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Mediterraneo
Nove giovani artisti per una collettiva eterogenea e di grande interesse dedicata ad un tema che solo apparentemente si presenta come abusato, ma che invece viene letto ed interpretato in maniera diversificata attraverso opere d’arte, linguaggi ed accostamenti artistici finanche azzardati, che danno vita alla fine ad una carrellata d’immagini di forte e profondo impatto visivo e comunicativo
Comunicato stampa
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Le Axidie Resort è lieto di annunciare Mediterraneo, a cura di Rosanna Palmieri e Maria Savarese. Nove giovani artisti per una collettiva eterogenea e di grande interesse dedicata ad un tema che solo apparentemente si presenta come abusato, ma che invece viene letto ed interpretato in maniera diversificata attraverso opere d’arte, linguaggi ed accostamenti artistici finanche azzardati, che danno vita alla fine ad una carrellata d’immagini di forte e profondo impatto visivo e comunicativo.
Melania Acanfora [1976, vive e lavora a Napoli] Senza titolo, installazione, lamina in ferro, fiamma ossidrica, olio e graffite su tela. La giovane artista partenopea, al suo esordio espositivo, presenta un’interessante installazione, strutturalmente provocatoria. Una finestra che inquadra un affascinante scenario naturale e che al tempo stesso incornicia una donna rischiarata da una fiamma, emblema della passione e del calore del cuore del Mediterraneo.
Matteo Attruia [1973, vive e lavora a Sacile, Pordenone] terra!, installazione, polistirolo. Tre bitte in riva al mare; tre corde legate che affondano nell’acqua. Tre bitte: fredde e intense metafore di innumerevoli viaggi e di altrettanti, ma spesso vani approdi. Con esse l’artista cerca di dare forma all’attimo di quel tempo indecifrabile che divide il viaggio dal naufragio, di dare forma ad una tragedia umana che continua, perenne, nascosta in fondo al mare, sotto le onde, fatta di corpi, appunto, che fuggono in cerca di nuove madri e di salvifici approdi. Mediterraneo è il mare che separa le terre, ma è anche l’uomo che cerca di unirle.
Con questa realizzazione artistica, Attruia continua il suo percorso incentrato dal 2005 sulla progettazione d’installazioni che mettono al centro dell'opera il rapporto sensoriale del fruitore con lo spazio. In questo caso diretto è il dialogo fra l’oggetto e il mare, fra l’oggetto e tutta la complessità e la tragedia umana e culturale che quelle onde portano con sé. In mostra vengono presentati anche alcuni Frammenti di memorie, grandi carte ad acrilici dai colori della terra, tra le più poetiche e delicate realizzazioni dell’artista.
Giovanni Battimiello [1968, vive e lavora a Napoli] O.G.M., installazione, acciaio. Il percorso di Battimiello affronta, sin dai suoi primi lavori, il tema della vita. La sua opera esplora il mondo della modificazione genetica; si interroga sulle necessità reali e su quelle dettate da un consumismo puro che autoproduce tutto quello che economicamente gli occorre e di cui ha bisogno per accrescere se stesso.
Per O.G.M. è stato scelto dall’artista volutamente l’acciaio, materiale che esprime asetticità: dalla terra fioriscono tondini di acciaio freddi e lucidi, come dal mare spuntano gli stessi per indicare la ripetizione perfetta e perpetua, espressione di una natura contrastata, contraddittoria e al tempo stesso fortemente tecnologica.
Pino Faiello [1975, vive e lavora a Napoli] Glebula “Nostra”, installazione, gesso. Dopo le prime sperimentazioni con la pittura ad olio, l’artista napoletano ha iniziato un cammino il cui punto di arrivo è stata l’indagine e l’utilizzo di diversi materiali: cemento, legno, plastica, cartone, ferro, attraverso cui può ottenere forme plastiche a lui più congeniali.
L’opera presentata è l’elaborazione di un calco in gesso della superficie del mare che così viene plasticamente imprigionato, bloccato nel suo perenne movimento, un modo di osservare i mille volti del passato e riflettere sulle innumerevoli pieghe del futuro.
Giuseppe Falconi [1973, vive e lavora a Napoli] Colore,Luce,Direzione, installazione, tecnica mista su legno, acrilico su carta. È’ tra le mura della biblioteca del museo Reina Sofia di Madrid che si chiude il primo periodo del lavoro dell’artista. Nasce così una nuova visione di se stesso e del rapporto con la sua arte che lentamente riesce a sentire e a vivere come qualcosa di fruibile e condivisibile. Oggi, le sue opere,espressione continua di una emarginazione interiorizzata, sono da lui riconosciute come uniche tracce e testimoni di una personalità che si compone, di un percorso che va custodito, amato, odiato forse, ma non più abbandonato.
L’installazione presentata in mostra è un pannello che cattura un istante, dipinto di getto, fatto di colori, per rendere il conflittuale senso del presente di luce che, irrompendo tra i colori e filtrando l’azzurro mare-cielo, apre stimolante e onirica , unica e universale, la rotta, la direzione che, puntata verso il cielo, guida lo sguardo in alto dove tutto è forse origine, ma dove mai niente ha fine.
