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Mauro Benetti – Lontano significa che ritorna
Le opere del celebre artista raccontano, attraverso installazioni, dipinti e disegni il forte nesso che esiste tra il presente e il passato, e di come tutto ciò che incontriamo sulla strada della vita, immancabilmente, quando meno ce lo aspettiamo, ritorni e ci apra verso nuovi scenari. Il concetto secondo cui l’arte, quando viene dal profondo, permetta d’innescare un processo analitico nei confronti di noi stessi e riesca a farci comprendere ciò che siamo, è il leitmotiv della mostra itinerante di Mauro Benetti
Comunicato stampa
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La personale di Mauro Benetti, dal titolo “Lontano significa che ritorna”, curata da Marisa Vescovo, apre al pubblico il 16 settembre e si protrae sino al 30 Ottobre 2010, sviluppandosi su tre diverse location. Il suo percorso si avvia presso la galleria Claudio Bottello Contemporary, giovedì 16 settembre, prosegue in parallelo, dal 23 settembre presso la Galleria Zabert, sempre in centro, a Torino, per poi continuare in un suggestivo spazio outside nella sede di Vaccarino Arte, a San Mauro Torinese.
Le opere del celebre artista raccontano, attraverso installazioni, dipinti e disegni il forte nesso che esiste tra il presente e il passato, e di come tutto ciò che incontriamo sulla strada della vita, immancabilmente, quando meno ce lo aspettiamo, ritorni e ci apra verso nuovi scenari. Il concetto secondo cui l’arte, quando viene dal profondo, permetta d’innescare un processo analitico nei confronti di noi stessi e riesca a farci comprendere ciò che siamo, è il leitmotiv della mostra itinerante di Mauro Benetti
Il percorso espositivo è così articolato: nello spazio di Bottello Contemporary il visitatore incontrerà un’insolita rappresentazione di “Pinocchio” in cui il burattino è intento a pregare in una stanza buia, appoggiato sull’inginocchiatoio. Intorno a lui, tanti piccoli quadri come delle apparizioni, all’interno dei quali una figura ritrae l’artista da piccolo, seduto sulla sedia di vimini. I colori usati, luminescenti e fosforescenti, permettono e amplificano l'idea d' apparizione. “Pinocchio – sostiene l’artista - è il gioco, la creatività, il sogno, è rubare, mentire, è legno che spera che qualcuno faccia qualcosa per provare la sua esistenza. E’ la metafora dell'artista che cerca la propria natura interiore”. Nelle altre sale ancora opere su carta: disegni cellulari come paesaggi semoventi che disgregandosi e aggregandosi inconsapevolmente indicano la strada.
Negli spazi della Galleria Zabert, sarà possibile inoltre immergersi nella visione e nel “lavoro sul corpo” dell’artista: dipinti, installazioni e disegni a tecnica mista, raccontano lo sguardo visionario del corpo dal suo interno, e l’immergersi nel cuore del mistero organico. L’interno come la via della vita.
Cinque quadri mostrano altrettante sezioni del corpo: le piante dei piedi “rivoltare i propri passi e ricordare da dove si è partiti”, la mano, la bocca aperta “come in un urlo, per alimentarsi di un infinito racconto”, l’intera figura/scheletro come “la pittura che si fa corpo e scheletro della vita dell’artista” e su di esse dei cerchi neri che corrispondono ai meridiani del corpo umano. Una delle sale, oscurata appositamente, appare il dipinto “testa tempio, 2004” : è la sezione di una testa, all’interno della quale si osserva chiaramente un microchip che appare allo vista del visitatore, come la pianta di un tempio, a simboleggiare il centro della memoria, “il grembo delle sfere planetarie, dove la memoria si fa germoglio, e s’innalza per poi dischiudersi”. Un cono di luce diretto sul microchip dipinto a sua volta con materiali fosforescenti, metterà in risalto il centro della memoria, offuscando ciò che è intorno ad esso.
Ed infine, il percorso espositivo nel suggestivo parco della sede Vaccarino Arte, a San Mauro Torinese, completa il lavoro di Benetti, con alcune importanti installazioni tra le quali spicca un’opera progettata ad hoc, dalla grandi dimensioni 6 m x 2 m in cui appaiono due gigantesche farfalle dell’era carbonifera, colte nel loro “volo nuziale”, bruciate e dipinte su legno. Esse rappresentano l’unione e la separazione, l’energia e la leggerezza. Realizzate nuovamente attraverso materiale fosforescente (che ritorna spesso in questo percorso di Benetti), nella notte (dopo aver incamerato la luce del giorno) ci rivelano la loro presenza con un effetto ancora più forte. Le farfalle sono affiancate ad un’altra opera: “La Dea carboniera”, “che ci racconta di lavori antichi, che lentamente ed inesorabilmente scompaiono”. E camminando nel parco è possibile ammirare ancora: “Il tramonto della luna”, e “Lontano, è ritornare”, come rappresentazione della casa della memoria, cioè la casa di tutte quelle precedentemente abitate. C’è ancora “La statua cosmica”, ricoperta di funghi che la vestono di un abito di cui la natura le ha fatto dono. Proseguendo il visitatore è atteso da una fontana dipinta a ricordarci come la vita sia un fiume che torna alla propria sorgente
Mauro Benetti è nato a Beinasco (Torino) nel 1958.
