali. Gli angeli di Maurizio Romani possono presentarsi come presenza ”povera”, fatta di assi sconnesse, inchiodate insieme, a formare una rozza sagoma, materia bruta del mondo, oppure si palesano saturi di un bianco totale che non è colore ma lo schermo su cui tutti i colori possono proiettarsi. Nel suo Trattato sulla Pittura di Leonardo da Vinci si legge a tal proposito: “Adunque tal bianco essendo privato del lume del sole per interposizione di qualche obietto inframmesso fra il sole ed esso bianco, resta tutto il bianco, che vede il sole e l'aria partecipante del colore del sole e dell'aria, e quella parte che non è veduta dal sole resta ombrosa partecipante del colore dell'aria; e se tal bianco non vedesse la verdura della campagna insino all'orizzonte, né ancora vedesse la bianchezza di tale orizzonte, senza dubbio esso bianco parrebbe essere del semplice colore del quale si mostra essere l'aria”. E il colore dell’aria ci riporta nuovamente, come in un gioco a ritroso, al tema del varco attraverso cui l’Annuncio arriva a noi. E’ Leon Battista Alberti a cogliere tra i primi, nell’immagine della finestra, il luogo dei capovolgimenti, coniando la metafore della cornice come collegamento tra uno spazio astratto, che pure ci appartiene, e l’ambiente dell’uomo, territorio delle cose fisiche e tangibili quanto di quelle che non lo sono , come le emozioni, i sentimenti, i pensieri. Qual è allora l’esterno e quali gli spazi interni? Entrambi possibili nell’ambiguità travalicante dei ruoli che Maurizio Romani mette sonoramente in luce, dove è l’irrealtà stessa ad aprirci il passaggio verso l’Assoluto. Ma il senso di una purificazione tanto attesa, può a volte passare anche da un'altra “finestra”, che è quella rappresentata dalla croce, stipes e patibulum, il TAU con cui il pittore condivide il suo martirio di corpo ferito e segnato, partecipe al dolore del mondo. Tale coscienza è il prezzo dell’ accesso al riscatto, perché dallo strazio della carne l’uomo impari ogni giorno che tutto è parte di una sola natura e di un unico tempo riassumibile nella dimensione dell’attesa. Sul piano del linguaggio, un ruolo essenziale gioca la luce, pittorica nitida ed intensa, di matrice purista, tutta mentale, come egli ha compreso dall’incontro con l’amico pittore Randall Morgan, incontro fondamentale alla sua crescita quanto quello con critici De Micheli, Zeri e Micacchi, o quello, a ritroso nel tempo, con la sua vita da studente nel convento dei frati cappuccini di Parma, con cui visita le città d’arte e conosce le opere dei grandi maestri italiani del Trecento, soprattutto Giotto, Simone Martini e Pietro Lorenzetti. Qui ha la fortuna di incontrare Padre Graziano Arvedo Bertini, allievo del pittore reggiano Augusto Mussini, che lo inizia alla pratica faticosa del disegno - un intero anno e mezzo senza mai toccare i colori - a tracciare figure sulla bianca carta da pacchi. Un’attesa – impensabile per le odierne generazioni di artisti - vissuta con grande intensità, insieme alla conoscenza dei tanti mestieri che i frati portavano avanti nella pratica dell’autosussistenza. Da qui l’esperienza del lavoro, non solo come elemento fondante della dignità umana, ma come dimensione antropologica che si compie attraverso l’azione delle mani. Un “fare” che per Romani trova il suo punto di qualità nella conoscenza e nell’ esperienza della tecnica artistica - pratica da cui egli sa bene che non si può prescindere - che da vita alle forme, le determina, e che pertanto, assumendo una valenza estetica, può essere considerata parte costitutiva del processo artistico. Un processo artistico che non esiste senza la capacità tecnica del pittore, che è mano e mente, azione e pensiero, come ci insegna il grande storico francese Henri Focillon che riconosce nel valore formale la summa di tutto questo, ritenendo che “la sua autodeterminazione è forma e la sua liberazione è sempre e immediatamente in una forma”. Sia il visibile che il non visibile rientrano in questa pienezza formale, in questa compiutezza in cui risiedono tutte le vite, le gioie, i dolori, tutte le diversità, la nostra soggettività come il senso dell’altrui esistere. Questo tempo della pienezza ci è proposto da Maurizio Romani con una scrittura pittorica e immaginativa riccamente intessuta da riferimenti simbolici, come la figura che ripiegata su di sé simboleggia l’idea della meditazione, rimandandoci al celeberrimo Newton del pittore inglese William Blake. Ma se nella pittura visionaria del Settecento, il fantastico era la provocazione lanciata contro il limite della razionalità illuminista, oggi non è più l’elemento immaginario a trasformare la realtà, già trasfigurata da mostri in carne ed ossa che, sempre più spesso , hanno la faccia del “vicino di casa”. La rosa rossa, simbolo dell’amore eterno, non può non restarne vinta e schiacciata; altrove compare la rosa bianca, simbolo di un amore puro, di quanti si sono fatti invisibili aiutanti dell’umanità (corre il richiamo l’omonimo movimento antinazista attivo durante la seconda guerra mondiale, Die Weiße Rose); il limone, allusivo alla felicità, “pomo d’oro” del giardino delle Esperidi; il melograno, che richiama la ricchezza, la Passione e la Resurrezione: la tovaglia bianca, metafora dell’altare; il deserto, luogo che nell’Antico Testamento è la terra che incute paura, quella destinata ad accogliere i momenti fondanti della storia del popolo ebraico, metafora del silenzio e della solitudine, unico luogo dove può raccogliersi e formarsi il popolo di Dio. Una tale ricchezza di lessico espressivo, di vocabolario stilistico, unitamente alla profondità di visione, conferiscono alla pittura di Maurizio Romani tutto il fascino di una figurazione altamente poetica che sa aprirsi sul mondo, per regalarci la cognizione di un unico universo, soprannaturale e reale, senza confini.
