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Max Vadukul – The Witness
Con il patrocinio del Comune di Milano, la mostra di Max Vadukul “The Witness, Climate Change”, è un reportage di venti immagini in grande formato interamente dedicato all’ambiente e agli effetti del cambiamento climatico.
Vadukul ha documentato tra il 2018 e il 2020 in India.
Comunicato stampa
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La Fondazione Sozzani presenta, con il patrocinio del Comune di Milano, la mostra di Max Vadukul “The Witness, Climate Change”, un reportage di venti immagini in grande formato interamente dedicato all’ambiente e agli effetti del cambiamento climatico.
Vadukul ha documentato tra il 2018 e il 2020 a Mumbai e altre grandi metropoli indiane, alcune delle aree più inquinate del mondo con uno sguardo ipnotico e stimolante, che dice la verità e pone domande.
La prima cosa che si nota nelle immagini di The Witness – Climate Change è una grande sfera metallica lucente. Questo monolite fluttua sopra discariche tossiche, si libra su distese di rifiuti, vola in mezzo al traffico frenetico e inquinante. Che cos'è esattamente questo intruso? Per Vadukul è una sorta di osservatore cosmico, un testimone che osserva il devastante impatto dell’uomo sull’ambiente e gli effetti del cambiamento climatico. Allo stesso tempo, forse la sfera rappresenta un nuovo futuro e la possibilità di migliorare.
Max Vadukul è uno dei pochissimi fotografi della sua generazione a proseguire la tradizione della foto artistica di reportage. I suoi progetti sono spesso legati ad aspetti naturalistici e culturali che si aprono a letture su più livelli. Le sue immagini, perfette in termini di creatività formale e di capacità tecnica, si strutturano visivamente come elemento di mediazione tra l’individuazione di un tema narrativo e il suo personalissimo linguaggio creativo.
“La mia passione per il reportage d'arte si è ora orientata verso il tema del cambiamento climatico. Ho pensato di ampliare il mio recente progetto "Witness” iniziato nel 2018 nei dintorni di Mumbai e Kolkatta. In queste immagini si trova spesso una sfera. Le persone la guardano
e cercano di capire perché è lì e cosa rappresenta. La realtà è davanti alla sfera infinita, dietro la sfera cosmica, sopra e sotto di essa, è un globo simile al nostro pianeta. L'ho creato perché intendo raccontare la verità con la forza dell’immagine stessa, senza manipolazioni. Vorrei mostrare i luoghi più belli che stiamo perdendo per mancanza di consapevolezza e di attenzione, le aree che stanno già subendo i reali e potenti effetti del cambiamento climatico; i santuari naturali incontaminati e le specie selvatiche del pianeta, in diminuzione e a rischio di estinzione a causa di questi cambiamenti. Ma vorrei anche contrastare l’allarmismo mostrando la bellezza che il nostro agire può rendere possibile.”
Maestro di luce e ombra, Max Vadukul ha ritratto negli anni alcune delle personalità più conosciute del mondo, tra cui Madre Teresa, Donald Trump, Aretha Franklin e Kanye West.
Sarà presente in mostra anche una selezione di celebri ritratti degli anni ’80-’90 quali 22 Premi Nobel, i Rolling Stones, Iggy Pop & Anthony Bourdain, Julian Assange, Paul McCartney, Mick Jagger, Aretha Franklin, Brad Pitt e Leonardo DiCaprio.
Lo stile caratteristico di Vadukul in bianco e nero, che combina una spontaneità dinamica con tecniche raffinate, è ampiamente riconosciuto per la sua originalità e forza iconica. A lungo è stato fotoreporter per The New Yorker e attualmente collabora regolarmente con riviste internazionali quali T: The New York Times Magazine, Esquire, Vogue Italia, France, India, China, Egoïste, Icon e Numéro.
Max Vadukul è nato a Nairobi, in Kenya, nel 1961, da genitori indiani della diaspora Gujarati che nei primi del Novecento si stabilirono nell'Africa orientale allora britannica. All'età di nove anni, durante i disordini che seguirono l'indipendenza del Kenya, Vadukul si trasferì in Inghilterra e crebbe in un quartiere popolare del nord di Londra. Alla scuola elementare prese in mano una macchina fotografica che si trovava in casa - suo padre lavorava per Zeiss, il produttore tedesco di lenti - e da quel momento in poi il suo obiettivo è stato quello di diventare un fotografo. All'età di 22 anni fu scoperto da Yohji Yamamoto, che lo ingaggiò per realizzare alcune delle sue prestigiose campagne pubblicitarie. Da quel momento Vadukul iniziò a lavorare per Vogue Paris accanto a David Bailey, Paolo Roversi, Deborah Turbeville, Barry Lategan e Helmut Newton. Il lavoro di Vadukul abbraccia trentotto anni con importanti capitoli creativi per Rolling Stone, Esquire, Égoïste, W, Town & Country e The New Yorker, dove, nel 1996, ha sostituito Richard Avedon. Nel 2000 ha pubblicato il libro "Max: Photographs by Max Vadukul". Il suo lavoro è stato oggetto di numerose mostre personali e collettive, tra cui: "Beyond Words: Photography in The New Yorker", presso la Howard Greenberg Gallery (2011); "Yohji's Women" presso il Wapping Project Bankside (2011) e "Who Shot Rock & Roll: A Photographic History 1955 to the Present", al Brooklyn Museum of Art (2009). Premiato di recente al Taormina Fashion Festival, Vadukul sta preparando la prossima esposizione presso la Al Safa Art and Design Library di Dubai.
