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Merce di scambio
Merce di scambio. Un titolo provocatorio per porre l’attenzione sul ruolo della creatività in una società che tende a quantificare in senso merceologico-economico tutto l’esistente.
Comunicato stampa
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Merce di scambio. Un titolo provocatorio per porre l’attenzione sul ruolo della creatività in una società che tende a quantificare in senso merceologico-economico tutto l’esistente.
Merce di scambio vuole essere una riflessione sulla situazione dell’arte contemporanea oggi, che da un lato deve sottostare alle regole di mercato dall’altro può rivelarsi libera dai vincoli economici, configurandosi quale merce di scambio intellettuale, culturale e soprattutto emozionale. Non solo uno scambio univoco, tra artista e il suo pubblico ma una relazione multi-direzionale, che coinvolge l’artista, il pubblico e la realtà circostante, in uno scambio continuo di impulsi e sensazioni, ed elaborazioni delle stesse. L’opera d’arte, quindi, si inquadra anche come merce di scambio emozionale.
Il percorso espositivo si sviluppa su un triplice livello di riflessione: il primo autoreferenziale, l’oggetto artistico come ‘merce di scambio’, nel secondo, invece, sono i soggetti rappresentati nelle opere ad essere utilizzati come merce, infine, un terzo in cui l’opera d’arte si pone come mezzo per attivare lo scambio di emozioni.
NeMo salda un patto con il diavolo: scambia merce consunta dall’uso e dal tempo e restituisce oggetti ricolmi di vita e nuovi significati. Materiali usati, scartati, ritrovati sono sapientemente ricomposti per dar vita ad una nuova esistenza e raccontarci nuove storie. Questa volta le creazioni di NeMo sono un omaggio a coloro che hanno segnato in maniera irreversibile l’evoluzione del linguaggio cinematografico, lasciando traccia profonda nelle nostre coscienze e consegnandoci forti emozioni. Così come la macchina da presa è usata per dare una nuova interpretazione della realtà allo stesso modo gli ingranaggi, nel cuore delle opere di NeMo, rivelano una nuova identità ed insegnano a vedere l’energia vitale che si cela oltre le apparenze di un’esistenza sfatta e consunta.
Scacco alla Regina. Opera d’arte nell’opera d’arte, quella della natura e quella dell’uomo che si raffrontano sullo spazio della tavola. Il lavoro materico di Donato Marrocco, a tratti istintivo e a tratti costruito, ispirandosi alla perfezione geometrica della natura, sembra quasi ritrarsi con discrezione lasciando spazio all’opera d’arte eseguita dalla natura – le api- che attraverso il favo testimoniano una laboriosa costruzione delle “celle da far invidia a qualsiasi affermato architetto”, per dirla con la parole dell’artista La sua è una poesia visiva , dettata da una straordinaria sensibilità etica. Attraverso la materia, l’artista testimonia e traduce visivamente il delicato legame uomo –natura; un rapporto profondo, da sempre esistito ma che ormai tende verso una pericolosa instabilità, frutto del selvaggio sfruttamento umano. Per quanto ancora durerà: se lo chiede l’artista e lo sottopone ai nostri sguardi distratti, insegnandoci la strada del rispetto e della condivisione. Strada che percorre in prima persona nelle sue opere pittoriche ma anche fotografiche, attraverso le quali pone nuovi interrogativi e scambia profonde emozioni.
Un’artista poliedrica la cui ricerca antropologica e sociale si manifesta in tutte le sue espressioni artistiche. Nelle sue opere pittoriche, la materia si concretizza attraverso oggetti che rimandano all’accurato lavoro, prettamente femminile, ponendosi come testimonianze e simboli antropologici e culturali. Le sue fotografie sono uno studio antropologico. ‘2 gradinord – 34 gradiest’ è l’unico modo per indicare Iriiri, villaggio della Karamoja, il cui nome non compare più sulle carte geografiche. Una popolazione ignorata, dimenticata dal mondo intero e confinata dall’occidente ad una povertà evolutiva a cui Camilla Marinoni dedica omaggio, restituendo un posto nella geografia umana e in un certo senso ricompensandone l’oblio. L’artista sa cogliere, nascosti nei piccoli gesti quotidiani, l’autenticità della vita nella tenerezza di un sorriso, nella la dolcezza di uno sguardo, nel lavoro che dovrebbe ‘nobilitare l’uomo’...e la donna. Camilla ci regala le sue emozioni di viaggio; queste colpiscono il nostro cuore e nello stesso istante attivano, nella nostra mente, una riflessione sulla situazione a cui sono sottoposte alcune popolazioni ancora nel III millennio.