Maurizio Romani: profilo dell’artista
Nel 1986 tiene la sua prima personale alla Galleria Il Voltone di Reggio Emilia, a cura di Alfredo Gianolio e Angela Nascimbene Cucchi. Negli anni Novanta, la frequentazione del mondo artistico si alterna al ritiro produttivo a Roteglia (RE), il paese dove era nato nel 1955 da genitori abruzzesi, località dove egli ancora oggi vive e lavora.
Dagli anni degli esordi, la sua ricerca si evolve in varie direzioni: natura morta, paesaggi e arte sacra, valendosi di differenti tecniche.
L’artista è notoriamente apprezzato per le sue nature morte, esposte in numerose mostre, tra cui quella del 1991 curata da Pietro Zampetti ad Ancona, quella di Giulianova del 2003 presentata da Carlo Fabrizio Carli e quella del 2005 presentata da Armando Ginesi a Castellarano.
Anche nel versante dell’impegnativo confronto con i grandi temi del Sacro l’artista ha realizzato numerose opere ad olio, ma più recentemente ha prodotto un suggestivo ciclo di circa trenta disegni realizzati a grafite su carta e dedicati al “Cantico dei Cantici”, presentati in una importante mostra itinerante esposta anche a Urbino, alla Bottega Giovanni Santi, casa natale di Raffaello.
Lo studio dell’arte figurativa in ambito europeo e non solo dal dopoguerra ad oggi, incentivano il maestro a flettere il suo linguaggio nel genere del paesaggio, esperienza tematica già affrontata attraverso l’incisione. È questa una delle tecniche che, assieme a quella del disegno, risulta tra le più care all’artista ed oggi dedica alla visione paesaggistica la pratica della pittura ad olio, quasi traducendovi quelle stesse sfumature che il disegno sa offrire.
Attualmente, le sue opere sono esposte in permanenza in diversi importanti musei, tra cui ricordiamo la Fondazione Umberto Mastroianni di Arpino, La Pinacoteca Diocesana di Loreto e il Museo d’Arte dello Splendore di Giulianova Alta.
MOSTRE PERSONALI
1986 Galleria Il Voltone, Reggio Emilia
Gallera Antica Trattoria Aquila, Guastalla
1987 Palazzo Monte di Pietà, Busseto (con il patrocinio del Comune)
1988 Biblioteca Comunale di Castellarano (RE)
1989 Biblioteca Comunale di Bagnolo in Piano (RE)
1991 Galleria d’Arte l’Incontro, Ancona - pres.ne di Pietro Zampetti
1992 Galleria Il Novecento, Salerno
"Incontro con l'Autore - IV Edizione" Fortino Napoleonico, Portonovo (Ancona)
"Per dare un sorriso all'amore" - Mostra di Beneficenza in favore dell'Istituto G. Bignamini di Falconara (Ancona) al Centro Congressi Excelsior Hotel La Fonte, Portonovo (Ancona)
1993 Palazzo della Cultura, Sturovo (Repubblica Slovacca)
"I° Concorso Letterario Nazionale Cral Sip - Marche: l'Amore, la Passione", Centro Congressi Excelsior Hotel La Fonte, Portonovo (Ancona)
1994 Centro Civico Carlo Alberto Dalla Chiesa, Baiso (Reggio Emilia)
Hotel Benczùr, Budapest (Ungheria)
1995 Galleria Novantatre, Bologna
Galleria d'Arte L'Incontro, Ancona - pres.ne di Silvia Cuppini
1996 Bottega "G. Santi" Casa Natale di Raffaello, Urbino
Circolo ACLI Palazzo Petrangolini, Urbino
Comune di Montefiorino (MO), Rocca; Comune di Canossa (RE), Castello
Comune di Ciano d'Enza (RE), Biblioteca Comunale
1997 Comune di Castellarano (RE), Torre dell'Orologio (Acqueforti)
Comune di Castellarano (RE), Centro Civico - pres.ne di Floriano De Santi
1998 Galleria Chiesa Della Neve (BO)
Galleria Quadrum, Imola (BO)
1999 Galleria 8,75 Reggio Emilia