Francesco Manes [1968, vive e lavora a Napoli] Magma, acrilico su tela cartonata.
Magma, quattro paesaggi vulcanici, quattro immagini di una potente forza evocativa e passionale: magma per l’artista è il tormento, il morire: “tu sei il mio infinito sulla terra. Anche se siamo due entità diverse, l’amore per la vita ci unisce, ci unisce in un amore senza fine e senza limiti”.
Manes continua il suo percorso di matrice informale, gestuale e materico, attraverso queste eleganti carte su tele, dipinte con un bituminoso e raffinato uso del colore, rigorosamente nero.
Manuel Olivares [1967, vive e lavora a Napoli] Un solo orizzonte, olio su tela. Un trittico di dipinti, concepiti come un unicum dove continua l’indagine dell’artista sull’intreccio delle diverse dimensioni spazio - temporali: del passato, del presente, del futuro. Olivares dipinge nelle sue tele, dal marcato taglio fotografico, un unico orizzonte ponendo tre distinti primi piani collegati tra loro solo apparentemente. E’ in quell’unico orizzonte che l’artista cerca di esprimere la coesistenza della diversità: la morte lì all’orizzonte proprio dove la nascita porterà un unico nuovo ed irripetibile primo piano.
Francesca Pacelli [1971, vive e lavora a Milano] Pensieri fluttuanti, installazione, tecnica mista, acquerello stampato in lamda su foretex, cera. Per l’installazione la Pacelli sceglie il contatto diretto con l’acqua: è qui, infatti, che realmente galleggiano i suoi pensieri fluttuanti, è qui che vengono scritti i suoi pensieri. Alla parola mediterraneo associa acqua, colori, profumi, ritmi, cultura. Ma questa armonia viene interrotta da immagini di violenza, di armi, di sangue, di urla…così l’acqua trasparente si tinge di nero ed appare la furia sconnessa di chi inneggia al dolore. Per questo motivo sceglie di scrivere sull’acqua come se volesse sussurrare, inneggiando alla vita,contrapponendo immagini pacate, un volto dai pensieri fluttuanti.
Enza Petti [1968, vive e lavora a Napoli] Mediterraneo, acrilico su tela.
“E’ il mare come il Sole: la via difficile – amare che sempre ci agita intorno, perennemente inquieta. E’, insieme, il movimento e il sapore del mare, la sua onda che si leva e ci bagna…
…Essere vasto e diverso e insieme fisso questa la legge rischiosa del mare”. Mediterraneo, è la nuova tela che Enza Petti presenta in mostra: un’immagine impetuosa, fortemente emotiva, intensa nella scelta dei colori in cui è evidente la profonda sinergia e simbiosi fra la sua anima poetica e la natura circostante.
Melania Acanfora [1976, vive e lavora a Napoli] Senza titolo, installazione, lamina in ferro, fiamma ossidrica, olio e graffite su tela. La giovane artista partenopea, al suo esordio espositivo, presenta un’interessante installazione, strutturalmente provocatoria. Una finestra che inquadra un affascinante scenario naturale e che al tempo stesso incornicia una donna rischiarata da una fiamma, emblema della passione e del calore del cuore del Mediterraneo.
Matteo Attruia [1973, vive e lavora a Sacile, Pordenone] terra!, installazione, polistirolo. Tre bitte in riva al mare; tre corde legate che affondano nell’acqua. Tre bitte: fredde e intense metafore di innumerevoli viaggi e di altrettanti, ma spesso vani approdi. Con esse l’artista cerca di dare forma all’attimo di quel tempo indecifrabile che divide il viaggio dal naufragio, di dare forma ad una tragedia umana che continua, perenne, nascosta in fondo al mare, sotto le onde, fatta di corpi, appunto, che fuggono in cerca di nuove madri e di salvifici approdi. Mediterraneo è il mare che separa le terre, ma è anche l’uomo che cerca di unirle.
Con questa realizzazione artistica, Attruia continua il suo percorso incentrato dal 2005 sulla progettazione d’installazioni che mettono al centro dell'opera il rapporto sensoriale del fruitore con lo spazio. In questo caso diretto è il dialogo fra l’oggetto e il mare, fra l’oggetto e tutta la complessità e la tragedia umana e culturale che quelle onde portano con sé. In mostra vengono presentati anche alcuni Frammenti di memorie, grandi carte ad acrilici dai colori della terra, tra le più poetiche e delicate realizzazioni dell’artista.
Giovanni Battimiello [1968, vive e lavora a Napoli] O.G.M., installazione, acciaio. Il percorso di Battimiello affronta, sin dai suoi primi lavori, il tema della vita. La sua opera esplora il mondo della modificazione genetica; si interroga sulle necessità reali e su quelle dettate da un consumismo puro che autoproduce tutto quello che economicamente gli occorre e di cui ha bisogno per accrescere se stesso.
