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Media.comm(unity)/comm.medium
Questa mostra ha come idea centrale la convinzione che i soggetti che
collaborano alla costruzione del materiale artistico hanno, ormai da tempo,
assunto la tendenza a mescolare diverse esperienze e diverse identità,
facendo circolare tutti i saperi, artistici e non, uno nell’altro.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Comm the comm (aition.comm…): Tim Rollins and Kos, Information Fiction
Publicité (IFP), Studio Azzurro, Limiteazero, Dormice, Quinta Parete, Mario
Matto & c., Cast, GAHP, Futur Planet, Makrida, Elastic Group of Artistic
Research, Fischerspooner, Wochen Klausur, EN AVANT COMME AVANT, Art in
Ruins, Art in Space, Tessarollo Team, G.P. Mutoid, E.M.P.R.E.S.A., Giardini
Pensili, Premiata Ditta, Ultrash
Polilab01 a cura di Anonima di-chì-si-lu-son: Jeffrey Isaac, Santolo de
Luca, Adriano Nardi, Sergio Cascavilla, Claudio Spoletini, Chiara Demelio,
Enrico T. De Paris;
Polilab02 a cura di Old Players Society: Ronald Victor Kastelic, Fabrizio
Passarella, Antonella Mazzoni, Giorgio Lupattelli, Andrea Neri, Mario Volpi,
Caterina Notte, Antonello Matarazzo;
Polilab03 a cura di Cristina Show: Servaas, Ingold Airlines, Banka di
Oklahoma, Pier Luigi Pusole, Tecnotest, Bruno Zanichelli, Corrado Levi,
Piero Gilardi;
Polilab04 a cura di M. Bertinetti & Co.: Alighiero Boetti, Silvje Fleury,
Urs Luthi, Richard Long, Dennis Oppenheim, Giulio Paolini, Michelangelo
Pistoletto;
Polilab05 a cura di Generic Art History and Promotion (GAHP):Tommaso Tozzi,
Emilio Fantin, Daniela Cignini, Marco Moschini, Nello Teodori, Maurizio
Cattelan;
Comm.noesis: Millepiani, Cyberzone, Collettivo 33,
www.eadessovediamo.org/NCZ; Nickname: Baggi Representative, Partito del
Tubo, Prof.dr.dr. Zagreus Bowery, Hamlet Rice, Coniglioviola, Bertinetti &
Co.;
Newsgroup: Inguine.net (feat: manfred regen, gianluca costantini, maicol &
mirko, marco antonini, giuseppe palumbo, migule brieva, paper resistance,
kufia, joe sacco, alberto lavoratori, blu, sacco & vanzetti, mario bailone,
firehouse, ale staffa, massimo semeraro, claudio parentela, deus irae,
andrea accardi, james kochalka, maria pia cinque, arrington de dyonisio,
julie doucet, enrico tomaselli, jessica angiulli, max andersson, vilma drk,
chris lanier, mark merkeke, mimmo manes), nodo: www.thebrainbox.com
, www.sueo.it ,
www.lavectoria.com , www.canefantasma.com
, www.muridicarta.it
;
Comm/on ground a cura di Ma0/emmeazero: A12, Cliostraat, Stalker, Peter
Lang, Ian+, Nicole_fvr/2 a+p, Avanguardie Permanenti, Sciatto Produzie;
Kata_doxon.comm a cura di www.eadessovediamo.org
– NetcriticalZine, nodo: Oginoknauss,
ANTtelevision, MinimalTV, MosaicoTV, CameraBlu, Videor, PeccioliTV,
TeleportoTV, DiscovolanteTV.