2000 Chiesa S.Croce, Castellarano - pres.ne di Floriano De Santi
Museo dello Splendore, Giulianova - pres.ne di Floriano De Santi
Arpino (FR) Palazzo Boncompagni - Fondazione Umberto Mastroianni - pres.ne di Floriano De Santi
Veroli (FR) Galleria la Catena
Ferentino (FR) Palazzo Martino Filetico - Fondazione Umberto Mastroianni
2001 ABBAZIA CASAMARI, Veroli (FR) - pres.ne Massimo Struffi
2002 LORETO - Santuario S.ta Casa Cripta M.Teresa di Calcutta (Patrocinio della Delegazione Pontificia per il Santuario della S.ta Casa) - Pres.ne don Filippo Pesaresi (docente Istituto Teologico Marchigiano)
Falconara (AN), Galleria Rossi
Galleria Imperatori, Porto San Giorgio (AP)
2003 Galleria Primo Stato, Reggio Emilia
Galleria Genus, S.Benedetto del Tronto (AP)
Sala Trevisan, Giulianova (TE) - presentazione di Carlo Fabrizio Carli
2004 Galleria La Mimosa (AP)
Galleria Anthologia, Roma
Galleria Valeno Lucera (FG)
2005 Rocchetta Castellarano - pres.ne Armando Ginesi
Chiesa S.Croce - pres.ne Carlo Fabrizio Carli
Sala Trevisan, Giulianova (TE) - pres.ne Carlo Fabrizio Carli
2006 Bottega Giovanni Santi, “casa natale di Raffaello Sanzio”, Urbino (PU) - pres.ne di Carlo Fabrizio Carli
2007 Galleria Comunale L’Ottagono Bibbiano (RE) - pres.ne Massimo Mussini
2009 Galleria La Nuova Forma – Lanciano (CH)
MOSTRE COLLETTIVE
2000 Galleria Got, Parigi
Galleria Got, Barbizon
Galleria Il Sagittario, Messina
Galleria l’Incontro, Ancona
Arte Fiera, Ancona
Galleria l’Incontro, Ancona; Triennale Internazionale d’arte Sacra-Celano (AQ)
Museo dell’arte e dell’Archeologia convento di S.Antonio, S.Buono (CH)
“La natura morta come lo specchio di Alice” Collettiva autori contemporanei, Portonovo (AN) presso l’Hotel Fortino Napoleonico
Galleria 8,75, Reggio Emilia
2001 Padova artefiera
Parma artefiera
Galleria Marmiroli (RE)
Galleria Il Sagittario (ME)
2002 Bari artefiera
Galleria Got. Barbizon (Parigi)
L’inconscia metafora dell’acqua, Castellarano (RE)
Padova, artefiera
2003 Bari, Artefiera
Galleria La Mimosa (AP)
Padova Artefiera
Premio Nazionale di pittura “Sabaudia Ferruccio Ferrazzi”
2004 Bari, Artefiera
Galleria La Mimosa (AP)
Padova Artefiera
Galleria Il Cavallino (RE)
Galleria Le Muse (BA)
Galleria Terzo Stato (RE)
Premio Nazionale “PATINI” (AQ)
2005 Bari Artefiera
Padova Artefiera
Forlì artefiera
Galleria il cavallino (RE)
Galleria La Mimosa (AP)
Pievetorina (MC)
2006 Bari Artefiera
Forlì Artefiera
Padova Artefiera
Galleria Il Cavallino (RE)
Verdesiartegroup (AP)
Verdesiartegroup (AP)
Bari Artefiera
Arte Pentagono (PE)
“Biblia Pauperum”- Jesi Museo Diocesano (Palazzo Convegni)
“L’arte sacra oggi”- Jesi Palazzo della Signoria
Verdesiartegroup (AP)
Bari Artefiera
Arte Pentagono (PE)
“Biblia Pauperum”- Jesi Museo Diocesano (Palazzo Convegni)
“L’arte sacra oggi”- Jesi Palazzo della Signoria
Roma artefiera
Pescara arte Pentagono
Padova Artefiera
Reggio Emilia Artefiera
XXXV premio Sulmona –Sulmona (AQ)
Sassari - incisione italiana -
Galleria Verderi Art -S.Benedetto del Tronto (AP)
Paladdo Ducale -Massa –
Galleria Il Cavallino (RE)
“dialettiche in campo” Museo Delle Genti D’abruzzo (PE)
DI MAURIZIO ROMANI HANNO SCRITTO:
Angela Nascimbeni Cucchi, Alfredo Gianolio, Enzo Silvi, Pietro Zampetti, Liana Bortolon, Silvia Cuppini, Roberto Farroni, Agazzani Alberto, Beatrice Menozzi, Floriano De Santi, Aurora Marzi, Massimo Struffi, Carlo Fabrizio Carli, Michele Urrasio, Armando Ginesi, Maria Cristina Ricciardi.
