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May Women
May Women è uno sguardo sul mondo femminile in un momento in cui si percepiscono forti le contraddizioni tra società che hanno pienamente raggiunto l’equilibrio tra uomini e donne e società in cui ancora permane una disparità nelle condizioni di vita
Comunicato stampa
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May Women è uno sguardo sul mondo femminile in un momento in cui si percepiscono forti le contraddizioni tra società che hanno pienamente raggiunto l’equilibrio tra uomini e donne e società in cui ancora permane una disparità nelle condizioni di vita. La mostra non ha una visione unica del mondo femminile, ma raccoglie diverse sensibilità, sia di donne che di uomini, intorno a questa metà del mondo facendo emergere, laddove esistono, le contraddizioni sociali, ma soprattutto lo specifico di un mondo sensibile e fragile, e allo stesso tempo forte e volitivo. Questo ritratto corale che allude alla primavera, nel mese della rinascita della natura, è un percorso vivace che apre a diverse dimensioni dell’universo femminile: la maternità, la sacralità del femminino, la condizione sociale, la moda, il corpo. Sei artisti indagano nelle loro opere, tra fotografia e installazione, queste realtà all’interno del loro specifico linguaggio.
La dimensione narrativa è quella più congeniale al lavoro di Vincenza Cabiati. Ponendo in relazione l’arte con il cinema in Pastello nel bosco sovrappone i frame di un video girato in un bosco di pioppi a pastelli che ritraggono l’immagine di una donna tratta da un film di Takeshi Kitano. Questa figura, vestita con un abito disegnato appositamente dallo stilista Johji Yamamoto per il regista giapponese, ricorre tre volte nel lavoro con impercettibili differenze. Il suo viso, incorniciato da un vistoso collo di pelliccia, si perde all’interno del bosco attraverso lievi trasparenze. Il risultato è quello di una visione poetica e magica, una dimensione che dalla favola di Cappuccetto rosso a quella del grande regista, fa emergere la fragilità e la leggerezza del mondo femminile.
Alla dimensione cinematografica alludono anche le icone femminili di Mario Bottinelli Montandon. Nelle sue pitture digitali l’artista cala nella dimensione fredda e asettica di un linguaggio sintetico volti di donne. In tal modo egli traduce in una dimensione moderna ritratti antichi di donne sacre. Magdalena perde la drammaticità e la sensualità di cui è in genere permeata la sua iconografia nella storia dell’arte sacra per avvicinarsi a quella delle icone dei fumetti giapponesi. Il sacro è infatti in Bottinelli una dimensione capace di manifestarsi in ogni momento dell’esistenza e di trasformare la quotidianità in evento epifanico.
Misticismo e sensualità sono invece i due termine entro cui si possono definire i lavori di Manuela Carrano le cui opere scaturiscono dal felice connubio tra immagine fotografica, disegno e spilli. Il corpo femminile viene ritratto nei particolari o in posizioni che sottolineano la sinuosità delle forme, ne lasciano intravedere una bellezza idealizzata, ma accanto ad esso gli spilli, fragili e appuntiti, che feriscono la superficie, costruiscono forme che danno solidità e tridimensionalità all’immagine. In tal modo l’artista unisce bellezza e tragedia, come nella vita di tutti i dove l’artista ha trascritto una pagina di cronaca relativa alla tragedia subita dalla popolazione del Kashmir dopo un terribile terremoto. La bellezza femminile è anche l’angelo caduto.
Al sociale fa riferimento il lavoro di Claudio Destito, dove però è assente del tutto l’immagine della donna, evocato soltanto da elementi che alludono alla sua condizione sociale. In opere metalinguistiche, che la critica ha più volte avvicinato all’ironia concettuale di Pino Pascali, l’artista gioca sul confine tra oggetto e linguaggio, tra forma e materiale. In Burka Destito allude alla prigione dell’abito indossato dalle donne musulmane, trasformando il tessuto in una struttura di legno, rigida e sagomata, di colore blu, con una piccola feritoia, oltre la quale non possiamo che immaginare uno sguardo, intuire una presenza di vita. Destito non condanna in modo esplicito, ma traduce con disarmante ironia la condizione di inferiorità cui la donna è ancora sottoposta in molti Paesi.