Questa mostra ha come idea centrale la convinzione che i soggetti che
collaborano alla costruzione del materiale artistico hanno, ormai da tempo,
assunto la tendenza a mescolare diverse esperienze e diverse identità,
facendo circolare tutti i saperi, artistici e non, uno nell’altro. Da qui le
comunità invisibili e le community esplicite; da qui la mente diffusa e la
generalizzazione di qualsiasi applicazione estetica. Entro i manufatti, le
visioni del mondo, dei luoghi e dello spazio, attraverso le immagini e la
scrittura, gli stili, i generi, le architetture e le tendenze, le filosofie
e gli oggetti, operano, si intrecciano e mutano continuamente significato,
contesti e pretesti diversi. Le comunità divise (le comm. indivise) e le
dispersioni a venire sono in accordo, ma più spesso in contrasto, le une con
le altre: esse si vedono insieme e si sentono distanti, si vivono
provvisorie e durature, interagiscono con loro stesse e con l’ambiente, il
sapere, il senso comune e le emozioni. È come se le tracce di un lavoro,
apparentemente individuale e totalmente filtrato dai rimbalzi dei media,
declamassero: “the most migratory things in the world”.
In effetti, mentre da più parti si fa avanti l’ipotesi di un’eclissi delle
forme di aggregazione e di una rinascita del sentimento del genio
individualista e proprietario, si può dire che nessuna questione ritorna al
centro del dibattito sul simbolico tanto quanto quello della community. Nel
dissidio contemporaneo, quando si costruisce l’opera, la comm. non è una
contesa da difendere ma un vuoto, un debito che ogni operatore ha nei
confronti dell’altro. Ogni segno (o di-segno) artistico sembra ormai
costituito da una potenza altrui, un’imprescindibile alterità di noi stessi.
A partire, dunque, da alcuni esempi chiave del lavoro delle art community
internazionali, la mostra Media.comm… non vuole solo continuare a
desacralizzare il concetto di opera, né quello di artista ma, criticando il
famoso slogan di M. McLuhan il medium è il messaggio, vorrebbe dimostrare
che il medium è la comunità e l’arte, dissolvendosi nella vita quotidiana,
già ai tempi di Kurt Schwitters, aveva oramai superato il mezzo, scegliendo
l’ambiente e la comunità non come un’effettualità, ma come un soggetto che
spinge i moventi, le cause e gli impulsi a divenire. È la comunità stessa
nella sua fattualità che non impone più un modello linguistico o il progetto
di un’opera, ma “un’operatività diffusa”, che usa qualsiasi mezzo e realizza
volontariamente un’opera disseminata, spesso mescolata tra gli strumenti e i
messaggi della medialità che ormai brulicano nel sociale. In altri termini,
qui la sostanza delle community è presa alla lettera, essa esprime una
virtuale condivisione volontaria, una deliberata pratica di vita in comune,
una “prestazione aperta” tra individui che instaurano delle relazioni
reciproche, basate sulla mutualità di valori e sullo scambio di codici di
accesso ad una rete infinita di cognizioni tecniche e non.
In questo concetto di collettività (in questo divenire community) rientrano
tutte le espressioni artistiche e tutte vengono completamente azzerate ma
anche, paradossalmente, potenziate: la pittura, la scultura, l’architettura,
l’installazione, la fotografia, la musica, il cinema, il video, le
televisione e la rete. Qui, ben presto si scopre che, ormai già da un bel
pezzo, all’interno delle pratiche comunitarie la forma della non-opera ha
preso il sopravvento, è considerata prioritaria. Ora, nella sua urgenza,
anche il soggetto non appare centro (genio) assoluto dell’operatività
artistica, ma l’altissima importanza dell’individuo e della sua identità
stilistica è gestita all’interno di una partecipazione sparsa.
