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Max Jacob
18 gouaches
Comunicato stampa
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Prima di una serie di esposizioni tendenti ad accrescere la conoscenza del clima culturale in cui si é sliluppato il genio artistico di Amedeo Modigliani, la mostra di Max Jacob si rivela davvero esemplare.
Figlio di un sarto stabilitosi a Quimper, Max Jacob nasce nel 1876 e, dopo i primi brillanti studi alla Scuola Coloniale di Parigi, decide di dedicarsi alla critica d’arte.
L’assidua frequentazione degli studi degli artisti gli consentirà di incontrare Picasso nel 1901.
Il pittore catalano abiterà da Max Jacob a partire dal 1902, prima che quest’ultimo vada a stabilirsi nel 1907 a Montmartre, poco dopo il trasferimento di Ricasso al Bateau-Lavoir.
Max Jacob è quindi testimone privilegiato della nascita del cubismo, ed assiste in particolare alla genesi delle Demoiselles d’Avignon.
Si lega con Juan Gris, Apollinaire, Braque e André Salmon.
Fino al 1921 Max Jacob frequenta la bohème di Montmartre e si lega con la maggior parte degli scrittori e degli artisti del momento. La sua amicizia con Cocteau diviene proverbiale e Modigliani gli farà due ritratti straordinari.
Due apparizioni di Gesù Cristo (la prima sul muro della sua stanza nel 1909, la seconda nel 1914) lo conducono ad abbandonare la religione ebraica per la fede cattolica. L’anno seguente sarà battezzato, Ricasso sarà il suo padrino: da questo momento la sua vita cambia totalmente.
Parallelamente alla sua attività di scrittore, essenzialmente di poesie dove dimostra la sua incomparabile abilità di Jongleur de mots (La Defense de Tartuffe, 1919, Cinematoma, 1920, Le Laboratoire central e Le Roi de Béotie, 1921, L’Art Poetique e Le Cabinet noir, 1922, Filibuth ou la montre en or e La Couronne de Vulcani, 1923, etc…) Max Jacob, che si era dedicato alla pittura fin dal sua arrivo a Parigi, si consacrerà sempre più a quest’arte.
A partire dal 1919 esporrà regolarmente le sue gouaches che gli procureranno quel sostegno finanziario che la scrittura non poteva assicurargli: gouaches ispirate ai paesaggi della Bratagna, di Parigi o della Valle della Loira o alle scene del Circo, da lui molto amato.
Durante il periodo del Bateau-Lavoir aveva utilizzato una tecnica fatta di forme geometriche, in una dichiarata relazione con l’esperienza cubista, che riprenderà nei suoi ultimi anni. La sua produzione oscillerà sempre tra gouaches di ricerca, emozionanti e spontanee ed altre, copiate da cartoline, più banali e commerciali.
Dal 1928 al 1935, tornato a Parigi, come un vero dandy, si dedicherà alla mondanità, circondandosi di giovani poeti, come René-Guy Cadou, Michel Manoll o Marcel Béalu, che vedono in lui l’inventore della modernità. Considerevole la sua corrispondenza con l’ambiente creativo dell’epoca.
Max Jacob dedicherà i suoi ultimi anni, particolarmente difficili e dolorosi, a profetizzare la catastrofi che si annunciano: seppure autenticamente cristiano sarà costretto a portare la stella gialla dell’ebraismo.
Nel 1942 muore, annientata dalla paura, sua sorella Julie-Delphine. L’anno successivo suo fratello Gaston e nel gennaio 1944 sua sorella Myrté-Léa sono deportati ad Auschwitz, da dove non torneranno.
Max Jacob verrà arrestato il 24 febbraio 1944, imprigionato ad Orléans, poi deportato, quattro giorni dopo, al campo di Drancy, da dove partono i convogli per i campi di sterminio in Germania.
Ma a Drancy muore, di polmonite, il 5 marzo 1944.