Bambini, sono il soggetto d’interesse di Pierre Kinet per raccontare dello scambio impari a cui è sottoposta la loro fragile esistenza. L’artista adotta un taglio fotografico,nei suoi dipinti, un primo piano che non concede distrazioni; l’attenzione è catturata dallo sguardo magnetico dei fanciulli per poi soffermarsi sui tratti fisionomici dei loro volti infantili. Uno sguardo, un gesto ed anche un sorriso ricordano condizioni a cui devono sottostare già in tenera età. L’artista riesce a cogliere l’essenza fanciullesca: l’innocenza e la delicatezza ma anche la forza interiore di queste giovani vite e sapientemente la trasferisce sulla tela. L’elemento caratterizzante dalla pittura di Pierre è sicuramente la resa espressiva degli occhi, profondi, incisivi ed eloquenti, catturano l’attenzione con la loro dinamicità e donano vivacità ai suoi personaggi.
Un tratto incisivo rende concreto lo scambio di emozioni nei ritratti di Jessica Rimondi. Una pittura basata prevalentemente sul bianco e nero in cui si staglia il rosso acceso, a delineare il punto di contatto tra le due figure. A questo colore spetta il compito di tramandare il messaggio d’amore incondizionato, tra madre e figlio. Il colore rosso evidenzia anche la linea di congiunzione mediante la quale avviene la comunicazione della conoscenza (da qui il titolo), attraverso un linguaggio gestuale che contiene in se un mondo di emozioni affettive, pure ed autentiche.
Un gioco di parole riassume Past_C_ino, la seconda opera in esposizione dell’artista. Il linguaggio pittorico lascia spazio alla sperimentazione di materiali e delle diverse forme di sensazioni. La sostanza si condensa in piccolo quadratini, lungo una linea di proiezione del fluire del tempo. Una ricerca avviata nel passato ‘Past ’ma che prende forma nel presente -‘C’- contemporaneo, suggerendo piccole golosità (pasticcino), squisitezze che si concedono per essere assaporate e gustate con gli occhi, sperando che il piacere duri quanto quella linea immaginaria del tempo che tracciano sulla parete.
Un’emozionante esplosione di colori, i dipinti di Dino Paiano, ma a ben vedere la tavolozza è adombrata e nasconde tracce di afflizione. Il sentimento di sconforto nasce dalla lucida visione dei nostri tempi, che l’artista cerca di esorcizzare con la pratica artistica. E ci riesce, allontanando tristi pensieri con le sue forme curve, avvolgenti come braccia confortanti. Quasi un augurio Panta rhei, in cui, riconciliandosi con il dinamismo eracliteo, fornisce uno spiraglio di luce ed una prospettiva futura migliore. Un domani al cui risveglio si può ancora godere della semplicità ed essenza della natura, delle Gocce di rugiada che rifrangendo la luce contengono in se tutti i colori dell’arcobaleno.
Infine, anello di congiunzione della mostra, l’opera di Giorgia Vlassich, in cui si condensano i diversi livelli di riflessione. Merce di scambio rappresenta un oggetto d’arte che a sua volta attiva uno scambio di emozioni attraverso i soggetti che rappresenta. Un libro, oggetto di scambio, ma anche elemento attraverso il quale sono vissute emozioni. Le rose nel gesto emozionante di donare e ricevere.
L’artista ha costruito le sue fotografie su azioni quotidiane, riesce ad estrapolarne la forza rivelando tutta la straordinaria emozionane semplicità.
