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Medhat Shafik
Le opere di Shafik descrivono un’idea personale e intimistica del viaggio nei percorsi dell’umanità e nel cammino personale di ogni essere; in esse si fondono frammenti di una memoria che riaffiora, brani di sogni evocati nel silenzio e l’incontro tra la cultura Occidentale e quella Orientale.
Comunicato stampa
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La galleria eventinove artecontemporanea presenta Medhat Shafik, artista di successo di fama internazionale che coniuga le suggestioni ed i colori dell’arte orientale con le più avanzate tecniche compositive delle avanguardie occidentali. Le sue opere descrivono un’ idea personale, intimistica e ‘visionaria’ del viaggio nei percorsi dell’umanità e nel cammino personale di ogni essere; in esse si fondono frammenti di una memoria che riaffiora e brani di sogni evocati nel silenzio. Shafik è un ricercatore, un esploratore denso ed attento; ritiene che il mondo sia attraversato da segni, simboli e indizi che lo spiegano. Lui si fa esploratore perché cerca di interpretare questi segni che pervadono il mondo e spiegarci quanto sia intensa e carica di significati l’esperienza della vita.
Procede, per fare questo, per stratificazioni accumulando ‘segni e volumi’ uno sull’altro ed ogni strato corrisponde ad una collezione di momenti, di intenzioni. Come se l’opera fosse una sorta di tempio, di luogo della memoria: guardare nella profondità del dipinto equivale a compiere un’operazione simile a quella dell’archeologo alle prese con i livelli di una città sepolta.
Ecco allora che sulle tele compaiono tessuti, garze pigmentate, carte umili con i colori del deserto che portano le tracce di oro, mirra, oli sacri, grafitismi su cartapeste plasmate, sorte di piccoli segni che ricordano le scritture antiche e le incisioni parietali; applicazioni di foglie oro per rammentare i commerci levantini, uso di materiali come ferro e legni di recupero carichi di segni per indicarci il rapporto tra l’uomo e la natura, e tutto ciò riesce a darsi una magica, misteriosa, unitaria ricomposizione. Talvolta ‘fagotti’: sorte di bagagli per un lungo viaggio e poi carte miniate con l’indicazione del percorso, come se servisse una bussola per non perdersi negli anfratti di questo mondo. Ogni opera è un racconto, una carta da decifrare, una mappa da studiare. Le opere di Shafik aprono le porte a luoghi irreali, immaginari, come stanze dell’emozione e della memoria; parlano del fascino delle terre di frontiera come luogo d’incontro delle due culture artistiche d’Oriente ed Occidente…come se l’Action Painting, o i modi dell’informale Europeo, potessero coniugarsi con il fascino leggero dei geroglifici.
Medhat Shafik, nato a El Badari (Egitto) nel 1956, dal 1976 vive ed opera in Italia.
Si è diplomato in pittura e scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Artista di successo internazionale, dopo aver partecipato ad importanti rassegne, la sua consacrazione è arrivata con la Biennale di Venezia del 1995 dove il Padiglione Egitto da lui rappresentato, ha vinto il Leone d’Oro alle Nazioni.
Dal 1995 ad oggi si sono susseguite le sue presenze in Italia ed all’estero sia in spazi pubblici sia privati: nel 1996 a Mantova, a Palazzo Ducale, con la mostra “La croce e il vuoto”, nel 1997 al Museo della Repubblica di San Marino “Luoghi” curata da A.Fiz e a Ghibellina inizia la realizzazione di un’opera monumentale “Qanat, le rotte del cielo”. Ha partecipato a mostre a Bruxelles, a Le Mans, fino alla partecipazione alla VI Biennale du film sur l’art al Centre Pompidou a Parigi.
Nel 2001 espone alla Galleria d’Arte Contemporanea di Bad Homburg in Germania, alla Galleria Civica d’arte Moderna di Spoleto, Palazzo Racani Arroni e all’Arengario di Milano.
Nel 2002 ha esposto una sua rassegna personale all’Accademia di Belle Arti di Brescia. Ha partecipato alla XVII edizione del Festival Internazionale delle Arti Plastiche Mahres a Tunisi.
Nel 2003 ha esposto in Germania ed ha ricevuto un importante riconoscimento, nel suo paese natale, con il Primo Premio alla Biennale del Cairo, del “The Nile Grand Prize”.
Nel 2004 a Verona a Palazzo Forti realizza l’installazione “La dimora del poeta” che entra a far parte della collezione permanente del Museo.