Per Monica Biancardi “scattare una foto comporta sempre una relazione affettiva”. L’artista porta i suoi soggetti femminili in una dimensione simbolica. Nelle due immagini Gioia e Dolore – quest’ultima, tra l’altro, entrata a far parte del progetto artistico della Metropolitana di Napoli - tratte dalla serie “Aldilà” emerge con chiarezza l’impostazione classica e teatrale delle immagini che enfatizzano gesti ed espressioni del volto o delle parti del corpo. In tal modo i soggetti rappresentati oscillano tra natura e artificio. In Gioia si sofferma sulla figura della Madonna quale donna-gadget, amata e pregata: archetipo della femminilità e della maternità, variamente interpretata dalla storia dell’arte. Nella fotografia l’artista ne esalta non solo la carnalità (come nella pittura di Caravaggio) ma il suo essere giovane donna, un personaggio carismatico. La fotografia è in lei più che mai un’operazione mentale che nulla ha a che vedere con il reportage oggettivo.
Decisamente diverso è l’approccio alla figura femminile di Vivide Mantero che sfrutta, invece, la capacità della fotografia di cogliere l’istante, l’immediatezza di un momento fermato nel tempo e reso così assoluto. Nei “Reportage” – questo è appunto il titolo delle serie di opere qui esposte – coglie attimi di volti e situazioni in cui è possibile intuire le personalità dei protagonisti, carpire i segreti più nascosti della loro intimità. Il volto sereno della giovane donna ritratta su una spiaggia di Zanzibar si trasforma grazie alla fotografia in immagine iconica della gioia assoluta, dell’equilibrio tra uomo e paesaggio naturale.
Elena Di Raddo
Monica Biancardi
Monica Biancardi è nata a Napoli nel 1972 dove vive e lavora, laureata in scenografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli.. Professore di disegno e storia del costume presso l’I.P.S.C.T. “Isabella D’Este” di Napoli lavora da sempre con la fotografia rappresentata a Napoli dalla Galleria Franco Riccardo con la quale ha realizzato diverse personali e collettive. Sue importanti personali sono state realizzate alla Galleria Adora Calvo di Salamanca, alla Galleria Las Rozas di Madrid, alla Galleria Studio Lattuada di Milano. Sue opere sono presenti nella Bibliothèque Nationale de France-Paris, nella Bibliothèque de l’Arsenal-Paris, nella Galleria Nazionale di Arte Moderna-Roma e al FNAC-Paris.In passato ha svolto la sua attività fotografica di scena presso compagnie italiane e straniere lavorando per diversi registi.Invitata da Achille Bonito Oliva, nell’ambito della rassegna triennale “Le opere e i giorni” presso la Certosa di Padula, ha realizzato un ciclo di “Ritratti”.Successivamente per conto della Metropolitana di Napoli, acquista i diritti per presentare una sua opera in grande formato nella nuova stazione di Lala: “Il dolore” della serie di “Aldilà”, e ha appena concluso alcuni mesi fa un’esposizione personale a Castel Sant’Elmo, Napoli.
Mario Bottinelli Montandon
Mario Bottinelli Montandon è nato a Busto Arsizio (VA) il 10 maggio 1966. Sposato con tre figli, vive e lavora a Como. Ha fatto studi classici, si è diplomato in pittura alla NABA di Milano. Il suo operato artistico è permeato dal tema del religioso, indagato in ogni suo ambito. Tra le mostre personali recenti si ricordano nel 2007 He stands alone, contemporanea(mente art gallery & bookstore, Parma ; 2005 The War is Over, Milly Pozzi Arte contemporanea, Como, a cura di Martina Corgnati; nel 2002 Casacielo, scultura-abitabile, installazione permanente, Bolognano (PE), a cura di L. De Domizio; nel 2001 Il giogo della vita, Centro per l’Arte contemporanea “Luigi Pecci” – Spazio Tokonoma, Prato. Tra le principali mostre collettive si ricordano nel 2006 Eden con V. Cabiati e L. Scarabelli, Galleria Milly Pozzi Arte, Como ;2003 Blut & Honig-Zukunft ist am Balkan, Sammlung Essl - Kunst der Gegenwart, Klosterneuburg/Vienna, a cura di H. Szeemann; Cittàzioni: un caso di Public Art a Milano, Milano, a cura di M. Di Marzio; nel 2002 X Biennale d’Arte Sacra, Fondazione Staurós – Museo d’arte sacra contemporanea, S. Gabriele (TE), a cura di L. Caramel e C. Chenis; nel 2001 Ars Aevi Rendez – Vous, Galerija Collegium artisticum, Sarajevo, a cura di A. Mandic e L. De Domizio.