Ma questa esposizione, a partire da tali presupposti, cosa riesce a proporre
al grande pubblico? Diciamo che essa offre la possibilità di ricostruire
l’evoluzione dell’opera dei gruppi artistici degli ultimi anni. Si ritorna a
riflettere sui temi dell’impresa collettiva per affidare a tali esperienze
una funzione di monitoraggio sui mutamenti dello scenario artistico
internazionale. Il rapido sviluppo tecnologico degli ultimi anni induce a
imbattersi in nuovi problemi ed a sviluppare nuove strategie per affrontarli
ed interpretarli. Che cosa è accaduto? Perché nelle odierne condizioni della
comunicazione le identità si sono espanse? Perché la figura dell’autore ha
mutato significato. Siamo in grado di scoprire la ragione di questo nuovo
disagio, osservando l’ambiente e il gruppo sociale in cui lavora l’artista,
perché se lo sfondo in cui l’autore agisce è in trasformazione, è in
metamorfosi anche il suo ruolo. Possiamo capire l’arte del futuro se ci
addentriamo in una nuova idea dell’autore. Gli esempi di artisti che
circolano in comm.medium metteranno in guardia sui problemi che pone la
nuova condizione artistica. Infatti, l’itinerario espositivo delle art.Comm.
vuole fornire un utile raggruppamento delle questioni trattate e pone in
evidenza i nuclei problematici della filosofia dei gruppi. Infatti, seguendo
la mappatura disegnata dalle sezioni di tutta la mostra, i visitatori non
solo potranno acquisire un’esperienza diretta della gamma crescente che
l’estetica delle comunità rimanda, ma anche le suggestioni che interagiscono
con essa.
Nei tempi delle comunità virtuali la diffusione e la distribuzione dell’arte
cresce ogni giorno e si è trasformata in una pratica dilagante, ove tutti
sono in grado di partecipare all’elaborazione di un’opera, di un manufatto,
di una formattazione visiva. Di fronte alla composizione di essa non si
prova più quel “sacro timore” che accompagna l’immagine del “genio”. Le
comunità, con un’ironia ambiguamente nascosta da un’anonima autodefinizione,
rimettono ancora una volta in discussione il senso dell’arte. Esse, contro
ogni platonico timore, ci dicono che l’arte è dappertutto e gli autori sono
in ogni luogo, in qualsiasi dimensione sociale. L’arte occidentale, per un
destino beffardo, che le Comm (unity)… ci fanno ripercorrere nelle loro
opere più importanti, è diventata lo specchio vuoto dei media. La sua
sovranità si è dissolta, appare anonima nel momento in cui all’autore è
stato sottratto il potere di individualizzare il suo segno. L’iter
espositivo di Media.comm(unity)/comm.medium, insiste su di una storia delle
comunità artistiche più recenti, composta tra l’Europa, l’America e
l’Oriente, un divenire pittori, scultori, architetti, mass-mediologi,
critici, turisti, misantropi, filosofi, curator trasformati, sotto lo strato
di un nome collettivo, in nuovi artigiani dell’immaginario. Etichette ed
emblemi, imprese ed anomie, manifestazioni collettive e montaggi, set ed
occasioni di procedimento hanno contribuito a creare il tessuto artistico
degli ultimi anni.
Di conseguenza, l’avvicendarsi dei gruppi, nei vari spazi del Masedu di
Sassari, mette in relazione le successive generazioni con le singole
personalità attive nelle diverse fasi della ricerca artistica contemporanea.
Tutta la rassegna offre un panorama ampio ed articolato, sia dal punto di
vista degli apporti stilistici che delle tematiche che caratterizzano l’arte
comunitaria della nostra epoca. Il nostro tempo è stato definito l’era
dell’intelligenza collettiva, ma all’intelligenza collettiva spesso si
sovrappone, come se sussistessero tanti nickname, un divenire altra
soggettività. Comm.medium… offre l’opportunità, a quanti sono interessati
alle più recenti e fondate tendenze dell’arte, di farsi catturare
dall’ambiente e dai medium che concorrono al gioco, sentirsi essi stessi
medium, nonché proseguire negli effetti che questi segni artistici
trasferiscono, spostano, trapiantano, dislocano sulla vita degli operatori
anonimi. L’obiettivo è quello di sollecitare all’assimilazione, ovvero di
penetrare, di interagire con l’universo dell’intelligenza generalizzata.
