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Mea Culpa
Il “Mea culpa” che ora fanno Mariantonietta Bagliato,Claudia Giordano e Bice Perrini tiene conto di queste riflessioni e ne restituisce possibili interpretazioni allestendo un rituale creativo di analisi, purificazione e punizione in cui si mescolano ironia, gioco e denuncia
Comunicato stampa
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Peccato, colpa, senso di colpa. Una ricca letteratura accompagna il racconto di questi tre stati interconnessi, tra filosofia, religione e psicoanalisi. .Dalla nozione originaria e arcaica del peccato, collegata all’ idea di impurità e dunque alla sessualità e al sangue, si passa alla centralità del concetto nella teologia cristiana, come trasgressione della volontà di Dio che si relaziona all’atto penitente della confessione. In tempi più recenti sarà poi Freud a riportare il tema nella sfera laica di una psicologia privata ma anche collettiva, cercando di individuare la radice universale del senso di colpa.
Il “Mea culpa” che ora fanno Mariantonietta Bagliato,Claudia Giordano e Bice Perrini tiene conto di queste riflessioni e ne restituisce possibili interpretazioni allestendo un rituale creativo di analisi, purificazione e punizione in cui si mescolano ironia, gioco e denuncia. La lettura della Bagliato è di tipo psico-esistenziale: affronta il problema della costruzione di un’identità aperta, alla ricerca di un sè multiplo e in divenire. Sette specchi, di sette colori diversi che si accordano ai toni delle stoffe di altrettanti indumenti appesi nella parte inferiore, rimandano infatti la nostra effige inquadrata da grandi occhi dipinti, in un pirandelliano e ambiguo simulacro in cui siamo uno nessuno o centomila.
E’ la coppia invece, quale nucleo affettivo ma anche polo di tensioni irrisolte, il soggetto dell’installazione di Claudia Giordano. Due eleganti personaggi senza volto a grandezza reale, sospesi dall’alto come manichini mutili dove la veste esalta la sua qualità di corpo vuoto, sembrano qui scaricare uno sull’altro le reciproche colpe. A rivelarlo è l’alternarsi delle loro ombre metalliche., che si proiettano sul pavimento come inquietanti e minacciose macchie nere ottenute piantando sul pavimento grossi chiodi, simbolici arnesi della Passione.
Gli stessi chiodi che Bice Perrini moltiplica su piccoli riquadri ad acquarello insieme ad altre icone della sofferenza come spilli, ossa, croci. Per terra un grande tappeto tessuto da donne nepalesi riporta per contrasto un fashion kit firmato della vanità femminile, altra faccia della medaglia, effimera e mediatica, del peccato. Mentre altrove eteree ali d’angelo, un teatrino di boccette bianche e liquido rosso e una piccante tenda-rosaio di peperoncini, ci accolgono in un scanzonato rito di espiazione, a cui il visitatore è invitato a partecipare con l’offerta conviviale di pane, vino, sale e zucchero di canna e l’esortazione a scrivere i propri peccati su bigliettini di carta, che poi saranno bruciati…
Antonella Marino
Il “Mea culpa” che ora fanno Mariantonietta Bagliato,Claudia Giordano e Bice Perrini tiene conto di queste riflessioni e ne restituisce possibili interpretazioni allestendo un rituale creativo di analisi, purificazione e punizione in cui si mescolano ironia, gioco e denuncia. La lettura della Bagliato è di tipo psico-esistenziale: affronta il problema della costruzione di un’identità aperta, alla ricerca di un sè multiplo e in divenire. Sette specchi, di sette colori diversi che si accordano ai toni delle stoffe di altrettanti indumenti appesi nella parte inferiore, rimandano infatti la nostra effige inquadrata da grandi occhi dipinti, in un pirandelliano e ambiguo simulacro in cui siamo uno nessuno o centomila.
E’ la coppia invece, quale nucleo affettivo ma anche polo di tensioni irrisolte, il soggetto dell’installazione di Claudia Giordano. Due eleganti personaggi senza volto a grandezza reale, sospesi dall’alto come manichini mutili dove la veste esalta la sua qualità di corpo vuoto, sembrano qui scaricare uno sull’altro le reciproche colpe. A rivelarlo è l’alternarsi delle loro ombre metalliche., che si proiettano sul pavimento come inquietanti e minacciose macchie nere ottenute piantando sul pavimento grossi chiodi, simbolici arnesi della Passione.
Gli stessi chiodi che Bice Perrini moltiplica su piccoli riquadri ad acquarello insieme ad altre icone della sofferenza come spilli, ossa, croci. Per terra un grande tappeto tessuto da donne nepalesi riporta per contrasto un fashion kit firmato della vanità femminile, altra faccia della medaglia, effimera e mediatica, del peccato. Mentre altrove eteree ali d’angelo, un teatrino di boccette bianche e liquido rosso e una piccante tenda-rosaio di peperoncini, ci accolgono in un scanzonato rito di espiazione, a cui il visitatore è invitato a partecipare con l’offerta conviviale di pane, vino, sale e zucchero di canna e l’esortazione a scrivere i propri peccati su bigliettini di carta, che poi saranno bruciati…
Antonella Marino
07
settembre 2007
Mea Culpa
Dal 07 al 22 settembre 2007
arte contemporanea
Location
NODO
Bari, Via Cattaro, 14, (Bari)
Bari, Via Cattaro, 14, (Bari)
Orario di apertura
18.00 - 20.30, lunedì chiuso
Vernissage
7 Settembre 2007, ore 19.30
Autore
Curatore