Vincenzo Cabiati
Vincenzo Cabiati è nato a Vado (SV). E' il figlio di un apprezzato, anche se non molto famoso, pittore appartenente all'ambito definito"Socialismo reale", Achille, che morì quando egli aveva solo otto anni.
Negli anni' '80 si trasferisce a Milano, dove ancora vive. Ha uno stile particolare, utilizza diversi Media, la fotografia, video, ceramica, bronzo, cera, installazioni di diversi media. Ha lavorato con amici/artisti come Amedeo Martegani, Liliana Moro e, specialmente, il fotografo Armin Linke, con il quale ha prodotto strisce, spesso in forma di libro, di lavori originali e provocatori.Dal 1986 espone, in Italia e all’estero, all’interno di mostre personali e collettive. Si ricorda in particolare: Solo shows: "Romantico Terragni", e/static (Torino, 2005) Group shows :"Arcani maggiori", Antonio Colombo Arte contemporanea, Milano;"Collezionismi, il mondo come voluttà e simulazione", ASSAB ONE, Milano (2007) ; "Eden" con M. Bottinelli Montandon e L. Scarabelli, Galleria Milly Pozzi Arte Contemporanea, Como (2006) "Senza confine", Galleria Continua, San Gimignano."Prima della prima", Casa Alpegiani, Torino. "Altri fantasmi", a cura di M. Kaufmann, N. Mangione, L. Carcano, Torino (2005) ; "Questi fantasmi", a cura di M. Kaufmann, Galleria1000eventi, Milano. "Le Opere e i Giorni: Vanitas" (con Liliana Moro), a cura di A.B Oliva, Certosa di San Lorenzo, Padula.
Manuela Carrano
Manuela Carrano nasce a Varese, vive e lavora a Milano.
Dal 1990 realizza sculture in ferro. Durante un lungo soggiorno negli Stati Uniti, in particolare a New York, inizia la sua esperienza con l’uso del mezzo fotografico e comincia ad inserire le fotografie nelle sue installazioni polimateriche. Tra le mostre personali più recenti si ricordano: 2004 – Via Sette Dormienti, Fotografia italiana, Milano-Studio; 2005-Corpo perfetto, Galleria Milly Pozzi Arte contemporanea, Como (entrambe le mostre a cura di Martina Corgnati). Tra le mostre collettive: 2007- Ciboh, Palazzo Reale, Milano; Giardini Urbani, testo di Martina Corgnati, Galleria Magenta 52, Milano ; 2006-Chicca Gagliardo - Immagini dall’Aldilà dei pesci, MART, Rovereto (TN); Il corpo come metafora, Biennale Internazionale di Fotografia,Brescia;
Claudio Destito
Nato a Roma nel 1959. Si diploma all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Vive a Lecco.
Tra le mostre personali recenti si ricorda nel 2003 - Bianco ironico - Galleria Il Milione- Milano; nel
2006 - "Honoris causa" - Galleria Milly Pozzi Arte- Como. Tra le mostre collettive: 2004 - Premio Donato Frisia IV Ed. (Vincitore Premio Acquisto)- Merate (LC) ; 2005 - Figure piane - Galeria Melesi – Lecco; 2006 - Linee di fuga - Galleria Milly Pozzi Arte contemporanea – Como ; Work in progress - Galleria Colossi Arte contemporanea - Chiari (BS); 2007 – Chiari e geniali : 8 percorsi nell’arte contemporanea, Villa Mazzotti, per la Galleria Colossi Arte contemporanea - Chiari (BS).
Vivide Mantero
Vivide Mantero è nata a Milano nel 1962. Le sue foto sono state pubblicate da alcuni tra le più importanti riviste italiane e straniere. Nel 1990 ha realizzato una mostra e un libro intitolati “Cosa farai da grande” coinvolgendo 36 personalità del mondo dell’arte, della politica, del giornalismo e della moda che ha fotografato nei panni dei ruoli che sognavano di ricoprire da bambini. Dal 1999 vive e lavora a Zanzibar, dove, contemporaneamente all’attività di fotografa, realizza sculture in ferro e oggetti di design. Tra le più recenti mostre di fotografie e di scultura si ricordano: 2003 - Milano - Società Umanitaria; 2004 - Dar Es Salaam – Tanzhands ;Dar Es Salaam - Residenza dell'Ambasciata d'Italia ; Dar Es Salaam - Mawazo Gallery
2005 - Cernobbio - Spazio Forno ; Dar Es Salaam - Est Africa Biennale ; Formentera - Ca' Na Pepa .