Publicité (IFP), Studio Azzurro, Limiteazero, Dormice, Quinta Parete, Mario
Matto & c., Cast, GAHP, Futur Planet, Makrida, Elastic Group of Artistic
Research, Fischerspooner, Wochen Klausur, EN AVANT COMME AVANT, Art in
Ruins, Art in Space, Tessarollo Team, G.P. Mutoid, E.M.P.R.E.S.A., Giardini
Pensili, Premiata Ditta, Ultrash
Polilab01 a cura di Anonima di-chì-si-lu-son: Jeffrey Isaac, Santolo de
Luca, Adriano Nardi, Sergio Cascavilla, Claudio Spoletini, Chiara Demelio,
Enrico T. De Paris;
Polilab02 a cura di Old Players Society: Ronald Victor Kastelic, Fabrizio
Passarella, Antonella Mazzoni, Giorgio Lupattelli, Andrea Neri, Mario Volpi,
Caterina Notte, Antonello Matarazzo;
Polilab03 a cura di Cristina Show: Servaas, Ingold Airlines, Banka di
Oklahoma, Pier Luigi Pusole, Tecnotest, Bruno Zanichelli, Corrado Levi,
Piero Gilardi;
Polilab04 a cura di M. Bertinetti & Co.: Alighiero Boetti, Silvje Fleury,
Urs Luthi, Richard Long, Dennis Oppenheim, Giulio Paolini, Michelangelo
Pistoletto;
Polilab05 a cura di Generic Art History and Promotion (GAHP):Tommaso Tozzi,
Emilio Fantin, Daniela Cignini, Marco Moschini, Nello Teodori, Maurizio
Cattelan;
Comm.noesis: Millepiani, Cyberzone, Collettivo 33,
www.eadessovediamo.org/NCZ; Nickname: Baggi Representative, Partito del
Tubo, Prof.dr.dr. Zagreus Bowery, Hamlet Rice, Coniglioviola, Bertinetti &
Co.;
Newsgroup: Inguine.net (feat: manfred regen, gianluca costantini, maicol &
mirko, marco antonini, giuseppe palumbo, migule brieva, paper resistance,
kufia, joe sacco, alberto lavoratori, blu, sacco & vanzetti, mario bailone,
firehouse, ale staffa, massimo semeraro, claudio parentela, deus irae,
andrea accardi, james kochalka, maria pia cinque, arrington de dyonisio,
julie doucet, enrico tomaselli, jessica angiulli, max andersson, vilma drk,
chris lanier, mark merkeke, mimmo manes), nodo: www.thebrainbox.com
www.lavectoria.com
Comm/on ground a cura di Ma0/emmeazero: A12, Cliostraat, Stalker, Peter
Lang, Ian+, Nicole_fvr/2 a+p, Avanguardie Permanenti, Sciatto Produzie;
Kata_doxon.comm a cura di www.eadessovediamo.org
ANTtelevision, MinimalTV, MosaicoTV, CameraBlu, Videor, PeccioliTV,
TeleportoTV, DiscovolanteTV.
Questa mostra ha come idea centrale la convinzione che i soggetti che
collaborano alla costruzione del materiale artistico hanno, ormai da tempo,
assunto la tendenza a mescolare diverse esperienze e diverse identità,
facendo circolare tutti i saperi, artistici e non, uno nell’altro. Da qui le
comunità invisibili e le community esplicite; da qui la mente diffusa e la
generalizzazione di qualsiasi applicazione estetica. Entro i manufatti, le
visioni del mondo, dei luoghi e dello spazio, attraverso le immagini e la
scrittura, gli stili, i generi, le architetture e le tendenze, le filosofie
e gli oggetti, operano, si intrecciano e mutano continuamente significato,
contesti e pretesti diversi. Le comunità divise (le comm. indivise) e le
dispersioni a venire sono in accordo, ma più spesso in contrasto, le une con
le altre: esse si vedono insieme e si sentono distanti, si vivono
provvisorie e durature, interagiscono con loro stesse e con l’ambiente, il
sapere, il senso comune e le emozioni. È come se le tracce di un lavoro,
apparentemente individuale e totalmente filtrato dai rimbalzi dei media,
declamassero: “the most migratory things in the world”.
