Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Menotti Lerro – Un ventaglio di parole.
La memoria fatta presente, nella nuova trasparenza dei sensi, si ricava in una ispirazione che pur classica è essenzialmente nuova. Il poeta rileva nel racconto poetico il suo vivere nei luoghi di origine, a Omignano nel salernitano, la transitorietà di quei giorni e anni.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“Scenari” si campiona ad essere, in una città come Firenze, lo specchio di un’arte di frontiera, assolutamente in movimento, ipermoderna, ipertesa, ipercolta, mente e cuore, ma anche progetto e destino della comunicazione estetica. E’ con questo progetto, ideato e diretto dall’illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza, figura di piano internazionale, che si vuole indicare e sorreggere l’arte nuova e, dunque, protagonisti e bandiere, bandendo ogni culto del transitorio per porgere a tutti il culto dell'eterno. Il terzo millennio che fa vivere i processi creativi in un clima di saccheggiamento della realtà, perchè il futuro è ora, fra rappresentazioni e interpretazioni, ci porta a cogliere il nuovo destino della bellezza. Con l'arte vogliamo aprire finestre sul mondo, con l'arte vogliamo aprire stagioni eroiche, con l'arte vogliamo inaugurare una nuova civiltà. Finestre sul mondo è un punto di partenza. Con “Scenari” si troveranno ad essere coinvolti, ogni volta, sei artisti con sei mostre personali. I sei di questo capitolo sono Roberta Agostini Kali, Danilo Cantaro, Menotti Lerro, Pinuccia Mazzocco, Francesco Sciaccaluga, Eugenia Serafini.
Scrive Carlo Franza nel testo: “Ecco un poeta con il vero senso della poesia, del fare poesia. Non è facile incontrarne uno della statura di Menotti Lerro in quest’Italia di santi, poeti e navigatori. E “Pane e zucchero” (Giuliano Landolfi editore, 2016), l’ultima raccolta di poesie di Menotti Lerro (classe 1980) che vive e fa vivere al lettore il tema del recupero dell’infanzia (ecco la dedica:“Alla mia infanzia: sogno irripetibile che non vorrei ripetere”), inizia con una ispirazione di naturalismo cosmico e mitico (“ Reale l’atto che ci porta al mondo,/la grazia del parto,reale il truce corpo/ dei morti che lascia…”). Un mondo di ricordi d’infanzia a contatto con una natura vissuta e poi fatta memoria. Punti di riferimento, certo, possiamo trovarli in poeti come De Libero, l’Ungaretti di “Stagioni”, Sinisgalli, Albino Pierro e Rocco Scotellaro, per fare qualche nome. Una colorita autobiografia, nutrita di confidenze, di elegia, di flessioni e descrizioni, di sottili evocazioni sensibili nel procedere trasognato delle sue versificazioni. Giochi analogici e fantastici corrono tra i versi, sicchè quella felice stagione che è l’infanzia -qui urgente motivo-, rende ancor più liberi e increspati i versi, fulminei, intensi, sincopati, quasi da copla spagnola. La memoria fatta presente, nella nuova trasparenza dei sensi, si ricava in una ispirazione che pur classica è essenzialmente nuova. Menotti Lerro rileva nel racconto poetico il suo vivere nei luoghi di origine, a Omignano nel salernitano, la transitorietà di quei giorni e anni, ne individua la fisionomia di quel piccolo mondo, una sorta di verginità della terra (“… Un albero è il canto nella fossa,/la rondine nel nido di una tela,/lo sciogliersi della terra nella pioggia. /…), la scoperta di un chiarore nell’orto con i fichi e le cicale, la piana di ulivi, la bottega del padre e perfino il paese con le feste e il circo (“La rotella. Caramelle