OPERE IN PERMANENZA:
* Fondazione Umberto Mastroianni - Arpino (FR)
* Pinacoteca - Abbazia di Casamari (FR)
* Museo D’Arte Dello Splendore - Giulianova (TE)
* Pinacoteca Diocesana - Loreto (AN)
* Pinacoteca Diocesana – Jesi (AN)
* Biblioteca comunale - Bagnolo in piano (RE)
* Municipio - Canossa (RE)
* Biblioteca Comunale - Castellarano (RE)
* Sala Consigliare – Castellarano (RE)
* Museo Della Montagna – S.Benedetto Val Di Sangro (AQ)
* Museo Francescano - Falconara (AN)
Già avviata nel suo iter organizzativo quando alle ore 3.32 il terremoto ha devastato L’Aquila, questa mostra dimostra la volontà de “L’Uovo” di guardare avanti non solo con progettualità nel campo della sperimentazione e del teatro, ma anche con l’entusiasmo e la lungimiranza che l’hanno sempre contraddistinto nel sostenere, oltre i suoi noti programmi teatrali, anche l’esperienza dell’arte contemporanea come strumento di comunicazione. Grazie a tale caparbietà, il Museo d’Arte dello Splendore di Giulianova, sede di una prestigiosa collezione di arte sacra contemporanea, dimostrando grande sensibilità, aprirà i suoi spazi al maestro Maurizio Romani, che presenta al pubblico un suggestivo insieme di grandi dipinti ad olio, eseguiti nel corso del 2009, incentrati sul tema del rapporto con il Sacro.
«Maurizio Romani – ha affermato la dott.ssa Ricciardi che da anni cura per l’Uovo il repertorio delle mostre d’arte– è un eccellente di nature morte e di paesaggi che portano in sé il segno di un’anomalia, di qualcosa di astruso che in natura non esiste e che, come in certi giochi di enigmistica, non si lascia scoprire subito. Bisogna fermarsi, osservarli e ritornarci con lo sguardo più volte. Quasi una provocazione che l’artista ci lancia in questi tempi così tanto frenetici. Gli istanti necessari alla decelerazione, alla sospensione cronologica, si connotano ancora con maggiore intensità nei suoi dipinti di meditazione sacra, carichi di un misticismo che non deriva solo dalla forza della rappresentazione ma da quella profonda tensione tra la realtà evidenziata dalle sue immagini e l’illusione che ne consegue in termini di inattendibilità. In fondo viviamo sempre in una perenne attesa di annunciazione mi ha detto Maurizio, precisandomi il senso delle sue finestre pittoriche. E mi è venuto in mente quanto sosteneva il religioso David Maria Turoldo quando riteneva che i suoi fossero tempi di grande spettacolo, di grandi parate, ma di poche verità, tempi di apparenze più che di apparizioni. Con questo ultimo ed impegnativo ciclo di dipinti, Maurizio Romani ci regala il piacere e la sorpresa di un “accadimento”, di qualcosa che improvvisamente entra nella nostra vita e la riconfigura, aprendoci ad una visione più vasta che salda la nostra storia individuale ad un disegno più grande, ad una complessità che tutti noi ci troviamo a condividere».
Alla mostra si accompagna il 4° numero della Collana editoriale “Rosa mistica”, ideata e diretta da Maria Cristina Ricciardi, edita dalla casa editrice La Frentania, dedicata alla riflessione sul Sacro attraverso il lavoro di artisti contemporanei, legati all’Abruzzo.
In occasione del vernissage, sarà presente l’artista.