Nel 2005 partecipa a Palazzo delle Papesse di Siena alla mostra “Identità e nomadismi”.
Nel 2007, sempre a Verona, presenta a Palazzo Forti, la mostra “Le città invisibili” e presso la Rocca di Umbertine “Luogo di Frontiera” curata da Martina Corgnati.
Shafik è entrato nel sito del Metropolitan Museum di New York come uno dei più interessanti artisti del mondo arabo del XX secolo.
Procede, per fare questo, per stratificazioni accumulando ‘segni e volumi’ uno sull’altro ed ogni strato corrisponde ad una collezione di momenti, di intenzioni. Come se l’opera fosse una sorta di tempio, di luogo della memoria: guardare nella profondità del dipinto equivale a compiere un’operazione simile a quella dell’archeologo alle prese con i livelli di una città sepolta.
Ecco allora che sulle tele compaiono tessuti, garze pigmentate, carte umili con i colori del deserto che portano le tracce di oro, mirra, oli sacri, grafitismi su cartapeste plasmate, sorte di piccoli segni che ricordano le scritture antiche e le incisioni parietali; applicazioni di foglie oro per rammentare i commerci levantini, uso di materiali come ferro e legni di recupero carichi di segni per indicarci il rapporto tra l’uomo e la natura, e tutto ciò riesce a darsi una magica, misteriosa, unitaria ricomposizione. Talvolta ‘fagotti’: sorte di bagagli per un lungo viaggio e poi carte miniate con l’indicazione del percorso, come se servisse una bussola per non perdersi negli anfratti di questo mondo. Ogni opera è un racconto, una carta da decifrare, una mappa da studiare. Le opere di Shafik aprono le porte a luoghi irreali, immaginari, come stanze dell’emozione e della memoria; parlano del fascino delle terre di frontiera come luogo d’incontro delle due culture artistiche d’Oriente ed Occidente…come se l’Action Painting, o i modi dell’informale Europeo, potessero coniugarsi con il fascino leggero dei geroglifici.
Medhat Shafik, nato a El Badari (Egitto) nel 1956, dal 1976 vive ed opera in Italia.
Si è diplomato in pittura e scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Artista di successo internazionale, dopo aver partecipato ad importanti rassegne, la sua consacrazione è arrivata con la Biennale di Venezia del 1995 dove il Padiglione Egitto da lui rappresentato, ha vinto il Leone d’Oro alle Nazioni.
Dal 1995 ad oggi si sono susseguite le sue presenze in Italia ed all’estero sia in spazi pubblici sia privati: nel 1996 a Mantova, a Palazzo Ducale, con la mostra “La croce e il vuoto”, nel 1997 al Museo della Repubblica di San Marino “Luoghi” curata da A.Fiz e a Ghibellina inizia la realizzazione di un’opera monumentale “Qanat, le rotte del cielo”. Ha partecipato a mostre a Bruxelles, a Le Mans, fino alla partecipazione alla VI Biennale du film sur l’art al Centre Pompidou a Parigi.
Nel 2001 espone alla Galleria d’Arte Contemporanea di Bad Homburg in Germania, alla Galleria Civica d’arte Moderna di Spoleto, Palazzo Racani Arroni e all’Arengario di Milano.
Nel 2002 ha esposto una sua rassegna personale all’Accademia di Belle Arti di Brescia. Ha partecipato alla XVII edizione del Festival Internazionale delle Arti Plastiche Mahres a Tunisi.
Nel 2003 ha esposto in Germania ed ha ricevuto un importante riconoscimento, nel suo paese natale, con il Primo Premio alla Biennale del Cairo, del “The Nile Grand Prize”.
Nel 2004 a Verona a Palazzo Forti realizza l’installazione “La dimora del poeta” che entra a far parte della collezione permanente del Museo.
Nel 2005 partecipa a Palazzo delle Papesse di Siena alla mostra “Identità e nomadismi”.
Nel 2007, sempre a Verona, presenta a Palazzo Forti, la mostra “Le città invisibili” e presso la Rocca di Umbertine “Luogo di Frontiera” curata da Martina Corgnati.
Shafik è entrato nel sito del Metropolitan Museum di New York come uno dei più interessanti artisti del mondo arabo del XX secolo.
12
marzo 2009
Medhat Shafik
Dal 12 marzo al 06 maggio 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA EVENTINOVE
Torino, Via Della Rocca, 36, (Torino)
Torino, Via Della Rocca, 36, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a sabato 13-19'30
Vernissage
12 Marzo 2009, ore 18,30
Autore
Curatore