nel bastone./Di mio padre il regalo, puntuale/ bagliore nel ricolmo grigiore della fiera.”), fino alle prime scoperte dei corpi che i giovani si osservano nel loro mutamento. Tema e linguaggio si attraversano con il contrassegno diaristico delle cose e del mondo, e talvolta la poesia si colora di pittura, tra la cadenza classica dei versi e il delicato sapore barocco. Lerro trasloca dalla metafisica alla fisica e passa in toto al campo della poesia d’occasione, alle antiche sollecitazioni a descrivere sgomento e smarrimento, turbata e timorosa ansietà, il destarsi nel poeta, visionariamente, di impressioni e suggestioni, il dato realistico (“…Ma poi prepari l’infuso, così come,/da piccolo lo zucchero col pane./…), ma anche contrappunto del cuore che ad alta voce scandisce il tempo e il grido. Il puntuale descrittivismo riconvoca i luoghi, i gesti, le impressioni, i fatti, le ipotesi; il poeta risulta nello stesso tempo locutore e destinatario di un messaggio sollecitato dall’urgenza dello sfogo del cuore, al recupero di una stagione felice, al motivo di una morte dell’infanzia come esito estremo di un’autentica esistenza (“Quanta lontana sei mia fanciullezza,/brumosi specchi in viso senza quella luce./Il campanile strozza la voce che svuotava/ il giaciglio delle strade./Fieramente i bambini con le madri,/dal balcone screziati nastri,lacci sulle suole./…). E’ da lì che parte la sua vita d’esilio, da quella migrazione, dalle date, dai nomi e dai luoghi, da quell’età e da quell’orizzonte fisico interiormente perduti per sempre. (Carlo Franza, Il Giornale , giugno 2016)
Biografia dell’artista
Menotti Lerro è nato a Omignano (SA) nel 1980. Insegna Cultura e Civiltà Inglese in un istituto universitario di Milano. Laureato in Lingue e Letterature Straniere (Università di Salerno), ha conseguito un Master of Arts sul ruolo del corpo in letteratura (Reading University), e un dottorato di ricerca sulla poesia contemporanea inglese e spagnola (Università di Salerno). Nel 2003 ha studiato 7 mesi presso l’Oxford Brookes University. Dal 2005 è iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti. Ha lavorato nella redazione della casa editrice Mondadori. Ha insegnato Lingua e letteratura inglese e spagnola in istituti superiori e Letteratura inglese in corsi post-lauream all’Università di Reading, Uk. Nel 2013-2014 è stato Visiting Fellow all’Università di Warwick, Uk. Ha lavorato come interprete presso O.N.U. di Ginevra e presso la “Summer School” organizzata dall’Università Bicocca di Milano in occasione dell’Expo 2015. Per la casa editrice Genesi di Torino dirige la collana di poesia Poeti Senza Cielo. I suoi libri di poesia: Ceppi incerti (Giubbe Rosse, 2003), Passi di libertà silenziose (Plectica, 2005) Senza cielo (Guida, 2006), Tra-vestito e l’anima (Il Melograno, 2007), Sento che ne è valsa la pena (Il Melograno, 2007), Primavera (il Filo, 2008, prefazione di Roberto Carifi), Gli occhi sul tempo (Manni, 2009, prefazioni di Giorgio Bàrberi Squarotti e Walter Mauro), I Dieci Comandamenti (Lietocolle, 2009, prefazioni di Giuliano Ladolfi e Vincenzo Guarracino), Profumi d’Estate (zona, 2010, prefazione di Luigi Cannillo), Il mio bambino (Genesi, 2011, prefazioni di Roberto Carifi, Francesco D’Episcopo, Giuseppe Lupo e Sandro Gros-Pietro), Nel nome del Padre (ibid., 2012, prefazione di Giuseppe Gentile), Gli anni di Cristo (zona 2013), Entropia del cuore (ibid., 2015, prefazione di Carla Perugini), Pane e Zucchero (Ladolfi, 2016, prefazione di Giuliano Ladolfi).