Mostra “ISTANZE TRASCENDENTI”
Presentazione della curatrice
IL TEMPO DELLA PIENEZZA
L’esperienza del Sacro nella pittura di Maurizio Romani
di Maria Cristina Ricciardi
Maurizio Romani è un eccellente pittore di nature morte e di paesaggi che portano in sé il segno di una anomalia, di qualcosa di astruso che in natura non esiste e che, come in certi giochi di enigmistica, non si lascia scoprire subito. Bisogna fermarsi e osservarli i suoi lavori, e ritornarci più volte con lo sguardo. Quasi una provocazione che l’artista ci lancia in questi tempi così tanto frenetici. Gli istanti necessari alla decelerazione, alla sospensione cronologica, si connotano ancora con maggiore intensità nei suoi dipinti di meditazione sacra, carichi di un misticismo che non deriva solo dalla forza della rappresentazione ma da quella profonda tensione tra la realtà evidenziata dalle sue immagini e l’illusione che ne consegue in termini di inattendibilità. Ma dove si elude la vita, tra le apparenze del mondo o sulla tela? In realtà non è solo in questi recenti lavori che Romani realizza il proprio sentimento del Sacro, perché nella sua pittura, come nei suoi intensi disegni o nelle incisioni che egli esegue con capzioso scrupolo, tutto è sacro: ciò che è dentro il tempo e ciò che ne sta fuori. E l’uomo ne è il cardine e la soglia, quel limen che è insieme ingresso e confine, territorio di precari equilibrismi, allorquando, delle condizioni invisibili, egli ricerca i segnali e li aspetta, affinché si compia questo continuo manifestarsi del Mistero, così complementare alle vicende della materia. “In fondo viviamo sempre in una perenne attesa di annunciazione” mi ha detto Maurizio, precisandomi il senso delle sue finestre pittoriche, in una delle nostre conversazioni nella sua casa di Giulianova, avamposto di un ”ritorno alle origini”, essendo nato in Emilia da genitori abruzzesi, il papà di Campli e la mamma di Sant Egidio alla Vibrata. E mi viene in mente quanto sosteneva quel rinnovatore del cattolicesimo, che è stato David Maria Turoldo, “coscienza inquieta della Chiesa”, quando riteneva che i suoi fossero “tempi di grande spettacolo, di grandi parate, ma di poche verità, tempi di apparenze più che di apparizioni”.
Maurizio Romani, con questo ultimo ed impegnativo ciclo di opere, di grande dimensione, ci regala il piacere e la sorpresa di un “accadimento”, di qualcosa che improvvisamente entra nella nostra vita, e la riconfigura, aprendoci ad una visione più vasta che salda la nostra storia individuale ad un disegno più grande, ad una complessità che tutti noi ci troviamo a condividere. Il tema dell’ ”apparizione” si palesa attraverso la rappresentazione di una finestra, ritagliata nella luce di un paesaggio che è anche la “stanza” che l’artista, con spiazzamento immaginativo, struttura tra la veduta aerea ed il fondale di una scenografia che è teatro del mondo. La finestra – che trova nell’arte la sua straordinaria metafora – è aperta sull’irrealtà di spazi non possibili alla nostra vista, varchi segnati dalla presenza di creature non carnali, fatte solo di aria e di luce, depositarie di un annuncio che risponde alle nostra ansia di segnali. Gli angeli di Maurizio Romani possono presentarsi come presenza ”povera”, fatta di assi sconnesse, inchiodate insieme, a formare una rozza sagoma, materia bruta del mondo, oppure si palesano saturi di un bianco totale che non è colore ma lo schermo su cui tutti i colori possono proiettarsi. Nel suo Trattato sulla Pittura di Leonardo da Vinci si legge a tal proposito: “Adunque tal bianco essendo privato del lume del sole per interposizione di qualche obietto inframmesso fra il sole ed esso bianco, resta tutto il bianco, che vede il sole e l'aria partecipante del colore del sole e dell'aria, e quella parte che non è veduta dal sole resta ombrosa partecipante del colore dell'aria; e se tal bianco non vedesse la verdura della campagna insino all'orizzonte, né ancora vedesse la bianchezza di tale orizzonte, senza dubbio esso bianco parrebbe essere del semplice colore del quale si mostra essere l'aria”. E il colore dell’aria ci riporta nuovamente, come in un gioco a ritroso, al tema del varco attraverso cui l’Annuncio arriva a noi. E’ Leon Battista Alberti a cogliere tra i primi, nell’immagine della finestra, il luogo dei capovolgimenti, coniando la metafore della cornice come collegamento tra uno spazio astratto, che pure ci appartiene, e l’ambiente dell’uomo, territorio delle cose fisiche e tangibili quanto di quelle che non lo sono , come le emozioni, i sentimenti, i pensieri. Qual è allora l’esterno e quali gli spazi interni? Entrambi possibili nell’ambiguità travalicante dei ruoli che Maurizio Romani mette sonoramente in luce, dove è l’irrealtà stessa ad aprirci il passaggio