In effetti, mentre da più parti si fa avanti l’ipotesi di un’eclissi delle
forme di aggregazione e di una rinascita del sentimento del genio
individualista e proprietario, si può dire che nessuna questione ritorna al
centro del dibattito sul simbolico tanto quanto quello della community. Nel
dissidio contemporaneo, quando si costruisce l’opera, la comm. non è una
contesa da difendere ma un vuoto, un debito che ogni operatore ha nei
confronti dell’altro. Ogni segno (o di-segno) artistico sembra ormai
costituito da una potenza altrui, un’imprescindibile alterità di noi stessi.
A partire, dunque, da alcuni esempi chiave del lavoro delle art community
internazionali, la mostra Media.comm… non vuole solo continuare a
desacralizzare il concetto di opera, né quello di artista ma, criticando il
famoso slogan di M. McLuhan il medium è il messaggio, vorrebbe dimostrare
che il medium è la comunità e l’arte, dissolvendosi nella vita quotidiana,
già ai tempi di Kurt Schwitters, aveva oramai superato il mezzo, scegliendo
l’ambiente e la comunità non come un’effettualità, ma come un soggetto che
spinge i moventi, le cause e gli impulsi a divenire. È la comunità stessa
nella sua fattualità che non impone più un modello linguistico o il progetto
di un’opera, ma “un’operatività diffusa”, che usa qualsiasi mezzo e realizza
volontariamente un’opera disseminata, spesso mescolata tra gli strumenti e i
messaggi della medialità che ormai brulicano nel sociale. In altri termini,
qui la sostanza delle community è presa alla lettera, essa esprime una
virtuale condivisione volontaria, una deliberata pratica di vita in comune,
una “prestazione aperta” tra individui che instaurano delle relazioni
reciproche, basate sulla mutualità di valori e sullo scambio di codici di
accesso ad una rete infinita di cognizioni tecniche e non.
In questo concetto di collettività (in questo divenire community) rientrano
tutte le espressioni artistiche e tutte vengono completamente azzerate ma
anche, paradossalmente, potenziate: la pittura, la scultura, l’architettura,
l’installazione, la fotografia, la musica, il cinema, il video, le
televisione e la rete. Qui, ben presto si scopre che, ormai già da un bel
pezzo, all’interno delle pratiche comunitarie la forma della non-opera ha
preso il sopravvento, è considerata prioritaria. Ora, nella sua urgenza,
anche il soggetto non appare centro (genio) assoluto dell’operatività
artistica, ma l’altissima importanza dell’individuo e della sua identità
stilistica è gestita all’interno di una partecipazione sparsa.
Ma questa esposizione, a partire da tali presupposti, cosa riesce a proporre
al grande pubblico? Diciamo che essa offre la possibilità di ricostruire
l’evoluzione dell’opera dei gruppi artistici degli ultimi anni. Si ritorna a
riflettere sui temi dell’impresa collettiva per affidare a tali esperienze
una funzione di monitoraggio sui mutamenti dello scenario artistico
internazionale. Il rapido sviluppo tecnologico degli ultimi anni induce a
imbattersi in nuovi problemi ed a sviluppare nuove strategie per affrontarli
ed interpretarli. Che cosa è accaduto? Perché nelle odierne condizioni della
comunicazione le identità si sono espanse? Perché la figura dell’autore ha
mutato significato. Siamo in grado di scoprire la ragione di questo nuovo
disagio, osservando l’ambiente e il gruppo sociale in cui lavora l’artista,
perché se lo sfondo in cui l’autore agisce è in trasformazione, è in
metamorfosi anche il suo ruolo. Possiamo capire l’arte del futuro se ci
addentriamo in una nuova idea dell’autore. Gli esempi di artisti che
circolano in comm.medium metteranno in guardia sui problemi che pone la
nuova condizione artistica. Infatti, l’itinerario espositivo delle art.Comm.
