Tokio nera in una notte dove il tempo è sospeso. I sogni di 20 milioni di corpi addormentati nei loro appartamenti fluttuano, silenziosi, in quelle ore insondabili che separano il tramonto dall’alba, sospesi nel buio granuloso dell’aria di una metropoli immensa. Come figure fantastiche, compaiono, dal freddo siderale di temperature artificiali, carni di tonno, forme aurorali di una vita ghiacciata, di una bellezza crudele. Il mercato del pesce di Tokio è un’immensa lavagna nera su cui vengono riversati i corpi, troncati di branchie, di pinne e di coda, di centinaia di tonni pescati nel vicino oceano. Lo scongelamento del pesce richiede il lavoro di una decina di operatori ittici. Uomini e donne in grossi scafandri di gomma, operano una resurrezione di salme surgelate che aspettano di reincarnarsi nei muscoli e nelle squame di un magico pesce dorato di chissà quale antica leggenda. A poco a poco, l’azione degli operatori si fa più incisiva: il pesce è pronto per la vendita. Insieme alla carne surgelata, si risveglia anche la città che prende forma alla prima luce del sole. La città vibra, come ogni mattino: si fa l’amore, si stendono contratti, ci si perdona, si ride, si prepara una colazione, si pensa al futuro, si onorano le tradizioni, si infrangono le leggi, si cammina, si pensa al cibo. Al pesce.

Max Botticelli, 35 anni. Si dedica alla fotografia dal 1990, sperimentando diverse esperienze tra teatro e ricerca personale. Da qualche anno realizza campagne per la pubblicità e realizza cataloghi per diversi stilisti.