verso l’Assoluto. Ma il senso di una purificazione tanto attesa, può a volte passare anche da un'altra “finestra”, che è quella rappresentata dalla croce, stipes e patibulum, il TAU con cui il pittore condivide il suo martirio di corpo ferito e segnato, partecipe al dolore del mondo. Tale coscienza è il prezzo dell’ accesso al riscatto, perché dallo strazio della carne l’uomo impari ogni giorno che tutto è parte di una sola natura e di un unico tempo riassumibile nella dimensione dell’attesa. Sul piano del linguaggio, un ruolo essenziale gioca la luce, pittorica nitida ed intensa, di matrice purista, tutta mentale, come egli ha compreso dall’incontro con l’amico pittore Randall Morgan, incontro fondamentale alla sua crescita quanto quello con critici De Micheli, Zeri e Micacchi, o quello, a ritroso nel tempo, con la sua vita da studente nel convento dei frati cappuccini di Parma, con cui visita le città d’arte e conosce le opere dei grandi maestri italiani del Trecento, soprattutto Giotto, Simone Martini e Pietro Lorenzetti. Qui ha la fortuna di incontrare Padre Graziano Arvedo Bertini, allievo del pittore reggiano Augusto Mussini, che lo inizia alla pratica faticosa del disegno - un intero anno e mezzo senza mai toccare i colori - a tracciare figure sulla bianca carta da pacchi. Un’attesa – impensabile per le odierne generazioni di artisti - vissuta con grande intensità, insieme alla conoscenza dei tanti mestieri che i frati portavano avanti nella pratica dell’autosussistenza. Da qui l’esperienza del lavoro, non solo come elemento fondante della dignità umana, ma come dimensione antropologica che si compie attraverso l’azione delle mani. Un “fare” che per Romani trova il suo punto di qualità nella conoscenza e nell’ esperienza della tecnica artistica - pratica da cui egli sa bene che non si può prescindere - che da vita alle forme, le determina, e che pertanto, assumendo una valenza estetica, può essere considerata parte costitutiva del processo artistico. Un processo artistico che non esiste senza la capacità tecnica del pittore, che è mano e mente, azione e pensiero, come ci insegna il grande storico francese Henri Focillon che riconosce nel valore formale la summa di tutto questo, ritenendo che “la sua autodeterminazione è forma e la sua liberazione è sempre e immediatamente in una forma”. Sia il visibile che il non visibile rientrano in questa pienezza formale, in questa compiutezza in cui risiedono tutte le vite, le gioie, i dolori, tutte le diversità, la nostra soggettività come il senso dell’altrui esistere. Questo tempo della pienezza ci è proposto da Maurizio Romani con una scrittura pittorica e immaginativa riccamente intessuta da riferimenti simbolici, come la figura che ripiegata su di sé simboleggia l’idea della meditazione, rimandandoci al celeberrimo Newton del pittore inglese William Blake. Ma se nella pittura visionaria del Settecento, il fantastico era la provocazione lanciata contro il limite della razionalità illuminista, oggi non è più l’elemento immaginario a trasformare la realtà, già trasfigurata da mostri in carne ed ossa che, sempre più spesso , hanno la faccia del “vicino di casa”. La rosa rossa, simbolo dell’amore eterno, non può non restarne vinta e schiacciata; altrove compare la rosa bianca, simbolo di un amore puro, di quanti si sono fatti invisibili aiutanti dell’umanità (corre il richiamo l’omonimo movimento antinazista attivo durante la seconda guerra mondiale, Die Weiße Rose); il limone, allusivo alla felicità, “pomo d’oro” del giardino delle Esperidi; il melograno, che richiama la ricchezza, la Passione e la Resurrezione: la tovaglia bianca, metafora dell’altare; il deserto, luogo che nell’Antico Testamento è la terra che incute paura, quella destinata ad accogliere i momenti fondanti della storia del popolo ebraico, metafora del silenzio e della solitudine, unico luogo dove può raccogliersi e formarsi il popolo di Dio. Una tale ricchezza di lessico espressivo, di vocabolario stilistico, unitamente alla profondità di visione, conferiscono alla pittura di Maurizio Romani tutto il fascino di una figurazione altamente poetica che sa aprirsi sul mondo, per regalarci la cognizione di un unico universo, soprannaturale e reale, senza confini.
Maurizio Romani: profilo dell’artista
Nel 1986 tiene la sua prima personale alla Galleria Il Voltone di Reggio Emilia, a cura di Alfredo Gianolio e Angela Nascimbene Cucchi. Negli anni Novanta, la frequentazione del mondo artistico si alterna al ritiro produttivo a Roteglia (RE), il paese dove era nato nel 1955 da genitori abruzzesi, località dove egli ancora oggi vive e lavora.
Dagli anni degli esordi, la sua ricerca si evolve in varie direzioni: natura morta, paesaggi e arte sacra, valendosi di differenti tecniche.