Marina Landolfi
Merce di scambio vuole essere una riflessione sulla situazione dell’arte contemporanea oggi, che da un lato deve sottostare alle regole di mercato dall’altro può rivelarsi libera dai vincoli economici, configurandosi quale merce di scambio intellettuale, culturale e soprattutto emozionale. Non solo uno scambio univoco, tra artista e il suo pubblico ma una relazione multi-direzionale, che coinvolge l’artista, il pubblico e la realtà circostante, in uno scambio continuo di impulsi e sensazioni, ed elaborazioni delle stesse. L’opera d’arte, quindi, si inquadra anche come merce di scambio emozionale.
Il percorso espositivo si sviluppa su un triplice livello di riflessione: il primo autoreferenziale, l’oggetto artistico come ‘merce di scambio’, nel secondo, invece, sono i soggetti rappresentati nelle opere ad essere utilizzati come merce, infine, un terzo in cui l’opera d’arte si pone come mezzo per attivare lo scambio di emozioni.
NeMo salda un patto con il diavolo: scambia merce consunta dall’uso e dal tempo e restituisce oggetti ricolmi di vita e nuovi significati. Materiali usati, scartati, ritrovati sono sapientemente ricomposti per dar vita ad una nuova esistenza e raccontarci nuove storie. Questa volta le creazioni di NeMo sono un omaggio a coloro che hanno segnato in maniera irreversibile l’evoluzione del linguaggio cinematografico, lasciando traccia profonda nelle nostre coscienze e consegnandoci forti emozioni. Così come la macchina da presa è usata per dare una nuova interpretazione della realtà allo stesso modo gli ingranaggi, nel cuore delle opere di NeMo, rivelano una nuova identità ed insegnano a vedere l’energia vitale che si cela oltre le apparenze di un’esistenza sfatta e consunta.
Scacco alla Regina. Opera d’arte nell’opera d’arte, quella della natura e quella dell’uomo che si raffrontano sullo spazio della tavola. Il lavoro materico di Donato Marrocco, a tratti istintivo e a tratti costruito, ispirandosi alla perfezione geometrica della natura, sembra quasi ritrarsi con discrezione lasciando spazio all’opera d’arte eseguita dalla natura – le api- che attraverso il favo testimoniano una laboriosa costruzione delle “celle da far invidia a qualsiasi affermato architetto”, per dirla con la parole dell’artista La sua è una poesia visiva , dettata da una straordinaria sensibilità etica. Attraverso la materia, l’artista testimonia e traduce visivamente il delicato legame uomo –natura; un rapporto profondo, da sempre esistito ma che ormai tende verso una pericolosa instabilità, frutto del selvaggio sfruttamento umano. Per quanto ancora durerà: se lo chiede l’artista e lo sottopone ai nostri sguardi distratti, insegnandoci la strada del rispetto e della condivisione. Strada che percorre in prima persona nelle sue opere pittoriche ma anche fotografiche, attraverso le quali pone nuovi interrogativi e scambia profonde emozioni.
Un’artista poliedrica la cui ricerca antropologica e sociale si manifesta in tutte le sue espressioni artistiche. Nelle sue opere pittoriche, la materia si concretizza attraverso oggetti che rimandano all’accurato lavoro, prettamente femminile, ponendosi come testimonianze e simboli antropologici e culturali. Le sue fotografie sono uno studio antropologico. ‘2 gradinord – 34 gradiest’ è l’unico modo per indicare Iriiri, villaggio della Karamoja, il cui nome non compare più sulle carte geografiche. Una popolazione ignorata, dimenticata dal mondo intero e confinata dall’occidente ad una povertà evolutiva a cui Camilla Marinoni dedica omaggio, restituendo un posto nella geografia umana e in un certo senso ricompensandone l’oblio. L’artista sa cogliere, nascosti nei piccoli gesti quotidiani, l’autenticità della vita nella tenerezza di un sorriso, nella la dolcezza di uno sguardo, nel lavoro che dovrebbe ‘nobilitare l’uomo’...e la donna. Camilla ci regala le sue emozioni di viaggio; queste colpiscono il nostro cuore e nello stesso istante attivano, nella nostra mente, una riflessione sulla situazione a cui sono sottoposte alcune popolazioni ancora nel III millennio.
