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Mauro Moriconi – Le cirque
personale
Comunicato stampa
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Le fotografie della serie Le Cirque di Mauro Moriconi ci pongono di fronte ad un interrogativo essenziale nella odierna società, sostanzialmente priva di punti di riferimento predeterminati: qual è il nostro posto nel mondo?
Il soggettario scelto dall'artista toscano è composto da figure circensi in atto di esibirsi e da desolanti paesaggi che rappresentano vecchie fabbriche in stato d'abbandono, strappi di territorio tra campagna e cemento, residui industriali.
L'artista toscano dispone un immaginario di soggetti umani composto da richiami impliciti alle oniriche, a volte strazianti, figure circensi dei film felliniani, e dalla loro versione attuale, nei più realistici funamboli contemporanei e artisti di strada. Personaggi che, lungi dal voler rispecchiare l'epica dei personaggi del maestro cineasta e nel contempo distanti dal loro habitat "naturale", rispondono tramite l'atto, il fare, alla stimolazione del fotografo. Esibirsi diviene una forma di collocazione a priori, astratta dalla realtà quotidiana, che si concretizza nel mondo chiuso e immaginifico della maschera, dell'esibizione consumata nell'attimo della performance e strappata dal continuum di una vita di sacrificio e d'arte.
Un distacco dalla realtà del quotidiano sottolineata attraverso i paesaggi in cui gli artisti sono rappresentati. Paesaggi decadenti, fermi nel tempo, post-moderni, concentrati su di un'archeologia industriale demitizzata che riecheggia i tipi della fotografia italiana di paesaggio che, dagli anni Settanta in poi, ha connotato buona parte della nostra produzione fotografica.
Ne risultano degli accostamenti contraddittori giocati in uno stato temporale che vacilla tra l'attimo dell'esibizione e l'eternità del passato. Ed è proprio negli accostamenti che si riattivano nuovi significati nelle sintesi sintattiche proposte dalle immagini, che ci pongono in continua ricerca di un senso compiuto.
È dunque nella soluzione alla contraddizione che queste immagini ci segnalano i loro interrogativi. Nell'accostamento di due mondi tra loro contrapposti, e disadorni rispetto ai possibili significati alti di cui sono portatori, che si può cercare una nuova realtà ipotetica in cui definirsi. Un movimento verso la definizione di sé che ci situa in una condizione di perfetto disequilibrio. Moriconi ci chiede un salto mentale concentrato in un impercettibile spostamento fisico, in cui mettere a frutto le capacità di ognuno di varcare i propri limiti.
E sebbene non ci siano risposte in queste immagini e l'artista non proponga prospettive, ci viene alla mente quanto suggerisce una celebre Giuliana cinematografica: "chissà se c'è un mondo, un posto dove si va a stare meglio … forse no".
Roberto Del Grande
Il soggettario scelto dall'artista toscano è composto da figure circensi in atto di esibirsi e da desolanti paesaggi che rappresentano vecchie fabbriche in stato d'abbandono, strappi di territorio tra campagna e cemento, residui industriali.
L'artista toscano dispone un immaginario di soggetti umani composto da richiami impliciti alle oniriche, a volte strazianti, figure circensi dei film felliniani, e dalla loro versione attuale, nei più realistici funamboli contemporanei e artisti di strada. Personaggi che, lungi dal voler rispecchiare l'epica dei personaggi del maestro cineasta e nel contempo distanti dal loro habitat "naturale", rispondono tramite l'atto, il fare, alla stimolazione del fotografo. Esibirsi diviene una forma di collocazione a priori, astratta dalla realtà quotidiana, che si concretizza nel mondo chiuso e immaginifico della maschera, dell'esibizione consumata nell'attimo della performance e strappata dal continuum di una vita di sacrificio e d'arte.
Un distacco dalla realtà del quotidiano sottolineata attraverso i paesaggi in cui gli artisti sono rappresentati. Paesaggi decadenti, fermi nel tempo, post-moderni, concentrati su di un'archeologia industriale demitizzata che riecheggia i tipi della fotografia italiana di paesaggio che, dagli anni Settanta in poi, ha connotato buona parte della nostra produzione fotografica.
Ne risultano degli accostamenti contraddittori giocati in uno stato temporale che vacilla tra l'attimo dell'esibizione e l'eternità del passato. Ed è proprio negli accostamenti che si riattivano nuovi significati nelle sintesi sintattiche proposte dalle immagini, che ci pongono in continua ricerca di un senso compiuto.
È dunque nella soluzione alla contraddizione che queste immagini ci segnalano i loro interrogativi. Nell'accostamento di due mondi tra loro contrapposti, e disadorni rispetto ai possibili significati alti di cui sono portatori, che si può cercare una nuova realtà ipotetica in cui definirsi. Un movimento verso la definizione di sé che ci situa in una condizione di perfetto disequilibrio. Moriconi ci chiede un salto mentale concentrato in un impercettibile spostamento fisico, in cui mettere a frutto le capacità di ognuno di varcare i propri limiti.
E sebbene non ci siano risposte in queste immagini e l'artista non proponga prospettive, ci viene alla mente quanto suggerisce una celebre Giuliana cinematografica: "chissà se c'è un mondo, un posto dove si va a stare meglio … forse no".
Roberto Del Grande
20
aprile 2013
Mauro Moriconi – Le cirque
Dal 20 aprile al 20 giugno 2013
arte contemporanea
Location
DIE MAUER
Prato, Via Agnolo Firenzuola, 33/35/37, (Prato)
Prato, Via Agnolo Firenzuola, 33/35/37, (Prato)
Vernissage
20 Aprile 2013, ore 18:00
Autore
Curatore