L’artista è notoriamente apprezzato per le sue nature morte, esposte in numerose mostre, tra cui quella del 1991 curata da Pietro Zampetti ad Ancona, quella di Giulianova del 2003 presentata da Carlo Fabrizio Carli e quella del 2005 presentata da Armando Ginesi a Castellarano.
Anche nel versante dell’impegnativo confronto con i grandi temi del Sacro l’artista ha realizzato numerose opere ad olio, ma più recentemente ha prodotto un suggestivo ciclo di circa trenta disegni realizzati a grafite su carta e dedicati al “Cantico dei Cantici”, presentati in una importante mostra itinerante esposta anche a Urbino, alla Bottega Giovanni Santi, casa natale di Raffaello.
Lo studio dell’arte figurativa in ambito europeo e non solo dal dopoguerra ad oggi, incentivano il maestro a flettere il suo linguaggio nel genere del paesaggio, esperienza tematica già affrontata attraverso l’incisione. È questa una delle tecniche che, assieme a quella del disegno, risulta tra le più care all’artista ed oggi dedica alla visione paesaggistica la pratica della pittura ad olio, quasi traducendovi quelle stesse sfumature che il disegno sa offrire.
Attualmente, le sue opere sono esposte in permanenza in diversi importanti musei, tra cui ricordiamo la Fondazione Umberto Mastroianni di Arpino, La Pinacoteca Diocesana di Loreto e il Museo d’Arte dello Splendore di Giulianova Alta.
MOSTRE PERSONALI
1986 Galleria Il Voltone, Reggio Emilia
Gallera Antica Trattoria Aquila, Guastalla
1987 Palazzo Monte di Pietà, Busseto (con il patrocinio del Comune)
1988 Biblioteca Comunale di Castellarano (RE)
1989 Biblioteca Comunale di Bagnolo in Piano (RE)
1991 Galleria d’Arte l’Incontro, Ancona - pres.ne di Pietro Zampetti
1992 Galleria Il Novecento, Salerno
"Incontro con l'Autore - IV Edizione" Fortino Napoleonico, Portonovo (Ancona)
"Per dare un sorriso all'amore" - Mostra di Beneficenza in favore dell'Istituto G. Bignamini di Falconara (Ancona) al Centro Congressi Excelsior Hotel La Fonte, Portonovo (Ancona)
1993 Palazzo della Cultura, Sturovo (Repubblica Slovacca)
"I° Concorso Letterario Nazionale Cral Sip - Marche: l'Amore, la Passione", Centro Congressi Excelsior Hotel La Fonte, Portonovo (Ancona)
1994 Centro Civico Carlo Alberto Dalla Chiesa, Baiso (Reggio Emilia)
Hotel Benczùr, Budapest (Ungheria)
1995 Galleria Novantatre, Bologna
Galleria d'Arte L'Incontro, Ancona - pres.ne di Silvia Cuppini
1996 Bottega "G. Santi" Casa Natale di Raffaello, Urbino
Circolo ACLI Palazzo Petrangolini, Urbino
Comune di Montefiorino (MO), Rocca; Comune di Canossa (RE), Castello
Comune di Ciano d'Enza (RE), Biblioteca Comunale
1997 Comune di Castellarano (RE), Torre dell'Orologio (Acqueforti)
Comune di Castellarano (RE), Centro Civico - pres.ne di Floriano De Santi
1998 Galleria Chiesa Della Neve (BO)
Galleria Quadrum, Imola (BO)
1999 Galleria 8,75 Reggio Emilia
2000 Chiesa S.Croce, Castellarano - pres.ne di Floriano De Santi
Museo dello Splendore, Giulianova - pres.ne di Floriano De Santi
Arpino (FR) Palazzo Boncompagni - Fondazione Umberto Mastroianni - pres.ne di Floriano De Santi
Veroli (FR) Galleria la Catena
Ferentino (FR) Palazzo Martino Filetico - Fondazione Umberto Mastroianni
2001 ABBAZIA CASAMARI, Veroli (FR) - pres.ne Massimo Struffi
2002 LORETO - Santuario S.ta Casa Cripta M.Teresa di Calcutta (Patrocinio della Delegazione Pontificia per il Santuario della S.ta Casa) - Pres.ne don Filippo Pesaresi (docente Istituto Teologico Marchigiano)
Falconara (AN), Galleria Rossi
Galleria Imperatori, Porto San Giorgio (AP)
2003 Galleria Primo Stato, Reggio Emilia
