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Maurizio Savini – Le radici di un fiume nascono da una montagna di sabbia
In questa mostra personale Maurizio Savini (Roma, 1961) continua il percorso iniziato nell’estate 2022 in una grande retrospettiva a lui dedicata dal centro per l’arte contemporanea Polaris.
Comunicato stampa
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MAURIZIO SAVINI
LE RADICI DI UN FIUME NASCONO DA UNA MONTAGNA DI SABBIA
In questa mostra personale Maurizio Savini (Roma, 1961) continua il percorso iniziato nell’estate 2022 in una grande retrospettiva a lui dedicata dal centro per l’arte contemporanea Polaris, recentemente inaugurato nella cittadina di Istres, in Francia. Savini propone una serie di lavori realizzati con diverse tecniche e materiali: dalla scultura in chewing-gum (medium che lo contraddistingue dalla metà degli anni ’90) al disegno, dalla pietra al ferro sino alla ceramica. Opere concepite durante l’esperienza forzata della pandemia che ha dato modo all’artista di soffermarsi sui paradossi della società contemporanea e ripensare al significato di produrre arte. L’interesse di Maurizio Savini è da sempre orientato verso temi come la geopolitica, la storia e, su tutto, l’umanità con i suoi limiti e debolezze ma anche con le proprie risorse. Il suo è un mostrare delle figure, quasi degli stilemi immediatamente riconoscibili dal pubblico: animali, personaggi della cultura o della politica. Un’arte in qualche modo didattica, che ruba l’attitudine dei maestri antichi a far insorgere nelle coscienze un qualche interrogativo attraverso la mimesi formale. Ecco dunque una serie di cancelli in ferro che incorporano delle rovine, laterizi, scarti di un dissesto ambientale e intimo. Poi grandi disegni di uccelli, corvi impegnati in scontri con i loro simili per la sopravvivenza e di cui l’artista è stato spettatore nel centro di Roma durante il lockdown. Ancora le sculture in pietra, con maschere di chewing-gum e guano a raffigurare grandi poeti del Novecento come Ezra Pound, Eliot, Hemingway o Joyce. Tutti segnati dall’abbandono delle origini, della terra madre, mossi dalla ricerca di una patria o di un altrove anche espressivo.
Attraverso questa personale, e lungo tutto il suo lavoro, Maurizio Savini riporta l’attenzione sul manufatto concepito e realizzato dall’artista anche come simbolo, in contrasto con la nostra incapacità di lettura simbolica del presente. La tecnologia alla portata delle masse e l’informazione incessante, annientano la libertà di immaginare più livelli di intuizione delle cose. Savini dimostra come, in fondo, la società contemporanea rimanga una civiltà rurale, artigianale, incapace di abbandonare gli archetipi delle forme prime, seppure animata dalla smania del progresso.
MAURIZIO SAVINI
LE RADICI DI UN FIUME NASCONO DA UNA MONTAGNA DI SABBIA
In questa mostra personale Maurizio Savini (Roma, 1961) continua il percorso iniziato nell’estate 2022 in una grande retrospettiva a lui dedicata dal centro per l’arte contemporanea Polaris, recentemente inaugurato nella cittadina di Istres, in Francia. Savini propone una serie di lavori realizzati con diverse tecniche e materiali: dalla scultura in chewing-gum (medium che lo contraddistingue dalla metà degli anni ’90) al disegno, dalla pietra al ferro sino alla ceramica. Opere concepite durante l’esperienza forzata della pandemia che ha dato modo all’artista di soffermarsi sui paradossi della società contemporanea e ripensare al significato di produrre arte. L’interesse di Maurizio Savini è da sempre orientato verso temi come la geopolitica, la storia e, su tutto, l’umanità con i suoi limiti e debolezze ma anche con le proprie risorse. Il suo è un mostrare delle figure, quasi degli stilemi immediatamente riconoscibili dal pubblico: animali, personaggi della cultura o della politica. Un’arte in qualche modo didattica, che ruba l’attitudine dei maestri antichi a far insorgere nelle coscienze un qualche interrogativo attraverso la mimesi formale. Ecco dunque una serie di cancelli in ferro che incorporano delle rovine, laterizi, scarti di un dissesto ambientale e intimo. Poi grandi disegni di uccelli, corvi impegnati in scontri con i loro simili per la sopravvivenza e di cui l’artista è stato spettatore nel centro di Roma durante il lockdown. Ancora le sculture in pietra, con maschere di chewing-gum e guano a raffigurare grandi poeti del Novecento come Ezra Pound, Eliot, Hemingway o Joyce. Tutti segnati dall’abbandono delle origini, della terra madre, mossi dalla ricerca di una patria o di un altrove anche espressivo.
Attraverso questa personale, e lungo tutto il suo lavoro, Maurizio Savini riporta l’attenzione sul manufatto concepito e realizzato dall’artista anche come simbolo, in contrasto con la nostra incapacità di lettura simbolica del presente. La tecnologia alla portata delle masse e l’informazione incessante, annientano la libertà di immaginare più livelli di intuizione delle cose. Savini dimostra come, in fondo, la società contemporanea rimanga una civiltà rurale, artigianale, incapace di abbandonare gli archetipi delle forme prime, seppure animata dalla smania del progresso.
MAURIZIO SAVINI
02
dicembre 2022
Maurizio Savini – Le radici di un fiume nascono da una montagna di sabbia
Dal 02 al 29 dicembre 2022
arte contemporanea
Location
TEATRO SALA UMBERTO – SPAZIO ARTE
Roma, Via Della Mercede, 50, (Roma)
Roma, Via Della Mercede, 50, (Roma)
Orario di apertura
16/20 tutti i giorni dal martedì al sabato
Vernissage
2 Dicembre 2022, 19.00
Autore
Curatore