Vadukul ha documentato tra il 2018 e il 2020 a Mumbai e altre grandi metropoli indiane, alcune delle aree più inquinate del mondo con uno sguardo ipnotico e stimolante, che dice la verità e pone domande.
La prima cosa che si nota nelle immagini di The Witness – Climate Change è una grande sfera metallica lucente. Questo monolite fluttua sopra discariche tossiche, si libra su distese di rifiuti, vola in mezzo al traffico frenetico e inquinante. Che cos'è esattamente questo intruso? Per Vadukul è una sorta di osservatore cosmico, un testimone che osserva il devastante impatto dell’uomo sull’ambiente e gli effetti del cambiamento climatico. Allo stesso tempo, forse la sfera rappresenta un nuovo futuro e la possibilità di migliorare.
Max Vadukul è uno dei pochissimi fotografi della sua generazione a proseguire la tradizione della foto artistica di reportage. I suoi progetti sono spesso legati ad aspetti naturalistici e culturali che si aprono a letture su più livelli. Le sue immagini, perfette in termini di creatività formale e di capacità tecnica, si strutturano visivamente come elemento di mediazione tra l’individuazione di un tema narrativo e il suo personalissimo linguaggio creativo.
“La mia passione per il reportage d'arte si è ora orientata verso il tema del cambiamento climatico. Ho pensato di ampliare il mio recente progetto "Witness” iniziato nel 2018 nei dintorni di Mumbai e Kolkatta. In queste immagini si trova spesso una sfera. Le persone la guardano
e cercano di capire perché è lì e cosa rappresenta. La realtà è davanti alla sfera infinita, dietro la sfera cosmica, sopra e sotto di essa, è un globo simile al nostro pianeta. L'ho creato perché intendo raccontare la verità con la forza dell’immagine stessa, senza manipolazioni. Vorrei mostrare i luoghi più belli che stiamo perdendo per mancanza di consapevolezza e di attenzione, le aree che stanno già subendo i reali e potenti effetti del cambiamento climatico; i santuari naturali incontaminati e le specie selvatiche del pianeta, in diminuzione e a rischio di estinzione a causa di questi cambiamenti. Ma vorrei anche contrastare l’allarmismo mostrando la bellezza che il nostro agire può rendere possibile.”
Maestro di luce e ombra, Max Vadukul ha ritratto negli anni alcune delle personalità più conosciute del mondo, tra cui Madre Teresa, Donald Trump, Aretha Franklin e Kanye West.
Sarà presente in mostra anche una selezione di celebri ritratti degli anni ’80-’90 quali 22 Premi Nobel, i Rolling Stones, Iggy Pop & Anthony Bourdain, Julian Assange, Paul McCartney, Mick Jagger, Aretha Franklin, Brad Pitt e Leonardo DiCaprio.
Lo stile caratteristico di Vadukul in bianco e nero, che combina una spontaneità dinamica con tecniche raffinate, è ampiamente riconosciuto per la sua originalità e forza iconica. A lungo è stato fotoreporter per The New Yorker e attualmente collabora regolarmente con riviste internazionali quali T: The New York Times Magazine, Esquire, Vogue Italia, France, India, China, Egoïste, Icon e Numéro.
Max Vadukul è nato a Nairobi, in Kenya, nel 1961, da genitori indiani della diaspora Gujarati che nei primi del Novecento si stabilirono nell'Africa orientale allora britannica. All'età di nove anni, durante i disordini che seguirono l'indipendenza del Kenya, Vadukul si trasferì in Inghilterra e crebbe in un quartiere popolare del nord di Londra. Alla scuola elementare prese in mano una macchina fotografica che si trovava in casa - suo padre lavorava per Zeiss, il produttore tedesco di lenti - e da quel momento in poi il suo obiettivo è stato quello di diventare un fotografo. All'età di 22 anni fu scoperto da Yohji Yamamoto, che lo ingaggiò per realizzare alcune delle sue prestigiose campagne pubblicitarie. Da quel momento Vadukul iniziò a lavorare per Vogue Paris accanto a David Bailey, Paolo Roversi, Deborah Turbeville, Barry Lategan e Helmut Newton. Il lavoro di Vadukul abbraccia trentotto anni con importanti capitoli creativi per Rolling Stone, Esquire, Égoïste, W, Town & Country e The New Yorker, dove, nel 1996, ha sostituito Richard Avedon. Nel 2000 ha pubblicato il libro "Max: Photographs by Max Vadukul". Il suo lavoro è stato oggetto di numerose mostre personali e collettive, tra cui: "Beyond Words: Photography in The New Yorker", presso la Howard Greenberg Gallery (2011); "Yohji's Women" presso il Wapping Project Bankside (2011) e "Who Shot Rock & Roll: A Photographic History 1955 to the Present", al Brooklyn Museum of Art (2009). Premiato di recente al Taormina Fashion Festival, Vadukul sta preparando la prossima esposizione presso la Al Safa Art and Design Library di Dubai.
17
settembre 2022
Max Vadukul – The Witness
Dal 17 settembre 2022 all'otto gennaio 2023
fotografia
Location
FONDAZIONE SOZZANI
Milano, Corso Como, 10, (Milano)
Milano, Corso Como, 10, (Milano)
Orario di apertura
tutti i giorni, ore 10.30 - 19.30
Vernissage
17 Settembre 2022, ore 15.00 - 20.00
Sito web
Autore
Patrocini