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Memory for the future: Dialogo
Dialogando con i dipinti cosmici di Živa Kraus, le immagini di cinque grandi fotografi raccontano l’essenza di 40 anni di attività di Ikona Photo Gallery. Erich Hartmann, Ferdinando Scianna, Barbara Morgan, Lisette Model e Martine Franck insieme ai quadri di Kraus.
Comunicato stampa
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Dialogo è la seconda mostra di quest'anno che segna il quarantesimo anniversario della Ikona Photo Gallery. La prima mostra, appena terminata, presentava fotografie di ville rinascimentali dell'ex Repubblica di Ragusa (dell'autore Damir Fabijanić), insieme ai disegni di nudo del famoso pittore espressionista croato Ljubo Ivančić. In un certo senso, questa nuova esposizione prosegue la prima e, come suggerisce il titolo stesso, è certamente in dialogo con essa, così come le opere esposte sono in dialogo tra loro. Questo dialogo sintetizza altresì l'approccio di Kraus all'arte, non solo come artista, ma anche come curatrice, critica e gallerista. Erich Hartmann, Ferdinando Scianna, Barbara Morgan, Lisette Model, Martine Franck, i protagonisti della fotografia di metà e fine Novecento, hanno esposto in varie tappe all’ Ikona. Lisette Model e Barbara Morgan sono state tra le prime autrici che Kraus ha esposto a Venezia nel 1980 e 1981. Martine Franck ha segnato la svolta del secolo all’ Ikona, mentre Hartmann e Scianna hanno esposto qui rispettivamente nel 2007 e nel 2010.
L'Estasi di Martha Graham (1935) è l'opera più datata di questa mostra. In questa foto Barbara Morgan ricorda Martha Graham, pioniera della danza moderna. Il corpo della ballerina colto nel movimento dà l'impressione di una silhouette. L'angolo di ripresa e la vicinanza all’obiettivo suggeriscono la totale concentrazione della ballerina in una performance iconica. La sua femminilità è accentuata e sensibile. I suoi movimenti sperimentali sono il risultato di una ricerca di innovazione e di uno spostamento dei confini dell'arte.
Il Circo (1950) di Lisette Model raffigura una scena di circo in cui in lontananza un trapezista è colto durante una performance, illuminato da un riflettore. Questa foto è intima e calda, anche se il rapporto tra luce e buio e la dimensione minima del soggetto suggeriscono distanza e solitudine. L'artista si dedica completamente alla sua arte come se non ci fosse un pubblico. Infatti, non possiamo essere sicuri che si tratti di una prova in un circo vuoto o, più probabilmente, di una performance davanti a un pubblico.
Cronologicamente, la foto successiva è Enna di Ferdinando Scianna (1963). Enna non è il nome della bambina in primo piano, ma il nome del piccolo paese siciliano noto per la processione del Venerdì Santo, mostrata nella foto. La bimba vestita da suora, con una grande croce sul petto e una corona di fiori sulla testa, sembra sola sulla scena, anche se due sagome appena accennate ai bordi della fotografia suggeriscono due presenze familiari che la tengono per mano. Oltre alla ragazzina, la scena presenta anche membri della congregazione incappucciati in uno sfondo nebbioso e la silhouette di una grande croce che portano con sé. Questa fotografia, intrisa di una spiritualità non invadente, è significativa nel contesto della mostra, non nel senso letterale dell'allusione religiosa, ma nella suggestione di una donna che ha percorso in autonomia la vita fin dalla più tenera età. La spiritualità in quanto tale è certamente indispensabile, sebbene non principale nel contesto della mostra, e questa Enna nasconde la prefigurazione dell'artista stessa.
Questa prefigurazione diventa esplicita in Živa Kraus in un taxi marittimo (1987), opera di Erich Hartmann. Il riflesso nel vetro dell'elegante ritratto di Živa con il cappello mostra il Campanile di San Marco. La foto evoca il rapporto della pittrice con Venezia, appunto il suo dialogo con essa, al quale si dedica dal 1971, da quando vi risiede stabilmente. Ancora una silhouette delicata, a suggerire l'inseparabilità dell'artista e Venezia, città che fin dall'inizio è diventata una parte indispensabile della sua vita.