La dimensione narrativa è quella più congeniale al lavoro di Vincenza Cabiati. Ponendo in relazione l’arte con il cinema in Pastello nel bosco sovrappone i frame di un video girato in un bosco di pioppi a pastelli che ritraggono l’immagine di una donna tratta da un film di Takeshi Kitano. Questa figura, vestita con un abito disegnato appositamente dallo stilista Johji Yamamoto per il regista giapponese, ricorre tre volte nel lavoro con impercettibili differenze. Il suo viso, incorniciato da un vistoso collo di pelliccia, si perde all’interno del bosco attraverso lievi trasparenze. Il risultato è quello di una visione poetica e magica, una dimensione che dalla favola di Cappuccetto rosso a quella del grande regista, fa emergere la fragilità e la leggerezza del mondo femminile.
Alla dimensione cinematografica alludono anche le icone femminili di Mario Bottinelli Montandon. Nelle sue pitture digitali l’artista cala nella dimensione fredda e asettica di un linguaggio sintetico volti di donne. In tal modo egli traduce in una dimensione moderna ritratti antichi di donne sacre. Magdalena perde la drammaticità e la sensualità di cui è in genere permeata la sua iconografia nella storia dell’arte sacra per avvicinarsi a quella delle icone dei fumetti giapponesi. Il sacro è infatti in Bottinelli una dimensione capace di manifestarsi in ogni momento dell’esistenza e di trasformare la quotidianità in evento epifanico.
Misticismo e sensualità sono invece i due termine entro cui si possono definire i lavori di Manuela Carrano le cui opere scaturiscono dal felice connubio tra immagine fotografica, disegno e spilli. Il corpo femminile viene ritratto nei particolari o in posizioni che sottolineano la sinuosità delle forme, ne lasciano intravedere una bellezza idealizzata, ma accanto ad esso gli spilli, fragili e appuntiti, che feriscono la superficie, costruiscono forme che danno solidità e tridimensionalità all’immagine. In tal modo l’artista unisce bellezza e tragedia, come nella vita di tutti i dove l’artista ha trascritto una pagina di cronaca relativa alla tragedia subita dalla popolazione del Kashmir dopo un terribile terremoto. La bellezza femminile è anche l’angelo caduto.
Al sociale fa riferimento il lavoro di Claudio Destito, dove però è assente del tutto l’immagine della donna, evocato soltanto da elementi che alludono alla sua condizione sociale. In opere metalinguistiche, che la critica ha più volte avvicinato all’ironia concettuale di Pino Pascali, l’artista gioca sul confine tra oggetto e linguaggio, tra forma e materiale. In Burka Destito allude alla prigione dell’abito indossato dalle donne musulmane, trasformando il tessuto in una struttura di legno, rigida e sagomata, di colore blu, con una piccola feritoia, oltre la quale non possiamo che immaginare uno sguardo, intuire una presenza di vita. Destito non condanna in modo esplicito, ma traduce con disarmante ironia la condizione di inferiorità cui la donna è ancora sottoposta in molti Paesi.
Per Monica Biancardi “scattare una foto comporta sempre una relazione affettiva”. L’artista porta i suoi soggetti femminili in una dimensione simbolica. Nelle due immagini Gioia e Dolore – quest’ultima, tra l’altro, entrata a far parte del progetto artistico della Metropolitana di Napoli - tratte dalla serie “Aldilà” emerge con chiarezza l’impostazione classica e teatrale delle immagini che enfatizzano gesti ed espressioni del volto o delle parti del corpo. In tal modo i soggetti rappresentati oscillano tra natura e artificio. In Gioia si sofferma sulla figura della Madonna quale donna-gadget, amata e pregata: archetipo della femminilità e della maternità, variamente interpretata dalla storia dell’arte. Nella fotografia l’artista ne esalta non solo la carnalità (come nella pittura di Caravaggio) ma il suo essere giovane donna, un personaggio carismatico. La fotografia è in lei più che mai un’operazione mentale che nulla ha a che vedere con il reportage oggettivo.