Nell’ottobre 2016 l'illustre Storico dell'arte moderna e contemporanea Prof. Carlo Franza lo invita a tenere una personale di scrittura poetica dal titolo “Un ventaglio di parole” nel Progetto “Scenari” al Plus Florence di Firenze.
Biografia del curatore
Carlo Franza, nato nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E' Consulente Tecnico del Tribunale di Milano per l'Arte Moderna e Contemporanea. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero fondato e diretto da Vittorio Feltri. Nel 2012 riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell'arte”. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte, il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008. Nel 2013 ha vinto il Premio “Berlino” per il Giornalismo e la Critica d'Arte.
Scrive Carlo Franza nel testo: “Ecco un poeta con il vero senso della poesia, del fare poesia. Non è facile incontrarne uno della statura di Menotti Lerro in quest’Italia di santi, poeti e navigatori. E “Pane e zucchero” (Giuliano Landolfi editore, 2016), l’ultima raccolta di poesie di Menotti Lerro (classe 1980) che vive e fa vivere al lettore il tema del recupero dell’infanzia (ecco la dedica:“Alla mia infanzia: sogno irripetibile che non vorrei ripetere”), inizia con una ispirazione di naturalismo cosmico e mitico (“ Reale l’atto che ci porta al mondo,/la grazia del parto,reale il truce corpo/ dei morti che lascia…”). Un mondo di ricordi d’infanzia a contatto con una natura vissuta e poi fatta memoria. Punti di riferimento, certo, possiamo trovarli in poeti come De Libero, l’Ungaretti di “Stagioni”, Sinisgalli, Albino Pierro e Rocco Scotellaro, per fare qualche nome. Una colorita autobiografia, nutrita di confidenze, di elegia, di flessioni e descrizioni, di sottili evocazioni sensibili nel procedere trasognato delle sue versificazioni. Giochi analogici e fantastici corrono tra i versi, sicchè quella felice stagione che è l’infanzia -qui urgente motivo-, rende ancor più liberi e increspati i versi, fulminei, intensi, sincopati, quasi da copla spagnola. La memoria fatta presente, nella nuova trasparenza dei sensi, si ricava in una ispirazione che pur classica è essenzialmente nuova. Menotti Lerro rileva nel racconto poetico il suo vivere nei luoghi di origine, a Omignano nel salernitano, la transitorietà di quei giorni e anni, ne individua la fisionomia di quel piccolo mondo, una sorta di verginità della terra (“… Un albero è il canto nella fossa,/la rondine nel nido di una tela,/lo sciogliersi della terra nella pioggia. /…), la scoperta di un chiarore nell’orto con i fichi e le cicale, la piana di ulivi, la bottega del padre e perfino il paese con le feste e il circo (“La rotella. Caramelle nel bastone./Di mio padre il regalo, puntuale/ bagliore nel ricolmo grigiore della fiera.”), fino alle prime scoperte dei corpi che i giovani si osservano nel loro mutamento. Tema e linguaggio si attraversano con il contrassegno diaristico delle cose e del mondo, e talvolta la poesia si colora di pittura, tra la cadenza classica dei versi e il delicato sapore barocco. Lerro trasloca dalla metafisica alla fisica e passa in toto al campo della poesia d’occasione, alle antiche sollecitazioni a descrivere sgomento e smarrimento, turbata e timorosa ansietà, il destarsi nel poeta, visionariamente, di impressioni e suggestioni, il dato realistico (“…Ma poi prepari l’infuso, così come,/da piccolo lo zucchero col pane./…), ma anche contrappunto del cuore che ad alta voce scandisce il tempo e il grido. Il puntuale descrittivismo riconvoca i luoghi, i gesti, le impressioni, i fatti, le ipotesi; il poeta risulta nello stesso tempo locutore e destinatario di un messaggio