Galleria Genus, S.Benedetto del Tronto (AP)
Sala Trevisan, Giulianova (TE) - presentazione di Carlo Fabrizio Carli
2004 Galleria La Mimosa (AP)
Galleria Anthologia, Roma
Galleria Valeno Lucera (FG)
2005 Rocchetta Castellarano - pres.ne Armando Ginesi
Chiesa S.Croce - pres.ne Carlo Fabrizio Carli
Sala Trevisan, Giulianova (TE) - pres.ne Carlo Fabrizio Carli
2006 Bottega Giovanni Santi, “casa natale di Raffaello Sanzio”, Urbino (PU) - pres.ne di Carlo Fabrizio Carli
2007 Galleria Comunale L’Ottagono Bibbiano (RE) - pres.ne Massimo Mussini
2009 Galleria La Nuova Forma – Lanciano (CH)
MOSTRE COLLETTIVE
2000 Galleria Got, Parigi
Galleria Got, Barbizon
Galleria Il Sagittario, Messina
Galleria l’Incontro, Ancona
Arte Fiera, Ancona
Galleria l’Incontro, Ancona; Triennale Internazionale d’arte Sacra-Celano (AQ)
Museo dell’arte e dell’Archeologia convento di S.Antonio, S.Buono (CH)
“La natura morta come lo specchio di Alice” Collettiva autori contemporanei, Portonovo (AN) presso l’Hotel Fortino Napoleonico
Galleria 8,75, Reggio Emilia
2001 Padova artefiera
Parma artefiera
Galleria Marmiroli (RE)
Galleria Il Sagittario (ME)
2002 Bari artefiera
Galleria Got. Barbizon (Parigi)
L’inconscia metafora dell’acqua, Castellarano (RE)
Padova, artefiera
2003 Bari, Artefiera
Galleria La Mimosa (AP)
Padova Artefiera
Premio Nazionale di pittura “Sabaudia Ferruccio Ferrazzi”
2004 Bari, Artefiera
Galleria La Mimosa (AP)
Padova Artefiera
Galleria Il Cavallino (RE)
Galleria Le Muse (BA)
Galleria Terzo Stato (RE)
Premio Nazionale “PATINI” (AQ)
2005 Bari Artefiera
Padova Artefiera
Forlì artefiera
Galleria il cavallino (RE)
Galleria La Mimosa (AP)
Pievetorina (MC)
2006 Bari Artefiera
Forlì Artefiera
Padova Artefiera
Galleria Il Cavallino (RE)
Verdesiartegroup (AP)
Verdesiartegroup (AP)
Bari Artefiera
Arte Pentagono (PE)
“Biblia Pauperum”- Jesi Museo Diocesano (Palazzo Convegni)
“L’arte sacra oggi”- Jesi Palazzo della Signoria
Verdesiartegroup (AP)
Bari Artefiera
Arte Pentagono (PE)
“Biblia Pauperum”- Jesi Museo Diocesano (Palazzo Convegni)
“L’arte sacra oggi”- Jesi Palazzo della Signoria
Roma artefiera
Pescara arte Pentagono
Padova Artefiera
Reggio Emilia Artefiera
XXXV premio Sulmona –Sulmona (AQ)
Sassari - incisione italiana -
Galleria Verderi Art -S.Benedetto del Tronto (AP)
Paladdo Ducale -Massa –
Galleria Il Cavallino (RE)
“dialettiche in campo” Museo Delle Genti D’abruzzo (PE)
DI MAURIZIO ROMANI HANNO SCRITTO:
Angela Nascimbeni Cucchi, Alfredo Gianolio, Enzo Silvi, Pietro Zampetti, Liana Bortolon, Silvia Cuppini, Roberto Farroni, Agazzani Alberto, Beatrice Menozzi, Floriano De Santi, Aurora Marzi, Massimo Struffi, Carlo Fabrizio Carli, Michele Urrasio, Armando Ginesi, Maria Cristina Ricciardi.
OPERE IN PERMANENZA:
* Fondazione Umberto Mastroianni - Arpino (FR)
* Pinacoteca - Abbazia di Casamari (FR)
* Museo D’Arte Dello Splendore - Giulianova (TE)
* Pinacoteca Diocesana - Loreto (AN)
* Pinacoteca Diocesana – Jesi (AN)
* Biblioteca comunale - Bagnolo in piano (RE)
* Municipio - Canossa (RE)
* Biblioteca Comunale - Castellarano (RE)
* Sala Consigliare – Castellarano (RE)
* Museo Della Montagna – S.Benedetto Val Di Sangro (AQ)
* Museo Francescano - Falconara (AN)
18
ottobre 2009
Maurizio Romani – Istanze trascendenti
Dal 18 ottobre al 15 novembre 2009
arte contemporanea
Location
MAS – MUSEO D’ARTE DELLO SPLENDORE
Giulianova, Viale Dello Splendore, 112, (Teramo)
Giulianova, Viale Dello Splendore, 112, (Teramo)
Orario di apertura
ore 10:00/13:00 - 16:00/19:00, feriali e festivi (Lunedì chiuso)
Vernissage
18 Ottobre 2009, ore 18
Sito web
www.maurizioromani.it
Autore
Curatore