Per O.G.M. è stato scelto dall’artista volutamente l’acciaio, materiale che esprime asetticità: dalla terra fioriscono tondini di acciaio freddi e lucidi, come dal mare spuntano gli stessi per indicare la ripetizione perfetta e perpetua, espressione di una natura contrastata, contraddittoria e al tempo stesso fortemente tecnologica.
Pino Faiello [1975, vive e lavora a Napoli] Glebula “Nostra”, installazione, gesso. Dopo le prime sperimentazioni con la pittura ad olio, l’artista napoletano ha iniziato un cammino il cui punto di arrivo è stata l’indagine e l’utilizzo di diversi materiali: cemento, legno, plastica, cartone, ferro, attraverso cui può ottenere forme plastiche a lui più congeniali.
L’opera presentata è l’elaborazione di un calco in gesso della superficie del mare che così viene plasticamente imprigionato, bloccato nel suo perenne movimento, un modo di osservare i mille volti del passato e riflettere sulle innumerevoli pieghe del futuro.
Giuseppe Falconi [1973, vive e lavora a Napoli] Colore,Luce,Direzione, installazione, tecnica mista su legno, acrilico su carta. È’ tra le mura della biblioteca del museo Reina Sofia di Madrid che si chiude il primo periodo del lavoro dell’artista. Nasce così una nuova visione di se stesso e del rapporto con la sua arte che lentamente riesce a sentire e a vivere come qualcosa di fruibile e condivisibile. Oggi, le sue opere,espressione continua di una emarginazione interiorizzata, sono da lui riconosciute come uniche tracce e testimoni di una personalità che si compone, di un percorso che va custodito, amato, odiato forse, ma non più abbandonato.
L’installazione presentata in mostra è un pannello che cattura un istante, dipinto di getto, fatto di colori, per rendere il conflittuale senso del presente di luce che, irrompendo tra i colori e filtrando l’azzurro mare-cielo, apre stimolante e onirica , unica e universale, la rotta, la direzione che, puntata verso il cielo, guida lo sguardo in alto dove tutto è forse origine, ma dove mai niente ha fine.
Francesco Manes [1968, vive e lavora a Napoli] Magma, acrilico su tela cartonata.
Magma, quattro paesaggi vulcanici, quattro immagini di una potente forza evocativa e passionale: magma per l’artista è il tormento, il morire: “tu sei il mio infinito sulla terra. Anche se siamo due entità diverse, l’amore per la vita ci unisce, ci unisce in un amore senza fine e senza limiti”.
Manes continua il suo percorso di matrice informale, gestuale e materico, attraverso queste eleganti carte su tele, dipinte con un bituminoso e raffinato uso del colore, rigorosamente nero.
Manuel Olivares [1967, vive e lavora a Napoli] Un solo orizzonte, olio su tela. Un trittico di dipinti, concepiti come un unicum dove continua l’indagine dell’artista sull’intreccio delle diverse dimensioni spazio - temporali: del passato, del presente, del futuro. Olivares dipinge nelle sue tele, dal marcato taglio fotografico, un unico orizzonte ponendo tre distinti primi piani collegati tra loro solo apparentemente. E’ in quell’unico orizzonte che l’artista cerca di esprimere la coesistenza della diversità: la morte lì all’orizzonte proprio dove la nascita porterà un unico nuovo ed irripetibile primo piano.
Francesca Pacelli [1971, vive e lavora a Milano] Pensieri fluttuanti, installazione, tecnica mista, acquerello stampato in lamda su foretex, cera. Per l’installazione la Pacelli sceglie il contatto diretto con l’acqua: è qui, infatti, che realmente galleggiano i suoi pensieri fluttuanti, è qui che vengono scritti i suoi pensieri. Alla parola mediterraneo associa acqua, colori, profumi, ritmi, cultura. Ma questa armonia viene interrotta da immagini di violenza, di armi, di sangue, di urla…così l’acqua trasparente si tinge di nero ed appare la furia sconnessa di chi inneggia al dolore. Per questo motivo sceglie di scrivere sull’acqua come se volesse sussurrare, inneggiando alla vita,contrapponendo immagini pacate, un volto dai pensieri fluttuanti.
Enza Petti [1968, vive e lavora a Napoli] Mediterraneo, acrilico su tela.
“E’ il mare come il Sole: la via difficile – amare che sempre ci agita intorno, perennemente inquieta. E’, insieme, il movimento e il sapore del mare, la sua onda che si leva e ci bagna…
…Essere vasto e diverso e insieme fisso questa la legge rischiosa del mare”. Mediterraneo, è la nuova tela che Enza Petti presenta in mostra: un’immagine impetuosa, fortemente emotiva, intensa nella scelta dei colori in cui è evidente la profonda sinergia e simbiosi fra la sua anima poetica e la natura circostante.
16
giugno 2006
Mediterraneo
Dal 16 giugno al 16 luglio 2006
arte contemporanea
Location
LE AXIDIE RESORT
Vico Equense, loc. Marina Di Equa, (Napoli)
Vico Equense, loc. Marina Di Equa, (Napoli)
Vernissage
16 Giugno 2006, ore 20
Autore
Curatore