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Medianature
Medianature è un progetto degli studenti del primo e del secondo anno del Biennio di Multimedia Arts and Design di RUFA – Rome University of Fine Arts, curato da Re:humanism e ospitato da AlbumArte , centro di ricerca e produzione artistica indipendente di Roma.
Comunicato stampa
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Medianature è un progetto degli studenti del primo e del secondo anno del Biennio di Multimedia Arts and Design di RUFA – Rome University of Fine Arts, curato da Re:humanism e ospitato da AlbumArte , centro di ricerca e produzione artistica indipendente di Roma.
Il titolo della mostra si ispira al lavoro del teorico dei media Jussi Parikka, che con questo termine propone un nuovo modo di comprendere la relazione tra natura e cultura.
Parikka esplora come i media non siano solamente strumenti di rappresentazione della natura, ma siano essi stessi partecipi dell’ecologia globale, modellando e influenzando il nostro rapporto con l’ambiente.
Su questo si interrogano i tre progetti multimediali presentati per l’occasione e che dialogheranno con gli spazi espositivi sovvertendo alcune delle certezze dei visitatori.
Padiglione Invisibile, concepito dal collettivo Blivet allude ironicamente all’impostazione espositiva proposta da una delle principali istituzioni artistiche contemporanee, la Biennale d’arte di Venezia, rovesciandone però la destinazione in termini di visibilità e invitandoci ad una riflessione su chi e cosa oggi nella società iperconnessa è veramente esposto. Un percorso guidato invita lo spettatore ad attraversare gli ambienti di AlbumArte, rivelando solo alla fine le logiche che lo determinano e invitando ad un gesto di ribellione nei confronti delle regole imposte.
Cyborg Mama Nature è una grande installazione totemica concepita da Silvia Baldo, Giuseppe Di Capua, Elisa Catalano che fonde natura e tecnologia e che interagisce direttamente con lo spettatore, stimolando una relazione simbiotica tra componenti umane, organiche e inorganiche, attraverso il suono. L’opera, concepita per la sala principale dello spazio espositivo, reagisce al movimento dei visitatori e ne restituisce suoni con l’intento di creare un dialogo interspecie. Con esplicito riferimento al monolite di 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, simbolo del progresso e della sopraffazione umana grazie alla tecnica, quest’ultimo viene ora reinterpretato in chiave contemporanea: la struttura totemica, ora non più emblema di dominio, diventa rappresentazione di una prospettiva inclusiva, coabitante e partecipata, dove tutte le entità vivono e comunicano in armonia.
Infine Ecosistema Queer di Raffaele Esposito e Annarita Debellis consiste in una serie di installazioni cinetiche che produce una tempesta primordiale che stordisce, rivela e “fluidifica” le identità dello spettatore. L’opera rappresenta la corteccia di un albero realizzata interamente in metallo. La corteccia, nella sua essenza più profonda, non è una barriera impenetrabile, ma piuttosto un filtro che media tra l’essere interiore e il mondo circostante. Attraverso le sue rugosità e fenditure, quest’ultima esprime la memoria di esperienze passate e di cicli vitali che si ripetono eternamente. La corteccia diventa qui un simbolo di contatto e scambio, di apertura alla trasformazione. Lo spazio apparentemente freddo e artificiale, si rivela un luogo di rinascita e adattamento, suggerendo che la tecnologia può diventare un’estensione naturale del nostro ecosistema: una pelle vivente in cui stabilire legami di cura basati sulla consapevolezza di interconnessioni inestricabili.
Il titolo della mostra si ispira al lavoro del teorico dei media Jussi Parikka, che con questo termine propone un nuovo modo di comprendere la relazione tra natura e cultura.
Parikka esplora come i media non siano solamente strumenti di rappresentazione della natura, ma siano essi stessi partecipi dell’ecologia globale, modellando e influenzando il nostro rapporto con l’ambiente.
Su questo si interrogano i tre progetti multimediali presentati per l’occasione e che dialogheranno con gli spazi espositivi sovvertendo alcune delle certezze dei visitatori.
Padiglione Invisibile, concepito dal collettivo Blivet allude ironicamente all’impostazione espositiva proposta da una delle principali istituzioni artistiche contemporanee, la Biennale d’arte di Venezia, rovesciandone però la destinazione in termini di visibilità e invitandoci ad una riflessione su chi e cosa oggi nella società iperconnessa è veramente esposto. Un percorso guidato invita lo spettatore ad attraversare gli ambienti di AlbumArte, rivelando solo alla fine le logiche che lo determinano e invitando ad un gesto di ribellione nei confronti delle regole imposte.
Cyborg Mama Nature è una grande installazione totemica concepita da Silvia Baldo, Giuseppe Di Capua, Elisa Catalano che fonde natura e tecnologia e che interagisce direttamente con lo spettatore, stimolando una relazione simbiotica tra componenti umane, organiche e inorganiche, attraverso il suono. L’opera, concepita per la sala principale dello spazio espositivo, reagisce al movimento dei visitatori e ne restituisce suoni con l’intento di creare un dialogo interspecie. Con esplicito riferimento al monolite di 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, simbolo del progresso e della sopraffazione umana grazie alla tecnica, quest’ultimo viene ora reinterpretato in chiave contemporanea: la struttura totemica, ora non più emblema di dominio, diventa rappresentazione di una prospettiva inclusiva, coabitante e partecipata, dove tutte le entità vivono e comunicano in armonia.
Infine Ecosistema Queer di Raffaele Esposito e Annarita Debellis consiste in una serie di installazioni cinetiche che produce una tempesta primordiale che stordisce, rivela e “fluidifica” le identità dello spettatore. L’opera rappresenta la corteccia di un albero realizzata interamente in metallo. La corteccia, nella sua essenza più profonda, non è una barriera impenetrabile, ma piuttosto un filtro che media tra l’essere interiore e il mondo circostante. Attraverso le sue rugosità e fenditure, quest’ultima esprime la memoria di esperienze passate e di cicli vitali che si ripetono eternamente. La corteccia diventa qui un simbolo di contatto e scambio, di apertura alla trasformazione. Lo spazio apparentemente freddo e artificiale, si rivela un luogo di rinascita e adattamento, suggerendo che la tecnologia può diventare un’estensione naturale del nostro ecosistema: una pelle vivente in cui stabilire legami di cura basati sulla consapevolezza di interconnessioni inestricabili.
16
settembre 2024
Medianature
Dal 16 al 30 settembre 2024
arte contemporanea
Location
ALBUMARTE
Roma, Via Flaminia, 122, (Roma)
Roma, Via Flaminia, 122, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì e il sabato su appuntamento, con orario 15.00 – 19.00
Vernissage
16 Settembre 2024, 18:00
Sito web
Autore
Curatore
Sponsor