sollecitato dall’urgenza dello sfogo del cuore, al recupero di una stagione felice, al motivo di una morte dell’infanzia come esito estremo di un’autentica esistenza (“Quanta lontana sei mia fanciullezza,/brumosi specchi in viso senza quella luce./Il campanile strozza la voce che svuotava/ il giaciglio delle strade./Fieramente i bambini con le madri,/dal balcone screziati nastri,lacci sulle suole./…). E’ da lì che parte la sua vita d’esilio, da quella migrazione, dalle date, dai nomi e dai luoghi, da quell’età e da quell’orizzonte fisico interiormente perduti per sempre. (Carlo Franza, Il Giornale , giugno 2016)
Biografia dell’artista
Menotti Lerro è nato a Omignano (SA) nel 1980. Insegna Cultura e Civiltà Inglese in un istituto universitario di Milano. Laureato in Lingue e Letterature Straniere (Università di Salerno), ha conseguito un Master of Arts sul ruolo del corpo in letteratura (Reading University), e un dottorato di ricerca sulla poesia contemporanea inglese e spagnola (Università di Salerno). Nel 2003 ha studiato 7 mesi presso l’Oxford Brookes University. Dal 2005 è iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti. Ha lavorato nella redazione della casa editrice Mondadori. Ha insegnato Lingua e letteratura inglese e spagnola in istituti superiori e Letteratura inglese in corsi post-lauream all’Università di Reading, Uk. Nel 2013-2014 è stato Visiting Fellow all’Università di Warwick, Uk. Ha lavorato come interprete presso O.N.U. di Ginevra e presso la “Summer School” organizzata dall’Università Bicocca di Milano in occasione dell’Expo 2015. Per la casa editrice Genesi di Torino dirige la collana di poesia Poeti Senza Cielo. I suoi libri di poesia: Ceppi incerti (Giubbe Rosse, 2003), Passi di libertà silenziose (Plectica, 2005) Senza cielo (Guida, 2006), Tra-vestito e l’anima (Il Melograno, 2007), Sento che ne è valsa la pena (Il Melograno, 2007), Primavera (il Filo, 2008, prefazione di Roberto Carifi), Gli occhi sul tempo (Manni, 2009, prefazioni di Giorgio Bàrberi Squarotti e Walter Mauro), I Dieci Comandamenti (Lietocolle, 2009, prefazioni di Giuliano Ladolfi e Vincenzo Guarracino), Profumi d’Estate (zona, 2010, prefazione di Luigi Cannillo), Il mio bambino (Genesi, 2011, prefazioni di Roberto Carifi, Francesco D’Episcopo, Giuseppe Lupo e Sandro Gros-Pietro), Nel nome del Padre (ibid., 2012, prefazione di Giuseppe Gentile), Gli anni di Cristo (zona 2013), Entropia del cuore (ibid., 2015, prefazione di Carla Perugini), Pane e Zucchero (Ladolfi, 2016, prefazione di Giuliano Ladolfi).
Nell’ottobre 2016 l'illustre Storico dell'arte moderna e contemporanea Prof. Carlo Franza lo invita a tenere una personale di scrittura poetica dal titolo “Un ventaglio di parole” nel Progetto “Scenari” al Plus Florence di Firenze.
Biografia del curatore
Carlo Franza, nato nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E' Consulente Tecnico del Tribunale di Milano per l'Arte Moderna e Contemporanea. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero fondato e diretto da Vittorio Feltri. Nel 2012 riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell'arte”. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte, il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008. Nel 2013 ha vinto il Premio “Berlino” per il Giornalismo e la Critica d'Arte.
22
ottobre 2016
Menotti Lerro – Un ventaglio di parole.
Dal 22 ottobre 2016 al 06 aprile 2017
arte contemporanea
Location
PLUS FLORENCE
Firenze, Via Santa Caterina D'alessandria, 15, (Firenze)
Firenze, Via Santa Caterina D'alessandria, 15, (Firenze)
Orario di apertura
da lunedì a domenica, su appuntamento.
Vernissage
22 Ottobre 2016, ore 18.00
Autore
Curatore