Decisamente diverso è l’approccio alla figura femminile di Vivide Mantero che sfrutta, invece, la capacità della fotografia di cogliere l’istante, l’immediatezza di un momento fermato nel tempo e reso così assoluto. Nei “Reportage” – questo è appunto il titolo delle serie di opere qui esposte – coglie attimi di volti e situazioni in cui è possibile intuire le personalità dei protagonisti, carpire i segreti più nascosti della loro intimità. Il volto sereno della giovane donna ritratta su una spiaggia di Zanzibar si trasforma grazie alla fotografia in immagine iconica della gioia assoluta, dell’equilibrio tra uomo e paesaggio naturale.
Elena Di Raddo
Monica Biancardi
Monica Biancardi è nata a Napoli nel 1972 dove vive e lavora, laureata in scenografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli.. Professore di disegno e storia del costume presso l’I.P.S.C.T. “Isabella D’Este” di Napoli lavora da sempre con la fotografia rappresentata a Napoli dalla Galleria Franco Riccardo con la quale ha realizzato diverse personali e collettive. Sue importanti personali sono state realizzate alla Galleria Adora Calvo di Salamanca, alla Galleria Las Rozas di Madrid, alla Galleria Studio Lattuada di Milano. Sue opere sono presenti nella Bibliothèque Nationale de France-Paris, nella Bibliothèque de l’Arsenal-Paris, nella Galleria Nazionale di Arte Moderna-Roma e al FNAC-Paris.In passato ha svolto la sua attività fotografica di scena presso compagnie italiane e straniere lavorando per diversi registi.Invitata da Achille Bonito Oliva, nell’ambito della rassegna triennale “Le opere e i giorni” presso la Certosa di Padula, ha realizzato un ciclo di “Ritratti”.Successivamente per conto della Metropolitana di Napoli, acquista i diritti per presentare una sua opera in grande formato nella nuova stazione di Lala: “Il dolore” della serie di “Aldilà”, e ha appena concluso alcuni mesi fa un’esposizione personale a Castel Sant’Elmo, Napoli.
Mario Bottinelli Montandon
Mario Bottinelli Montandon è nato a Busto Arsizio (VA) il 10 maggio 1966. Sposato con tre figli, vive e lavora a Como. Ha fatto studi classici, si è diplomato in pittura alla NABA di Milano. Il suo operato artistico è permeato dal tema del religioso, indagato in ogni suo ambito. Tra le mostre personali recenti si ricordano nel 2007 He stands alone, contemporanea(mente art gallery & bookstore, Parma ; 2005 The War is Over, Milly Pozzi Arte contemporanea, Como, a cura di Martina Corgnati; nel 2002 Casacielo, scultura-abitabile, installazione permanente, Bolognano (PE), a cura di L. De Domizio; nel 2001 Il giogo della vita, Centro per l’Arte contemporanea “Luigi Pecci” – Spazio Tokonoma, Prato. Tra le principali mostre collettive si ricordano nel 2006 Eden con V. Cabiati e L. Scarabelli, Galleria Milly Pozzi Arte, Como ;2003 Blut & Honig-Zukunft ist am Balkan, Sammlung Essl - Kunst der Gegenwart, Klosterneuburg/Vienna, a cura di H. Szeemann; Cittàzioni: un caso di Public Art a Milano, Milano, a cura di M. Di Marzio; nel 2002 X Biennale d’Arte Sacra, Fondazione Staurós – Museo d’arte sacra contemporanea, S. Gabriele (TE), a cura di L. Caramel e C. Chenis; nel 2001 Ars Aevi Rendez – Vous, Galerija Collegium artisticum, Sarajevo, a cura di A. Mandic e L. De Domizio.
Vincenzo Cabiati
Vincenzo Cabiati è nato a Vado (SV). E' il figlio di un apprezzato, anche se non molto famoso, pittore appartenente all'ambito definito"Socialismo reale", Achille, che morì quando egli aveva solo otto anni.
