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Mauro Bordin – Hiroshima
I venti di guerra (Africa, Kossovo, 11 settembre,
Afghanistan, Iraq)hanno sollecitato Mauro Bordin a riflettere sul suo ruolo di artista testimone del tempo, esploratore del proprio mondo intimo, di idee, di sentimenti, e di interprete della realtà circostante, del suo significato a livello individuale e a livello collettivo.
«Sono cresciuto in un Paese e in un’epoca in cui l’idea della guerra apparteneva a realtà lontane.
L’intervento italiano, dapprima nella guerra del Golfo e successivamente in quella dei Balcani, credo abbia rappresentato un trauma per molte persone. In quel periodo però non ero ancora in grado di esprimere un’idea politica e sociale attraverso i miei dipinti.
Dopo l’attentato di New York e la successiva guerra in Afghanistan decisi che il tempo era venuto. Concepii allora un progetto artistico a cui diedi il nome di “Progetto Hiroshima”. E’ innanzi tutto un monumento alla memoria, una riflessione sulla testimonianza collettiva che mette in scena una rappresentazione metaforica e rituale dell’azione distruttiva dell’uomo e delle possibilità di unione e di ricostruzione. »
Il dipinto rappresenta il paesaggio di Hiroshima dopo l’esplosione della bomba atomica al mattino del 6 agosto 1945. Il formato è monumentale : due metri e mezzo di altezza per circa trenta metri, composti da più di 200 parti assemblate.
« Ad una settimana dall’inizio dell’esposizione il dipinto verrebbe messo in vendita, foglioper foglio. Gli acquirenti sceglierebbero la parte o le parti che più interessano loro ; queste ultime verrebbero
ritirate dall’insieme al momento della vendita, lasciando così apparire una serie di vuoti, di “assenze” come segni anticipatori di una graduale, inevitabile, cancellazione. E? dunque
un?esperienza che richiede al pubblico di appropriarsi
dell?evento, di demolirlo, scomporlo, di metterne
ritualmente in scena la dispersione, la cancellazione
nell’obio come attraverso le migliaia di occhi che l’hanno vissuto, ognuno da un’angolazione diversa, troppo piccola, troppo arziale. »
Il progetto aspira nche a proporsi cme tramite di una periodica celebrazione di Hiroshima, interrompendo la diaspora dei fogli venduti separatamente e ricomponendo l’insieme per quanto possibile in luoghi e tempi convenuti, con la partecipazione,
attiva (di presenza effettiva) o passiva (di assenza che comunque manifesta il degradarsi dell’opera) degli acquirenti : un’idea utopica, naturalmente, specialmente se si considera la quantità e la fragilità intrinseca dei fogli, e la difficoltà, oggi, di creare momenti di aggregazione così speciali, ma
utopia positiva che, in ogni caso, rende bene l’alto
significato simbolico di un intervento artistico che vuole esprimersi contro la guerra, contro tutte le
guerre come distruzione e morte, dipingendo gli effetti di una deflagrazione atomica di oltre cinquant’anni fa, reinventandola nel colore, nell’atmosfera mortale del dopo esplosione, nella trasparente, tersa desolazione di dopo la ricaduta
della polvere radioattiva.
Mauro Bordin – Hiroshima
Padova, Via Alvise Cornaro, 1, (Padova)