Bambini, sono il soggetto d’interesse di Pierre Kinet per raccontare dello scambio impari a cui è sottoposta la loro fragile esistenza. L’artista adotta un taglio fotografico,nei suoi dipinti, un primo piano che non concede distrazioni; l’attenzione è catturata dallo sguardo magnetico dei fanciulli per poi soffermarsi sui tratti fisionomici dei loro volti infantili. Uno sguardo, un gesto ed anche un sorriso ricordano condizioni a cui devono sottostare già in tenera età. L’artista riesce a cogliere l’essenza fanciullesca: l’innocenza e la delicatezza ma anche la forza interiore di queste giovani vite e sapientemente la trasferisce sulla tela. L’elemento caratterizzante dalla pittura di Pierre è sicuramente la resa espressiva degli occhi, profondi, incisivi ed eloquenti, catturano l’attenzione con la loro dinamicità e donano vivacità ai suoi personaggi.
Un tratto incisivo rende concreto lo scambio di emozioni nei ritratti di Jessica Rimondi. Una pittura basata prevalentemente sul bianco e nero in cui si staglia il rosso acceso, a delineare il punto di contatto tra le due figure. A questo colore spetta il compito di tramandare il messaggio d’amore incondizionato, tra madre e figlio. Il colore rosso evidenzia anche la linea di congiunzione mediante la quale avviene la comunicazione della conoscenza (da qui il titolo), attraverso un linguaggio gestuale che contiene in se un mondo di emozioni affettive, pure ed autentiche.
Un gioco di parole riassume Past_C_ino, la seconda opera in esposizione dell’artista. Il linguaggio pittorico lascia spazio alla sperimentazione di materiali e delle diverse forme di sensazioni. La sostanza si condensa in piccolo quadratini, lungo una linea di proiezione del fluire del tempo. Una ricerca avviata nel passato ‘Past ’ma che prende forma nel presente -‘C’- contemporaneo, suggerendo piccole golosità (pasticcino), squisitezze che si concedono per essere assaporate e gustate con gli occhi, sperando che il piacere duri quanto quella linea immaginaria del tempo che tracciano sulla parete.
Un’emozionante esplosione di colori, i dipinti di Dino Paiano, ma a ben vedere la tavolozza è adombrata e nasconde tracce di afflizione. Il sentimento di sconforto nasce dalla lucida visione dei nostri tempi, che l’artista cerca di esorcizzare con la pratica artistica. E ci riesce, allontanando tristi pensieri con le sue forme curve, avvolgenti come braccia confortanti. Quasi un augurio Panta rhei, in cui, riconciliandosi con il dinamismo eracliteo, fornisce uno spiraglio di luce ed una prospettiva futura migliore. Un domani al cui risveglio si può ancora godere della semplicità ed essenza della natura, delle Gocce di rugiada che rifrangendo la luce contengono in se tutti i colori dell’arcobaleno.
Infine, anello di congiunzione della mostra, l’opera di Giorgia Vlassich, in cui si condensano i diversi livelli di riflessione. Merce di scambio rappresenta un oggetto d’arte che a sua volta attiva uno scambio di emozioni attraverso i soggetti che rappresenta. Un libro, oggetto di scambio, ma anche elemento attraverso il quale sono vissute emozioni. Le rose nel gesto emozionante di donare e ricevere.
L’artista ha costruito le sue fotografie su azioni quotidiane, riesce ad estrapolarne la forza rivelando tutta la straordinaria emozionane semplicità.
Marina Landolfi
12
dicembre 2009
Merce di scambio
Dal 12 al 31 dicembre 2009
arte contemporanea
Location
IMMAGINECOLORE.COM
San Remo, Via Padre Girolamo Saccheri, 31-33, (Imperia)
San Remo, Via Padre Girolamo Saccheri, 31-33, (Imperia)
Orario di apertura
tutti i pomeriggi dal martedì al sabato
Vernissage
12 Dicembre 2009, ore 17.30
Autore
Curatore