Negli anni' '80 si trasferisce a Milano, dove ancora vive. Ha uno stile particolare, utilizza diversi Media, la fotografia, video, ceramica, bronzo, cera, installazioni di diversi media. Ha lavorato con amici/artisti come Amedeo Martegani, Liliana Moro e, specialmente, il fotografo Armin Linke, con il quale ha prodotto strisce, spesso in forma di libro, di lavori originali e provocatori.Dal 1986 espone, in Italia e all’estero, all’interno di mostre personali e collettive. Si ricorda in particolare: Solo shows: "Romantico Terragni", e/static (Torino, 2005) Group shows :"Arcani maggiori", Antonio Colombo Arte contemporanea, Milano;"Collezionismi, il mondo come voluttà e simulazione", ASSAB ONE, Milano (2007) ; "Eden" con M. Bottinelli Montandon e L. Scarabelli, Galleria Milly Pozzi Arte Contemporanea, Como (2006) "Senza confine", Galleria Continua, San Gimignano."Prima della prima", Casa Alpegiani, Torino. "Altri fantasmi", a cura di M. Kaufmann, N. Mangione, L. Carcano, Torino (2005) ; "Questi fantasmi", a cura di M. Kaufmann, Galleria1000eventi, Milano. "Le Opere e i Giorni: Vanitas" (con Liliana Moro), a cura di A.B Oliva, Certosa di San Lorenzo, Padula.
Manuela Carrano
Manuela Carrano nasce a Varese, vive e lavora a Milano.
Dal 1990 realizza sculture in ferro. Durante un lungo soggiorno negli Stati Uniti, in particolare a New York, inizia la sua esperienza con l’uso del mezzo fotografico e comincia ad inserire le fotografie nelle sue installazioni polimateriche. Tra le mostre personali più recenti si ricordano: 2004 – Via Sette Dormienti, Fotografia italiana, Milano-Studio; 2005-Corpo perfetto, Galleria Milly Pozzi Arte contemporanea, Como (entrambe le mostre a cura di Martina Corgnati). Tra le mostre collettive: 2007- Ciboh, Palazzo Reale, Milano; Giardini Urbani, testo di Martina Corgnati, Galleria Magenta 52, Milano ; 2006-Chicca Gagliardo - Immagini dall’Aldilà dei pesci, MART, Rovereto (TN); Il corpo come metafora, Biennale Internazionale di Fotografia,Brescia;
Claudio Destito
Nato a Roma nel 1959. Si diploma all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Vive a Lecco.
Tra le mostre personali recenti si ricorda nel 2003 - Bianco ironico - Galleria Il Milione- Milano; nel
2006 - "Honoris causa" - Galleria Milly Pozzi Arte- Como. Tra le mostre collettive: 2004 - Premio Donato Frisia IV Ed. (Vincitore Premio Acquisto)- Merate (LC) ; 2005 - Figure piane - Galeria Melesi – Lecco; 2006 - Linee di fuga - Galleria Milly Pozzi Arte contemporanea – Como ; Work in progress - Galleria Colossi Arte contemporanea - Chiari (BS); 2007 – Chiari e geniali : 8 percorsi nell’arte contemporanea, Villa Mazzotti, per la Galleria Colossi Arte contemporanea - Chiari (BS).
Vivide Mantero
Vivide Mantero è nata a Milano nel 1962. Le sue foto sono state pubblicate da alcuni tra le più importanti riviste italiane e straniere. Nel 1990 ha realizzato una mostra e un libro intitolati “Cosa farai da grande” coinvolgendo 36 personalità del mondo dell’arte, della politica, del giornalismo e della moda che ha fotografato nei panni dei ruoli che sognavano di ricoprire da bambini. Dal 1999 vive e lavora a Zanzibar, dove, contemporaneamente all’attività di fotografa, realizza sculture in ferro e oggetti di design. Tra le più recenti mostre di fotografie e di scultura si ricordano: 2003 - Milano - Società Umanitaria; 2004 - Dar Es Salaam – Tanzhands ;Dar Es Salaam - Residenza dell'Ambasciata d'Italia ; Dar Es Salaam - Mawazo Gallery
2005 - Cernobbio - Spazio Forno ; Dar Es Salaam - Est Africa Biennale ; Formentera - Ca' Na Pepa .
11
maggio 2007
May Women
Dall'undici maggio al 09 giugno 2007
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MILLY POZZI ARTE CONTEMPORANEA
Como, Via Giuseppe Parini, 18, (Como)
Como, Via Giuseppe Parini, 18, (Como)
Orario di apertura
dal martedì al sabato ore 15-19 e tutte le mattine su appuntamento
Vernissage
11 Maggio 2007, ore 18-19
Autore
Curatore