La sezione fotografica della mostra si conclude con Meudon osservatorio, Seine-et-Oise, Francia (1991) di Martine Franck. L'osservatorio stesso è appena visibile in lontananza, alla fine di un lungo viale. Di fronte all'osservatorio, al centro, lo sguardo si rivolge di nuovo a quella che sembra una silhouette femminile, attraversando la strada vuota. Nonostante il titolo della fotografia accentui la presenza dell’osservatorio, è il personaggio umano che sembra essere al centro dell'attenzione dell'autore. Anche in questo caso, un senso di solitudine marcato dal fatto che l’obiettivo è molto più lontano dal soggetto rispetto alle foto precedenti.
Queste fotografie sono in dialogo con i dipinti di Živa Kraus. I dipinti espressivi (ma non espressionistici), che in molti casi si accostano ai paesaggi cosmici di Mirò. Le forme hanno spesso un aspetto organico; le linee sono lunghe, a volte diritte, ma più spesso curve e quasi sempre in colori diversi. I colori sono regolarmente caldi, e trasmettono abilmente il suo spirito dinamico e sperimentale, che cerca di superare i confini, di esprimere la propria concezione sui grandi archetipi della vita e dell’arte. Data l'astrazione dominante delle forme, le opere nascondono l'identità intima dell'artista e le domande che si pone attraverso questi dipinti. Dunque, in un certo senso, le fotografie in bianco e nero esposte in questa mostra parlano di Živa Kraus più che i suoi pastelli. Tuttavia, la dicotomia formale tra dipinti e fotografie non compromette l'iconicità visiva di entrambi i segmenti della mostra e, soprattutto, l'armonia tematica che ne regola il dialogo. Entrambi sono intimi, puntano a Venezia, al ruolo dell'arte nella vita di una persona (nella fattispecie delle donne). Poste insieme, sono una metafora sia del carattere internazionale di Ikona Photo Gallery che del lavoro curatoriale, critico e galleristico di Kraus e ne illustrano il continuo legame tra lei e i protagonisti del mondo dell'arte a Parigi e New York. Gli autori che hanno segnato la fotografia del XX secolo nelle opere selezionate, alludono all'approccio totalizzante di Živa all'arte e la sua evoluzione nei 40 anni della Ikona Photo Gallery di Venezia.
Anđelko Mihanović
L'Estasi di Martha Graham (1935) è l'opera più datata di questa mostra. In questa foto Barbara Morgan ricorda Martha Graham, pioniera della danza moderna. Il corpo della ballerina colto nel movimento dà l'impressione di una silhouette. L'angolo di ripresa e la vicinanza all’obiettivo suggeriscono la totale concentrazione della ballerina in una performance iconica. La sua femminilità è accentuata e sensibile. I suoi movimenti sperimentali sono il risultato di una ricerca di innovazione e di uno spostamento dei confini dell'arte.
Il Circo (1950) di Lisette Model raffigura una scena di circo in cui in lontananza un trapezista è colto durante una performance, illuminato da un riflettore. Questa foto è intima e calda, anche se il rapporto tra luce e buio e la dimensione minima del soggetto suggeriscono distanza e solitudine. L'artista si dedica completamente alla sua arte come se non ci fosse un pubblico. Infatti, non possiamo essere sicuri che si tratti di una prova in un circo vuoto o, più probabilmente, di una performance davanti a un pubblico.