Vive e lavora tra Torino e Pinerolo (TO)
Le opere del celebre artista raccontano, attraverso installazioni, dipinti e disegni il forte nesso che esiste tra il presente e il passato, e di come tutto ciò che incontriamo sulla strada della vita, immancabilmente, quando meno ce lo aspettiamo, ritorni e ci apra verso nuovi scenari. Il concetto secondo cui l’arte, quando viene dal profondo, permetta d’innescare un processo analitico nei confronti di noi stessi e riesca a farci comprendere ciò che siamo, è il leitmotiv della mostra itinerante di Mauro Benetti
Il percorso espositivo è così articolato: nello spazio di Bottello Contemporary il visitatore incontrerà un’insolita rappresentazione di “Pinocchio” in cui il burattino è intento a pregare in una stanza buia, appoggiato sull’inginocchiatoio. Intorno a lui, tanti piccoli quadri come delle apparizioni, all’interno dei quali una figura ritrae l’artista da piccolo, seduto sulla sedia di vimini. I colori usati, luminescenti e fosforescenti, permettono e amplificano l'idea d' apparizione. “Pinocchio – sostiene l’artista - è il gioco, la creatività, il sogno, è rubare, mentire, è legno che spera che qualcuno faccia qualcosa per provare la sua esistenza. E’ la metafora dell'artista che cerca la propria natura interiore”. Nelle altre sale ancora opere su carta: disegni cellulari come paesaggi semoventi che disgregandosi e aggregandosi inconsapevolmente indicano la strada.
Negli spazi della Galleria Zabert, sarà possibile inoltre immergersi nella visione e nel “lavoro sul corpo” dell’artista: dipinti, installazioni e disegni a tecnica mista, raccontano lo sguardo visionario del corpo dal suo interno, e l’immergersi nel cuore del mistero organico. L’interno come la via della vita.
Cinque quadri mostrano altrettante sezioni del corpo: le piante dei piedi “rivoltare i propri passi e ricordare da dove si è partiti”, la mano, la bocca aperta “come in un urlo, per alimentarsi di un infinito racconto”, l’intera figura/scheletro come “la pittura che si fa corpo e scheletro della vita dell’artista” e su di esse dei cerchi neri che corrispondono ai meridiani del corpo umano. Una delle sale, oscurata appositamente, appare il dipinto “testa tempio, 2004” : è la sezione di una testa, all’interno della quale si osserva chiaramente un microchip che appare allo vista del visitatore, come la pianta di un tempio, a simboleggiare il centro della memoria, “il grembo delle sfere planetarie, dove la memoria si fa germoglio, e s’innalza per poi dischiudersi”. Un cono di luce diretto sul microchip dipinto a sua volta con materiali fosforescenti, metterà in risalto il centro della memoria, offuscando ciò che è intorno ad esso.
Ed infine, il percorso espositivo nel suggestivo parco della sede Vaccarino Arte, a San Mauro Torinese, completa il lavoro di Benetti, con alcune importanti installazioni tra le quali spicca un’opera progettata ad hoc, dalla grandi dimensioni 6 m x 2 m in cui appaiono due gigantesche farfalle dell’era carbonifera, colte nel loro “volo nuziale”, bruciate e dipinte su legno. Esse rappresentano l’unione e la separazione, l’energia e la leggerezza. Realizzate nuovamente attraverso materiale fosforescente (che ritorna spesso in questo percorso di Benetti), nella notte (dopo aver incamerato la luce del giorno) ci rivelano la loro presenza con un effetto ancora più forte. Le farfalle sono affiancate ad un’altra opera: “La Dea carboniera”, “che ci racconta di lavori antichi, che lentamente ed inesorabilmente scompaiono”. E camminando nel parco è possibile ammirare ancora: “Il tramonto della luna”, e “Lontano, è ritornare”, come rappresentazione della casa della memoria, cioè la casa di tutte quelle precedentemente abitate. C’è ancora “La statua cosmica”, ricoperta di funghi che la vestono di un abito di cui la natura le ha fatto dono. Proseguendo il visitatore è atteso da una fontana dipinta a ricordarci come la vita sia un fiume che torna alla propria sorgente
Mauro Benetti è nato a Beinasco (Torino) nel 1958.
Vive e lavora tra Torino e Pinerolo (TO)
23
settembre 2010
Mauro Benetti – Lontano significa che ritorna
Dal 23 settembre al 30 ottobre 2010
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
GALLERIA ZABERT
Torino, Piazza Camillo Benso Conte Di Cavour, 10, (Torino)
Torino, Piazza Camillo Benso Conte Di Cavour, 10, (Torino)
Orario di apertura
10,30-13,00 / 15,00-19,00 . Lunedì mattina e Domenica chiuso (per visite in orari diversi, solo su appuntamento)
Autore
Curatore