vuole fornire un utile raggruppamento delle questioni trattate e pone in
evidenza i nuclei problematici della filosofia dei gruppi. Infatti, seguendo
la mappatura disegnata dalle sezioni di tutta la mostra, i visitatori non
solo potranno acquisire un’esperienza diretta della gamma crescente che
l’estetica delle comunità rimanda, ma anche le suggestioni che interagiscono
con essa.
Nei tempi delle comunità virtuali la diffusione e la distribuzione dell’arte
cresce ogni giorno e si è trasformata in una pratica dilagante, ove tutti
sono in grado di partecipare all’elaborazione di un’opera, di un manufatto,
di una formattazione visiva. Di fronte alla composizione di essa non si
prova più quel “sacro timore” che accompagna l’immagine del “genio”. Le
comunità, con un’ironia ambiguamente nascosta da un’anonima autodefinizione,
rimettono ancora una volta in discussione il senso dell’arte. Esse, contro
ogni platonico timore, ci dicono che l’arte è dappertutto e gli autori sono
in ogni luogo, in qualsiasi dimensione sociale. L’arte occidentale, per un
destino beffardo, che le Comm (unity)… ci fanno ripercorrere nelle loro
opere più importanti, è diventata lo specchio vuoto dei media. La sua
sovranità si è dissolta, appare anonima nel momento in cui all’autore è
stato sottratto il potere di individualizzare il suo segno. L’iter
espositivo di Media.comm(unity)/comm.medium, insiste su di una storia delle
comunità artistiche più recenti, composta tra l’Europa, l’America e
l’Oriente, un divenire pittori, scultori, architetti, mass-mediologi,
critici, turisti, misantropi, filosofi, curator trasformati, sotto lo strato
di un nome collettivo, in nuovi artigiani dell’immaginario. Etichette ed
emblemi, imprese ed anomie, manifestazioni collettive e montaggi, set ed
occasioni di procedimento hanno contribuito a creare il tessuto artistico
degli ultimi anni.
Di conseguenza, l’avvicendarsi dei gruppi, nei vari spazi del Masedu di
Sassari, mette in relazione le successive generazioni con le singole
personalità attive nelle diverse fasi della ricerca artistica contemporanea.
Tutta la rassegna offre un panorama ampio ed articolato, sia dal punto di
vista degli apporti stilistici che delle tematiche che caratterizzano l’arte
comunitaria della nostra epoca. Il nostro tempo è stato definito l’era
dell’intelligenza collettiva, ma all’intelligenza collettiva spesso si
sovrappone, come se sussistessero tanti nickname, un divenire altra
soggettività. Comm.medium… offre l’opportunità, a quanti sono interessati
alle più recenti e fondate tendenze dell’arte, di farsi catturare
dall’ambiente e dai medium che concorrono al gioco, sentirsi essi stessi
medium, nonché proseguire negli effetti che questi segni artistici
trasferiscono, spostano, trapiantano, dislocano sulla vita degli operatori
anonimi. L’obiettivo è quello di sollecitare all’assimilazione, ovvero di
penetrare, di interagire con l’universo dell’intelligenza generalizzata.
28
febbraio 2004
Media.comm(unity)/comm.medium
Dal 28 febbraio al 28 maggio 2004
arte contemporanea
Location
MASEDU – MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
Sassari, Corso Giovanni Pascoli, 16, (Sassari)
Sassari, Corso Giovanni Pascoli, 16, (Sassari)
Orario di apertura
9.30/13.00 – 16.00/20.00 (lunedì chiuso)
Vernissage
28 Febbraio 2004, ore 18,30 con la video performance VIDEO CONTACT di ELASTIC Group