Cronologicamente, la foto successiva è Enna di Ferdinando Scianna (1963). Enna non è il nome della bambina in primo piano, ma il nome del piccolo paese siciliano noto per la processione del Venerdì Santo, mostrata nella foto. La bimba vestita da suora, con una grande croce sul petto e una corona di fiori sulla testa, sembra sola sulla scena, anche se due sagome appena accennate ai bordi della fotografia suggeriscono due presenze familiari che la tengono per mano. Oltre alla ragazzina, la scena presenta anche membri della congregazione incappucciati in uno sfondo nebbioso e la silhouette di una grande croce che portano con sé. Questa fotografia, intrisa di una spiritualità non invadente, è significativa nel contesto della mostra, non nel senso letterale dell'allusione religiosa, ma nella suggestione di una donna che ha percorso in autonomia la vita fin dalla più tenera età. La spiritualità in quanto tale è certamente indispensabile, sebbene non principale nel contesto della mostra, e questa Enna nasconde la prefigurazione dell'artista stessa.
Questa prefigurazione diventa esplicita in Živa Kraus in un taxi marittimo (1987), opera di Erich Hartmann. Il riflesso nel vetro dell'elegante ritratto di Živa con il cappello mostra il Campanile di San Marco. La foto evoca il rapporto della pittrice con Venezia, appunto il suo dialogo con essa, al quale si dedica dal 1971, da quando vi risiede stabilmente. Ancora una silhouette delicata, a suggerire l'inseparabilità dell'artista e Venezia, città che fin dall'inizio è diventata una parte indispensabile della sua vita.
La sezione fotografica della mostra si conclude con Meudon osservatorio, Seine-et-Oise, Francia (1991) di Martine Franck. L'osservatorio stesso è appena visibile in lontananza, alla fine di un lungo viale. Di fronte all'osservatorio, al centro, lo sguardo si rivolge di nuovo a quella che sembra una silhouette femminile, attraversando la strada vuota. Nonostante il titolo della fotografia accentui la presenza dell’osservatorio, è il personaggio umano che sembra essere al centro dell'attenzione dell'autore. Anche in questo caso, un senso di solitudine marcato dal fatto che l’obiettivo è molto più lontano dal soggetto rispetto alle foto precedenti.
Queste fotografie sono in dialogo con i dipinti di Živa Kraus. I dipinti espressivi (ma non espressionistici), che in molti casi si accostano ai paesaggi cosmici di Mirò. Le forme hanno spesso un aspetto organico; le linee sono lunghe, a volte diritte, ma più spesso curve e quasi sempre in colori diversi. I colori sono regolarmente caldi, e trasmettono abilmente il suo spirito dinamico e sperimentale, che cerca di superare i confini, di esprimere la propria concezione sui grandi archetipi della vita e dell’arte. Data l'astrazione dominante delle forme, le opere nascondono l'identità intima dell'artista e le domande che si pone attraverso questi dipinti. Dunque, in un certo senso, le fotografie in bianco e nero esposte in questa mostra parlano di Živa Kraus più che i suoi pastelli. Tuttavia, la dicotomia formale tra dipinti e fotografie non compromette l'iconicità visiva di entrambi i segmenti della mostra e, soprattutto, l'armonia tematica che ne regola il dialogo. Entrambi sono intimi, puntano a Venezia, al ruolo dell'arte nella vita di una persona (nella fattispecie delle donne). Poste insieme, sono una metafora sia del carattere internazionale di Ikona Photo Gallery che del lavoro curatoriale, critico e galleristico di Kraus e ne illustrano il continuo legame tra lei e i protagonisti del mondo dell'arte a Parigi e New York. Gli autori che hanno segnato la fotografia del XX secolo nelle opere selezionate, alludono all'approccio totalizzante di Živa all'arte e la sua evoluzione nei 40 anni della Ikona Photo Gallery di Venezia.
Anđelko Mihanović
04
ottobre 2019
Memory for the future: Dialogo
Dal 04 ottobre 2019 al 22 gennaio 2020
arte contemporanea
Location
IKONA GALLERY – INTERNATIONAL SCHOOL OF PHOTOGRAPHY
Venezia, Cannaregio, 2909, (Venezia)
Venezia, Cannaregio, 2909, (Venezia)
Orario di apertura
11 - 19
Vernissage
4 Ottobre 2019, h 18-21
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico
Media partner