Figlio di un sarto stabilitosi a Quimper, Max Jacob nasce nel 1876 e, dopo i primi brillanti studi alla Scuola Coloniale di Parigi, decide di dedicarsi alla critica d’arte.
L’assidua frequentazione degli studi degli artisti gli consentirà di incontrare Picasso nel 1901.
Il pittore catalano abiterà da Max Jacob a partire dal 1902, prima che quest’ultimo vada a stabilirsi nel 1907 a Montmartre, poco dopo il trasferimento di Ricasso al Bateau-Lavoir.
Max Jacob è quindi testimone privilegiato della nascita del cubismo, ed assiste in particolare alla genesi delle Demoiselles d’Avignon.
Si lega con Juan Gris, Apollinaire, Braque e André Salmon.
Fino al 1921 Max Jacob frequenta la bohème di Montmartre e si lega con la maggior parte degli scrittori e degli artisti del momento. La sua amicizia con Cocteau diviene proverbiale e Modigliani gli farà due ritratti straordinari.
Due apparizioni di Gesù Cristo (la prima sul muro della sua stanza nel 1909, la seconda nel 1914) lo conducono ad abbandonare la religione ebraica per la fede cattolica. L’anno seguente sarà battezzato, Ricasso sarà il suo padrino: da questo momento la sua vita cambia totalmente.
Parallelamente alla sua attività di scrittore, essenzialmente di poesie dove dimostra la sua incomparabile abilità di Jongleur de mots (La Defense de Tartuffe, 1919, Cinematoma, 1920, Le Laboratoire central e Le Roi de Béotie, 1921, L’Art Poetique e Le Cabinet noir, 1922, Filibuth ou la montre en or e La Couronne de Vulcani, 1923, etc…) Max Jacob, che si era dedicato alla pittura fin dal sua arrivo a Parigi, si consacrerà sempre più a quest’arte.
A partire dal 1919 esporrà regolarmente le sue gouaches che gli procureranno quel sostegno finanziario che la scrittura non poteva assicurargli: gouaches ispirate ai paesaggi della Bratagna, di Parigi o della Valle della Loira o alle scene del Circo, da lui molto amato.
Durante il periodo del Bateau-Lavoir aveva utilizzato una tecnica fatta di forme geometriche, in una dichiarata relazione con l’esperienza cubista, che riprenderà nei suoi ultimi anni. La sua produzione oscillerà sempre tra gouaches di ricerca, emozionanti e spontanee ed altre, copiate da cartoline, più banali e commerciali.
Dal 1928 al 1935, tornato a Parigi, come un vero dandy, si dedicherà alla mondanità, circondandosi di giovani poeti, come René-Guy Cadou, Michel Manoll o Marcel Béalu, che vedono in lui l’inventore della modernità. Considerevole la sua corrispondenza con l’ambiente creativo dell’epoca.
Max Jacob dedicherà i suoi ultimi anni, particolarmente difficili e dolorosi, a profetizzare la catastrofi che si annunciano: seppure autenticamente cristiano sarà costretto a portare la stella gialla dell’ebraismo.
Nel 1942 muore, annientata dalla paura, sua sorella Julie-Delphine. L’anno successivo suo fratello Gaston e nel gennaio 1944 sua sorella Myrté-Léa sono deportati ad Auschwitz, da dove non torneranno.
Max Jacob verrà arrestato il 24 febbraio 1944, imprigionato ad Orléans, poi deportato, quattro giorni dopo, al campo di Drancy, da dove partono i convogli per i campi di sterminio in Germania.
Ma a Drancy muore, di polmonite, il 5 marzo 1944.
25
maggio 2006
Max Jacob
Dal 25 maggio al 25 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
COMITATO PROMOTORE PER LA FONDAZIONE AMEDEO MODIGLIANI
Roma, Piazza Capranica, 95, (Roma)
Roma, Piazza Capranica, 95, (Roma)
Orario di apertura
feriali dalle 16 alle 20
Vernissage
25 Maggio 2006, ore 18.30
Autore
Curatore